Oltre 200.000 curdi siriani sono scappati dalla guerra e si sono rifugiati nel Kurdistan iracheno, un territorio in cui la lingua e l'identità sono simili alla loro. Una regione in pieno sviluppo economico, dove la popolazione guarda al futuro con ottimismo e le opportunità di lavoro abbondano.
Dildar, giovane studente di teatro, si guadagna la vita da muratore nei cantieri in costruzione. Mohammed, ingegnere, lavora per uno stipendio da fame in un'impresa petrolifera e trascorre il resto delle sue giornate a casa. Akram, assistente sociale in un'associazione locale, percorre le strade di Erbil per portare aiuto ai rifugiati senza tetto. Abu Nichirvan, disoccupato, è andato a vivere con la famiglia nel campo di rifugiati di Domiz.
Questi quattro uomini insieme ad altri rifugiati descrivono le loro condizioni di vita e le difficoltà sul lavoro. Si ricordano delle discriminazioni contro i curdi in Siria, ma anche della buona convivenza tra i diversi gruppi etnici e religiosi. Esprimono le loro opinioni politiche, descrivono le loro relazioni con i curdi iracheni, condividono i loro sentimenti contrastanti. In contrappunto, anche i curdi iracheni prendono la parola.
Alcuni rifugiati sognano di poter abitare un giorno in un solo Kurdistan, indipendente e unificato. Altri sperano piuttosto di ritrovare la Siria unita di un tempo. Hanno tutti nostalgia di casa loro e vorrebbero tornare al loro paese. Ma di quale paese parlano?