Secondo le Nazioni Unite, più di 200.000 giovani cambogiane sono vendute come schiave nei Paesi ricchi del sud-est asiatico, come domestiche, operaie o prostitute. Hanno paghe ridicole e subiscono sfruttamenti, violenze e soprusi di ogni genere. Sono le stesse famiglie che per uscire da drammatiche condizioni di povertà le vendono ai procacciatori di schiave, che nei villaggi cambogiani sono chiamati "coloro che portano la tempesta". Quando ritornano a casa, traumatizzate, povere come quando sono partite e spesso con un figlio al seguito, alla disperazione si unisce un profondo senso di rabbia e vergogna, oltre che di perdita della dignità di persone. Il film racconta la storia di una di loro, e di due portatori di tempesta. Ma sfiora anche altre storie, quelle di chi non ha fatto ritorno.