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Venezia 77: La Settimana della Critica non cede all’emergenza

La sezione della Mostra del Cinema mantiene le caratteristiche di sempre con una selezione dai temi attuali e controversi.
di Paola Casella

martedì 21 luglio 2020 - Mostra di Venezia

“Contrariamente ad altre sezioni ridotte o soppresse da Biennale, la Settimana della Critica ha mantenuto le caratteristiche di sempre”, afferma Franco Montini, Presidente del Sindacato Critici Cinematografici Italiani (SNCCI). “Dunque come sempre saranno al Lido sette opere prime internazionali in concorso, un lungometraggio d’apertura e uno di chiusura, più la sezione competitiva Sic&Sic con nove cortometraggi. Un segno che la Sic è riconosciuta nella sua capacità di identificare nuovi autori e linguaggi”.

“I titoli di questa 35esima edizione, sono stati scelti fra 475 proposte”, ricorda Giona A. Nazzaro, Delegato Generale della Sic, che ha parlato di temi attuali e controversi come “l’alienazione dei giovani, le autocrazie contemporanee, l’antisemitismo, l’insensatezza e la violenza della guerra, la condizione femminile e la brutalità della polizia nei confronti delle minoranze”. 

La selezione di quest’anno mira a restituire la complessità del mondo moderno attraverso titoli coraggiosi che faranno parlare di sé. L’esordio è col botto: The Book of Vision di Carlo S. Hintermann, prodotto da Terrence Malick e interpretato (in inglese) da un cast internazionale che comprende Charles Dance, Lotte Verbeek e Sverrir Gudnason oltre a Filippo Nigro e al piccolo Justin Korovkin (Favolacce (guarda la video recensione)). Il film, di alta ambizione tecnica e artistica, mette a confronto la medicina di oggi e di ieri e parla di maternità e oppressione femminile in modo originale e controverso.

Il film di chiusura è I Rossellinis e porta la firma di un membro della celebre famiglia, Alessandro, figlio di Renzo, che va a trovare tutti i membri del suo clan viaggiando fra l’Italia, la Svezia e gli Stati Uniti, cercando i sintomi di quella “rossellinite” che lo riguarda da sempre, e riguarda chiunque abbia a cuore il cinema italiano.
È italiano anche il film di concorso Non odiare diretto da Mauro Mancini e interpretato da un notevole Alessandro Gassmann e da Sara Serraiocco: una sobria riflessione sulla necessità di convivere nonostante l’appartenenza a religioni e schieramenti politici diversi, assai rilevante nel mondo di oggi.

In concorso una serie di titoli da vari Paesi: il nichilista 50 or Two Whales Meet at the Beach di Jorge Cuchi è un esempio di nuovo cinema messicano e tratta il fenomeno internettiano delle Blue Whales rifacendosi ad un episodio di cronaca vera, protagonisti due ragazzi nella Città del Messico odierna; il pulsante Topside, grande ritorno del cinema indipendente statunitense alla Sic dopo anni di assenza, è girato dalla coppia Celine Held (anche attrice protagonista) e Logan George attraverso il ventre della metropolitana di New York, dove una madre e la sua bambina cercano rifugio dalla miseria e la disperazione.

Due film dall’Est Europa raccontano la guerra da punti di vista molto lontani: il lituano The Flood Won’t Come, storia della follia di tutte le guerre raccontata in modo visionario attraverso movimenti di macchina e inquadrature che faranno a lungo parlare del regista armeno Marat Sargsyan, e l’ucraino Bad Roads, tratto da una pièce teatrale della drammaturga e regista Natalya Vorozhbit di grande successo a Londra, che racconta la guerra come ennesima dimostrazione della condizione femminile schiacciata dalla violenza maschilista. 

Ghost della giovane regista Azra Deniz Okyay è la prova che il cinema giovane turco sa affrancarsi dai suoi maestri: ambientato nella Istanbul contemporanea mette in luce la dittatura di Erdogan e la lotta sotterranea, a base di social media e cellulari, dei ragazzi che sopravvivono nella loro città tormentata. E Shorta di Anders Olholm e Louis Hviid, un thriller metropolitano danese che guarda a John Carpenter e Walter Hill, raccontando uno dei temi più caldi del momento: gli eccessi di violenza della polizia e il rapporto esplosivo fra minoranze etniche e forze dell’ordine.


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