michael di renzo
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giovedì 25 luglio 2013
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"2 oscar - semplicemente tarantino"
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All'idea che stesse per uscire un nuovo film di Quentin Tarantino, non osavo immaginare quello che avrebbe mai potuto proporre al grande schermo (oramai) mondiale. Nei mesi a seguirsi era giunta voce che il film si sarebbe ambientato nel west e sarebbe stato un remake(ma non proprio) del famoso e ben conosciuto Django interpretato dal grande attore western nostrano; Franco Nero. Entusiasta alla notizia e stranito della scelta stilistica del Texano, ho guardato il film pochi giorni dopo la sua uscita ufficiale, prima in italiano e dopo in lingua originale. Be'h che dire, io salterei la storia in quanto è uno di quei film da guardare senza sapere la trama, ma parlerei sullo stile fotografico, la sceneggiatura, la psicologia e la storia narrata all'interno di quello che sarebbe potuto essere davvero il nuovo capolavoro assoluto del cinema odierno e NON.
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All'idea che stesse per uscire un nuovo film di Quentin Tarantino, non osavo immaginare quello che avrebbe mai potuto proporre al grande schermo (oramai) mondiale. Nei mesi a seguirsi era giunta voce che il film si sarebbe ambientato nel west e sarebbe stato un remake(ma non proprio) del famoso e ben conosciuto Django interpretato dal grande attore western nostrano; Franco Nero. Entusiasta alla notizia e stranito della scelta stilistica del Texano, ho guardato il film pochi giorni dopo la sua uscita ufficiale, prima in italiano e dopo in lingua originale. Be'h che dire, io salterei la storia in quanto è uno di quei film da guardare senza sapere la trama, ma parlerei sullo stile fotografico, la sceneggiatura, la psicologia e la storia narrata all'interno di quello che sarebbe potuto essere davvero il nuovo capolavoro assoluto del cinema odierno e NON. Perchè dico questo? perchè se tarantino ha girato 5 ore di film, cosa che si nota dopo un pò; ci si accorge che aveva molto altro da raccontare, da proporre e che nonostante la durata gentile dell'opera, risulta come non abbastanza. Con un finale forse forzato, reduce da Bastardi senza gloria, in cui il film ci coccola, ci fa intendere ma che poi ci brucia con tutto il teatro, e quello che di buono il regista aveva costruito. Ma passiamo a i temi forti. I dialoghi sono impeccabili, pregni di senso e trasportanti, la scenografia perfetta in ogni ambito, corridoi, campo aperto o addirittura quando la telecamera si limita a seguire i discorsi dei protagonisti. Ho trovato i Flashback, per quanto pochi a mio avviso, geniali, ma d'altronde sono marchio di fabbrica tarantiniano. Ho amato la psicologia macabra e spietata di Candie(Leonardo di Caprio) che cede davanti il vile denaro o meglio davanti le lusinghe dei suoi simili. Un Waltz al massimo della sua bravura, con un interpretazione più che lodevole, ed infatti lodata con il suo secondo Oscar come miglior attore non protagonista. Un Foxx che ha riconfermato la sua bravura dopo il fantastico "Ray" del ben lontano 2004. Insomma con un cast perfetto, poteva solo essere un film perfetto. A livello tecnico Tarantino ha toccato nuovamente l'apice della sua bravura, forse non tecnicamente elevato come "Deathproof" ma sicuramente da fuoriclasse e senz'altro adatto a girare un film di genere, credo infine che Tarantino abbia ottenuto quello che volesse ottenere, perchè quando un regista ottiene un ottimo successo dalla critica e come ottenere 100mln al botteghino; e questa volta il texano ha ottenuto entrambe. Ci sarebbe molto altro da dire, ma concluderei dicendo, o meglio riassumendo che il film rientra nei must see della storia cinematografica ma che a mio avviso non si piazza tra i migliori 100. Assolutamente da vedere!
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riccardo tavani
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domenica 20 gennaio 2013
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la tarantinata!
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Una volta di un film si diceva: “Un'americanata!”. Adesso possiamo dire: “Una Tarantinata!!!”. Dichiaratamente ispirato a “Django”, lo spaghetti western girato da Sergio Corbucci nel 1966 con Franco Nero, Tarantino riprende il tema del razzismo presente in quel film e lo radicalizza. L'eroe pistolero assume così i tratti neri di uno schiavo liberato da uno strano dentista tedesco e diventa con lui cacciatore di taglie.
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Una volta di un film si diceva: “Un'americanata!”. Adesso possiamo dire: “Una Tarantinata!!!”. Dichiaratamente ispirato a “Django”, lo spaghetti western girato da Sergio Corbucci nel 1966 con Franco Nero, Tarantino riprende il tema del razzismo presente in quel film e lo radicalizza. L'eroe pistolero assume così i tratti neri di uno schiavo liberato da uno strano dentista tedesco e diventa con lui cacciatore di taglie. Il razzismo è visto nel volto sanguinario dello schiavismo come si praticava nelle piantagioni del Sud nel 1856 (soltanto dieci anni dopo è ambientata la vicenda dell'altra grande produzione ora sugli schermi e sugli stessi temi, "Lincoln"). Quentin ci infila dentro anche Brumilde, Sigfrido e Wotan come nelle opere di Wagner. Ottima interpretazione di Leonardo Di Caprio, Samuel L. Jackson e Christoph Waltz. Un film e un genere cinematografico che possono naturalmente non piacere, ma le polemiche scatenate contro la pellicola sono semplicemente assurde. Il regista nero Spike Lee e il reverendo Al Sharpton hanno lanciato una campagna di boicottaggio del film. Il primo perché dice che lo schiavismo americano è stato un Olocausto e non un “macaroni western” alla Sergio Leone; il secondo per la commercializzazione di “action figure”, pupazzetti di plastica raffiguranti i personaggi del film, compresi quelli magistralmente delineati dei suoi atroci negrieri. Insomma: non si gioca con la tragedia e la ferita ancora aperta dello schiavismo yankee. Si riapre qui un tema legato direttamente alla Shoha, allo sterminio degli ebrei nei campi nazisti. È il tema della sua impossibilità a rappresentarlo in qualsiasi modo, visto l'abisso dell'orrore nel quale l'umanità è sprofondata attraverso esso. Non solo, ma “Scrivere una poesia dopo Auschwitz è barbaro”, sentenziò Theodor Adorno, qualsiasi forma d'arte non è più possibile. Lo stesso Adorno ebbe in seguito a correggere questa sua drastica affermazione, ma sta di fatto che il cinema lo schiavismo e la guerra civile americana li ha rappresentati attraverso celebri pellicole storiche. La discussione potrebbe vertere sul fatto se un film di genere, lo spaghetti western, leggermente splatterizzato da Tarantino, sia degno di tale rappresentazione. Sugli extra all'interno del DVD del “Django” di Corbucci c'è una significativa intervista dello stesso Tarantino. Il regista americano afferma che il suo collega italiano usava quelle storiacce di genere per mettere in scena i fascisti della realtà presente, non solo e non tanto del passato. Se si perde questo elemento dell'attualità ancora bruciante del razzismo negli Usa e nel mondo, si smarriscono le coordinate stesse all'interno delle quali può avvenire una pur aspra critica dello specifico cinematografico. Una delle scene finali del film lo mostra chiaramente. I neri, condannati con lui ai lavori forzati e chiusi prima dentro una sozza gabbia da animali, ora spalancata, guardano Django allontanarsi a cavallo che va a liberare Brumilde e a fare giustizia. Quello sguardo comune ci dice che lo sta facendo ed è un esempio per tutti loro, ancora oggi, nel presente della rappresentazione filmica e non solo dell'epoca storica nella quale è ambientata. C'è da registrare, inoltre, che le polemiche più crescono, più fanno aumentare gli incassi del film. Anche in questo lo splatter spaghettaro western Quentin ha centrato in pieno il bersaglio. La tarantinata fa esplodere di dinamite gli schermi e di dollari i botteghini.
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diego p.
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lunedì 21 gennaio 2013
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un seguito western a bastardi senza gloria?
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CRITICA DI: Diego Padovan
Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, Kerry Washington sono i grandi nomi presenti nel cast di questo nuovo esplosivo film siglato Tarantino, un cast eccellente per un ritorno, che più di essere tale , sembra essere un “seguito” di Bastardi Senza Gloria, non nel senso della precisa trama ma della continuità stilistica e tematica, ancora una volta un film in cui le parti si invertono in continuazione, ancora una volta Christoph Waltz, svestiti i panni di colonnello delle SS ora indossa quelli del dottor King Schultz cacciatore di taglie di origini tedesche nell’America pre guerra civile dello schiavismo , i suoi modi zelanti e corrompenti lo rendono un personaggio degno di essere annoverato fra i migliori di quelli sceneggiati da Tarantino.
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CRITICA DI: Diego Padovan
Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, Kerry Washington sono i grandi nomi presenti nel cast di questo nuovo esplosivo film siglato Tarantino, un cast eccellente per un ritorno, che più di essere tale , sembra essere un “seguito” di Bastardi Senza Gloria, non nel senso della precisa trama ma della continuità stilistica e tematica, ancora una volta un film in cui le parti si invertono in continuazione, ancora una volta Christoph Waltz, svestiti i panni di colonnello delle SS ora indossa quelli del dottor King Schultz cacciatore di taglie di origini tedesche nell’America pre guerra civile dello schiavismo , i suoi modi zelanti e corrompenti lo rendono un personaggio degno di essere annoverato fra i migliori di quelli sceneggiati da Tarantino.
Il Dr. Shultz, prima dentista, ora si dedica ad una forma particolare di “mercificazione della carne” come lui stesso definisce, da cacciatore di taglie va alla ricerca di latitanti e alla formula RICERCATO VIVO O MORTO preferisce solo la seconda opzione, e per cercare le sue ultime prede, i criminali fratelli Brittle si trova a liberare Django, schiavo nero unico in grado di riconoscere i tre. Fra i due nasce sin da subito un rapporto di società e di uguaglianza, nessuno mai aveva trattato Django come un pari, e al suono di vendette personali e guadagni pecuniari dalle taglie sulle teste criminali i due si danno ricerca della amata Broomhilda (Kerry Washington), moglie di Django, attarversando l’America delle piantagioni e dello schiavismo razzista.
Numerosi i richiami al cinema italiano, che per quel Django del 66 di Corbucci Tarantino dedica un cameo con Franco Nero e lo stesso titolo del film, uno Spaghetti Western con lo splatter alla Tarantino, il tutto condito con qualche nota di Lo Chiamavano Trinità.
E’ chiaro il trait d’union fra Bastardi Senza Gloria e Django: la presenza del premio oscar Christoph Waltz, l’essere tedeschi è ancora un aspetto caratteriale di nota dei protagonisti, la colonna sonora del primo era basata su musica Western mentre su questo spesso si fonde con l hip pop e musica da ghetto, Tarantino starà cercando di suggerirci qualcosa per un nuovo prossimo film?
Difficile prevederlo ma di una cosa si può essere certi: Tarantino lascia sempre il segno in quello che fa e nulla mai è casuale nei suoi film, sempre molto ricercati e sempre sconvolgenti.
Onestamente in più di qualche momento ho temuto che il fillm (lungo ben 165 min) non arrivasse ad una vera conclusione, il che sarebbe anche tipico del regista, e invece con piacere ho potuto constatarne il contrario, la recitazione di Waltz è di altissimo livello come ci ha sempre abituato, Jamie Foxx come Django convince molto, ma personalmente sono stato colpito dalla performance di Samuel L. Jackson nei panni di Steven il maggiordomo nero che sembra essere più razzista dello stesso padrone (Leonardo di Caprio), sceneggiatura di gran fattura ( di Tarantino) e molte chicche di cui però non vi anticipo nulla lasciando a voi la visione, e ai commenti sull’eventuale merito di premi Oscar!!!
Diego Padovan
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olimpiamicky
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martedì 22 gennaio 2013
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quanti punti in contatto con bastardi senza gloria
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Occhio tanti spoiler!!
Parlano entrambi di due periodi storici vergognosi per l'umanità: il nazismo e lo schiavismo. Calvin Candle è una sorta di piccolo Hitler, anche lui sostiene la superiorità della razza bianca rispetto alla nera e la delirante spiegazione della morfologia del cranio con "le famose fossette della sottomissione dei negri" sta lì proprio a spiegarlo. Hitler deportava gli ebrei nei campi di concentramento, venivano marchiati, torurati e uccisi. Candle nella sua Candyland lì marchiava anche lui, li dava in pasto ai cani se scappavano e uccideva se non obbedivano. Non voglio paragonare lo schiavismo al nazismo ovvio però con le dovute distanze dei punti in contatto ci sono.
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Occhio tanti spoiler!!
Parlano entrambi di due periodi storici vergognosi per l'umanità: il nazismo e lo schiavismo. Calvin Candle è una sorta di piccolo Hitler, anche lui sostiene la superiorità della razza bianca rispetto alla nera e la delirante spiegazione della morfologia del cranio con "le famose fossette della sottomissione dei negri" sta lì proprio a spiegarlo. Hitler deportava gli ebrei nei campi di concentramento, venivano marchiati, torurati e uccisi. Candle nella sua Candyland lì marchiava anche lui, li dava in pasto ai cani se scappavano e uccideva se non obbedivano. Non voglio paragonare lo schiavismo al nazismo ovvio però con le dovute distanze dei punti in contatto ci sono...
Django sarebbe come un bastardo. Lui diventa cacciatore di taglie non tanto per i soldi ma per ritrovare la moglie...ma anche perchè prova gusto ad ammazzare uomini bianchi proprio per una vendetta per quello che i bianchi stavano facendo alla sua razza..
Il dentista Schultz personaggio tedesco tra l'altro mi sembra una specie di compensazione per Tarantino dopo aver dipinto nel suo film precedente i crucchi nel loro periodo peggiore qua lo fa emergere a personaggio tutto sommato positivo.
In quella famosa scena poi spara a Candle perchè lui come cacciatore di taglie uccideva uomini cattivi...e quindi trovandosi di fronta un uomo tanto carogna dice poi: "Scusa ma non ho resistito..."
Stephen, il personaggio interpretato da Jackson sarebbe l'alter ego del colonnello Hans Landa. Ma con l'aggravante che è nero, certo non è un cacciatore di neri come l'altro un cacciatore di ebrei ma è un personaggio altrettanto spregevole. Ed è protagonista del finale...nel film precedente Landa venica marchiato dal sergente Apache come nazista qua Stephen viene gambizzato e fatto esplodere...
Esplosione che ricorda il film precedente: in Bastardi il cinema e in questo la tenuta di Candyland, simbolicamente la fine del nazismo come la fine nello schiavismo in Django dato che il film è ambientato poco prima della guerra civile americana.
Comunque solo un regista come Quentin può farti riflettere, inorridire e ridere su argomenti tanto delicati. Da vedere e rivedere.
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pik84
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martedì 22 gennaio 2013
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davvero un bel film....
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Tarantino non si smentisce mai e dopo un altro epico film come bastardi senza gloria continua con Django. Christopher Waltz davvero eccezionale, da ricordare la scena di di caprio con il teschio.Jamie fox fa la sua bella figura, però secondo me, ci si ricorderà soprattutto di waltz e della sua ironia e di Monsieur Candy. In generale è davvero un bel film pieno di colpi di scena(chi non li ha trovati non so che film ha visto.....). Tarantino ripercorre la storia dello schiavismo dei negri e tremite musiche davvero azzeccate riesce nel suo intento. Pieno di scene belle e divertenti (come nel caso dei cappucci bianchi e il cavallo di shultz che saluta ahaha) e ovviamente pieno di scene crude com'è nel suo genere.
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Tarantino non si smentisce mai e dopo un altro epico film come bastardi senza gloria continua con Django. Christopher Waltz davvero eccezionale, da ricordare la scena di di caprio con il teschio.Jamie fox fa la sua bella figura, però secondo me, ci si ricorderà soprattutto di waltz e della sua ironia e di Monsieur Candy. In generale è davvero un bel film pieno di colpi di scena(chi non li ha trovati non so che film ha visto.....). Tarantino ripercorre la storia dello schiavismo dei negri e tremite musiche davvero azzeccate riesce nel suo intento. Pieno di scene belle e divertenti (come nel caso dei cappucci bianchi e il cavallo di shultz che saluta ahaha) e ovviamente pieno di scene crude com'è nel suo genere. Un film lungo ma intrigante e appassionante. Poi la colonna sonora finale di trinità conclude in bellezza. Non voglio sostituire Tarantino....ma io avrei chiuso il film con il sorriso finale di Django dopo l'esplosione.
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tiziana2013
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martedì 22 gennaio 2013
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tarantino non delude mai!
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Django unchained non so se sia il miglior film di Tarantino, ma e’ senza dubbio un ottimo film fatto con ingredienti di primissima qualita’. Due ore di film che trascorrono velocemente tra dialoghi esilaranti e riflessioni indotte sul tema del razzismo e della schiavitu’.Puro divertimento, nel senso piu’ nobile del termine, divertimento visivo e mentale che trasforma la storia in ‘’un’altra storia’’,una storia resa ancor piu’ incisiva proprio perche’ esasperata e magistralmente scavata nelle sue dinamiche. Puo’ piacere o non piacere ma sicuramente fa discutere e affascina.. Tarantino parte con una dichiarazione d’amore nei confronti di un genere cinematografico, il western all’italiana e ci accompagna in una storia dissacrata e dissacrante, tra situazioni probabili ed improbabili, ma sicuramente non impossibili, filtrandole attraverso uno sguardo ironico.
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Django unchained non so se sia il miglior film di Tarantino, ma e’ senza dubbio un ottimo film fatto con ingredienti di primissima qualita’. Due ore di film che trascorrono velocemente tra dialoghi esilaranti e riflessioni indotte sul tema del razzismo e della schiavitu’.Puro divertimento, nel senso piu’ nobile del termine, divertimento visivo e mentale che trasforma la storia in ‘’un’altra storia’’,una storia resa ancor piu’ incisiva proprio perche’ esasperata e magistralmente scavata nelle sue dinamiche. Puo’ piacere o non piacere ma sicuramente fa discutere e affascina.. Tarantino parte con una dichiarazione d’amore nei confronti di un genere cinematografico, il western all’italiana e ci accompagna in una storia dissacrata e dissacrante, tra situazioni probabili ed improbabili, ma sicuramente non impossibili, filtrandole attraverso uno sguardo ironico.
La violenza s’ingentilisce e si acutizza quando i fiocchi di cotone si tingono di rosso. La storia si ribalta quando il nemico peggiore e’ un servo che ha dimenticato o finto di dimenticare le proprie origini. Si va per paradossi, si va per dialoghi sorprendenti ed esilaranti, si va per eccessi e sempre sopra le righe, ma tutto appare in un equilibrio perfetto.L’equilibrio dell’eccesso costante.. La sceneggiatura, il linguaggio, la musica, l’eccentricita’, tutto funziona alla perfezione. Indimenticabili i due improbabili cacciatori di taglie Resteranno nel nostro immaginario!.
Tarantino, ancora una volta, ha dimostrato di essere inimitabile, ineguagliabile, visonario, creativo e di andare oltre la storia, nella ‘’ sua ‘’ storia. Non a caso e’ presente come attore nel film.. Una ulteriore firma di autenticita’, se mai ce ne fosse biosogno!
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alexambro
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mercoledì 23 gennaio 2013
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il western alla quentin
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Tarantino l'aveva detto, nella sua carriera gli sarebbe piaciuto cimentarsi con il western, e tra le varie storie già navigate quale potrebbe essere più compatibile di quelle dell'oscuro Django.
Troviamo una rivisitazione in chiave moderna di un western, come è già anche stato fatto, niente di nuovo, ma la firma del regista e il suo inconfondibile stile vanno a dare una marcia in più alla pellicola rendendo questo film unico nel suo genere.
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Tarantino l'aveva detto, nella sua carriera gli sarebbe piaciuto cimentarsi con il western, e tra le varie storie già navigate quale potrebbe essere più compatibile di quelle dell'oscuro Django.
Troviamo una rivisitazione in chiave moderna di un western, come è già anche stato fatto, niente di nuovo, ma la firma del regista e il suo inconfondibile stile vanno a dare una marcia in più alla pellicola rendendo questo film unico nel suo genere. Impeccabile l'interpretazione del premiato ai golden globes come miglior attore non protagonista Christoph Waltz e di Leonardo DiCaprio, che indubbiamente vanno a essere parte fondamentale del prodotto e lo rendono qualcosa di prezioso, portando lo spettatore a immergersi completamente in dialoghi ricchi di tensione che non lo faranno distogliere lo sguardo dal grande schermo per nessun motivo. Altra nota di merito alla bellissima colonna sonora che va a chiamare in causa compositori e cantanti del calibro di Morricone e Elisa Toffoli, donando alla sceneggiatura un carisma degno di pellicole che portan la firma “Quentin Tarantino”.
Un film imperdibile per tutti, soprattutto i fans del regista, per chi l'ha sempre seguito e anche per chi apprezza il genere, che forse lo andranno a guardare con un occhio più attento e critico, ma non potranno uscire dalla sala delusi, notando inoltre i multipli omaggi che spaziano dalle comparse alle musiche e scene “miliari”. Sicuramente invito alla visione anche i meno appassionati e chi non si sarebbe mai sognato di passare un sabato sera a vedere un western, piacerà di sicuro, garantito.
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no_data
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venerdì 25 gennaio 2013
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la drammaturgia non sorprende
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"Django Unchained" è un ottimo film: scorre benissimo, è girato altrettanto bene, gli attori sono diretti magistralmente. E' un errore, a mio avviso, utilizzare il "citazionismo" come chiave di lettura dei film del regista e anche di questo suo ultimo, sebbene abbia letto molte recensioni che puntano proprio su questo aspetto. E' vero, invece, che Tarantino attinge all'intera storia del cinema e in particolare ai suoi generi preferiti, ma poi "centrifuga" il materiale per far uscire qualcosa che, al di là di episodi puntuali in cui la citazione è "scoperta", è nel complesso nuovo e niente affatto "derivato".
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"Django Unchained" è un ottimo film: scorre benissimo, è girato altrettanto bene, gli attori sono diretti magistralmente. E' un errore, a mio avviso, utilizzare il "citazionismo" come chiave di lettura dei film del regista e anche di questo suo ultimo, sebbene abbia letto molte recensioni che puntano proprio su questo aspetto. E' vero, invece, che Tarantino attinge all'intera storia del cinema e in particolare ai suoi generi preferiti, ma poi "centrifuga" il materiale per far uscire qualcosa che, al di là di episodi puntuali in cui la citazione è "scoperta", è nel complesso nuovo e niente affatto "derivato". Accade per lui quello che accade con Stravinski per la musica: si preleva dalle fonti più disparate, per poi fondere il tutto, come in una sorta di alchimia, in qualcosa che trascende le fonti stesse.
Detto questo, credo che il film un limite ce l'abbia, e consiste nella sceneggiatura e in particolare nella drammaturgia, ovvero nella storia che si racconta. Già il nucleo narrativo del film non mi sorprende, incentrato com'è su un problema di amore familiare (lo sposo deve ritrovare la sposa) che, almeno su di me, non fa presa più di tanto. In generale, poi, quello che manca è la complessità dell'intreccio narrativo, quell'incontrarsi intersecandosi di piani diversi del racconto, che fa la grandezza di Pulp Fiction o di Bastardi senza gloria. Proprio per la mancanza di complessità narrativa, i colpi di scena, nel film, hanno una portata ridotta, ci sono ma non ribaltano mai la storia, non ne mutano l'orientamento, ed essa, infatti, corre dritta come un treno verso l'esito che, troppo prevedibilmente, tutti immaginiamo fin dall'inizio: il suo "e vissero felici e contenti".
Da questo punto di vista il film è simile a "Kill Bill", anch'esso incentrato su un problema di amore familiare (la figlia persa e poi a sorpresa ritrovata) e di vendetta dell'"eroe" contro il "cattivo", e anch'esso molto lineare nel suo procedere all'esito positivo del finale. Ma ne "Le iene", in "Pulp Fiction", in "Jackie Brown" e in "Bastardi senza gloria" Tarantino ha saputo fare di più: ha sviluppato nuclei narrativi più intriganti, e ha articolato il racconto in modo più eccentrico e più complesso.
Personalmente, quindi, colloco questo film all'altezza di un Kill Bill (entrambi gli episodi), ma al di sotto di quelli che ritengo i suoi capolavori, citati sopra. E se vogliamo fare un paragone con un classico dello spaghetti western, il genere ovviamente di riferimento per il film, dobbiamo arrenderci all'evidenza che proprio "Il Buono, il brutto e il cattivo" di Leone, citato spesso da Tarantino (è sua opinione, fra l'altro, che il finale del film di Leone sia la più bella scena della storia del cinema), oltre ad essere visivamente altrettanto bello di "Django Unchained", è però narrativamente più interessante, più articolato, più spiazzante.
Forse, in sintesi, è proprio questo che manca al film: incanta, ma non "spiazza".
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madets
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venerdì 25 gennaio 2013
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un ritorno di fiamma del west
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Tarantino non si smentisce neanche stavolta. Per gli appassionati del genere Western questo film rievoca emozioni che, purtroppo, si erano assopite troppo a lungo. Django non è sicuramente il capolavoro del genere, neanche dello stesso regista, ma riesce comunque a catapultare lo spettatore in una trama ricca di sorprese. La differenza dal cinema anni '60 è evidente. Molto più sangue, molte più scene violente, meno movimento e intrecci nella trama. Inoltre manca quell'atmosfera che solo le pellicole di Sergio Leone riuscivano a creare.
Un Christoph Waltz magnifico, degno dell'Oscar attribuitogli nel 2010, anche se forse con la sua stravaganza annebbia il ruolo del vero e proprio protagonista della storia.
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Tarantino non si smentisce neanche stavolta. Per gli appassionati del genere Western questo film rievoca emozioni che, purtroppo, si erano assopite troppo a lungo. Django non è sicuramente il capolavoro del genere, neanche dello stesso regista, ma riesce comunque a catapultare lo spettatore in una trama ricca di sorprese. La differenza dal cinema anni '60 è evidente. Molto più sangue, molte più scene violente, meno movimento e intrecci nella trama. Inoltre manca quell'atmosfera che solo le pellicole di Sergio Leone riuscivano a creare.
Un Christoph Waltz magnifico, degno dell'Oscar attribuitogli nel 2010, anche se forse con la sua stravaganza annebbia il ruolo del vero e proprio protagonista della storia. La sua morte nel film avviene in silenzio e questa è una pecca che rimprovero a Quentin.
La scena finale è la ciliegina sulla torta, proprio come nel "Buono, il Brutto e il Cattivo" si conclude il tutto con la parolaccia interrotta (in questo caso dallo scoppio della villa) e la colonna sonora di "Lo chiamavano Trinità" è degna di una conclusione eccezionale.
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graziano.nanetti
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mercoledì 30 gennaio 2013
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tarantino inventa un nuovo tipo di western
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Il film racconta la storia di Django, uno schiavo liberato dal Dottor Schultz, eclettico ed abile cacciatore di taglie. Ben presto si inastaura tra i due una perfetta amicizia basata sul rispetto reciproco e temprata da ore di cavalcata, da lunghe notti intorno a un falò e da diverse missioni compiute insieme. In un mondo senza regole come quello del West, realisticamente dipinto da Tarantino, dove i soprusi e gli imbrogli sono all'ordine del giorno, solo l'amicizia e la complicità di un fido compagno come il Dottor Schultz assicurano la sopravvivenza e permettono a Django di ritrovare la moglie brutalmente schiavizzata nella tenuta di Candyland.
Questo western ha veramente poco in comune con quelli di Sergio Leone, dove i rovi rotolanti sulla polvere, i piani americani e le battute stringate la facevano da padrone.
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Il film racconta la storia di Django, uno schiavo liberato dal Dottor Schultz, eclettico ed abile cacciatore di taglie. Ben presto si inastaura tra i due una perfetta amicizia basata sul rispetto reciproco e temprata da ore di cavalcata, da lunghe notti intorno a un falò e da diverse missioni compiute insieme. In un mondo senza regole come quello del West, realisticamente dipinto da Tarantino, dove i soprusi e gli imbrogli sono all'ordine del giorno, solo l'amicizia e la complicità di un fido compagno come il Dottor Schultz assicurano la sopravvivenza e permettono a Django di ritrovare la moglie brutalmente schiavizzata nella tenuta di Candyland.
Questo western ha veramente poco in comune con quelli di Sergio Leone, dove i rovi rotolanti sulla polvere, i piani americani e le battute stringate la facevano da padrone. Questo è invece un western in puro stile Tarantino con violenze efferate riprese con sottile piacere del dettaglio: gli spruzzi di sangue emergono copiosi dopo ogni colpo di pistola, le ossa fuoriescono dai corpi maciullati e le grida di dolore delle vittime mettono a disagio anche il più cinico spettatore. Memorabili alcune scene, come per esempio quella in cui abbondanti gocce di sangue macchiano al rallentatore il bellissimo mantello bianco di un cavallo lanciato in una folle corsa notturna, oppure la scena in cui Django usa corpi ormai maciullati come scudo per le pallottole. Per la prima volta in un film western, per quanto mi possa ricordare, si vedono cavalli colpiti volutamente dai cow boy che si accasciano per terra di schianto.
Di sicuro non è un western adatto ai bambini: qualche scena splatter è sempre in agguato. La storia è ben costruita e piacevole da seguire, per niente scontata, e i personaggi sono ben caratterizzati. Tra le comparse figura anche Tarantino stesso: interpretazione veramente esplosiva!
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