stefano burini
|
lunedì 13 giugno 2011
|
million dollar eastwood
|
|
|
|
Chi l’avrebbe mai immaginato, anni or sono, che il rude cowboy dei western di Sergio Leone sarebbe stato in grado di creare film profondi e toccanti come questo? Probabilmente nessuno, come nessuno pareva aver avuto fiducia nella mostruosa H. Swank (ichi se la ricoda ai tempi di Beverly Hills, qui potrà ammirare una grande attrice: oscar meritatissimo), eppure siamo qui a parlare di un film altamente drammatico, un vero pugno nello stomaco (è proprio il caso di dirlo) che mescola alla perfezione la tecnica dei combattimenti del recente Alì con una storia assolutamente tragica e senza speranza trattata dal vecchio Clint (anche superbo comprimario accanto al fedele M.
[+]
Chi l’avrebbe mai immaginato, anni or sono, che il rude cowboy dei western di Sergio Leone sarebbe stato in grado di creare film profondi e toccanti come questo? Probabilmente nessuno, come nessuno pareva aver avuto fiducia nella mostruosa H. Swank (ichi se la ricoda ai tempi di Beverly Hills, qui potrà ammirare una grande attrice: oscar meritatissimo), eppure siamo qui a parlare di un film altamente drammatico, un vero pugno nello stomaco (è proprio il caso di dirlo) che mescola alla perfezione la tecnica dei combattimenti del recente Alì con una storia assolutamente tragica e senza speranza trattata dal vecchio Clint (anche superbo comprimario accanto al fedele M. Freeman) con un tocco, una grazia e un coraggio assolutamente unici e probabilmente irripetibili. Girare un film simile può rivelarsi un’arma a doppio taglio: indugiare sulle sequenze dell’allenamento, enfatizzandole con musiche di circostanza e banalizzare il messaggio riducendolo ad una semplice moralina da cartoon per bambini ingenui poteva essere una grossa tentazione, Eastwood invece ci restituisce, in una sola pellicola, lo squallore della provincia americana, tra povertà e anonimato, ma anche e soprattutto la rincorsa di un sogno, di un opportunità per “lasciare il segno” in un’esistenza combattuta sin dall’inizio e a volte crudele quanto beffarda, bandendo da tutti i 130 minuti di proiezione qualsivoglia brandello di moralismo e tendosi alla larga dalla lacrima facile, fino ad approdare ad un finale a diro poco agghiacciante, pur nella sua umanità.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefano burini »
[ - ] lascia un commento a stefano burini »
|
|
d'accordo? |
|
dinozzz
|
venerdì 9 settembre 2011
|
capolavoro assoluto, film commuovente e riflessivo
|
|
|
|
Il genio del maestro Clint Eastwood si rinnova in questo film. Si rinnova a tal punto da aver creato un film capolavoro meglio apprezzato da chi ha purtroppo vissuto un momento della propria vita segnato dalla domanda: eutanasia si, eutanasia no? Non ci sono pretese in questo film di dare un insegnamento su cosa sia meglio fare in questi casi; il regista vede le cose a suo modo voi vedetele come volete!
Quello che colpisce di certo, più di un pugno a tradimento in un incontro di boxe, è il credo nella vita! In questo caso una ragazza che credeva nella sue capacità sportive e ha fatto di tutto per riuscire a realizzare il suo sogno. Ci stava riuscendo ma è stata strappata ad un passo dal trofeo! Ma tanto le è bastato per avere la forza di non chiedere altro dalla vita tanto da arrivare al punto di chiedere la sospensione di ogni inutile cura.
[+]
Il genio del maestro Clint Eastwood si rinnova in questo film. Si rinnova a tal punto da aver creato un film capolavoro meglio apprezzato da chi ha purtroppo vissuto un momento della propria vita segnato dalla domanda: eutanasia si, eutanasia no? Non ci sono pretese in questo film di dare un insegnamento su cosa sia meglio fare in questi casi; il regista vede le cose a suo modo voi vedetele come volete!
Quello che colpisce di certo, più di un pugno a tradimento in un incontro di boxe, è il credo nella vita! In questo caso una ragazza che credeva nella sue capacità sportive e ha fatto di tutto per riuscire a realizzare il suo sogno. Ci stava riuscendo ma è stata strappata ad un passo dal trofeo! Ma tanto le è bastato per avere la forza di non chiedere altro dalla vita tanto da arrivare al punto di chiedere la sospensione di ogni inutile cura.
Non può lasciare indifferenti questo film. Non può non commuovere. Non può che farci pensare cosa avremmo fatto noi se ci fosse successo tutto ciò o se fosse successo ad una persona a noi cara. Il fatto poi che il tutto giri intorno alla boxe non è un caso.... è stato scelto uno sport che viene ben esplicato nella voce narrante del film!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dinozzz »
[ - ] lascia un commento a dinozzz »
|
|
d'accordo? |
|
paolo assandri
|
sabato 11 febbraio 2012
|
la pace discenda goccia a goccia
|
|
|
|
Mi leverò e andrò, ora, andrò a Innisfree,
E costruirò una capanna laggiù, fatta d'argilla e canne,
Nove filari a fave avrò laggiù, un'arnia per le api da miele,
E solo starò nella radura ronzante d'api.
E avrò un po' di pace laggiù, ché la pace discende goccia
a goccia ,
Discende dai velami del mattino fin dove canta il grillo;
La mezzanotte laggiù è tutto un luccichio, il meriggio
purpurea incandescenza,
La sera è piena d'ali di fanello.
Mi leverò e andrò, ora, ché sempre notte e giorno
Odo l'acqua del lago lambire con lievi suoni la sponda;
Stando in mezzo alla strada, sui marciapiedi grigi,
La sento nella fonda intimità del cuore.
Goccia a goccia discende l’adrenalina nella flebo di Maggie. Anche in Million Dollar Baby, come in Mystic River non c’è scampo. Il messaggio di Eastwood, uno dei tanti, è fin troppo chiaro: c’è un momento preciso nella vita in cui arriva un dolore enorme, definitivo che gli uomini non riescono quasi mai a sopportare finendo per trasformarsi in fantasmi. In defunti rievocati dalla fantasia, in non vivi. Come in Mystic River è un campo lungo a raccontarci l’approssimarsi della morte. Frankie uscirà da quella porta d’ospedale e sparirà, per sempre. Il prete l’aveva avvertito: “non riuscirai mai più a ritrovarti”. Ma ci sono certi appuntamenti che non si possono rimandare, a costo di mandare all’aria un’esistenza. La speranza di Innisfree è flebile, ma viva, in un modo o nell’altro ci sarà, forse, un dopo nel quale rincontrarsi, ma ora, staccare la spina è l’unica soluzione. Una vita nella boxe insegna che l’unica soluzione è andare incontro alla distruzione, muovere celermente verso la propria rovina. La boxe è l’unica religione che Frankie riesce a capire ed è infatti l’unica a cui dà retta alla fine. Il suo incontro deve combatterlo fino alla fine, ormai è tardi per gettare la spugna.
Paul Haggis, unico ad aver messo in fila il doppio oscar sceneggiatura/regia, sceglie di fare una collazione di racconti di F.X. Toole. Million Dollar Baby e Acqua ghiacciata, in cui due anziani veterani del pugilato ora proprietari di una palestra allenano talenti e disperati. Sono di quest’ultimo racconto le sequenze che tolgono pathos alla vicenda tragica del primo, è di questo racconto il pers. di Morgan Freeman Scrap, di nuovo premio Oscar, dopo Gli spietati come miglior attore non protagonista. Scene irresistibili come quella dei calzini bucati, continui battibecchi tra vecchi amici orgogliosi e la vicenda di Barch, vero e proprio episodio parallelo alla storia, che, concludendosi positivamente, affranca uno spettatore distrutto dalla drammaticità della vicenda. A tenere unite le trame è la scelta di affidare a Scraap il ruolo di narratore, che solo nel finale scopriamo essere un falso narratore, poiché in realtà tutto il film non è altro che la rievocazione della mente dell’ex pugile durante la rilettura di una lunga lettera scritta alla figlia di Frankie Dunn, sparito, per rivalutarne l’umanità ai suoi occhi di figlia.
Stilisticamente Eastwood prende le distanze dal piano americano di stampo televisivo e prosegue sulla linea dei suoi maestri Mann, Ford, Hawks nell’alternanza di inquadrature ampie e di primi piani, di dialettica campo / controcampo e di alternanza del punto di vista. Le riprese degli incontri sono abbastanza ellittiche, sebbene non manchino particolari disturbanti come la ricostruzione del setto nasale di Maggie nell’angolo e la scena madre del colpo a tradimento di Billie "The Blue Bear", che porta alla frattura della spina dorsale di Maggie.
Eastwood mette in scena, con una finezza di tratto rara, la corsa dell’uomo verso un senso, che possa rivalutarne lo scontato fallimento esistenziale; o forse ancor più verso un ruolo attraverso il quale mascherare le proprie debolezze, sminuire le proprie nevrosi e lenire il sentimento di assoluta vacuità con cui i suoi personaggi senza Dio devono continuamente combattere. Il film ha incassato oltre 100 milioni di dollari e ha vinto 4 premi Oscar.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolo assandri »
[ - ] lascia un commento a paolo assandri »
|
|
d'accordo? |
|
carlo vecchiarelli
|
domenica 6 aprile 2014
|
il destino senza pistola
|
|
|
|
Frankie amava ripetere che la boxe era qualcosa di innaturale, che nella boxe si fa tutto al contrario. A volte, per tirare un colpo vincente, bisogna arretrare. Ma se arretri troppo, non combatti più. Rischi tutto per un sogno che nessuno vede, tranne tu.
Inizia così, con il tono asciutto di chi conosce le sofferenze della vita e della boxe, Eddie Dupris, ex pugile dalla carriera sfortunata, nel raccontare la determinazione di una ragazza nell'affrontare la propria sfida. Seppur trentenne, Maggie Fitzgerald ( Hilary Swank ) sogna la gloria, sogna di abbandonare il grembiule di umile cameriera, e indossare i guantoni, cercando il riscatto da una realtà difficile e senza spiragli di serenità.
[+]
Frankie amava ripetere che la boxe era qualcosa di innaturale, che nella boxe si fa tutto al contrario. A volte, per tirare un colpo vincente, bisogna arretrare. Ma se arretri troppo, non combatti più. Rischi tutto per un sogno che nessuno vede, tranne tu.
Inizia così, con il tono asciutto di chi conosce le sofferenze della vita e della boxe, Eddie Dupris, ex pugile dalla carriera sfortunata, nel raccontare la determinazione di una ragazza nell'affrontare la propria sfida. Seppur trentenne, Maggie Fitzgerald ( Hilary Swank ) sogna la gloria, sogna di abbandonare il grembiule di umile cameriera, e indossare i guantoni, cercando il riscatto da una realtà difficile e senza spiragli di serenità.
Per perseguire il suo obiettivo cerca l'aiuto di un vecchio Clint Eastwood ( sia attore che regista ) che interpreta Frankie Dunn, grande manager di pugilato ritiratosi dai riflettori e che a suo tempo ha allenato anche Eddie ( Morgan Freeman ). Ma Frankie, oramai disilluso da troppe scelte fallimentari, si rifiuta di allenarla, spaventato dal doversi confrontare con una donna, oltretutto considerata troppo in là con gli anni per poter competere davvero. Maggie riuscirà a vincere i pregiudizi del vecchio allenatore solo dopo numerose dimostrazioni di risolutezza, incitata dai preziosi consigli di Eddie che sembra conoscere il suo amico molto più di quanto dicano le loro conversazioni fredde e distaccate. Maggie è dotata di voglia di rivalsa e forza di spirito tali da abbattere ogni ostacolo, sia fisico che sportivo, riuscendo a superare anche le barricate più ardue, quelle affettive, creando un forte legame con le sole due persone che credono in lei, le sue guide. Nella donna, Frankie vede riflessa la figlia, che si rifiuta di rispondere da anni alle sue lettere, appagando quel senso di paternità che pensava ormai smarrito. E' lei a ridargli quella fiducia nella vita, che invece stenta a trovare in chiesa, con i continui dubbi morali e religiosi a cui sottopone il reverendo. Il sodalizio e la totale dedizione alla causa porteranno Maggie dalla gavetta, con intere giornate a lavorare al sacco, allo scalare le vette della boxe professionistica, con coraggio e determinazione. Il destino della ragazza è però stato scritto con un inchiostro beffardo, drammatico e ingiusto, e proprio l'ingiustizia la porterà a doversi confrontare con la sfida più grande: la vita.
Clint Eastwood lavora per sottrazione, è proprio quello che sembra mancare ad ognuno dei personaggi a apparire lampante e costituire il soggetto di una narrazione pacata e asciutta, coadiuvata da interpretazioni di primo livello che accentuano sfaccettature realistiche ed emozionanti. "Million Dollar Baby" è uno dei migliori film del secondo millennio, perchè come pochi altri riesce a far riflettere su grandi temi come il riscatto sociale, l'America degli umili, i rapporti umani e familiari, le differenze tra generazioni, lo scorrere del tempo e il peso del passato, la consapevolezza della morte, la pietà; il tutto descritto toccando le corde dai toni più umani e commoventi, utilizzando il pugilato come metafora della vita.
Segui la pagina " Stronca un film : la cinepolemica "
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carlo vecchiarelli »
[ - ] lascia un commento a carlo vecchiarelli »
|
|
d'accordo? |
|
nicola
|
lunedì 14 marzo 2005
|
vietato banalizzare!
|
|
|
|
Lo avevo lasciato in mezzo alle zuffe tra Rojo e Bugster a disquisire con l’epico Volontè sulla presunta supremazia del fucile sulla pistola nel pugno più famoso del cinema, targato Leone. Ora lo ritrova quà: dietro alla macchina da presa e simultaneamente davanti a tirare pugni. Fronte corrugata, viso asciutto e solcato dalle rughe, capelli rarefatti e imbiancati, pantaloni troppo su forse anacronistici per i nostri tempi. Ma è sempre lui. Eastwood non è tipo da facili mode, ha visto passare di fianco a lui innumerevoli meteore ma lui è rimasto imperterrito pilastro del cinema mondiale. Improvvisatosi da qualche anno, con mirabili esiti, anche regista ha arricchito valevolmente il suo “entourage” cinematografico già illustre.
[+]
Lo avevo lasciato in mezzo alle zuffe tra Rojo e Bugster a disquisire con l’epico Volontè sulla presunta supremazia del fucile sulla pistola nel pugno più famoso del cinema, targato Leone. Ora lo ritrova quà: dietro alla macchina da presa e simultaneamente davanti a tirare pugni. Fronte corrugata, viso asciutto e solcato dalle rughe, capelli rarefatti e imbiancati, pantaloni troppo su forse anacronistici per i nostri tempi. Ma è sempre lui. Eastwood non è tipo da facili mode, ha visto passare di fianco a lui innumerevoli meteore ma lui è rimasto imperterrito pilastro del cinema mondiale. Improvvisatosi da qualche anno, con mirabili esiti, anche regista ha arricchito valevolmente il suo “entourage” cinematografico già illustre. Nonostante i suoi 75 anni “indossati” con grandissimo decoro non ha perso un grammo del carisma e della lucidità che lo contraddistinguono. E insieme ad un Freeman ineccepibile ed a una giovane ragazza talentuosa e straordinariamente matura nella sua interpretazione dà vita ad uno spettacolo di rara intensità emotiva e morale. La scarna essenzialità del palcosenico è infatti assolutamente fuorviante, accuratamente architettata da Eastwood per distogliere lo spettatore da mere spettacolarizzazioni coreografiche. L’umila semplicità che “bagna” tutto il film, accresciuta anche da un’ ingenua colonna sonora ideata dallo stesso Eastwood, è disarmante, penetrante e allo stesso tempo lancinante. Molto calzante il ring della boxe come allegoria diretta del ring della vita, in cui come dice l’ottimo Freeman è sempre possibile perdere un incontro.
Notevole vividezza poi condisce la serie di incontri pugilistici a cui partecipa la protagonista che la portano a sfiorare il sogno chimerico di un titolo mondiale ovvero di una più importante vittoria sulla sua fallimentare condizione familiare. Il film gioca tutto sull’alternanza di momenti più patetici ( nel suo signifato originario cioè ricchi di pathos) e momenti invece intrisi di un’ironia leggera, caustica e sempre pungente che non diniega il lanciare sottili frecciatine alla società. La voce narrante, con i suoi suggerimenti quasi paterni ma molto rassicuranti funge da armonico raccordo tra la vicenda in se stessa e il profondo sottostrato introspetivo che essa riveste.
La palingenesi di Eastwood che si emancipa dall’ uomo burbero, laconico, che non deve chiedere mai e fortemente misogino dell’inizio film, l’enigmatica figura di Freeman tratteggiata solo parzialmente ma inesplicabile e la considerevole ascesi della ragazza sia in campo professionale che soprattutto umano, dove troverà probabilmente una nuova, anomala famiglia che ha più considerazione nei suoi riguardi, rendono il film particolarmente accattivante per i molteplici temi trattati, pur con i guantoni!
[-]
[+] a nicola stai a parlà del film o di cosa?
(di paride)
[ - ] a nicola stai a parlà del film o di cosa?
|
|
[+] lascia un commento a nicola »
[ - ] lascia un commento a nicola »
|
|
d'accordo? |
|
keanu
|
lunedì 26 luglio 2010
|
uno dei più bei film mai realizzati ...
|
|
|
|
ESISTONO BEN POCHE PAROLE PER DEFINIRE LA BELLEZZA DI QUESTO CAPOLAVORO.
Clint firma una delle sue più grandi opere cinematografiche. Uno dei più bei film che io abbia mai visto.
Commovente come pochi, recitato più che divinamente da tutti tre gli attori (Hilary Swank è magistrale). L'ultima ora/mezz'ora avevo in cuore in gola, tremavo tutto, talmente triste e angosciante che quasi quasi volevo interrompere la visione del film (non mi è mai successo). Sconvolgente e veramente molto, molto, molto commovente.
Un film che Bisogna vedere ... Non ho parole ... Uno dei più grandi capolavori del cinema, uno dei più bei film degli ultimi 10 anni.
[+]
ESISTONO BEN POCHE PAROLE PER DEFINIRE LA BELLEZZA DI QUESTO CAPOLAVORO.
Clint firma una delle sue più grandi opere cinematografiche. Uno dei più bei film che io abbia mai visto.
Commovente come pochi, recitato più che divinamente da tutti tre gli attori (Hilary Swank è magistrale). L'ultima ora/mezz'ora avevo in cuore in gola, tremavo tutto, talmente triste e angosciante che quasi quasi volevo interrompere la visione del film (non mi è mai successo). Sconvolgente e veramente molto, molto, molto commovente.
Un film che Bisogna vedere ... Non ho parole ... Uno dei più grandi capolavori del cinema, uno dei più bei film degli ultimi 10 anni. Un film che lascia il segno, è poco ma sicuro.
DA NON PERDERE ...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a keanu »
[ - ] lascia un commento a keanu »
|
|
d'accordo? |
|
il cinefilo
|
martedì 14 febbraio 2012
|
il vecchio clint colpisce ancora nel segno
|
|
|
|
Le sale destinate agli incontri di pugilato,in MILLION DOLLAR BABY,mettono in mostra una concatenazione di valori radicalmente opposti a quelli che potevano avere in ROCKY con S.Stallone:se in quel film lo sport esisteva unicamente in funzione di chi"vuole vincere a tutti i costi"in quello di Clint,invece,esiste per innalzarsi a un"livello morale"totalmente diverso che è quello,letteralmente,di"una ricerca spirituale tesa alla costruzione o al miglioramento di se stessi"e che,pultroppo,non rende invulnerabili alle tragedie,come dimostra il triste destino di H.Swanck/M.
[+]
Le sale destinate agli incontri di pugilato,in MILLION DOLLAR BABY,mettono in mostra una concatenazione di valori radicalmente opposti a quelli che potevano avere in ROCKY con S.Stallone:se in quel film lo sport esisteva unicamente in funzione di chi"vuole vincere a tutti i costi"in quello di Clint,invece,esiste per innalzarsi a un"livello morale"totalmente diverso che è quello,letteralmente,di"una ricerca spirituale tesa alla costruzione o al miglioramento di se stessi"e che,pultroppo,non rende invulnerabili alle tragedie,come dimostra il triste destino di H.Swanck/M.Fitzgerald,che apre(solo in parte)una pagina nuova sul corso degli eventi.
La decisione della protagonista di intrapendere la"via della boxe"è facilmente traducibile come,nel profondo,la ricerca di una famiglia:inconsciamente la ragazza vede nel suo allenatore una sorta di"secondo padre"a cui dedicare la sua assoluta fedeltà di allieva/figlia(?)e qui sta la forza del film,ovvero nell'offrire(e Clint,di solito,non sbaglia un colpo)una visione quasi rivoluzionaria del tema,esteso al cinema.
Si arriva alla questione più cara a Clint e cioè la morte:nell'ultima parte del film,con la povera Maggie paralizzata sul letto dell'ospedale Frankie/Clint si trova a prendere una delle decisioni più discusse di sempre:mettere una rapida fine alle sofferenza di Maggie e,perciò,compiere un atto di eutanasia oppure lasciare le cose come stanno e sperare in un miglioramento della situazione.
Comunque lo si voglia inquadrare,nel bene o nel male,il finale(con la voce narrante di M.Freeman che pronuncia l'ultimo discorso)lo reputo tra i più belli e avvincenti di sempre.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a il cinefilo »
[ - ] lascia un commento a il cinefilo »
|
|
d'accordo? |
|
amandagriss
|
martedì 19 marzo 2013
|
clint eastwood: che meraviglia questa terza età!
|
|
|
|
Ancora una volta lo sport,ancora una volta il pugilato come metafora della vita.Ma qui non siamo dalle parti
di Rocky,dove un giovane dei quartieri poveri incarna il sogno americano; qui i sogni si spezzano contro un
destino crudele,che non lascia scampo,non dà alternative,anche se la volontà di riscatto è più forte di ogni
ostacolo presente sulla strada.
[+]
Ancora una volta lo sport,ancora una volta il pugilato come metafora della vita.Ma qui non siamo dalle parti
di Rocky,dove un giovane dei quartieri poveri incarna il sogno americano; qui i sogni si spezzano contro un
destino crudele,che non lascia scampo,non dà alternative,anche se la volontà di riscatto è più forte di ogni
ostacolo presente sulla strada.Solidissimo dramma umano,asciutto,essenziale,crudo e crudele e al contempo
sensibilissimo.Profondamente dalla parte dell'uomo per il quale nemmeno la fede religiosa si rivela un
efficace strumento di conforto e risposta alle angosce ed ai tormenti di un'esistenza in cui la disperazione
veste i panni desolanti della quotidianità,dove il dolore,privato,dimesso e mai urlato,è parte integrante della
vita di gente diseredata,mortificata dagli eventi che,però,trova nella forza di un sogno l'appiglio a cui
aggrapparsi con tutto se stessi per non soccombere,almeno non subito,e continuare a sperare in un futuro
migliore.Ma qui non c'è lieto fine.Come nel precedente “Mystic River ”,il passato ritorna prepotente a
ricordare ai protagonisti chi sono e da dove provengono e quanto vani siano i loro sforzi di opporsi ad un
disegno stabilito già in partenza,contro il quale nulla possono,se non prenderne atto.
Empatico e struggente,trova in una grande Hilary Swank (già premiata con l'Oscar per “Boys don't cry”)
la sua punta più alta: talento che il buon vecchio Clint ha saputo esaltare e valorizzare.
Ed,infatti,porta a casa una seconda statuetta.Assolutamente da vedere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a amandagriss »
[ - ] lascia un commento a amandagriss »
|
|
d'accordo? |
|
ales oli
|
mercoledì 5 giugno 2013
|
avrei lottato fino alla morte..
|
|
|
|
Un capolavoro reso possibile senza alcuno sfarzo scenografico,capace di toccare la parte più sensibile del nostro animo parlando implicitamente dell'immensità dell'anima umana,rinchiusa in un misero corpo.La tenacia,la forza di chi nella vita ha avuto solo dolori e ha lottato con tutte le proprie forze senza mai perdere le speranze,anche quando nessuno credeva in lei:è questa la protagonista Maggie Fitzgerald (Hilary Swank),una donna testarda che ci dimostra come la forza di volontà associata ad un grande impegno possa portarti al tuo scopo,possa portarti alla gloria e prima di tutto per te stessa.Questo film è un inno alla vita,alla realizzazione personale,all'anima umana e non alla morte.
[+]
Un capolavoro reso possibile senza alcuno sfarzo scenografico,capace di toccare la parte più sensibile del nostro animo parlando implicitamente dell'immensità dell'anima umana,rinchiusa in un misero corpo.La tenacia,la forza di chi nella vita ha avuto solo dolori e ha lottato con tutte le proprie forze senza mai perdere le speranze,anche quando nessuno credeva in lei:è questa la protagonista Maggie Fitzgerald (Hilary Swank),una donna testarda che ci dimostra come la forza di volontà associata ad un grande impegno possa portarti al tuo scopo,possa portarti alla gloria e prima di tutto per te stessa.Questo film è un inno alla vita,alla realizzazione personale,all'anima umana e non alla morte.Il finale se pur tragico,perchè pramaturo e dovuto a una scorrettezza,riesce a toccare temi molto profondi e importanti,come l'eutanasia,i dogmi religiosi,il dolore,il senso di colpa,l'anima piena di così tante sfaccettature.Sempre più evidente è l'affetto paterno del "capo" Frankie Dunn (Clint Eastwood),un uomo tormentato,pieno di rimpianti e sensi di colpa che nonostante tutto decide di rimettersi in gioco dando la possibilità a Maggie di "Avere la sua occasione,d'avere tutto dalla vita" e poter morire in pace con se stessa,perchè in fondo "La gente muore ogni giorno mentre lucida il pavimenti o lava i piatti e il loro ultimo pensiero è non ho mai avuto un' occasione.." (Morgan Freeman).Il tutto reso profondo e toccante grazie all'ottima interpretazione dei tre protagonisti e dalle loro parole.Un film degno del etichetta "capolavoro".
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ales oli »
[ - ] lascia un commento a ales oli »
|
|
d'accordo? |
|
theophilus
|
giovedì 13 marzo 2014
|
faust redivivo
|
|
|
|
MILLION DOLLAR BABY
Non un film a tesi, che si proponga di portare sotto i riflettori il problema dell’eutanasia, ma una carrellata sulla bellezza della vita e la sua precarietà; parimenti, non tanto una storia sul mondo della boxe, quanto, più propriamente, una rappresentazione dell’impulso irrefrenabile alla realizzazione di sé, dell’entusiasmo e dell’esaltazione dionisiaca che si trasformano in tragedia: questa è la sostanza di cui ci sembra permeato Million Dollar Baby. È il contrasto fra la gioia di vivere e il suo annientamento a risaltare.
Se in un film come Mare adentro non sappiamo pressoché nulla del protagonista prima dell’istante in cui un incidente lo ha reso tetraplegico, e la sua richiesta di morire è motivata da lunghi anni di una vita inerte in cui si è spenta ogni volontà di andare avanti, nel film di Eastwood a questo bisogno viene lasciato uno spazio molto più limitato, ma – proprio per questo – molto forte, dirompente.
[+]
MILLION DOLLAR BABY
Non un film a tesi, che si proponga di portare sotto i riflettori il problema dell’eutanasia, ma una carrellata sulla bellezza della vita e la sua precarietà; parimenti, non tanto una storia sul mondo della boxe, quanto, più propriamente, una rappresentazione dell’impulso irrefrenabile alla realizzazione di sé, dell’entusiasmo e dell’esaltazione dionisiaca che si trasformano in tragedia: questa è la sostanza di cui ci sembra permeato Million Dollar Baby. È il contrasto fra la gioia di vivere e il suo annientamento a risaltare.
Se in un film come Mare adentro non sappiamo pressoché nulla del protagonista prima dell’istante in cui un incidente lo ha reso tetraplegico, e la sua richiesta di morire è motivata da lunghi anni di una vita inerte in cui si è spenta ogni volontà di andare avanti, nel film di Eastwood a questo bisogno viene lasciato uno spazio molto più limitato, ma – proprio per questo – molto forte, dirompente. Questo appuntamento arriva, infatti, dopo la straordinaria parabola ascendente della protagonista, quando si poteva pensare che ormai lei ce l’avesse fatta e quel fulmine a ciel sereno cade a dimostrare che il destino non si lascia ingannare.
Devi proteggerti sempre, dirà Frank Dunn (Clint Eastwood) alla sua pupilla e può essere che intenda metterla in guardia proprio contro la crudeltà della sorte. Forse, chi ha pensato la storia di Million Dollar Baby ha voluto riscrivere il mito del Faust: chi si barrica dietro una vita senza gioia, lo fa contando di avere, come contropartita, l’assenza di grandi dolori, non potendo cadere da un piedistallo molto alto. Chi, invece, non ce la fa ad esistere nell’ombra della schiavitù morale della paura e deve lottare, sa di dover morire per questo.
Quando una ragazza, vagamente androgina, dallo sguardo determinato ma dolce, entra nella palestra di Frank Dunn a Los Angeles e non se ne andrà di lì finché non sarà riuscita nel suo intento – essere allenata da lui o da nessun altro – si accende una lotta fra titani. La trentunenne Maggie Fitzgerald (Hilary Swank) vuole essere messa in condizione di diventare una campionessa di boxe, perché quello è l’unico modo che lei sente di avere per misurare il proprio valore, diventare padrona della propria vita, abbandonando il suo lavoro di cameriera, e uscire dal ghetto di miseria della sua famiglia.
Frank Dunn non porterà mai più nessuno sul ring dopo che Scrap Iron Dupris (Morgan Freeman), che ora lavora con lui nella sua palestra di pugilato, ha perduto un occhio durante un incontro e lui si sente responsabile dell’accaduto, probabilmente perché non ha avuto la forza di gettare la spugna. Egli ha, inoltre, una figlia, che non si vede mai nel film e di cui non si sa nulla, se non che respinge al mittente le lettere che suo padre le scrive ripetutamente: alla base di questo rifiuto, di cui non si danno spiegazioni, immaginiamo esserci un rancore sordo nei confronti di un genitore che la ragazza non ha quasi conosciuto per via dei suoi impegni nel mondo della boxe.
Sarà Maggie a vincere e sarà Frank a doverla allontanare dalla vita, per poi fuggire, a sua volta e definitivamente, dal mondo del pugilato, cioè anch’egli dalla sua vita: quasi una doppia forma di eutanasia, da lui forse avvertita come un omicidio/suicidio.
Abbiamo trovato tutti e tre i protagonisti egregiamente dentro le loro parti. Morgan Freeman sa conferire al suo personaggio quella nostalgia crepuscolare che bene si addice ad un pugile che desidera ancora di poter fare un altro incontro. Clint Eastwood ha la maschera giusta che nasconde dietro una calma esteriore il rovello che lacera l’anima di Frank Dunn. Hilary Swank sa essere struggente in ogni istante del film, sia quando non riesce a celare il suo entusiasmo infantile nei momenti della vittoria, sia quando le viene strappata la vita.
Infine, la regia di Eastwood è semplicemente magistrale: riesce a rendere viva ogni inquadratura e a farne risaltare gli aspetti salienti. Nei momenti topici spettacolari sa ottenere un clima di euforia e di drammatica attesa di cui non si sarebbero forse accreditati gl’incontri di boxe femminile: quando, poi, abbiamo visto salire sul ring la campionessa in carica - sfidata da Maggie nell’incontro fatale - racchiusa in un accappatoio, un cappuccio che le incorniciava la testa da cui balenavano due luci cariche di violenza, un brivido ci ha attraversato la schiena e abbiamo pensato a Mike Tyson. Ma il regista sa anche attraversare con grande coerenza e magistero tecnico il guado finale, che porta il film, veramente in un soffio, ai suoi momenti più intimi e dolorosi: ancora una prova che lo qualifica regista classico dalle capacità straordinarie.
Enzo Vignoli,
12 aprile 2005.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a theophilus »
[ - ] lascia un commento a theophilus »
|
|
d'accordo? |
|
|