Advertisement
Quel magico '53 - Il cavaliere della valle solitaria, il western che diede nobiltà al genere

Il film di George Stevens compie 70 anni. Era il 1953, la Paramount compiva 25 anni e decise di produrre un film che fosse all’altezza della ricorrenza.
di Pino Farinotti

Alan Ladd (Alan Walbridge Ladd) 3 settembre 1913, Hot Springs (Arkansas - USA) - 24 Gennaio 1964, Palm Springs (California - USA). Interpreta Shane nel film di George Stevens Il cavaliere della valle solitaria.
mercoledì 8 novembre 2023 - Focus

Una delle classifiche tanto amate dagli americani riguarda i film western. Vengono interpellati cineasti, attori, critici. Il risultato: i cinque titoli apicali del genere emerso sono: Sentieri selvaggi, Mezzogiorno di fuoco, Il cavaliere della valle solitaria, Un dollaro d’onore e I magnifici sette. Ulteriori approfondimenti pongono Il cavaliere (Shane) nella posizione più alta del podio. 

Era il 1953, la Paramount compiva 25 anni e decise di produrre un film che fosse all’altezza della ricorrenza e capace di tener testa alle altre prevalenti case hollywoodiane.
E così decise per Shane. Per il ruolo di protagonista ricorsero i nomi di Robert Taylor, Montgomery Clift e William Holden. Ma George Stevens, il regista, impose Alan Ladd.
Scelta perfetta. Avrebbe fatto la storia del western.
Appunto. Comincerei da Ladd

Il suo tirocinio è il solito, molti lavori e attività (anche giornalismo), prima di entrare alla Paramount. Qualche piccola parte (per esempio in Quarto potere), poi un paio di presenze più robuste fino alla grande occasione, Il fuorilegge del 1942, per la regia di Frank Tuttle, tratto da un romanzo di Graham Greene in cui incarna un killer freddo e crudele ma con sfumature intense e inquietanti. Ladd ha trovato quella che sarà la sua immagine della prima stagione della carriera: una grinta impassibile e durissima in contrasto col suo aspetto di biondo dagli occhi azzurri fragile e fin troppo bello. Negli anni ’40 diventa padrone di quel ruolo con film come La chiave di vetro, sempre del ’42, tratto dal un racconto del grande giallista Dashiell Hammett. Anche Raymond Chandler, l’inventore di Marlowe, è l’autore del testo La dalia azzurra, intensa interpretazione di Ladd. Ricordabili, in questo stile, anche Saigon e Calcutta. Spesso accanto a lui c’è la sua omologa (piccola, bionda, pettinatissima) Veronica Lake.
 


Ladd fa incassare milioni di dollari con produzioni a basso costo. Sarà un autentico guaio per lui. La major continua a sfruttarlo in quel senso senza dargli la possibilità di evolversi e manifestare tutte le sue qualità, che sono rilevanti. L’attore è straordinario nella riduzione del famoso romanzo di Francis Scott Fitzgerald Il grande Gatsby.
Intanto è perennemente nella Top 10, cioè nell’importantissima hit parade del botteghino hollywoodiano. Nel 1948 la Casa lo impiega in un western a colori, Smith il taciturno. Ladd si rivela un magnifico westerner e da quel momento i suoi ruoli saranno per lo più quelli. Quando Stevens lo sceglie per il ruolo di Shane ne esce un eroe magnifico: l’uomo misterioso e silenzioso, che sa essere umano e, al caso, violento, e che fa giustizia senza compensi. A quarant’anni, ha avuto la consacrazione che meritava. Shane è diventato culto, con una folta schiera di appassionati che erano ragazzi in quel tempo.

Dopo Il cavaliere, Ladd lascia la Paramount, che era stata la sua “Casa” in tutti i sensi e comincia a declinare. Gli anni – e l’alcol – gli toccano il volto e fanno emergere tutta la sua fragilità, anche interna. Dopo una serie di western di maniera l’attore è diventato ombra di sé stesso. L’ultima impennata è nel suo ultimo film, L’uomo che non sapeva amare, dove ha accettato un ruolo di caratterista. Ladd muore poco dopo, a 51 anni, per una miscela di pillole e liquori.
Di Alan Ladd, nei decenni, sono davvero sparite le tracce. Il suo destino postumo di attore-eroe misconosciuto è stato implacabile. Pochi si sono accorti, nelle ere del cinema successive a quell’età dell’oro, del carisma esclusivo di Alan Ladd, della sua intensa capacità di sentire i ruoli, della sua naturale, malinconica nobiltà.
 


Il film. Dunque la regia di George Stevens. Con Jean Arthur, Brandon De Wilde,
Van Heflin, Alan Ladd, Jack Palance.

Shane scende da una collina in una verde valle del Wyoming. Dopo qualche diffidenza – tutti i coloni vivono nello spavento per la prepotenza dell’allevatore Ryker – viene accolto dagli Starrett: Johnny capofamiglia, Marian e Joey di dieci anni. Shane, che «non si ferma mai in nessun posto», decide di accettare la proposta di Starrett e di lavorare nella piccola fattoria. Ben presto è coinvolto nella lotta fra allevatori e coloni. Una volta si lascia insultare per non aggravare la situazione, ma poi dà, insieme a Starrett, una sonora lezione a Ryker e ai suoi. Quest’ultimo manda a chiamare il pistolero Wilson. Shane è diventato amico di tutti e l’idolo del piccolo Joey. Seppure in termini non palesi e correttissimi, anche Marian prova un sentimento per lui. Wilson uccide un contadino. Al funerale tutti gli altri decidono di lasciare la valle. Solo Starrett si oppone, ma non trova le parole per convincere i contadini. Ma le trova Shane, con un discorso sulla sacralità della famiglia e il diritto di vivere senza soprusi. Ryker organizza un agguato a Starrett. Ma Shane gli impedisce di andare all’appuntamento colpendolo alla testa. Shane arriva all’emporio, dove lo aspettano Wilson e i due fratelli Ryker. Joey lo ha rincorso e arriva proprio nel momento del duello. Shane uccide lealmente i tre avversari. Sta per ripartire. Joey gli dice di restare, perché tutti ne sarebbero contenti.
Shane gli risponde che non può, perché, «a torto o a ragione», ha ucciso, e ormai ha un marchio che non si cancella più. Joey vorrebbe andare con lui. Ma Shane, accarezzandogli la nuca, lo dissuade. Gli dice di avvertire i genitori che la tranquillità
è tornata nella vallata e soprattutto gli dice di essere come loro, e di diventare «forte e leale». Joey saluta Shane che parte, lo chiama sempre più da lontano. E Shane risale, di notte, la collina dalla quale era venuto. E’ stato l’eroe purissimo che agisce spinto solo dalla sua passione interna, per giustizia e senza compensi.
Proprio come i cavalieri medievali che cercavano il sacro Graal (interpretazione della critica francese).

Costruzione di grande realismo – i contadini, i rumori di fondo, i lavori – con una regia che ha ispirato successivamente i grandi western che hanno, per qualche tempo, ridato vita al genere. Tratto da un romanzo, di scarsa quelit, di Jack Schaefer e sceneggiato benissimo da A.B. Guthrie, anche il Cavaliere si vale di una straordinaria colonna sonora di Victor Young, che ha composto arie ispirandosi alla musica tradizionale americana. Ladd, quarantenne, è capace di espressioni sottotono, dolci, pazienti, persino intellettuali, ma anche all’occasione violente e divenuto “identificatore” delle giovani generazioni di allora, e massimo eroe del West e probabilmente di tutto il cinema. Dunque, tutti questi valori, combinati con la poesia registica di Stevens e coi suggerimenti morali della storia, fanno de Il Cavaliere della valle solitaria un titolo che è doveroso ricordare.
 


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati