eden artemisio
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lunedì 20 gennaio 2020
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saper donare la morte
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Onore a Clint che ha cambiato pelle. Non è più il cinico pistolero che uccide senza espressione ed emozione. Clint ha seguito la stessa parabola ascendente del regista dei suoi western. Come Sergio Leone che si definiva artigiano del cinema, ma finiva poi per approdare al sogno autoriale di “once upon a time in America”, così la star più nota del Western all’italiana è diventato un regista che regala emozioni intense e indimenticabili. In Million dollar baby la grammatica filmica è declinata perfettamente nella sceneggiatura e nella regia. Superba è la recitazione dello stesso Clint, della protagonista femminile Hilary Swank e del grande, immenso, Morgan Freeeman.
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Onore a Clint che ha cambiato pelle. Non è più il cinico pistolero che uccide senza espressione ed emozione. Clint ha seguito la stessa parabola ascendente del regista dei suoi western. Come Sergio Leone che si definiva artigiano del cinema, ma finiva poi per approdare al sogno autoriale di “once upon a time in America”, così la star più nota del Western all’italiana è diventato un regista che regala emozioni intense e indimenticabili. In Million dollar baby la grammatica filmica è declinata perfettamente nella sceneggiatura e nella regia. Superba è la recitazione dello stesso Clint, della protagonista femminile Hilary Swank e del grande, immenso, Morgan Freeeman. Morgan Freeman… non riesco a ricordare un film dove il suo contributo non sia stato determinante, Il suo volto ed i suoi movimenti hanno così tanta forza che anche lo spettatore più distratto non può fare a meno di rimanerne colpito. Senza diminuire il merito della regia e della recitazione, non va neppure sottaciuto che la storia raccontata in Million dollar baby ha in sé stessa un potere di convinzione raro a trovarsi. Ogni ruolo è ben definito: quello di Maggie che ha perso il padre quando era troppo giovane e ne sente ancora la mancanza; quello di Frankie che rimugina il suo fallimento come padre per quella sua figlia che non risponde mai alle sue lettere. Anche il rapporto di amicizia tra Frankie (Eastwood) e Eddie (Freeman) ha una solidità che viene da lontano: antiche storie di ring, antichi codici, ma ancora scolpiti nel cuore degli uomini veri. E poi il climax della storia, quella scelta, la scelta che può fare solo Dio, quella di donare la morte. Ma se la creatura che è cresciuta sentendosi niente, proprio quella che invece avrebbe meritato tutto, riceve infine per premio un dolore immenso ed insopportabile, non si può rimanere a guardare e sentirsi scusati perché quella scelta spetta soltanto Dio. Anche un uomo può farla a volte, di sicuro un uomo che ha cuore, ma che ne controlla con padronanza i battiti; un uomo duro, ma con un codice antico impresso nell’anima. Il vecchio pistolero torna di nuova ad uccidere. Questa volta, però, ci fa piangere dalla commozione. 30 cum laude per Clint.
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toty bottalla
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mercoledì 16 febbraio 2011
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il valore forte dei sentimenti!
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E' difficile per chi scrive dilettando come noi, esprimere qualcosa di originale che in qualche modo non sia già stato detta, la verità, è che questo è uno dei film più belli della storia del cinema, e come vedete non dico niente di originale, però c'è da chiedersi perchè lo è; vediamo un po' : la storia è bella, vero, ma non ha un lieto fine, il film parla di solitudine, emarginazione e povertà trattate con grande dignità sostenute dall'amore che il grande EASTWOOD lascia ardere sotto la cenere per poi esplodere nel finale commuovendoci tutti. L'estrema bravura di FREEMAN, la SWANK e dello stesso CLINT fanno il resto, ed ecco qui uno dei film più belli che abbia mai visto.
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lady libro
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domenica 20 febbraio 2011
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il capolavoro di clint eastwood
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Questo è per eccellenza il film di Clint Eastwood, un autentico e indimenticabile capolavoro.
La storia è coinvolgente, commovente e toccante: Hilary Swank è senza dubbio la più brava in questo film, interpretando il ruolo di Maggie Fitzgerald in modo eccellente e perfetto, ben descrivendo il suo perpetuo coraggio e la sua determinazione nel scegliere la sua strada del futuro, sia nella vita che nella morte, e nonostante sia stata moralmente abbandonata dalla sua famiglia naturale riesce a trovarne un'altra in Frankie Dunn (Clint Eastwood) il quale a sua volta troverà in Maggie la figlia che se ne è andata via.
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Questo è per eccellenza il film di Clint Eastwood, un autentico e indimenticabile capolavoro.
La storia è coinvolgente, commovente e toccante: Hilary Swank è senza dubbio la più brava in questo film, interpretando il ruolo di Maggie Fitzgerald in modo eccellente e perfetto, ben descrivendo il suo perpetuo coraggio e la sua determinazione nel scegliere la sua strada del futuro, sia nella vita che nella morte, e nonostante sia stata moralmente abbandonata dalla sua famiglia naturale riesce a trovarne un'altra in Frankie Dunn (Clint Eastwood) il quale a sua volta troverà in Maggie la figlia che se ne è andata via. E' forse il passato simile di Maggie e Frankie che rafforza il loro legame d'affetto o forse la strada verso il mondo della boxe che percorrono insieme aiutandosi e sostenendosi a vicenda che regala un'altra grande dolcezza in questo meraviglioso film.
Morgan Freeman riesce a rendere il suo ruolo secondario assai perfetto ed evidente (quasi fosse lui stesso uno fra i ruoli principali nella pellicola), dimostrando in questo modo che anche gli attori non protagonisti contribuiscono enormemente a rendere un film grande e unico.
Anche Clint è bravissimo nel ruolo dell' allenatore duro ma dal buon cuore.
E'inutile dirlo: questo film ha fatto storia e verrà ricordato per sempre dal pubblico per la sua bellezza e per i suoi commoventi contenuti.
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andyflash77
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giovedì 9 agosto 2012
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la classe di clint nella boxe di hylary
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Nel corso di una vita passata sul ring, Frankie Dunn (Clint Eastwood) è stato allenatore e manager di alcuni pugili straordinari. La cosa più importante che insegna ai suoi pugili è la stessa che governa la sua vita: prima di tutto, proteggere se stessi. In seguito alla dolorosa rottura con sua figlia, Frankie ha sempre evitato di affezionarsi troppo a qualcuno. Il suo unico amico è Scrap (Morgan Freeman), un ex-pugile che manda avanti la palestra e sa che sotto quella scorza ruvida c'è un uomo che va a Messa quasi tutti i giorni da 23 anni, cercando un perdono che in qualche modo continua a sfuggirgli. Finché Maggie Fitzgerald (Hilary Swank) non entra nella sua palestra.
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Nel corso di una vita passata sul ring, Frankie Dunn (Clint Eastwood) è stato allenatore e manager di alcuni pugili straordinari. La cosa più importante che insegna ai suoi pugili è la stessa che governa la sua vita: prima di tutto, proteggere se stessi. In seguito alla dolorosa rottura con sua figlia, Frankie ha sempre evitato di affezionarsi troppo a qualcuno. Il suo unico amico è Scrap (Morgan Freeman), un ex-pugile che manda avanti la palestra e sa che sotto quella scorza ruvida c'è un uomo che va a Messa quasi tutti i giorni da 23 anni, cercando un perdono che in qualche modo continua a sfuggirgli. Finché Maggie Fitzgerald (Hilary Swank) non entra nella sua palestra. Maggie non ha mai avuto molto dalla vita, ma ha una cosa che pochi hanno: sa quello che vuole, ed è pronta a fare di tutto pur di ottenerlo. Tra mille difficoltà è sempre andata avanti con la forza del suo talento, della sua incrollabile determinazione e della sua straordinaria forza di volontà. Ma quello che più desidera è trovare qualcuno che creda in lei. L'ultima cosa di cui Frankie ha bisogno è quel tipo di responsabilità - e soprattutto i rischi che comporta. Lo dice a Maggie, e a brutto muso: è troppo vecchio per allenare, e comunque non allena ragazze. Ma chi non ha scelta non si arrende di fronte a un "No": Maggie non vuole o non può rinunciare, e si sfinisce tutti i giorni in palestra, incoraggiata solo da Scrap.
Alla fine, conquistato dalla sua grande determinazione, Frankie accetterà di allenarla. Incoraggiandosi o esasperandosi a vicenda, in un'altalena di alti e bassi, i due finiranno per scoprire un'affinità che trascende il dolore e le perdite del passato, e troveranno l'uno nell'altro il senso della famiglia che avevano perso. Quello che non sanno è che li aspetta una battaglia che esigerà da entrambi più coraggio di quanto ne abbiano mai avuto...Dalla coralità di "Mystic River" a pochi personaggi immediatamente individuabili. C’è un allenatore di boxe esperto di strategie e di ferite, vecchio disilluso; c’è una donna di trentun anni che vuole uscire dall’anonimato, diventando una professionista in questo sport spesso vietato al genere femminile; c’è un ex-pugile, amico da una vita del manager, che svolge il ruolo di tuttofare nella palestra di proprietà del suddetto.
Maggie (Hilary Swank) cerca il riscatto alla sua squallida esistenza di sottoproletaria e vuole essere allenata da Frankie (Clint Eastwood), reticente e diffidente perché lei non è giovanissima e perchè lui non allena donne. Sarà Scrap (Morgan Freeman), che sa come parlare con il ruvido amico, a fargli superare resistenze e pregiudizi, insieme alla caparbia e dignitosa ostinazione della donna. Nasce così tra la ragazza e l’allenatore una relazione mista di amore paternale e profonda amicizia, un rapporto intessuto anche di rimpianti, di ciò che poteva essere, di un’ultima difficilissima scelta. Frankie, che si porta dietro il dolore di una figlia la quale lo ha rifiutato, non ha avuto i risultati cui aspirava nel difficile mondo della boxe, ma è innamorato del suo mestiere e mette in gioco tutta la propria esperienza quando capisce la determinazione terribile di Maggie di cogliere l’occasione che le si offre. Lei spera d’altronde che il successo l’aiuti a farsi finalmente stimare da una volgarissima famiglia che l’ha sempre ignorata e sfruttata, madre in testa. Scrap infine è dalla parte della donna, perché intravede in lei quello che non ha potuto essere sul ring, vista la sua carriera stroncata dalla perdita di un occhio in combattimento.
Nonostante la componente sportiva, si sbaglierebbe a pensare che questo film sia qualcosa tutta giocata attorno al pugilato. C’è sì una filosofia di questo sport che lo percorre, ma il racconto è piuttosto fatto di scavo psicologico dei personaggi e delle loro relazioni umane. Niente di nuovo nell’ideologia tutta americana che lo sottende: chi riesce a cogliere l’occasione della vita e magari un milione di dollari, può anche ritenere che la sua esistenza non sia stata sprecata. Ma accanto a ciò Eastwood non manca di sottolineare come tale sogno crei vittime e perdenti; per questo è capace di far parlare in maniera asciutta e coinvolgente i sentimenti umani delle persone. Il loro soffrire, rallegrarsi, sognare viene raccontato con classica immediatezza, con giusto contrasto di luci e ombre, ma con un pessimismo che non lascia sostanzialmente scampo, senza alibi religiosi, perché alla fine ciascuno è solo con se stesso e le sue decisioni.
Unica guida nella difficile navigazione del vivere è la propria coscienza e la capacità di ciascuno di amare e di cambiare. Non si ha paura di usare per il lavoro di Eastwood la parola "etica", perché tale è lo spessore delle sue opere, peraltro misurate e senza orpelli. E il linguaggio cinematografico accompagna con maestria sempre crescente tale caratteristica dei suoi film. Molti gli interni, spenti i colori, perlopiù oscuri o squarciati da luci artificiali gli ambienti, nette e pulite le inquadrature, fotografia vecchio stampo di Tom Stern, musica a base di chitarre composta dallo stesso Eastwood e dal figlio.
Da questo ammirevole pensionato ci aspettiamo presto un nuovo lavoro, perché col tempo la sua vendemmia è sempre più accattivante e riconcilia col cinema americano.
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great steven
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lunedì 27 aprile 2015
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istruttore incattivito allena una giovane promessa
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MILLION DOLLAR BABY (USA, 2004) diretto da CLINT EASTWOOD. Interpretato da CLINT EASTWOOD, HILARY SWANK, MORGAN FREEMAN, JAY BARUCHEL, MIKE COLTER, LUCIA RIJKER, BRIAN F. O'BYRNE, ANTHONY MACKIE, MARGO MANTINDALE, RIKI LINDHOME
Il proprietario di una scalcinata palestra per pugili è diviso fra rispetto e risentimento per il suo unico amico, un ex boxeur nero che lo aiuta nell’addestramento dei giovani che intendono praticare lo "sport dei poveri". Un giorno l’anziano uomo vede capitarsi fra capo e collo una cameriera trentenne che cerca nella boxe l’unica, e ultima, ragione di riscatto sociale, in quanto frustrata dagli insuccessi di una vita che, anche a livello famigliare, non la soddisfa.
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MILLION DOLLAR BABY (USA, 2004) diretto da CLINT EASTWOOD. Interpretato da CLINT EASTWOOD, HILARY SWANK, MORGAN FREEMAN, JAY BARUCHEL, MIKE COLTER, LUCIA RIJKER, BRIAN F. O'BYRNE, ANTHONY MACKIE, MARGO MANTINDALE, RIKI LINDHOME
Il proprietario di una scalcinata palestra per pugili è diviso fra rispetto e risentimento per il suo unico amico, un ex boxeur nero che lo aiuta nell’addestramento dei giovani che intendono praticare lo "sport dei poveri". Un giorno l’anziano uomo vede capitarsi fra capo e collo una cameriera trentenne che cerca nella boxe l’unica, e ultima, ragione di riscatto sociale, in quanto frustrata dagli insuccessi di una vita che, anche a livello famigliare, non la soddisfa. Benché l’allenatore la ritenga ormai un po’ troppo anziana per intraprendere una carriera agonistica, accetta di istruirla nella nobile arte del combattimento corpo a corpo. La ragazza, con l’esperienza e una tenacia assai perseverante, si rivela una campionessa, tanto che passa velocemente da una categoria di peso a quella superiore fino ad ambire alla conquista di un titolo internazionale, che deve contendere a un’ex prostituta di carnagione scura, nota per la sua potenza e scorrettezza. Colpita a tradimento, la ragazza batte la testa contro lo spigolo del suo sgabello ed entra in coma. Tenuta in vita artificialmente, chiede al suo manager di aiutarla a morire. Intriso di una malinconia esistenziale e di una tristezza basilare che strappa le sensazioni più crude e meno malleabili, non è un film sull’eutanasia. Ma non è neppure un film sul pugilato. « Sport contro natura», esplica la voce narrante di M. Freeman. Tratto da un racconto di F. X. Toole, è un’opera che spiega il funzionamento della lotta per la sopravvivenza in un mondo di perdenti che comunque non perdono la speranza per aprirsi un futuro più soddisfacente e crearsi un angolo di gloria quando questa rimane sempre un valore da guadagnare col sudore della fronte, e non solo. Passata da qualche tempo la boa dei settant’anni, Eastwood recupera nella regia la durezza e il taglio iperrealistico che avevano caratterizzato le interpretazioni che lo imposero all’attenzione del grande pubblico, per mettere in scena un dramma umano capace di impressionare non tanto per il finale tragico e totalmente pessimistico quanto per il senso di desolazione che arriva a permeare perfino le battaglie che la determinata e affiatata pugile (cui giova moltissimo l’espressione agguerrita e il piglio deciso di H. Swank) affronta con cuore impavido e mente concentrata per trovare una rivincita contro le avversità di cui è responsabile soprattutto la sua degenerata famiglia, interessata soltanto al denaro che lei incassa vittoria dopo vittoria. Il personaggio probabilmente più riuscito, in virtù della sua saggezza profonda e del suo atteggiamento distaccato ma pur sempre onesto, è il campione in pensione di Freeman, che giunge a disputare il suo 110° match contro l’arrogante apprendista (Mackie) che sfida a viso aperto il ragazzo vivace e inesperto (Baruchel) per dargli una lezione esemplare di bullismo e di falsa modestia, venendo però sconfitto pesantemente dal vecchio professionista. C’è anche da notare che, avendo ormai imparato ampiamente a dirigere sé stesso, Eastwood ha affinato notevolmente la sua tecnica recitativa abbandonando la maschera dell’uomo coriaceo e imperscrutabile per approntare di fronte a degli spettatori mai disillusi l’immagine di un attore la cui esperienza gli ha insegnato a portare sul grande schermo personaggi la cui varietà risiede appunto nella loro malleabilità, plasticità, quiete e volontà di cambiare, possibilmente in direzione di un carattere più aperto e solare. Quattro Oscar: film, regia, attrice protagonista (Swank), attore non protagonista (Freeman).
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jacopo b98
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mercoledì 21 agosto 2013
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il capolavoro di clint e il miglior film dell'anno
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Maggie Fitzgerald (Swank), giovane dalla famiglia disastrata che fa la cameriera e non ha neanche i soldi per mangiare, chiede a Frankie Dunn (Eastwood), anziano allenatore di box, di aiutarla a diventare una pugile. Lui, riluttante, la accetta come allieva e la ragazza arriva a gareggiare per il titolo mondiale. Colpita alla schiena da una pugile scorretta (Rijker) si fracassa la spina dorsale su uno sgabello e rimane paralizzata. Chiede a Frankie di aiutarla a morire perché tenerla in vita è come ucciderla. Tratto dal racconto Rope Burns di F.X. Toole, sceneggiato magnificamente da Paul Haggis, Clint Eastwood ha realizzato il suo capolavoro, perché l’unica definizione possibile per quest’opera è capolavoro assoluto, pietra miliare.
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Maggie Fitzgerald (Swank), giovane dalla famiglia disastrata che fa la cameriera e non ha neanche i soldi per mangiare, chiede a Frankie Dunn (Eastwood), anziano allenatore di box, di aiutarla a diventare una pugile. Lui, riluttante, la accetta come allieva e la ragazza arriva a gareggiare per il titolo mondiale. Colpita alla schiena da una pugile scorretta (Rijker) si fracassa la spina dorsale su uno sgabello e rimane paralizzata. Chiede a Frankie di aiutarla a morire perché tenerla in vita è come ucciderla. Tratto dal racconto Rope Burns di F.X. Toole, sceneggiato magnificamente da Paul Haggis, Clint Eastwood ha realizzato il suo capolavoro, perché l’unica definizione possibile per quest’opera è capolavoro assoluto, pietra miliare. Non è un film sulla box e neanche sull’eutanasia: con questo film Eastwood trova il gusto di raccontare una storia, una storia bellissima, e c’è una passione in questo film che raramente si ha il piacere di trovare in un film. Maggie è una ragazza forte, che ha vissuto una vita d’inferno, e si sente viva solo quando combatte: per lei la box è lo sfogo ad una vita terribile, si sente viva solo quando combatte. E quando perde la libertà di muoversi chiede a Frankie di sopprimerla perché non può vivere così, non dopo quello che ha fatto: l’omicidio diventa un atto di pietà. Così la vicenda assume uno spessore epico-drammatico davvero eccezionale, grazie anche alla bravura degli interpreti tra cui spiccano Eastwood, Freeman, nel ruolo dell’unico amico di Frankie, e soprattutto la Swank che a soli trent’anni si guadagna il suo secondo Oscar come miglior protagonista (dopo Boys Don’t Cry). E agli Oscar una volta tanto anche l’Academy ha fatto la scelta giusta: oltre il premio alla Swank, altre tre statuette: miglior film, regia e attore non protagonista (Freeman). Solo due Golden Globe (regia e attrice) e neanche una nomination ai BAFTA, vergognoso!
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fabio 3121
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domenica 14 febbraio 2021
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il capo, la ragazza e scrap intorno al ring
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il film racconta la storia di un vecchio allenatore di boxe Frankie (Clint Eastwood) che tiene una palestra a Los Angeles insieme all'ex pugile Scrap (Morgan Freeman). Un giorno in palestra si iscrive una ragazza di 31 anni Maggie, cameriera, che chiede a Frankie "il capo" di allenarla. Dopo tanti rifiuti, vista l'ostinazione della "ragazza", Frankie inzia ad allenarla e ad organizzarle degli incontri negli USA ma anche in Europa. Dopo una serie di vittorie, anche al primo round, Maggie è finalmente pronta a 33 anni per sfidare la campionessa del mondo. In questo incontro Maggie, per una scorrettezza della rivale, subisce un colpo al viso e cade sullo sgabbello a bordo ring rimanendo paralizzata.
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il film racconta la storia di un vecchio allenatore di boxe Frankie (Clint Eastwood) che tiene una palestra a Los Angeles insieme all'ex pugile Scrap (Morgan Freeman). Un giorno in palestra si iscrive una ragazza di 31 anni Maggie, cameriera, che chiede a Frankie "il capo" di allenarla. Dopo tanti rifiuti, vista l'ostinazione della "ragazza", Frankie inzia ad allenarla e ad organizzarle degli incontri negli USA ma anche in Europa. Dopo una serie di vittorie, anche al primo round, Maggie è finalmente pronta a 33 anni per sfidare la campionessa del mondo. In questo incontro Maggie, per una scorrettezza della rivale, subisce un colpo al viso e cade sullo sgabbello a bordo ring rimanendo paralizzata. Dopo il peggioramento delle sue condizioni fisiche, il capo, su richiesta della ragazza - stanca e depressa di stare immobile in un letto di ospedale - le stacca il tubo dell'ossigeno e non farà più ritorno in palestra. La storia è raccontata con la voce fuori campo di Scrap. il regista ha scelto il mondo della boxe per sviscerare una serie di tematiche (il rapporto padre/figlia, la competizione sportiva, la fede, la redenzione, il perdono, i sogni che si coltivano e a volte si realizzano nella vita, l'eutanasia) per lo più drammatiche. La prima parte del film è sicuramente più dinamica mentre la seconda risulta molto lenta. Buone le interpretazioni di Eastwood, Freeman e Swank. Le scene dei numerosi incontri di boxe sono un tantino ripetitive e la lunga durata del film nel suo complesso ne risente. In definitiva il risultato è più che sufficiente; voto: 6,5/10.
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michele il critico
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giovedì 12 maggio 2005
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million dollar baby
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MILLION DOLLAR BABY
regia: Clint Eastwood
Ragazza della provincia americana sente di dover dedicare il suo tempo, le sue energie ed il suo denaro alla pratica della boxe. Per diventare campionessa si affida a vecchio maestro che in lei trova una "nuova" ragione di vita dopo aver perso da molti anni contatti con la figlia. La ragazza diventa in poco tempo campionessa fino al giorno in cui un incidente le cambierà la vita.
Storia di pugni e frustrazioni. Storia di rapporti difficili e di conflitti non risolti.
Eastwood guarda alle sue creature con amorevole compenetrazione, con animo giustificazionista, aprendo la porta del cuore.
Sul fatto che sia un grande regista non si discute: è padrone del mezzo cinematografico e riesce ad immergere lo spettatore al centro delle sue storie.
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MILLION DOLLAR BABY
regia: Clint Eastwood
Ragazza della provincia americana sente di dover dedicare il suo tempo, le sue energie ed il suo denaro alla pratica della boxe. Per diventare campionessa si affida a vecchio maestro che in lei trova una "nuova" ragione di vita dopo aver perso da molti anni contatti con la figlia. La ragazza diventa in poco tempo campionessa fino al giorno in cui un incidente le cambierà la vita.
Storia di pugni e frustrazioni. Storia di rapporti difficili e di conflitti non risolti.
Eastwood guarda alle sue creature con amorevole compenetrazione, con animo giustificazionista, aprendo la porta del cuore.
Sul fatto che sia un grande regista non si discute: è padrone del mezzo cinematografico e riesce ad immergere lo spettatore al centro delle sue storie. Tuttavia a volte forse pecca di ingenuità: si avvale di dialoghi a volte imbarazzanti ed è approssimativo e prevedibile quando marca le ragioni che muovono i comportamenti dei personaggi .
La prima parte in cui viene presentato l'ambiente della palestra è forse la migliore per la cura descrittiva.
Poi il film cala nella parte centrale in cui assistiamo ad una serie di incontri di boxe: le varie sequenze sembrano slegate tra loro e riunite da una apparentemente pretestuosa voce fuori campo.
Quindi ricresce nell' emozionante finale in cui viene smascherato al pubblico l'espediente narrativo nel tentativo di risolvere ogni conflitto.
VOTO ***
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pieronte
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giovedì 31 marzo 2005
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ma non esistono le vie di mezzo?
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Ci sono diversi modi di guardare un film, analizzarlo, soppesarlo. Ma quello che riscuote il maggior successo in assoluto è il metodo dell'identificazione emotiva, tracce del quale si trovano in voti che toccano le cinque stelle o crollano a zero come se i diversi spettatori avessero visto film diversi. E in effetti hanno visto film diversi!!!
Ed è facile in film come questo vedere i grandi temi della vita che fanno discutere: il successo e la mediocrità, il sangue della violenza e della pietà, la stima di chi ci sta attorno, l'affetto mancato della famiglia, la morte della vita non vissuta e non per ultima l'eutanasia.
Se cerco di vedere questo film come un equilibrio di questi temi posso dire che Clint Eastwood ha preparato una torta con troppi ingredienti che di volta in volta si sovrappongono uno con l'altro con la sensazione che in certi momenti colgo quegli ingredienti che lo fanno apparire un grande film ma poi mi ritrovo lo zucchero filato in bocca completamente sciolto di scene che in realtà non sono supportate per niente come il rapporto con la figlia, questo desiderio di combattere e di vincere in un personaggio femminile che sembra più desideroso di movimento che altro(tant'è che non imparerà mai a difendersi come consigliatole).
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Ci sono diversi modi di guardare un film, analizzarlo, soppesarlo. Ma quello che riscuote il maggior successo in assoluto è il metodo dell'identificazione emotiva, tracce del quale si trovano in voti che toccano le cinque stelle o crollano a zero come se i diversi spettatori avessero visto film diversi. E in effetti hanno visto film diversi!!!
Ed è facile in film come questo vedere i grandi temi della vita che fanno discutere: il successo e la mediocrità, il sangue della violenza e della pietà, la stima di chi ci sta attorno, l'affetto mancato della famiglia, la morte della vita non vissuta e non per ultima l'eutanasia.
Se cerco di vedere questo film come un equilibrio di questi temi posso dire che Clint Eastwood ha preparato una torta con troppi ingredienti che di volta in volta si sovrappongono uno con l'altro con la sensazione che in certi momenti colgo quegli ingredienti che lo fanno apparire un grande film ma poi mi ritrovo lo zucchero filato in bocca completamente sciolto di scene che in realtà non sono supportate per niente come il rapporto con la figlia, questo desiderio di combattere e di vincere in un personaggio femminile che sembra più desideroso di movimento che altro(tant'è che non imparerà mai a difendersi come consigliatole). E' un film che di scarno ha solamente una in realtà particolareggiata fotografia, di duro situazioni non molto approfondite. Le sensazioni del giorno dopo sono quelle di Freeman che parla poco e si sente molto, di Eastwood che parla poco e si sente meno rispetto ai film di Sergio Leone dove almeno era più giovane e telegenico, e di lei che salta ogni tanto in braccio all'allenatore per la gioia di combattere. Un ultima (per fortune direte voi) considerazione: questo è un film altamente commerciale fatto apposta per scatenare tutte le reazioni emotive anche di critici che non si sottraggono sicuramente alla legge della ricerca del film-perla. Non lo dico io: lo dicono tutte le recensioni cuore in mano dove non esistono vie di mezzo e che se non sei con me sei contro di me per cui è sempre l'altro che di cinema non capisce niente
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aury
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domenica 27 febbraio 2005
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lo spietato ha un gran cuore...
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Un film che sfiora il capolavoro.
Ben lontano dalla "bi-espressività" attribuitagli in passato anche se, diciamoci la verità, i suoi occhietti semichiusi sembrano risentire ancora oggi delle ore passate a scrutare il nemico sotto il caldo sole del West, l'Eastwood regista stupisce per l'eleganza delle scene, la poesia delle inquadrature e dialoghi stupendi, soprattutto quando a farli sono due mostri sacri come il sopracitato e un eccellente Morgan Freeman.
Peccato per il finale.
Sappiamo tutti (o quasi) che per "far piangere" non ci vuole molto e che ben più difficile è stupire e commuovere evitando i drammoni strappalacrime tanto cari al cinema d'oltreoceano.
Ma il vecchio Clint non ci riparmia niente: una paralisi totale, una gamba amputata, una famiglia di avvoltoi che girano intorno al letto della moribonda con in testa cappellini di Topolino.
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Un film che sfiora il capolavoro.
Ben lontano dalla "bi-espressività" attribuitagli in passato anche se, diciamoci la verità, i suoi occhietti semichiusi sembrano risentire ancora oggi delle ore passate a scrutare il nemico sotto il caldo sole del West, l'Eastwood regista stupisce per l'eleganza delle scene, la poesia delle inquadrature e dialoghi stupendi, soprattutto quando a farli sono due mostri sacri come il sopracitato e un eccellente Morgan Freeman.
Peccato per il finale.
Sappiamo tutti (o quasi) che per "far piangere" non ci vuole molto e che ben più difficile è stupire e commuovere evitando i drammoni strappalacrime tanto cari al cinema d'oltreoceano.
Ma il vecchio Clint non ci riparmia niente: una paralisi totale, una gamba amputata, una famiglia di avvoltoi che girano intorno al letto della moribonda con in testa cappellini di Topolino. Mi sembra eccessivo.
Si poteva evitare, senonché l'ideale innato nei cuori americani del vincere a tutti costi ha ancora una volta la meglio: pur di non vedere la povera ragazzina (che poi tanto ragazzina non è) perdere il suo incontro più importante e magari tornare a fare la cameriera con un sogno infranto nel cuore, la si fa diventare vittima di un pugno dato a gong suonato dal simbolo vivente dell'antisportività, che ha tra l'altro una mira così buona da farle fare un centro perfetto sullo sgabello dell'angolo rosso.
Ma la cosa più bella è un'altra: la giustificazione di questo tristo destino la trova Meggie stessa, su quello che sarà presto il suo letto di morte: bisogna proteggersi sempre. Insomma non è certo colpa di Miss Fracassaossassassina, che dal canto suo continuerà a lottare, ricevendo semplici minacce di squalifica, ovazioni accorate e l'approvazione di un ammiccante manager. La colpa è tutta sua. Non doveva abbassare la guardia. Insomma, in un momento in cui ci si aspetterebbe come minimo qualche impropero (magari in gaelico) a denti stretti, poco ci manca che sul cuscino compaia un'aureola.
E non finisce qui. La scena dell'ospedale sfiora il livello dei film del sabato di canale 5. L'uomo che va e viene nell'ombra e compie il suo lavoro indisturbato senza che nessuno se ne accorga regge poco. D'accordo è il messaggio quello che conta, ma Clint! Mi cadi su questi particolari?
In conclusione: un film sicuramente da vedere. Ma con qualche riserva.
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(di luvelio)
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(di daniela82)
[ - ] che brutta recensione!
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