Titolo originale | Shane |
Anno | 1953 |
Genere | Western |
Produzione | USA |
Durata | 118 minuti |
Regia di | George Stevens |
Attori | Alan Ladd, Jean Arthur, Van Heflin, Brandon De Wilde, Jack Palance, Ben Johnson Edgar Buchanan, Emile Meyer, Elisha Cook Jr., Douglas Spencer, John Dierkes, Ellen Corby, Paul McVey, John Miller (II), Edith Evanson, Leonard Strong, Ray Spiker, Janice Carroll, Martin Mason, Helen Brown, Nancy Kulp. |
Tag | Da vedere 1953 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 4,50 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 12 novembre 2018
Shane si trattiene presso una fattoria per proteggere gli abitanti dai soprusi dei prepotenti. Il film ha ottenuto 5 candidature e vinto un premio ai Premi Oscar,
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Shane scende da una collina in una verde valle del Wyoming. Dopo qualche diffidenza - tutti i coloni vivono nello spavento per la prepotenza dell'allevatore Ryker - viene accolto dagli Starrett: Johnny capofamiglia, Marian e Joey di dieci anni. Shane, che "non si ferma mai in nessun posto", decide di accettare la proposta di Starrett e lavorare nella piccola fattoria. Ben presto è coinvolto nella lotta fra allevatori e coloni. Una volta si lascia insultare per non aggravare la situazione, ma poi dà, insieme a Starrett, una sonora lezione a Ryker e ai suoi. Quest'ultimo manda a chiamare il pistolero Wilson. Shane è diventato amico di tutti e l'idolo del piccolo Joey. Seppure in termini non palesi e correttissimi, anche Marian prova un sentimento per lui. Wilson uccide un contadino. Al funerale tutti gli altri decidono di lasciare la valle. Solo Starrett si oppone, ma non trova le parole per convincere i contadini. Ma le trova Shane, con un discorso sulla sacralità della famiglia e il diritto di progredire. Ryker organizza un agguato a Starrett. Ma Shane gli impedisce di andare all'appuntamento colpendolo alla testa. Shane arriva all'emporio, dove lo aspettano Wilson e i due fratelli Ryker. Joey lo ha rincorso e arriva proprio nel momento del duello. Shane uccide lealmente i tre avversari. Sta per ripartire. Joey gli dice di restare, perché tutti ne sarebbero contenti. Shane gli risponde che non può, perché, "a torto o a ragione", ha ucciso, e ormai ha un marchio che non si cancella più. Joey vorrebbe andare con lui. Ma Shane, accarezzandogli la nuca, lo dissuade. Gli dice di avvertire i genitori che la tranquillità è tornata nella vallata e soprattutto gli dice di essere come loro, e di diventare "forte e leale". Joey saluta Shane che parte, lo chiama sempre più da lontano. E Shane risale, di notte, la collina dalla quale era venuto. Un grande mito del cinema, manifesto dell'eroe purissimo che agisce spinto solo dalla sua passione interna, per giustizia e senza compensi. Proprio come i cavalieri medievali che cercavano il sacro Graal (interpretazione della critica francese). Costruzione di grande realismo - i contadini, i rumori di fondo, i lavori - con una regia che ha ispirato successivamente i grandi western che hanno, per qualche tempo, ridato vita al genere. Tratto da un romanzo, mediocre, di Jack Schaefer e sceneggiato benissimo da A. B. Guthrie, anche il Cavaliere si vale di una straordinaria colonna sonora di Victor Young, che ha composto arie ispirandosi alla musica tradizionale americana. Indimenticabile l'interpretazione di Alan Ladd, quarantenne, capace di espressioni sottotono, dolci, pazienti, persino intellettuali, ma anche violentissime, e divenuto il massimo "identificatore" delle giovani generazioni di allora, e massimo eroe del West e probabilmente di tutto il cinema. Dunque, tutti questi valori, combinati con la poesia registica di Stevens e coi suggerimenti morali della storia, fanno de Il Cavaliere della valle solitaria la più alta espressione di tutto il cinema.
Un film dal passo lungo e maestoso come gli spazi in cui viene girato: nella valle isolata circondata dal maestoso scenario montuoso del parco nazionale del Grand Teton, si consuma una grande storia della frontiera, tra dura vita quotidiana e spettacolari eroismi. Il cavaliere della valle solitaria viene da alcuni considerato tra le pellicole classiche del genere, da altri come una sorta d'ingresso del western nella sua era crepuscolare, autunnale. Punti di vista legittimi ambedue, appunto per la capacità mostrata dal regista Stevens e dai suoi collaboratori nel realizzare una fusione -? tanto discreta quanto perfetta - della dimensione realistica e di quella mitica. Fra i tanti cataloghi delle situazioni narrative western prodotti dai professionisti del genere, quella del romanziere e sceneggiatore Frank Gruber è particolarmente stringata. Il suo elenco si riduce a sette situazioni-tipo, ognuna delle quali sintetizzata da un film esemplare. Troviamo Il cavaliere della valle solitaria come modello della seconda categoria, quella della Ranch Story, nella quale Gruber include le "storie accadute in un ranch di allevamento del bestiame; storie di ladri, di ranchers contro coloni sedentari, di allevatori di bestiame contro pastori, soggetti tipici del paese del bestiame con eroi e cattivi". Eroi e cattivi: il bene contro il male, con meno sfumature possibili. E quando nel western si mettono in contrapposizione gli interessi e le personalità dei "baroni del bestiame" e quelli dei semplici agricoltori (non ancora latifondisti), il diavolo sta invariabilmente dalla parte dei primi, il buon Dio da quella dei secondi. E questo vale anche per gli uomini d'arme che si mettono al servizio degli uni o degli altri, a cominciare dai cappelli: uno stetson bianco per l'eroe, uno stetson nero per il cattivo. Nella riuscita di un classico come Il cavaliere della valle solitaria la semplificazione moralistica è fondamentale, ma non si traduce in aridità concettuale. I "rocciosi" caratteri del film sono in relazione tra di loro in modo da creare un particolare effetto di "verosimiglianza mitologica" - anche quando si tratti della patologica malvagità di Wilson Palance o della strabiliante invulnerabilità di Shane Ladd. Gli Starrett, i tre contadini, sono anime semplici, e vengono ognuno a suo modo incantati dal fascino che emana dal misterioso, laconico avventuriero. Dal canto suo, Shane ammira e ama in loro proprio la forza di quella semplicità, che vuoi dire profondo affetto reciproco, duro e onesto lavoro, integrità morale. Insomma, la vita alla fattoria per lui è come la riscoperta della vera umanità. In nome e in difesa di questi principi, riprende le odiate pistole... e si condanna all'esilio. Perché anche di questo racconta il film: le armi sono necessarie per la salvaguardia della società "giusta", della civiltà che vorrebbe soppiantare il disordine e il sopruso; ma non si può vivere accanto a coloro che le usano. I giustizieri "a conduzione singola" sono destinati alla solitudine, sono vittime sacrificali al pari della feccia che spazzano via dal mondo dei giusti. È stato detto e scritto che, se Io avesse girato il John Ford dell'Uomo che uccise Liberty Valance, magari con un inquieto Jimmy Stewart al posto del placido Ladd, la solida linearità di forma e contenuti che caratterizza il film avrebbe raddoppiato la sua forza. Ma in effetti tutte le interpretazioni sono funzionali - come del resto l'uso della fotografia e della musica - a un'epica che vuole essere "antica" ed elegiaca, non provocatoria o altrimenti "disturbante". A seconda dei gusti, il bambino innamorato del pistolero può risultare struggente o insopportabile; per molti smaliziati spettatori di oggi certo il personaggio del cattivissimo Palance risulta più godibile di '~ quello del buonissimo Ladd; certe lentezze paesaggistiche possono dar noia agli amanti del ritmo I e dell'azione serrati. Ma la storia del cavaliere errante che si erge a baluardo dei migliori valori dell'America "di una volta" conserverà, sempre e comunque, il suo posto di prima fila nell'epopea del western.
IL CAVALIERE DELLA VALLE SOLITARIA disponibile in DVD o BluRay |
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Shane (Alan Ladd) è un pistolero, ma come un cavaliere medievale errante (ma non alla cerca del Graal o di qualcosa) o come un Ramingo del Signore degli Anelli va da un posto all'altro, il suo passato non lo conosciamo, ma sappiamo che sta dalla parte dei deboli e degli oppressi. In questo film Shane arriva nella Teton Valley e si ferma per bere nella fattoria di Joe Starret (Van Heflin) [...] Vai alla recensione »
Questo film western è un film (normalmente) valutato 4-5 stelle dalla critica. Visto e rivisto più volte.... posso esprimere la mia opinione. Il film è molto "asciutto", nel senso di semplice (come storia), prevedibile (nello svolgimento e nell'epilogo) ed oggi sarebbe definibile anche come un film "perbenista" (con il cavaliere-paladino che arriva, sistema le cose e poi se ne va senza nulla chiedere), [...] Vai alla recensione »
Quante volte ho visto questo film? non saprei, sono tante che ne ho perso il conto. Cosa posso dire di questa pellicola ? un solo commento: in assoluto il miglior film di tutti i tempi con un cast impossibile da ripetersi. Il regista ha saputo esaltare tutti i sentimenti umani in quadri con tinte spettacolari. Si! decisamente un capolavoro d'arte.
Uno dei più grandi film western di tutti i tempi!
Anche se ad alcuni potrà sembrare datato questo film possiede una sua bellezza: la capacità di raccontare con sincerità e semplicità il mondo della colonizzazione americana di fine '800. La lotta dei contadini contro i rancheros si consuma nella violenza e nel soppruso, coinvolgendo anche il protagonista: uomo solitario e senza meta, quasi un vagabondo; ostile alla violenza [...] Vai alla recensione »
classico western buonista sopravvalutato che con gli anni ha perso tutto il suo fascino.siamo negli anni 50 ormai il genere è morto john ford aveva gia detto tutto.e di più. cito ombre rosse sentieri selvaggi in primis.tornando al film lo trovo pomposamente epico, ma trova la sua fine prova nella sua ostentata magniloquenza.meriterebbe un paio di stelle ma gli do 1 per sanare il voto [...] Vai alla recensione »
western sopravvalutato e imbevuto della sua magniloquente pomposita. da un paio di stelle gliene do una x sanare il voto assurdamente alto.
Shane, un cow-boy dal non chiaro passato, si ferma presso la fattoria di due agricoltori, gente modesta come molte altre famiglie che, nella regione, devono sottostare ai ricatti, alle rubene e alle violenze di un malvagio proprietario di bestiame, il cow-boy, libera la zona dal taglieggiatore, e riprende il cammino interrotto. Un buon western, assai curato nella struttura delle diverse psicologie. [...] Vai alla recensione »