flyanto
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lunedì 21 gennaio 2013
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una parodia dei films western dotata di un perfett
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Film western in cui si raccontano le avventure vissute da due cacciatori di taglie, un ex medico dentista ed uno schiavo nero liberato dalla prigionia dal dottore stesso, al fine di liberare la moglie dell'ex prigioniero, anch'ella ridotta in schiavitù presso una piantagione di un ricco e violento proprietario terriero. Un'ottima rappresentazione nonchè parodia dei classici films western che Tarantino dimostra, come per altri generi di films da lui ripresi, di conoscere assai bene ed in profondità, cogliendone tutte le caratteristiche. Ed il regista le coglie talmente alla perfezione da poterle rimestare e riproporre alla "sua tipica maniera" e cioè all'insegna della creatività, dell'ironia e della violenza, mescolando questi tre elementi con un equilibrio ed un' alternanza perfetti da non creare alcuna stonatura.
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Film western in cui si raccontano le avventure vissute da due cacciatori di taglie, un ex medico dentista ed uno schiavo nero liberato dalla prigionia dal dottore stesso, al fine di liberare la moglie dell'ex prigioniero, anch'ella ridotta in schiavitù presso una piantagione di un ricco e violento proprietario terriero. Un'ottima rappresentazione nonchè parodia dei classici films western che Tarantino dimostra, come per altri generi di films da lui ripresi, di conoscere assai bene ed in profondità, cogliendone tutte le caratteristiche. Ed il regista le coglie talmente alla perfezione da poterle rimestare e riproporre alla "sua tipica maniera" e cioè all'insegna della creatività, dell'ironia e della violenza, mescolando questi tre elementi con un equilibrio ed un' alternanza perfetti da non creare alcuna stonatura. Forse, sì, a volte risulta una certa eccessività del tutto ma la visione e la concezione che Tarantino ha del cinema è proprio questa: un qualcosa cioè che va oltre i confini reali e che deve non essere preso troppo sul serio. Nelle sue precedenti opere Tarantino si rifà od ai films di spionaggio bellico (vedi "Bastardi senza gloria") od ai films orientali sulle arti marziali (vedi "Kill Bill 1 e 2") od ai films "erotici" di Russ Meyer (vedi "Grind House"), ecc, qui è quello degli spaghetti western da lui ancora non trattato. La scelta degli attori per la parte dei vari protagonisti è perfettamente calzante e tutti loro (da Jamie Foxx che interpreta lo schiavo Django liberato, a Christopher Waltz che interpreta l'ex dottore a Leonardo di Caprio che interpreta magnificamente la parte del ricco e cattivo, direi amorale, proprietario terriero, ecc.). Divertente anche il piccolissimo cammeo che Tarantino stesso si ritaglia come negriero custode dei prigionieri neri della miniera. Mi sembra superfluo aggiungere la dovuta ed ovvia riflessione sul terrificante e deplorevole tema della schiavitù della gente di colore: già si conosce molto su di essa e tutto quello che di cruento, sia fisico che morale, viene rappresentato non risulta, purtroppo un'esagerazione ma la pura e semplice realtà. Ottima la colonna sonora e la fotografia di paesaggi sconfinati e suggestivi. Insomma, definirei quest'ultima pellicola di Tarantino una tra le migliori della stagione. Da non perdere assolutamente.
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diomede917
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lunedì 21 gennaio 2013
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si pronucia jango......la d è muta
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Maledetto Quentin…..ce l’hai fatta un'altra volta!!!!
Il geniale regista di Pulp Fiction continua il suo percorso cinematografico omaggiando il cinema che lo ha accompagnato nella sua crescita professionale e che ha fagocitato quando era commesso in una videoteca.
Questa volta è il turno del western…..ma non di quello epico alla John Ford ne di quello crepuscolare di Clint Eastwood ma bensì dei nostri spaghetti western quelli girati da Sergio Leone e Sergio Corbucci…..e come fu per Bastardi senza gloria che prese in prestito perfino il titolo americano di “Quel maledetto treno blindato” (il film che lo ispirò) anche in questo caso la citazione è in fin dal nome del personaggio che da il titolo al film Django….
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Maledetto Quentin…..ce l’hai fatta un'altra volta!!!!
Il geniale regista di Pulp Fiction continua il suo percorso cinematografico omaggiando il cinema che lo ha accompagnato nella sua crescita professionale e che ha fagocitato quando era commesso in una videoteca.
Questa volta è il turno del western…..ma non di quello epico alla John Ford ne di quello crepuscolare di Clint Eastwood ma bensì dei nostri spaghetti western quelli girati da Sergio Leone e Sergio Corbucci…..e come fu per Bastardi senza gloria che prese in prestito perfino il titolo americano di “Quel maledetto treno blindato” (il film che lo ispirò) anche in questo caso la citazione è in fin dal nome del personaggio che da il titolo al film Django…..ossia il pistolero solitario interpretato da Franco Nero.
Fin dall’inizio sappiamo in quale territorio ci stiamo addentrando…..la canzone scritta appositamente da Bacalov e i titoli di testa sono un chiaro rimando a quel cinema che fece lustro all’Italia……poi è solo e tanto Tarantino pensiero…..il protagonista è uno schiavo di colore liberato dalle sua catene (da lì il gioco di parole “unchained”……con la doppia valenza del termine “scatenato”) da un cacciatore di taglie tedesco con una grande forza dialettica (così da permettere allo sceneggiatore Tarantino di sbizzarrirsi in dialoghi straordinari) e vestito da damerino come tutti gli europei in trasferta nella terra dei cowboy.
Del cinema di Tarantino c’è l’estetica della violenza (con flotti di sangue ad ogni sparatoria vedere l’inizio per credere) accompagnata dal sadismo dei suoi personaggi negativi rappresentati a tutto tondo da un Di Caprio dai denti marci che si diverte a far dilaniare dai suoi cani chi sgarra contro di lui…..c’è il senso del kitch più smodato rappresentato dal cameo regalato a Don Johnson…..c’è il linguaggio triviale a go.go per i cultori della statistica che se si sono divertiti a contare i fuck di Pulp Fiction qui si esalteranno a contare i Nigger pronunciati nei 165 minuti di pellicola……c’è il senso dell’umorismo atto a sdrammatizzare l’eccesso di violenza come nella divertente messa in scena del KKK di dilettanti….c’è l’uso del ricordo rappresentato come fosse un altro film…..
Per fare ciò Tarantino usa in maniera funzionale lo splendido cast che ha a disposizione……non me ne voglia Jamie Foxx che è il protagonista ma il Dott. Schultz interpretato da un immenso Christoph Waltz è da Oscar immediato (e non è detto che non arrivi il secondo per attore non protagonista vedendo quello che è accaduto ai Golden Globe) un’icona insostituibile per il regista che, usando il gioco delle citazioni tanto care a Tarantino anche alla luce del cattivo di Bastardi senza gloria, potrebbe essere il suo Klaus Kinski.
Django Unchained è un grande baraccone dove è impossibile non divertirsi…..un divertimento a cui non si è sottratto lo stesso regista che si è voluto regalare cinque minuti da cow-boy……
Al termine del film mi sono sentito come un ragazzino che è andato a Gardaland e in tre ore è riuscito ad andare in tutte le giostre…..e quando nel turbinio di citazioni ti accorgi che quel maledetto Tarantino conclude Django con una doppietta dedicata a Il buono, il brutto e il cattivo e a Trinità non puoi che dire grazie Maestro!!!!!
Di solito concludo con un numero (è in questo caso sarebbe mooooolto alto)…..ma citando Celentano “L’emozione non ha vo….to”
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tonysamperi
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mercoledì 23 gennaio 2013
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quasi capolavoro.
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SULLA SCENEGGIATURA :
Che Quentin Tarantino fosse appassionato dei cosiddetti “Spaghetti Western” (ovvero i Western all’italiana) non era una novità. Tratta ispirazione dal Django di Franco Nero (Film italiano del 1966), lo stesso Quentin si è occupato della sceneggiatura.
La prima cosa da dire su questa pellicola è: non serve essere amanti dei western per apprezzarla.
Restando in linea con lo stile di “Bastardi senza gloria”, “Django Unchained” è un film completo sotto tutti i punti di vista: ha fuso il classico western con lo splatter.
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SULLA SCENEGGIATURA :
Che Quentin Tarantino fosse appassionato dei cosiddetti “Spaghetti Western” (ovvero i Western all’italiana) non era una novità. Tratta ispirazione dal Django di Franco Nero (Film italiano del 1966), lo stesso Quentin si è occupato della sceneggiatura.
La prima cosa da dire su questa pellicola è: non serve essere amanti dei western per apprezzarla.
Restando in linea con lo stile di “Bastardi senza gloria”, “Django Unchained” è un film completo sotto tutti i punti di vista: ha fuso il classico western con lo splatter. Ne vengono fuori 165 minuti di puro intrattenimento.
I titoli di testa, così come la colonna sonora in apertura, rimandano immediatamente ai classici western di produzione italiana. La colonna sonora è stata inserita in modo magistrale, che riempie le scene senza dialoghi, gli slowmotion. In chiusura “Lo chiamavano trinità”.
I dialoghi, in cui primeggia la figura del dr. Shultz e il suo dialogo pungente, con la sublime interpretazione di Christoph Waltz, permettono di assaporare la trama nella sua totalità.
La trama si articola sul tema della schiavitù/liberazione/vendetta, mostrando un Texas ottocentesco crudele e spietato, che snatura l’umanità degli schiavi, riducendoli a meri pezzi di carne.
Fulcro passivo la bella Washington, che guida il protagonista alla vendetta.
Climax, colpi di scena, sparatorie e adrenalina ci sono per l’intera durata della pellicola, assorbendo completamente l’attenzione dello spettatore. Forse si poteva inserire qualche inseguimento a cavallo.
SUL CAST:
Primeggia in tutto e per tutto Christoph Waltz, era già stato grande in “Bastardi senza gloria” e qui non è stato da meno.
Jamie Foxx ha un’espressività eccezionale, perfetto nel suo ruolo.
DiCaprio si dimostra sempre un grande attore, anche se qui ha una parte ridotta, segnalerei la scena in cui smaschera i due protagonisti, fantastica.
Samuel L. Jackson sinceramente non l’avrei camuffato da vecchio, non mi è sembrato credibile, anche se esegue in modo sufficiente la sua parte.
SUL DOPPIAGGIO:
Dopo “Bastardi” torna Sergio Benassi al doppiaggio di Christoph Waltz, con un’altra performance strabiliante.
Sempre grandi anche gli altri, Pino Insegno doppia Django, Francesco Pezzulli ritorna per DiCaprio, un buon Massimo Corvo doppia Jackson.
Infine segnalerei un accennato Carlo Valli all’inizio del film.
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[+] quasi?
(di paolo salvaro)
[ - ] quasi?
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killbillvol2
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sabato 9 febbraio 2013
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django unchained
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Giunto al suo ottavo film in vent'anni, dopo aver dato prova del suo meglio nel fantastico Bastardi Senza Gloria, si cimenta per la prima volta nel genere che da sempre dichiara apertamente di adorare: il western e il suo sottogenere all'italiana, lo spaghetti-western. E lo fa in gran stile, con un budget di 100 milioni di dollari, che è riuscito facilmente a riguadagnare con l'enorme successo del film, e questi soldi sono andati a buon fine. Non è un western nel senso più stretto della parola, anche solo per il fatto che non è ambientato nel west America ma nel Sud durante la Schavitù, due anni prima della guerra civile, come ci informa fin da subito una dedascalia, dando continuamente un luogo ben precisato all'azione.
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Giunto al suo ottavo film in vent'anni, dopo aver dato prova del suo meglio nel fantastico Bastardi Senza Gloria, si cimenta per la prima volta nel genere che da sempre dichiara apertamente di adorare: il western e il suo sottogenere all'italiana, lo spaghetti-western. E lo fa in gran stile, con un budget di 100 milioni di dollari, che è riuscito facilmente a riguadagnare con l'enorme successo del film, e questi soldi sono andati a buon fine. Non è un western nel senso più stretto della parola, anche solo per il fatto che non è ambientato nel west America ma nel Sud durante la Schavitù, due anni prima della guerra civile, come ci informa fin da subito una dedascalia, dando continuamente un luogo ben precisato all'azione. Un altro elemento che lo discosta dai classici western, che di norma non avevano una locazione precisa, e anche per il fatto che il Biondo e tutti i personaggi di Clint Eastwood sono senza nome, misteriosi, molte volte senza scrupoli, il protagonista di Tarantino, invece, ha un nome, e lo mette anche in evidenza direttamente nel titolo: Django Unchained. Il titolo è ispirato al film di Sergio Corbucci Django del 1966 interpretato da Franco Nero, che qua si ritaglia un divertente cameo, e dopo il successo di quel Django ne furono fatti moltissimi altri che includevano il nome di questo eroe, anche se di fatto non c'entravano niente con il personaggio di Franco Nero. E il Django di Tarantino appartiene a questa categoria. Infatti, Jamie Foxx non è nient'altro che uno schiavo liberato da un cacciatore di taglie tedesco che se ne serve per trovare i fratelli Brittle... Finita la missione, Django vuole recuperare sua moglie, finita tra le grinfie di un sadico latifondista interpretato da Di Caprio. Unchained significa letterelmente "senza catene/s-catenato", ma più che il protagonista, e il regista e sceneggiatore ad essere scatenato, e lo fa con tutte le idee geniali che gli vengono in mente in una prima parte (più o meno un ora e un quarto di film) eccezionale, e questa prima parte è in assoluto il miglior film da Q.T. Poi entra in scena il personaggio di DiCaprio, e con lui l'azione si sposta dall'esterno all'interno, ed entrano in gioco i formidabili dialoghi che hanno reso famoso il regista, mostrando un gruppo di persone che cenano, con gli attori che cercano in ogni modo di superare se stessi, senza mai annoiare. E negli ultimi dieci minuti, nei quali il regista si "concede" un cameo che non faceva dai tempi delle Iene, tutto ritorna all'esterno, fino alla resa dei conti finale, che vale il film insieme alla geniale scena del KKK. E' diverso e simile alla precedente opera di Tarantino, con la quale forse non regge il confronto, ma rimane un film spettacolare, intrattenimento puro, che tiene incollati alla poltrona per due ore e tre quarti che passano fin troppo velocemente. Il montaggio di Fred Raskin è più che soddisfacente dopo la scomparsa della montatrice del regista Sally Menke, incluso quello sonoro, con dei brani a dir poco fantastici, che vanno dalle famose colonne sonore di dei classici Western a Jim Croce, fino alla nuova canzone di Elisa, scritta apposta da Ennio Morricone per il film. Non può essere dimenticato, che ciò sia un bene o un male è lo spettatore a deciderlo, e neanche confuso con un qualsiasi altro film. Per finire gli attori sono tutti fantastici, da Jamie Foxx a Christoph Waltz che DEVE vincere di nuovo e subito un altro Oscar, fino a Samuel L. Jackson invecchiato ma bravissimo, mentre l'unico che non soddisfa appieno è l'unica vera star del film, ovvero Di Caprio, che nononostante abbia dato una grande interpretazione, diventa troppo caricaturale e diminuisce di credibilità, e la Washington fa quello che deve fare: la donzella in pericolo, che non c'entra niente con le Bad Girls alle quali ci aveva abituato Quentin, come la Beatrix Kiddo di Kill Bill o il gruppo di Grindhaouse A Prova di Morte, ma è Broomhilda, in attesa che il suo Sigfrido la venga a salvare. E Sigfrido la salva nel modo migliore possibile e immaginabile, come solo Tarantino poteva immaginarsi.
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(di killbillvol2)
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gertrude
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sabato 4 gennaio 2014
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pros and cons
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BELLISSIMO per:
- dialoghi apparentemente fuori luogo ma allo stesso tempo quotidiani e ironici (es. dialogo incappuciati), molto "tarantinieschi" direi;
- Christoph Waltz, assolutamente fantastico e divertente dentista;
- colonna sonora ( es.
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BELLISSIMO per:
- dialoghi apparentemente fuori luogo ma allo stesso tempo quotidiani e ironici (es. dialogo incappuciati), molto "tarantinieschi" direi;
- Christoph Waltz, assolutamente fantastico e divertente dentista;
- colonna sonora ( es. pezzo rap "100 Black Coffins" );
- il riscatto dello schiavo come tematica di fondo;
- l'uso spropositato della parola "negro" (secondo me questo film vince il record)
UN PO' MENO per:
- schizzi di sangue improbabili, quando in nessuno spaghetti-western che si rispetti se ne vede neanche l'ombra;
- durata eccessiva per lo sviluppo della trama;
- Di Caprio (sempre bellissimo) nel ruolo di cattivo mi ha intrigato poco (forse colpa del doppiaggio, magari la voce originale rendeva di più)
TOTALE:
Vale proprio la pena di vederlo al cinema, in prima serata, magari il giorno in cui c'è lo sconto universitari :-) anche se il migliore film di tarantino rimane un altro.
In ogni caso il prossimo film da vedere è "Django" di Corbucci.
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marinabelinda
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mercoledì 23 gennaio 2013
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la 'd' è muta, ma il film urla
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Scrivere una recensione su Django Unchained è davvero cosa difficile.
Ho iniziato ad apprezzare i film western dopo Balla coi Lupi, e ammetto di non aver mai preso troppo in considerazione gli spaghetti western. Mi dovrò ricredere.
Django trascende i generi. Parla dello schiavismo con alta moralità (come un western contemporaneo, da Piccolo Grande Uomo in avanti) e parla di vendetta (come uno spaghetti western e nell'ottica di Tarantino), ma quello che ne esce è un prodotto assolutamente originale.
La centralità del racconto è evidentissima, scandita da passaggi scritti, da flashback e da immagini quasi subliminali.
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Scrivere una recensione su Django Unchained è davvero cosa difficile.
Ho iniziato ad apprezzare i film western dopo Balla coi Lupi, e ammetto di non aver mai preso troppo in considerazione gli spaghetti western. Mi dovrò ricredere.
Django trascende i generi. Parla dello schiavismo con alta moralità (come un western contemporaneo, da Piccolo Grande Uomo in avanti) e parla di vendetta (come uno spaghetti western e nell'ottica di Tarantino), ma quello che ne esce è un prodotto assolutamente originale.
La centralità del racconto è evidentissima, scandita da passaggi scritti, da flashback e da immagini quasi subliminali.
La colonna sonora e la grafica d'antan sono spettacolari. Il cameo di Franco Nero è quasi un passaggio di testimone.
Gli attori sono bravissimi. E se è vero che Leonardo Di Caprio disegna un perfetto villain (peccato che abbia sempre il volto da adolescente, perchè è bravissimo), Samuel L.Jackson è straordinario. Odioso e trasformista in modo mirabile.
Ma la coppia Schultz - Django è perfetta sia per gli interpreti che per i pesonaggi. L'amicizia virile, l'aiuto di Schultz a far crescere Django sono descritti compiutamente da silenzi, fiumi di parole e sguardi. E bellissimo è il paragone di Django con Sigfrido.
Il dialogo è interessante, elegante e a volte addirittura spassoso.
Purtroppo non ho potuto apprezzare le citazioni, non avendo visto (faccio ammenda) i film isipiratori. L'unico parallelismo che ho percepito (e mi auguro non sia una mia sovrapposizione) è con Il Gladiatore e con Braveheart: entrambi i protagonisti vedevano la donna amata con gli occhi dell'anima, entrambi ricercavano la libertà con tutte le loro forze.
Quello che mi ha disorientato è la netta differenza tra il primo e il secondo tempo. Nella prima parte la violenza è più intuita che espressa; nella seconda parte, quasi per compensare, scorre il sangue. E' il marchio di Tarantino. Si ama o si odia, ma non si può non apprezzare. E lo spartiacque tra le due parti è il confronto tra Candie e Schultz: il formalismo contrapposto alla moralità, magari terribile (Schultz spara senza farsi troppi problemi) ma profondamente commossa e rispettosa della dignità: non è più necessaria la pantomima, si può finalmente dimostrare tutto il disappunto per un uomo spregevole vestito a festa.
Bellissimo. Da vedere assolutamente.
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(di boyracer)
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dave san
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giovedì 24 gennaio 2013
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alive black man “storage”
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Tarantino ha dismesso da qualche tempo le vesti del cineasta che ritrae con minimalismo e stile, la marginalità urbana. Temo anzi che si arrabbierà se gli rimproverassimo di averci privato degli ex-carcerati dementi o dei pugili di basso bordo. La filmografia di Tarantino, da Kill Bill, incede in pompa magna. Ancora interpreti bravi e illustri, storie forti, intrise di uno spirito umanitario primordiale: no al razzismo, no al nazismo, no alla violenza sui più deboli. Il suo cinema è pretesa di libertà da oppressori indiscussi.
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Tarantino ha dismesso da qualche tempo le vesti del cineasta che ritrae con minimalismo e stile, la marginalità urbana. Temo anzi che si arrabbierà se gli rimproverassimo di averci privato degli ex-carcerati dementi o dei pugili di basso bordo. La filmografia di Tarantino, da Kill Bill, incede in pompa magna. Ancora interpreti bravi e illustri, storie forti, intrise di uno spirito umanitario primordiale: no al razzismo, no al nazismo, no alla violenza sui più deboli. Il suo cinema è pretesa di libertà da oppressori indiscussi. In questo Django eccelle. La storia di due vendicatori con piglio post-moderno che fanno strage di segregazionisti, innegabilmente attrae. Persino alcuni criminali, oggi, potrebbero pensarla come Django riguardo allo schiavo "liberato" (L. Jackson) e allo sprezzante padrone bianco (Di Caprio). Non si generano controversie politiche dal cinema di Quentin. Le riserve espresse da Spike Lee sulla pellicola, a mio parere, sono eccessive. Si potrebbe dibattere sulla narrazione di un’immaginaria rivincita in un periodo storico crudelmente “biancocratico”. Privo di reale rivalsa per la popolazione nera di allora. Oppure sul massiccio uso di violenza (liberatoria), in alcune scene. La pellicola tuttavia è fiction, non un documento dell’epoca. La questione non si porrebbe, salvo che non insegnassimo a scuola che Shosanna Dreyfus, avrebbe realmente giustiziato Hitler a Parigi… Tarantino é consapevole di quello che gli piace fare e lo fa. Decide così di far lievitare un classico spaghetti-western, lanciando moniti di democrazia vendicatrice. E’ indubbio che alcuni cineasti si divertano a romanzare la storia senza attenersi rigorosamente alla realtà oggettiva. Nondimeno Tarantino si riscatta e realizza il suo congegno spettacolare, immolandoci un eroe. Bene contro male in un sanguinoso epilogo, selvaggiamente giusto.
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[+] ben scritta
(di thecrow56)
[ - ] ben scritta
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renato volpone
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lunedì 28 gennaio 2013
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auf wiedersehen
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Grande ritorno di Tarantino con questo splendido film ambientato negli Stati dell'Unione prima della Guerra di secessione, film che rispetta tutti i canoni dei più grandi western dei suoi illustri predecessori. L'ironia, l'azione, qualcuno da liberare, la vendetta, il tutto accompagnato da una grande musica e una splendida fotografia. Le scene di sangue non si contano, ma non disturbano, nemmeno gli stomaci più deboli, anche perché Tarantino è bravissimo a sviluppare il senso della giustizia nonostante tutto, anche per mezzo della più atroce vendetta e ce lo dimostra. Ci mette di fronte a delle scelte, c'è lo dice, e noi dobbiamo parteggiare per il nostro eroe: o con lui o contro di lui.
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Grande ritorno di Tarantino con questo splendido film ambientato negli Stati dell'Unione prima della Guerra di secessione, film che rispetta tutti i canoni dei più grandi western dei suoi illustri predecessori. L'ironia, l'azione, qualcuno da liberare, la vendetta, il tutto accompagnato da una grande musica e una splendida fotografia. Le scene di sangue non si contano, ma non disturbano, nemmeno gli stomaci più deboli, anche perché Tarantino è bravissimo a sviluppare il senso della giustizia nonostante tutto, anche per mezzo della più atroce vendetta e ce lo dimostra. Ci mette di fronte a delle scelte, c'è lo dice, e noi dobbiamo parteggiare per il nostro eroe: o con lui o contro di lui. Per il cattivo non c'è perdono, non c'è appello, ma la giusta punizione che noi stessi invochiamo ormai privi di ogni difesa. E lo spettatore è nelle mani di DJANGO sotto la guida del maestro dr. King Schultz, in attesa della sua rivincita, della sua forza, della sua ribellione. Non importa quello che ne sarà, quello che conta è che liberi l'amata e punisca i "negrieri". Non ci si annoia neanche un momento, non se ne ha il tempo, il regista è bravissimo a calibrare la durata delle scene, e la recitazione è superlativa. Film da vedere assolutamente in lingua originale per le sfumature della recitazione e certi giochi di parole con altre lingue compreso l'italiano. Perso il povero dr. Schultz non ci resta resta che dire Auf Wiedersehen DJANGO.
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evildevin87
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sabato 12 ottobre 2013
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eccelso
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Premetto che non sono uno che ama tutti i film di Tarantino, quelli che mi sono piaciuti (e non poco) sono Pulp Fiction, Le Iene e i due Kill Bill. Questo suo omaggio al cinema western si va ad aggiungere a questa lista. Un film a cui non manca niente: una trama buona e scorrevole, personaggi pazzeschi (Dottor Schultz su tutti), dialoghi al vetriolo, belle citazioni... tutto. E una nota di merito va anche a Di Caprio nei panni del villane (Calvin J. Candie) per la prima volta nella sua carriera. Grandissima prova anche la sua, si riconferma un attore estremamente versatile e credibile. Qui poi Tarantino ha per la prima volta dato molta importanza alle ambientazioni e ai paesaggi, realizzando un'opera eccelsa anche a livello visivo.
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Premetto che non sono uno che ama tutti i film di Tarantino, quelli che mi sono piaciuti (e non poco) sono Pulp Fiction, Le Iene e i due Kill Bill. Questo suo omaggio al cinema western si va ad aggiungere a questa lista. Un film a cui non manca niente: una trama buona e scorrevole, personaggi pazzeschi (Dottor Schultz su tutti), dialoghi al vetriolo, belle citazioni... tutto. E una nota di merito va anche a Di Caprio nei panni del villane (Calvin J. Candie) per la prima volta nella sua carriera. Grandissima prova anche la sua, si riconferma un attore estremamente versatile e credibile. Qui poi Tarantino ha per la prima volta dato molta importanza alle ambientazioni e ai paesaggi, realizzando un'opera eccelsa anche a livello visivo. Insomma, un film riuscito al 100%, che non fa pesare per niente le sue 2 ore e mezzo di durata. Forse sono di parte io, può darsi, ma in questo film non trovo un difetto che sia uno. Semplicemente perfetto. Grande papà Quentin, me tapino che ero pure scettico.
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handracker
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venerdì 18 gennaio 2013
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django fa esplodere tarantino
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Django la D è muta, e non solo la D rimane muta, ma resta in silenzio anche il pubblico di fronte a un capolavoro dove ogni singolo frame è impregnato dall'impronta indelebile Tarantiniana; e grazie a ennio morricone, uno dei pochi ponti che ci collega ancora al mondo del cinema americano, il maestro Quentin riesce a miscelare perfettamente musica e filmato riuscendo ad inserire come protagonista un nero in un western dove prima come attore principale di Nero c'era solamente Franco. E se a Tarantino non gli basta piu di morire in una misera macchina, questa volta per uscire di scena pensa in grande, facendosi scoppiare come un film del genere dovrebbe fare ai botteghini. E se qualuno si sta chiedendo se Django superi quel capolavoro che è pulp fiction anzichè metterli a confronto si potrebbero accostare; nella sceneggiatura di pulp fiction prevale la parola "fuck" mentre in quella di Django prevale la parola "negro", come se il maestro avesse voluto omaggiare la pellicola del 1994 creando anche nel suo nuovo film una sorta di parola distintiva, quasi una ripetizione.
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Django la D è muta, e non solo la D rimane muta, ma resta in silenzio anche il pubblico di fronte a un capolavoro dove ogni singolo frame è impregnato dall'impronta indelebile Tarantiniana; e grazie a ennio morricone, uno dei pochi ponti che ci collega ancora al mondo del cinema americano, il maestro Quentin riesce a miscelare perfettamente musica e filmato riuscendo ad inserire come protagonista un nero in un western dove prima come attore principale di Nero c'era solamente Franco. E se a Tarantino non gli basta piu di morire in una misera macchina, questa volta per uscire di scena pensa in grande, facendosi scoppiare come un film del genere dovrebbe fare ai botteghini. E se qualuno si sta chiedendo se Django superi quel capolavoro che è pulp fiction anzichè metterli a confronto si potrebbero accostare; nella sceneggiatura di pulp fiction prevale la parola "fuck" mentre in quella di Django prevale la parola "negro", come se il maestro avesse voluto omaggiare la pellicola del 1994 creando anche nel suo nuovo film una sorta di parola distintiva, quasi una ripetizione. E se Tarantino rispettasse le parole dette nel novembre del 2012 ahimè qui siamo di fronte al suo decimo ed ultimo film, e se uscisse davvero di scena con uno spaghetti western pulp sarebbe un uscita degna di quel genio di Quentin.
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