Advertisement
Julianne Moore, lei balla da sola

Ritorno sui 'tempi forti' della carriera dell'attrice protagonista di Gloria Bell. Da giovedì 7 marzo al cinema.
di Marzia Gandolfi

Gloria Bell

Impostazioni dei sottotitoli

Posticipa di 0.1s
Anticipa di 0.1s
Sposta verticalmente
Sposta orizzontalmente
Grandezza font
Colore del testo
Colore dello sfondo
0:00
/
0:00
Caricamento annuncio in corso
Julianne Moore (Julie Anne Smith) (63 anni) 3 dicembre 1960, Fayetteville (Arkansas - USA) - Sagittario. Interpreta Gloria nel film di Sebastián Lelio Gloria Bell.
martedì 26 febbraio 2019 - Focus

Essere rossa è già incarnare un personaggio. Specialmente a Hollywood. È quasi un genere letterario che distingue e classifica una specifica qualità. È precisamente una pigmentazione che fonda un canone di eleganza e rende per forza diversi. Julianne Moore è rossa, dalla testa ai piedi come sanno bene tutti quelli che hanno visto America oggi. Frontale e senza slip stirava il suo vestito e stirare non è stato più lo stesso da allora. L'attrice newyorkese fa del suo essere rossa il centro del suo mistero, l'origine del suo mondo. Integralmente rossa per Robert Altman, luccicante per Todd Haynes, energicamente isterica per David Cronenberg, Julianne Moore appartiene a quella categoria di attrici ancora capaci di ispirare un film, di suscitarne l'invenzione (Paul Thomas Anderson, tra gli altri, ha scritto pensando a lei), di esserne insieme nutrimento ed essenza.

Che prepari una torta in The Hours o aspiri una sigaretta in A Single Man, che tiri la coca in Boogie Nights o trattenga una sciarpa come fosse una mano mentre innamora il giardiniere Lontano dal paradiso, il suo corpo si dispiega, lentamente, in slow motion, senza un legame apparente con gli oggetti e le persone che la circondano.
Marzia Gandolfi

Il solo (r)accordo è lo sguardo, quello di un'attrice che viene dal teatro e ha per questo una coscienza molto forte dello spettatore, che afferra e seduce come Mark Wahlberg in Boogie Nights. Il (suo) rosso, indossato con rigogliosa e insolente fotogenia, diventa autentico punctum visivo della messinscena oscurando le altre forze in campo. A farne le spese questa volta è l'amante ignavo di John Turturro, oscurato dalla sua incandescenza in Gloria Bell, remake a carbone di Sebastián Lelio (Gloria). L'autore cileno rifà il suo film e offre a Julianne Moore un ruolo che testimonia l'evoluzione della sua immagine. Dalla fragilità dei debutti (Safe, A Single Man) ai personaggi dal carisma e l'ego smisurati (Game Change, Maps to the Stars), l'attrice approda sulla pista da ballo e infila l'abito di una donna consapevole che avanza in solitudine senza averne paura.


CONTINUA A LEGGERE
in foto una scena del film di Lontano dal paradiso.
in foto una scena del film The Hours.
in foto una scena del film Still Alice.

Non è certo la prima volta che Julianne Moore 'gioca' con la solitudine. La sua filmografia è un mondo perduto dove lei è tutta sola. Film dopo film, accumula i ritratti di donna single, separata (Safe), spaiata (Don Jon, Il piano di Maggie), custodita sotto una campana di vetro (Lontano dal paradiso), in posa (Il grande Lebowski), immemore (Still Alice). La coerenza che emerge è spaventosa, come se i film seguissero una sola linea di vita, un solo profilo di donna minacciata, trincerata, determinata, lontana. Lontana dalla compagnia degli uomini e dei loro archetipi, lontana dalle convenzioni sociali e dal chiacchiericcio dei suoi rappresentanti, flirtando sempre con quell'abisso che chiamiamo intimità o, dopo Madame Bovary, femminilità. Abisso perché è necessario assumere la 'malattia' che sopporta Julianne Moore in Safe, in Lontano dal paradiso o ancora in The Hours e che non ha altro nome che l'estrema lucidità di una coscienza, di un'individualità in faccia a un uomo, a gruppo, a una società e le sue leggi, le aspettative, il posto e la parte che assegna d'ufficio. La lucidità è quel filo sul quale i personaggi di Julianne Moore avanzano perdutamente, come funambole. In basso, intorno, il vuoto.

Ma lontana dall'America dei Fifties, dove non c'era posto riservato all'identità femminile, l'attrice trova Gloria Bell, fragilità fisica e forza di carattere, stato di innamoramento e resistenza femminista. La sua Gloria ribadisce quel marchio di cortesia borghese che qualifica da sempre i suoi personaggi mentre prende finalmente coscienza di quello che è tollerabile e di quello che non lo è più. Il tratto altero e seccamente seduttivo, che bruciava sul rogo del suo 'rossore', è spento e sfumato da iniezioni di biondo. La nuova nuance, tra metalli e natura, fissa la grande nuance tecnica di Julianne Moore, l'applicazione, lo sforzo di mantenere un sorriso smaltato o la convinzione di essere la donna più felice della California. Sulla pista come in giardino o in camera da letto, dona sempre l'impressione, o forse l'illusione di poter tenere il suo personaggio senza che niente o nessuno possa farlo vacillare.

La profusione del talento di Julianne Moore, la varietà dei registri di cui è capace di appropriarsi, la finezza d'espressione che può raggiungere compongono, come per la piramide olfattiva di un profumo, la sua nota del cuore. Quella nota ha il gusto della sofferenza (subita o procurata). I ruoli coperti definiscono uno dei Moore's touch più persistenti: la donna che soffre, che balla da sola, che non dice troppo e di cui gli effetti sono tutti interiori. Rossa, bionda, dea, star, strega, intellettuale, mamma, puttana, Julianne Moore è stata tutto. Con la sua nuvola di bellezza e di (discreta) virtuosità hitchcockiana.


SCOPRI DI PIÙ SU GLORIA BELL

{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati