xprince
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lunedì 18 febbraio 2013
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tarantiniano a metà
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Bisogna chiarire fin da subito una cosa: Tarantino è un grande regista e questo non si discute, ma è anche uno di quei registi che devono piacere! Per quanto mi riguarda apprezzo molto il suo cinema, sempre teso tra il realismo più assoluto e un'esasperazione della violenza tale da renderla poco credibile.
Django Unchained è diviso in due parti ben distinte: la prima che va dall'inizio fino alla morte di Monsieur Candie, la secondo che comprende ciò che resta del film. La prima parte è un mix di intrighi e sotterfugi, uccisioni e complotti. La trama è studiata fin nei minimi dettagli e i personaggi tessono una ragnatela intricata che lascia lo spettatore con il fiato sospeso.
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Bisogna chiarire fin da subito una cosa: Tarantino è un grande regista e questo non si discute, ma è anche uno di quei registi che devono piacere! Per quanto mi riguarda apprezzo molto il suo cinema, sempre teso tra il realismo più assoluto e un'esasperazione della violenza tale da renderla poco credibile.
Django Unchained è diviso in due parti ben distinte: la prima che va dall'inizio fino alla morte di Monsieur Candie, la secondo che comprende ciò che resta del film. La prima parte è un mix di intrighi e sotterfugi, uccisioni e complotti. La trama è studiata fin nei minimi dettagli e i personaggi tessono una ragnatela intricata che lascia lo spettatore con il fiato sospeso. Del resto Tarantino non è nuovo a questo genere di "puzzle cinematografici", basti vedere Jackie Brown oppure, senza andare troppo lontano, Bastardi senza gloria. Inoltre l'interpretazione dei quattro "big" del cast, tra cui spicca su tutti quella di Christoph Waltz, impreziosisce ancor di più una pellicola fin qui praticamente perfetta.
Purtroppo le cose cambiano nell'ultima parte di film quando, ucciso il sovrano di Candyland, la trama di fatto si conclude, lasciando spazio ad un puro esercizio di stile tarantiniano. Il regista originario di Knoxville decide a questo punto di concludere la storia con un bel finale in pieno stile spaghetti wester, con il protagonista che si prende una vendetta altamente spettacolare sui suoi nemici. Io non critico la scelta in sè, ma quando un film viene tirato troppo per le lunghe anche quando non ha più niente da dire le cose cominciano a non funzionare più. In definitiva, un finale blando e noioso, che non può nascondersi dietro alle molteplici citazioni dei grandi classici del genere inseriti da Tarantino, rovina parzialmente un film che altrimenti avrebbe sfiorato il sublime.
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[+] preciso
(di blade)
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alessandro rega
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lunedì 1 aprile 2013
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quentin: ancora strepitoso
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Andai al cinema a vedere Django Unchained aspettandomi molto ed ero anche abbastanza emozionato: alla fine del film ne sono rimasto molto molto soddisfatto, soddisfatto ma anche consapevole che dare un parere al film dopo averlo visto (o addirittura scrivere una recensione) sarebbe stato azzardato e forse non avrei saputo essere abbastanza critico. Ho fatto passare abbastanza tempo (da allora ho anche scaricato il film e l'ho rivisto più volte oltre alle due volte al cinema), adesso ho scelto di parlarne. Il film a parer mio è stupendo ! Un altro capolavoro di Tarantino e addirittura migliore rispetto ad altri che ha fatto anni fa e forse per certi versi anche il migliore di tutti.
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Andai al cinema a vedere Django Unchained aspettandomi molto ed ero anche abbastanza emozionato: alla fine del film ne sono rimasto molto molto soddisfatto, soddisfatto ma anche consapevole che dare un parere al film dopo averlo visto (o addirittura scrivere una recensione) sarebbe stato azzardato e forse non avrei saputo essere abbastanza critico. Ho fatto passare abbastanza tempo (da allora ho anche scaricato il film e l'ho rivisto più volte oltre alle due volte al cinema), adesso ho scelto di parlarne. Il film a parer mio è stupendo ! Un altro capolavoro di Tarantino e addirittura migliore rispetto ad altri che ha fatto anni fa e forse per certi versi anche il migliore di tutti. Il film emoziona dall'inizio alla fine...ogni singola scena è fatta benissimo e i personaggi sono strepitosi (su tutti forse ancora il grande Waltz che stavolta interpreta un cacciatore di taglie che è il dr.Schultz).
Io penso a tre tipologie di pubblico che hanno visto Django Unchianed: gli appassionati di film western che sono andati perché volevano vedere un western all'italiana di questi tempi come venisse sviluppato e io penso che questi spettatori siano rimasti soddisfatti. Poi un'altra tipologia di pubblico sono i fan di Tarantino e sono andati a vedere Django Unchained perché era un film che il maestro aveva sempre voluto realizzare e probabilmente erano ansiosi di vedere come era il film (anche questi sono rimasti soddisfatti).La terza categoria di pubblico è probabilmente la più vasta ed è rappresentata dai soliti spettatori che vanno solo perché vogliono vedere un film per perdere tempo (a parer mio è una cosa tristissima ma ahimè in Italia è un fenomeno diffusissimo), comunque anche questi la maggior parte sono rimasti entusiasti a parte i soliti criticoni che, o non capiscono niente di cinema oppure criticano ma in realtà sotto sotto piace anche a loro e criticano come pregiudizio nascondendosi senza rendersene conto dietro loro stessi. Django Unchained è un film che appassiona e come elemento che forse non a tutti può piacere è il sangue (io amo il sangue e le morti nei film se usati come elemento estetico e di spettacolo), per il resto il film è assolutamente per tutti...gli attori sono straordinari e la storia è molto piacevole ma soprattutto il montaggio delle scene e come è raccontata la storia sono le cose più belle di questo film. Oltre ovviamente ad uno strepitoso artista che è Ennio Morricone che fa sempre bellissime opere artistiche !Django Unchianed è un'opera unica fondamentalmente per due motivi: è un film western ma più Tarantiniano ed è un film Tarantiniano ma più western.Quando vengono mischiate più opere si crea un mix cult che ti prende e ti porta a vivere il film molto intensamente ed è quello che è avvenuto in Django Unchained di Tarantino. Quentin è stato strepitoso ancora una volta ed ha saputo misurarsi con una cosa simile a ciò che ha sempre fatto durante la sua carriera ma ha anche arricchito la cosa cambiando alcuni aspetti e secondo me ha anche generato ancora un altro modo di fare film,quindi spero che faccia un altro film western in futuro.
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paolo pruna
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martedì 7 maggio 2013
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django, la d è muta
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Django Unchained è la più grande polluzione tarantiniana sullo spaghetti western. Estimatore di Sergio Leone, Tarantino non ha mai fatto mistero di come l'ambientazione da vecchio west abbia influenzato i suoi film, fino ad ora contestualizzati in ambienti metropolitani ben lontani da rotolacampi e polverosi Saloon. Lo dico subito, é un film stupendo, coinvolgente e senza tempi morti. Pur non essendo io un amante dei film western, Tarantino è riuscito ad indorare la pillola e a farmela ingoiare senza troppi complimenti.
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Django Unchained è la più grande polluzione tarantiniana sullo spaghetti western. Estimatore di Sergio Leone, Tarantino non ha mai fatto mistero di come l'ambientazione da vecchio west abbia influenzato i suoi film, fino ad ora contestualizzati in ambienti metropolitani ben lontani da rotolacampi e polverosi Saloon. Lo dico subito, é un film stupendo, coinvolgente e senza tempi morti. Pur non essendo io un amante dei film western, Tarantino è riuscito ad indorare la pillola e a farmela ingoiare senza troppi complimenti. Per tutta la durata della pellicola regna una imprevedibilità riguardo agli eventi da cui il film trae beneficio, divenendo originale e ricco di colpi di scena. Le scene cruente sono assolutamente godibili e spesso la loro esagerazione fa il verso al cinema exploitation, divenendo quasi comiche nel loro essere palesemente inverosimili. Regna in tutto il film la questione dello schiavismo, riletta in chiave cruda e forse molto più reale di altri film romanzati. Se mi fossi messo a contare tutte le volte che è stata detta la parola "negro" credo che il numero totale sarebbe molto elevato, con declinazioni più o meno fantasiose. Dovendo spendere due parole sugli attori direi ottimo Di Caprio, buono Fox, superbo Waltz. Quando Christopher Waltz è sulla scena una nube grigia cala sulla recitazione di tutti gli altri attori, tanta è la bravura con il quale impersonifica il dentista Schultz. Non mi stancherei mai di sentirlo recitare, per la sua buffa proprietà di linguaggio. Purtroppo anche Tarantino recita nel film, e forse era meglio se avesse lasciato l'onere a qualcun'altro tanto è mal collocata la sua prova recitativa (fortunatamente dura poco). Insomma un film davvero riuscito, inferiore a Kill Bill ma decisamente superiore a tutti gli altri film del regista, compresi Pulp Fiction e i Bastardi. Successo più che meritato. Auguri Quentin!
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rescart
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martedì 2 luglio 2013
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incatenato vs. scatenato
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Dopo aver celebrato l’esaltazione della violenza senza regole in tempi di guerra quali erano quelli di Inglourios Basterds, Tarantino celebra l’esaltazione della violenza politically correct in tempi di pace, quali sono, ancora per poco, quelli in cui si svolge Django Unchained. Non altrettanto si può dire del quasi omonimo film di Curbucci degli anni ’60 da cui Tarantino trae ispirazione. Il West visto con gli occhi di Corbucci è totalmente privo di regole anche se non siamo in tempi di guerra. E l’unico vero peccato del suo Django è quello di pretendere dagli altri il rispetto delle regole mentre lui, come d’altronde il regista italiano, le ignora totalmente.
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Dopo aver celebrato l’esaltazione della violenza senza regole in tempi di guerra quali erano quelli di Inglourios Basterds, Tarantino celebra l’esaltazione della violenza politically correct in tempi di pace, quali sono, ancora per poco, quelli in cui si svolge Django Unchained. Non altrettanto si può dire del quasi omonimo film di Curbucci degli anni ’60 da cui Tarantino trae ispirazione. Il West visto con gli occhi di Corbucci è totalmente privo di regole anche se non siamo in tempi di guerra. E l’unico vero peccato del suo Django è quello di pretendere dagli altri il rispetto delle regole mentre lui, come d’altronde il regista italiano, le ignora totalmente. Non ci sono né ricercati né taglie “dead or alive” da incassare, non ci sono principi da difendere né sensi di colpa nello spaghetti western, conta solo la spietata legge del più forte, del più armato, del più spietato e del più furbo. Django per Corbucci fa solo credere di essere ancora legato alla moglie defunta, mentre nella bara ha l’unico strumento in grado trasformare la sua superiorità mentale in superiorità materiale: una micidiale mitragliatrice. Per Corbucci questa totale mancanza di regole si trasforma però in un’amara lezione che porterà alla fine Django a portare a termine quel compito, che, per il desiderio di arricchirsi, aveva rinviato: giustiziare il sadico maggiore razzista. Invece il Django di Tarantino è un messia nero, che prende progressivamente coscienza della sua missione grazie al percorso spirituale che un cacciatore di taglie bianco decide di fargli fare. Prima dello scoppio della guerra civile gli Stati Uniti d’America sono ben consapevoli della loro natura giuridica di ex colonia alla ricerca di un loro originale stato di diritto, che la vecchia Europa fatica a concepire non rientrando nei suoi schemi tradizionali di Civil Law. Lo stato di diritto negli Usa è più simile alla Common Law britannica in cui un giudice può fare legge con una sentenza, ovvero uno sceriffo decretare la morte di un ricercato con una taglia sul suo capo. L’esistenza di regole che non ci appartengono non significa assenza di regole, come invece apparentemente fa intendere Corbucci nel suo Django.
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no_data
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venerdì 20 settembre 2013
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un film che e' soprattutto grande spettacolo.
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Ogni volta che esce un film di un regista celebrato come Q. Tarantino volano i giudizi piu' disparati: prevale soprattutto l'esaltazione cinefilica, il film sarebbe l'essenza del Cinema, il suo creatore uno dei massimi demiurghi di Hollywood. Ebbene, di fronte a "Django unchained" dobbiamo una volta di piu' affermare la forte personalita' del regista, che pur partendo dal "revival" del cinema alla S. Leone, lo "spaghetti western" per intenderci, riesce ad uscire dal puro prodotto di genere per riunire stimoli ed influssi che sembravano sepolti. Intanto il "plot" si basa su una "story" semplice ed efficace: e' il viaggio di Django, schiavo nero liberato, e del dr.
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Ogni volta che esce un film di un regista celebrato come Q. Tarantino volano i giudizi piu' disparati: prevale soprattutto l'esaltazione cinefilica, il film sarebbe l'essenza del Cinema, il suo creatore uno dei massimi demiurghi di Hollywood. Ebbene, di fronte a "Django unchained" dobbiamo una volta di piu' affermare la forte personalita' del regista, che pur partendo dal "revival" del cinema alla S. Leone, lo "spaghetti western" per intenderci, riesce ad uscire dal puro prodotto di genere per riunire stimoli ed influssi che sembravano sepolti. Intanto il "plot" si basa su una "story" semplice ed efficace: e' il viaggio di Django, schiavo nero liberato, e del dr. Schultz, la cui nuova occupazione risulta quella del "cacciatore di taglie". I virtuosismi tecnici della fotografia tolgono peso alla vicenda, e trasportano i personaggi su un piano quasi surreale. Nella seconda parte il film si basa sulla "love story" tra Django e la schiava negra che aveva per partner, l'ambientazione e' la casa di campagna - frontoni di villa sudista che rammentano il Palladio - del negriero dove la donna viene venduta, in robuste sequenze che rammentano l'Altman di GOSFORD PARK. Altra influenza di cui Tarantino risente e' lo Spielberg del film dedicato all'affrancamento della gente di colore, IL COLORE VIOLA. Nelle scene di scatenate sparatorie, come scrive G. King in "La nuova Hollywood", si riscontra "il tratto distintivo di Rodriguez", con cui Tarantino spesse volte collabora. Reminiscenze e contaminazioni che il regista, coadiuvato da efficacissimi attori - memorabile il negriero sadico in cui L. Di Caprio puo' quasi risalire al suo protagonista di GANGS OF NEW YORK di Scorsese - riesce comunque a fondere in uno spettacolo rutilante e di grossa pregnanza visiva.
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stefano bruzzone
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martedì 24 settembre 2013
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perfetto
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la critica ha sottolineato che Django manca di sperimentazione come in passato Tarantino ha sempre fatto nei suoi films. io invece trovo che questo sia la consacrazione di una maturità cinematografica di Tarantino che pur mantenendo il suo stile fatto di dialoghi infiniti e cervelli spappolati sui muri, questa volta scava in profondità affrontando argomenti storici e drammatici con una sottile ironia quasi a sdrammatizzare la tragedia che sta narrando. divertente, violento, commovente Django è a mio avviso il miglior film di Tarantino il quale, come sempre, spreme e "tortura" i suoi attori ai massimi tirando fuori dal cilindro un Waltz da oscar e divertentissimo, un Di Caprio assolutamente stre-pi-to-so e il solito Jackson sempre all'altezza qualunque parte gli venga data e qualche chicca come una comparsata di Franco Nero e una parte a Don Johnson.
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la critica ha sottolineato che Django manca di sperimentazione come in passato Tarantino ha sempre fatto nei suoi films. io invece trovo che questo sia la consacrazione di una maturità cinematografica di Tarantino che pur mantenendo il suo stile fatto di dialoghi infiniti e cervelli spappolati sui muri, questa volta scava in profondità affrontando argomenti storici e drammatici con una sottile ironia quasi a sdrammatizzare la tragedia che sta narrando. divertente, violento, commovente Django è a mio avviso il miglior film di Tarantino il quale, come sempre, spreme e "tortura" i suoi attori ai massimi tirando fuori dal cilindro un Waltz da oscar e divertentissimo, un Di Caprio assolutamente stre-pi-to-so e il solito Jackson sempre all'altezza qualunque parte gli venga data e qualche chicca come una comparsata di Franco Nero e una parte a Don Johnson. forse il meno convincente è proprio Django, ovvero J.Foxx ma il film è talmente perfetto in tutto che la cosa passa in secondo piano. come al solito regia strepitosa e musiche scelte e composte (c'e' lo zampino del grande Morricone e la voce strepitosa di Elisa) su misura. mettetevi comodi perchè per 184 minuti, praticamente 2 films al prezzo di uno, non riuscirete a parlare con nessuno.
Voto: 9
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danirox85
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sabato 1 febbraio 2014
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l'apice di tarantino, waltz e di caprio
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Eccezionale. Uno di quei film che al momento dei titoli di coda ti riempiono di tristezza perchè ne vuoi ancora. Vuoi ancora qualcuno di quei dialoghi tarantinieschi che ti fanno appassionare, immedesimare, sorridere, che ti portano sulla scena. Prestazioni sfavillanti di Christoph Waltz che supera quella la prestazione che credevo insuperabile in Unglorious Bastards (in alcuni momenti avevo quasi l'impressione che i due personaggi fossero imparentati, come se un ruolo fosse la prosecuzione dell'altro), di un irriconoscibile Samuel L Jackson che trasforma un personaggio secondario in catalizzatore dell'attenzione quando è in scena, e, ovviamente, di un Di Caprio meritevole, a mio parere, di un Oscar per le emozioni che trasmette in ogni suo gesto, parola o situazione; seppur compare tardi è il protagonista assoluto del film, in condivisione con l'affascinante dentista.
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Eccezionale. Uno di quei film che al momento dei titoli di coda ti riempiono di tristezza perchè ne vuoi ancora. Vuoi ancora qualcuno di quei dialoghi tarantinieschi che ti fanno appassionare, immedesimare, sorridere, che ti portano sulla scena. Prestazioni sfavillanti di Christoph Waltz che supera quella la prestazione che credevo insuperabile in Unglorious Bastards (in alcuni momenti avevo quasi l'impressione che i due personaggi fossero imparentati, come se un ruolo fosse la prosecuzione dell'altro), di un irriconoscibile Samuel L Jackson che trasforma un personaggio secondario in catalizzatore dell'attenzione quando è in scena, e, ovviamente, di un Di Caprio meritevole, a mio parere, di un Oscar per le emozioni che trasmette in ogni suo gesto, parola o situazione; seppur compare tardi è il protagonista assoluto del film, in condivisione con l'affascinante dentista. Il meglio di Tarantino, un sunto delle sue peculiarità migliori in un film che, oltretutto, analizza un tema complesso come la schiavitù. Da vedere e rivedere. E non mi sono mai piaciuti i western
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kondor17
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lunedì 27 luglio 2015
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strampalato e irriverente
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Altra prova d'autore di Tarantino che a ritmo di blues e catene ci presenta uno schiavo eroe come non si era mai visto. Film sorprendente, divertente e ironico, un tributo generoso agli spaghetti western di Leone, di Corbucci, ma con vari richiami a simbolismi e generi diversi. La fotografia, le luci, i dialoghi, la musica... tutto perfetto. E Django, il negro a cavallo, a farla da padrone. Secondo strameritato oscar a Walzl, nelle spoglie di un surreale dentista-cacciatore di taglie dallintelletto sopraffino e la lingua ancor di più che se ne va in giro di paese in paese con un carrozzone. E che dire di Samuel Lee Jackson nei panni del l'indimenticabile maggiordomo Stephen? Se non fosse per un di caprio sotto tono e un tantino esagerato e per qualche pausa di troppo, l'avrei quotato il massimo, come quell'altro road-movie western/non western (fratello dove sei, dei Cohen) che mi è venuto in mente sin dalla prima scena.
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Altra prova d'autore di Tarantino che a ritmo di blues e catene ci presenta uno schiavo eroe come non si era mai visto. Film sorprendente, divertente e ironico, un tributo generoso agli spaghetti western di Leone, di Corbucci, ma con vari richiami a simbolismi e generi diversi. La fotografia, le luci, i dialoghi, la musica... tutto perfetto. E Django, il negro a cavallo, a farla da padrone. Secondo strameritato oscar a Walzl, nelle spoglie di un surreale dentista-cacciatore di taglie dallintelletto sopraffino e la lingua ancor di più che se ne va in giro di paese in paese con un carrozzone. E che dire di Samuel Lee Jackson nei panni del l'indimenticabile maggiordomo Stephen? Se non fosse per un di caprio sotto tono e un tantino esagerato e per qualche pausa di troppo, l'avrei quotato il massimo, come quell'altro road-movie western/non western (fratello dove sei, dei Cohen) che mi è venuto in mente sin dalla prima scena. I capolavori si assomigliano. Voto 9
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carloalberto
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mercoledì 9 settembre 2020
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tarantino catartico
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Tardivamente, superati gli obbligati riferimenti cinefili e le dotte comparazioni con la filmografia dello stesso autore, non si può, rivedendo, a distanza di tempo, questo, conclamato dalle critiche e dalle folle, capolavoro, notare il senso di vuoto assoluto e l’appagamento totale che procura il film. Si è ottenuta la vendetta, questa volta sul perfido schiavista, ma è soltanto un’occasione, il pretesto per sfondare crani senza andare in galera e sentirsi giudici divini che ristorano senza appello le frustrazioni accumulate in ogni vita per le ingiustizie subite. La violenza, così contenuta in cinti legali e civili, ha la sua più efferata e cruda espressione esplosiva, e non a caso nella scena finale l’eroe usa la dinamite, con la carne ed il sangue che schizza via e che come ai primordi è unica incontrovertibile conferma della morte dell’odiato nemico, l’oppressore, il tiranno, il malefico presente nel passato di ognuno.
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Tardivamente, superati gli obbligati riferimenti cinefili e le dotte comparazioni con la filmografia dello stesso autore, non si può, rivedendo, a distanza di tempo, questo, conclamato dalle critiche e dalle folle, capolavoro, notare il senso di vuoto assoluto e l’appagamento totale che procura il film. Si è ottenuta la vendetta, questa volta sul perfido schiavista, ma è soltanto un’occasione, il pretesto per sfondare crani senza andare in galera e sentirsi giudici divini che ristorano senza appello le frustrazioni accumulate in ogni vita per le ingiustizie subite. La violenza, così contenuta in cinti legali e civili, ha la sua più efferata e cruda espressione esplosiva, e non a caso nella scena finale l’eroe usa la dinamite, con la carne ed il sangue che schizza via e che come ai primordi è unica incontrovertibile conferma della morte dell’odiato nemico, l’oppressore, il tiranno, il malefico presente nel passato di ognuno. Ora si può tornare placati tra le scartoffie o alle catene d’un lavoro qualsiasi, ai sorrisi fasulli ai buongiorno, prego, scusi, ma le pare. Se non fosse per il sarcasmo e l’autoironia, si potrebbe pensare che Tarantino si prenda sul serio. Fare cinema come fruirne, in questo caso, assolve a una funzione catartica. Si risparmia qualche seduta dallo psicoterapeuta e soprattutto sul set i morti si rialzano.
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ennio
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mercoledì 11 novembre 2020
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e'' comunque pur sempre un tarantino
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Visto ieri sera in TV, era l'unica opera cinematografica di Tarantino che mi mancava. "Django unchained" in effetti non è la sua opera migliore, ma tre quarti del film sono ampiamente godibili, e riconoscibilissima è l'impronta del maestro. Però il film andava chiuso con la vicenda della compravendita in casa Candie. Ciò che segue è un finale di oltre mezz'ora che appesantisce tutto il film, ed è solo un pretesto per un spara-ammazza-tutti esagerato, che non raggiunge la plastica bellezza degli 88 folli di "Kill Bill" ma ricorda più film-fumetto come "John Wick".
Curiosa la somiglianza nell'ambientazione scenica e cronologica, ma anche nei dialoghi e nei ritmi, col successivo "The hateful eight", che a mio avviso è superiore a Django.
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Visto ieri sera in TV, era l'unica opera cinematografica di Tarantino che mi mancava. "Django unchained" in effetti non è la sua opera migliore, ma tre quarti del film sono ampiamente godibili, e riconoscibilissima è l'impronta del maestro. Però il film andava chiuso con la vicenda della compravendita in casa Candie. Ciò che segue è un finale di oltre mezz'ora che appesantisce tutto il film, ed è solo un pretesto per un spara-ammazza-tutti esagerato, che non raggiunge la plastica bellezza degli 88 folli di "Kill Bill" ma ricorda più film-fumetto come "John Wick".
Curiosa la somiglianza nell'ambientazione scenica e cronologica, ma anche nei dialoghi e nei ritmi, col successivo "The hateful eight", che a mio avviso è superiore a Django.
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