Titolo originale | L'amant double |
Titolo internazionale | Double Lover |
Anno | 2017 |
Genere | Thriller, Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 110 minuti |
Regia di | François Ozon |
Attori | Marine Vacth, Jérémie Renier, Jacqueline Bisset, Myriam Boyer, Dominique Reymond Fanny Sage, Jean-Édouard Bodziak, Antoin e de La Morinerie, Jean-Paul Muel, Keisley Gauthier, Tchaz Gauthier, Clemence Trocque, Pascal Aubert, Guillaume Le Pape, Benoît Giros. |
Uscita | giovedì 19 aprile 2018 |
Tag | Da vedere 2017 |
Distribuzione | Academy Two |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,09 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 20 aprile 2018
Chloé, giovane donna tanto bella quanto fragile, inizia un percorso di psicoanalisi. Finisce per innamorarsi del suo analista, Paul, un uomo dolce e premuroso In Italia al Box Office Doppio amore ha incassato 48,2 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Chloé ha un dolore che non passa. Giovane donna fragile, somatizza un segreto che custodisce nel ventre e affronta in terapia. Paul, lo psichiatra, la ascolta senza dire niente fino al giorno in cui decide di mettere fine alle sedute. La seduzione che Chloé esercita su di lui è incompatibile con la deontologia professionale. Ma Chloé ricambia il sentimento di Paul e trasloca la sua vita (e il suo gatto) nel suo appartamento. Tutto sembra volgere al meglio, quando scopre che il compagno le nasconde la sua parte oscura: Louis, gemello monozigote che svolge la stessa professione in un altro quartiere di Parigi. Intrigata, prende un appuntamento. L'attrazione è fatale. Chloé li ama entrambi, uno con dolcezza, l'altro con bestialità. Alienata e divisa, scende progressivamente all'inferno.
Dal suo debutto, François Ozon esplora l'altro. Quel doppio, benefico o malefico (o le due cose insieme) che cova in noi, esercitando una presa amorosa, sessuale, criminale.
L'altro che è femmina, l'altro che è doppio, l'altro che è ratto, l'altro che ha le ali, l'altro che non può essere morto, l'altro che infila la casa d'altri, l'altro che è assassino. Adattamento di un romanzo breve di Joyce Carol Oates ("Lives of the Twins"), Doppio amore è l'esito, e probabilmente la conclusione, di questa dualità permanente. Con rigore geometrico, l'autore francese precipita nella testa di una donna scollata dal mondo reale. La causa, (di)spiegata nell'epilogo, affonda nella gemellarità. La gemellarità parassita mostrata in quello che ha di più mostruoso.
La maniera è quella di Brian De Palma, con un gusto postmoderno e incontenibile per la citazione. Ma le referenze cinefile non si esauriscono con Le due sorelle. C'è in Ozon una disciplina geniale che assimila in fretta il lavoro dei maestri per cucire la pelle e dipingere una tela di colori brillanti e visioni fantastiche. Nella sua variazione sul tema dei gemelli c'è David Cronenberg, ci sono le scale a chiocciola e le altezze vertiginose di Alfred Hitchcock, i segreti dietro alla porta di Fritz Lang, gli animali perturbanti di Jacques Tourneur e la vicina indiscreta di Roman Polanski (Rosemary's Baby).
Nondimeno Doppio amore resta indiscutibilmente ozoniano, nelle sue ossessioni, nelle sue fissazioni, nelle sue oscillazioni tra centro e margine, dispositivo e ritratto, artificio e natura. Tutto nel film è riflesso, riflessione, specchio, eco, gemello. Tutto è doppio. Ci sono Paul e Louis certo, poi due madri, due figlie, due gatti (e un terzo impagliato). Ozon penetra l'intimità della sua protagonista, inventa, osa. Osa un piano sorprendente, audace, quasi surrealista, che passa per la vagina, accesso a un corpo consumato dall'interno.
È dal ginecologo che si apre Doppio amore cercando una diagnosi razionale a un dolore tenace al ventre. Crampo che trova ragione nella psichiatria. Cinema organico e genitale, L'amant double è un'indagine mentale in cui perdiamo presto la direzione. Perché François Ozon è uno dei rari autori a distillare, film dopo film, l'idea sconcertante che le immagini mentono. O possono sbagliarsi. Girando con precisione clinica, invita il pubblico a emanciparsi dalla passività che il cinema sovente esige, per decifrare, per interrogare. Doppio amore è un étude de femme dentro un thriller psicologico che frequenta il doppio malefico. Come sempre con Ozon si impongono due film, quello esibito e quello intrecciato con pazienza, che dissimula sotto il bagliore della superficie e i falsi décor del Palais de Tokyo.
Insieme a Frantz e a Una nuova amica, per citare le opere più recenti, L'amant double segue un percorso femminile e 'genera' la vera Chloé attraverso due uomini, così differenti e così uguali. Proprio come Anna attraverso Adrien (Frantz), Claire attraverso David e Virginia (Una nuova amica). Meno rassicurante di quello intrapreso da Anna e Claire, il viaggio di Chloé è crudo, crudele, brutale. Una fuga nevrotica in cui la realtà naufraga e i passaggi onirici o le istallazioni del museo che Chloé sorveglia trasfigurano in minaccia. Minaccia che incombe, che circonda, lambisce fino a inghiottirla, fino a dissolverla davanti a due fratelli che si desiderano più di quanto la desiderino. L'universo freddo e incerto di L'amant double è scaldato dall'intensità del desiderio della coppia formata da Marine Vacht e Jérémie Renier. Lei che in Giovane e bella era superficie fredda, opaca, anaffettiva, rivela la sua intimità fino alla vertigine. Lui, bionda e fatale proiezione, raddoppia provocando uno choc psichico. Incarnando la dicotomia di un autore diabolico.
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All’interno del Festival di Cinema francese a Roma in questi giorni è stato proiettato “L’amant double – Doppio amore” di François Ozon, tratto da un romanzo breve di Joyce Carol Oates “Lives of the Twince”. La tematica del doppio è uno degli argomenti di base trattati dalla psicoanalisi.
Chloé soffre di dolori al ventre da molti anni, forse di origine psicosmatica. Si rivolge a uno psicanalista, Paul, al quale confida di essere figlia non desiderata di una madre assente. Paziente e terapeuta si innamorano ma le sedute non possono continuare: i due vanno a convivere e le cose funzionano finché Chloé non fruga nel passato di Paul, scoprendo l'esistenza di un [...] Vai alla recensione »
Le sedute psicologiche con cui la bella Chloè tenta di risolvere un misterioso disturbo psicosomatico si interrompono improvvisamente quando si innamora del suo terapeuta ed inizia con con lui una appagante convivenza. La scoperta di un gemello dell'uomo, anche lui psichiatra ma dal carattere assai meno remissivo, la spinge ad indagare sull'oscuro passato dei due fratelli, facendo emergere un vissuto [...] Vai alla recensione »
Ho visto un film complesso nel quale spicca a mio giudizio una feroce critica al mondo della psicanalisi che ho notato in almeno 3 episodi: un terapeuta ( Paul) che non gestisce un tranfert con una bella paziente chiude correttamente una terapia, ma non accompagna la paziente in un nuovo percorso con altro professionista, ma addirittura inizia una relazione con lei ancora irrisolta [...] Vai alla recensione »
"Doppio Amore" del regista Francois Ozon è un thriller psicologico in cui una giovane e bella donna è piuttosto tormentata senza saperne e capirne il motivo. Pertanto ella inizia un percorso di sedute presso uno psichiatra del quale, dopo breve tempo, si innamora, ricambiata. E' così che la coppia inizia a condividere la propria esistenza in un nuovo appartamento. [...] Vai alla recensione »
Davvero un film che funziona, che funziona eccome! Intanto negli aspetti formali, il che non significa esteriori. Eccellente la fotografia, specialmente se si considera che la maggior parte delle sequenze sono in notturna o girate in ambienti a luminosità scarsissima (quando non al contrario, di un chiarore smagliante): i toni cupi, le penombre, le tonalità calde e sfumate, rendono ottimamente [...] Vai alla recensione »
Spiace dare un voto basso a un film di Ozon che è un regista che di certo non banale, ma questa volta direi che l'eccesso di sofisticazione della trama pare davvero troppo forzato. Intendiamoci il film è girato in modo impeccabile, nel suo stile ma è la trama che non convice. L'uso della psicanalisi è il pilastro portante della narrazione e le proiezioni della protagonist [...] Vai alla recensione »
Ozon ci ha abituati a ben altri film: girandone molti, capita a volte che non siano eccelsi. E' questo il caso di questa pellicola elegante ma che non coinvolge.
Scusate, ma in un film in cui non si riesce a separare la fantasia dalla realtà, l'incubo dalla vita vera, vissuta, dove c'è una cosa e il suo contrario, si arriva alla fine che non si capisce chi è chi, e si resta come degli allocchi, chiedendosi: boh? Se Jaqueline Bisset è la madre della protagonista o della povera ragazza demente crocifissa ad un letto, per esempio, [...] Vai alla recensione »
credo che la trama sia tutta nella testa della protagonista,un film onirico ma dal quale lo spettatore perde il contesto e ne esce disorientato,quale la finzione e quale la realtà?e le considerazioni sui gemelli veramente al limite dell'horror sebbene esistano descrizioni psicanalitiche sull'argomento....mah
Bel risvolto finale.Bel simbolismo. A tratti un po' lento
Ambizioso,come il suo regista che,non è la prima volta,non prescinde dalla qualità,ma annaspa in un esito finale macchinoso e di fatto un po' noioso. Ben venga lo sconfinamento tra vero ed immaginario,ma il rischio di seminare per strada il coinvolgimento dello spettatore andrebbe evitato.
Ottimo film, ma gradirei che i signori super esperti che mi hanno preceduto nei commenti... ci spiegassero come alla fine sia andata a finire!! Grazie.
Una stella. Film mediocre? Io non lo considero un film. Vorrei ma non posso? No.Voglio e lo so fare. Siete voi che non capite. Si. Io mi sono sentito stupido. Poi ho scelto di lasciarmi andare.....Si. Davvero quello che hai sentito e' davvero un dialogo, volgare, inutile. Si non stai capendo nulla perche c'e' confusione. Incongruenza.
Mi aspettavo molto di più. Film mediocre con una eccellente fotografia.
I primissimi piani che incorniciano la nascita di un sentimento: non doveva accadere eppure i transfert, talvolta, escono dallo studio così come le turbe che avevano portato la protagonista a entrarci. Il cote' è estremamente elegante con scenografie fatte di allestimenti e appartamenti pieni di luce e finestre. Una psiche, quella di lei, estremamente complessa che trascina [...] Vai alla recensione »
Un Ozon minore, non in grande forma. Alcune scene interessanti, ma poco più. Ozon ci ha abituati a film ben più intriganti e appaganti!
Uno dei migliori film visti ultimamente. Grande Ozon, mi ha stupito. Non certo mi ha stupito lui, perchè è da me apprezzato per tanti suoi film (su tutti Il Tempo Che Resta), ma perchè non mi aspettavo un thriller di così importanza partendo da un quasi melò, fino a raggiungere quasi l'horror. Riferimenti importanti a Polanski su tutti ed a Cronenberg anche, [...] Vai alla recensione »
Ci sono registi parchi e registi generosi. Autori laconici e autori fluenti. Creatori lenti, pignoli, e creatori svelti, inventivi. François Ozon fa certamente parte della linea "abbondante" del cinema internazionale. Non è il tipo che ci mette sei o sette anni a scrivere e dirigere un film. Nella sua carriera ha già realizzato ben 17 lungometraggi, ovvero quattro in più dell'intera filmografia di Stanley Kubrick, più del triplo di Léos Carax, tanti quanti Olivier Assayas (che però ha 12 anni in più), e solo Xavier Dolan (tra i registi francofoni di culto) lo minaccia per il futuro. Evidentemente Ozon - oltre ad avere la fiducia del pubblico e quindi dei produttori - possiede lo spirito Nouvelle Vague, quello che ha spinto Truffaut e Chabrol e tuttora spinge Godard ad accumulare film su film, perché non si può mai smettere di essere registi, finito un film se ne fa subito un altro, e un titolo smargina quasi dentro il successivo.
A differenza di Godard, che immagina le sue opere come testi aperti, Ozon ama le storie chiuse, anche se i meccanismi di identità, doppio, ribaltamento e inversione sono costanti talmente esibite da diventare qualcosa di più di un marchio di fabbrica: un'idea fissa, nel senso migliore del termine.
Queste storie chiuse (ma con finali spesso aperti) diventano a loro volta dei sosia, e c'è tutto un cinema contemporaneo che sta lavorando in maniera frontale e fantasmatica sul buon vecchio tema del doppio, che appariva esaurito e invece è ancora lì che offre spunti ed energia narrativa, come ha dimostrato il formidabile incontro tra Olivier Assayas (sceneggiatore) e Roman Polanski (regista) per un film paradossalmente "ozioniano" come Quello che non so di lei (guarda la video recensione). E sospettiamo che questo Doppio amore (guarda la video recensione) non dispiaccia a Polanski stesso.
Una giovane donna contesa da due fratelli gemelli e divorata internamente da un dolore segreto che ha a che fare con la sua natura femminile. Dopo il ruolo del titolo in Giovane e bella, Marine Vacth, a Roma in occasione del festival del nuovo cinema francese Rendez-Vous, torna a recitare per Francois Ozon in Doppio amore - dal 19 aprile al cinema - che rivela fin dal titolo la sua attenzione per uno degli argomenti più frequentati della storia del cinema.
"L'universo freddo e incerto di Doppio amore è scaldato dall'intensità del desiderio della coppia formata da Marine Vacth e Jérémie Renier. Lei che in Giovane e bella era superficie fredda, opaca, anaffettiva, rivela la sua intimità fino alla vertigine. Lui, bionda e fatale proiezione, raddoppia provocando uno choc psichico. Incarnando la dicotomia di un autore diabolico".
Come ha affrontato il tema del doppio Ozon nel suo film?
In maniera esplicita attraverso le figure dei due gemelli, ma anche in maniera più sottile, permettendo agli spettatori di aprire uno dopo l'altro tanti piccoli cassetti che contengono altrettante piccole rivelazioni.
Come descriverebbe Chloé, la protagonista di Doppio amore?
Come una ragazza che ha grande difficoltà ad accettarsi. Sente che qualcosa in lei non va e intraprende una vera e proprio indagine alla scoperta di ciò che la disturba. E nel fare questo arriva a scoprire molte cose di sé.
Ozon, regista eclettico e prolifico, gran citazionista, si ispira a un romanzo di Joyce Carol Oates, e al cinema di Polanski e Chabrol. Una donna diventa amante di due gemelli entrambi psicanalisti, uno buono e uno cattivo. Ma dietro c'è un segreto, anzi una serie di segreti. Il regista maneggia fino a un certo punto la suspense e l'erotismo (sensualissima e cangiante Marine Vacth).
Chloé ha sempre mal di st0maco, un crampo costante che diventa nevrosi e dal lettino del ginecologo la porta su quello dello psicanalista. Paul l'ascolta, è sedotto dalla sua bellezza, i due si innamorano, lei si trasferisce (gatto compreso) da lui e sembra infine guarita. Poi però succede qualcosa di imprevisto: il biondo e dolce Paul - Jérémie Renier - ha un gemello, Louis, anche lui psichiatra, [...] Vai alla recensione »
Attenti allo psicanalista, questo si sa. Chloé, depressa efebica secondo il look, ma anche il design, erotico di Ozon, cerca cure dall'ombroso psichiatra Paul, ci va a letto, ed è amore, così convivono felici e scontenti: chi è lo psichiatra Louis che, identico a Paul, irrompe nella loro vita? E le ossessioni di Cholé per cui andò dal dottore, che fine hanno fatto? Stop.
Incurante del fatto che i critici d'antan usavano l'espressione «cinema ginecologico» per stroncare i film di Brass e affini, il provocatorio Ozon si concede quasi subito lo zoom all'indietro dello speculum dall'interno di una vagina seguito dal fulmineo taglio di montaggio che riprende in verticale il dettaglio di un occhio della paziente. Per «Doppio amore», dunque, le reazioni del pubblico saranno [...] Vai alla recensione »
Ci sono film che si svelano subito affidando già alla prima sequenza il senso e lo stile visivo della loro narrazione. "Doppio amore" di Francois Ozon, da giovedì nelle sale per Academy Two, comincia con una visita ginecologica dove lo speculum ingrandisce, uscendo, la percezione della vagina, la quale, a sua volta, si dissolve nell'occhio della medesima paziente.
Si apre sul primo piano di una vagina che dissolve su un occhio con effetto di indubbia eleganza. Dai tempi dell'irriverente Sitcom a oggi, Francis Ozon ha maturato uno stile che gli permette di imbastire thriller psico-erotici di gran classe formale come Doppio amore, dove una giovane donna di androgina bellezza (Marine Vacht) va in analisi per via di strani disturbi al ventre e si innamora ricambiata [...] Vai alla recensione »