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Lo sguardo ostinato

La dialettica dell'istante e le risate promesse dalle giornate professionali di Riccione.
di Dario Zonta

In foto Emmanuelle Riva e Eiji Okada in una scena del film Hiroshima mon amour di Alain Resnais.
Emmanuelle Riva (Paulette Germaine Riva) 24 febbraio 1927, Chenimenil (Francia) - 27 Gennaio 2017, Parigi (Francia). Interpreta Lei nel film di Alain Resnais Hiroshima mon amour.

martedì 9 luglio 2013 - Focus

Mentre il "Cinema ritrovato" di Bologna - a cui abbiamo fatto accenno nel nostro ultimo editoriale - stava mostrando le ultime perle di un'edizione, la ventisettesima, davvero notevole, come la proiezione in Piazza Maggiore della copia restaurata di Hiroshima mon amour di Alain Resnais (film di struggente e incredibile bellezza, di una modernità abbacinante, segno radicale di un punto d'arrivo del cinema, vetta assoluta che molti poi hanno provato a scalare senza riuscirci), contemporaneamente a pochi chilometri, sul litorale romagnolo, gli operatori del cinema (produttori, distributori, esercenti, attori, registi, giornalisti...), si sono dati appuntamento per le tradizionali "Giornate professionali estive di cinema". Si tratta, per chi non lo sapesse, di una sorta di kermesse cinematografica dove i protagonisti del cinema in Italia (e quindi non solo italiano) si danno appuntamento per un "prossimamente" dove vengono esposti come merce i nuovi prodotti. È così che vengono chiamati i film, prodotti.

I venditori da una parte, i compratori dall'altra, il mercato al centro. Sui banconi, ormai digitali, la merce in forma di listino. Ogni casa di distribuzione presenta i film della prossima stagione. Se poi si tratta di film italiani, gli stessi operatori chiamano registi e attori a sostenere la loro causa con un esplicito patto di mutuo soccorso. Maggiori saranno le prenotazioni degli esercenti, maggiori potrebbero essere gli incassi. Ed ecco che a Riccione si alternano volti noti del cinema italiano, da Carlo Verdone a Gianni Amelio. Taluni hanno i film già pronti, come Gianni Amelio con il suo L'intrepido, probabile sconfinamento nella commedia con Antonio Albanese (che molti vorrebbero vedere a Venezia), come Daniele Luchetti con Anni Felici, storia di una coppia in crisi ambientata negli anni Settanta con Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti. Altri i film li devono ancora girare, se non addirittura scrivere, come Carlo Verdone che ha annunciato la sua prossima commedia, dichiarando che ad assisterlo, in qualità di attrici, ci saranno le due figlie per un film che si annuncia addirittura famigliare e la cui uscita è data per febbraio (poche ore dopo Verdone sarebbe andato a Taormina per ritirare il Nastro d'Argento come migliore attore non protagonista per La grande bellezza di Sorrentino in un'edizione dominata ancora una volta da Tornatore). I film italiani che ci aspettano dietro l'angolo, alla fine dell'estate, sono molti altri, e non possiamo non notare la solita prevalenza delle commedie, unico genere a far da traino in un mercato agonizzante come il nostro. "Non ci resta che ridere" è il titolo, ironico e amaro, di un convegno svolto alla Casa del Cinema di Roma, laddove i convenuti giornalisti e operatori hanno ragionato sul perché della stragrande prevalenza del genere commedia, visto che nella classifica dei cinquanta maggiori successi italiani dell'ultimo triennio i film che non appartengono al genere commedia si contano sulla punta delle dita.

I listini non mentono e così molti sono i titoli di genere che s'affacciano sul nostro dopo estate, tra un Sole a catinelle di Checco Zalone e Un fantastico via vai di Pieraccioni, passando per Universitari di Moccia (pensavamo che fosse terminata la saga giovanilistico-scolastica) fino all'immancabile cine-panettone Colpi di fortuna di Neri Parenti con Lillo&Greg, Paolo&Luca. Ma dovremmo contare anche Aldo, Giovanni e Giacomo e Alessandro Genovesi e tanto altri. Insomma il cinema italiano promette risate, l'autunno italiano non si sa!

Sul tavolo del vostro rubrichista, in questo involontario e pigro resoconto estivo del cinema a venire, sotto la stratificazione delle pubblicazioni di settore, tra borsini del cinema, dati cinetel, listini e quant'altro spunta indomita e resistente una cartolina. È di quelle che il Cinema ritrovato fa trovare ogni sera su ogni sedia di Piazza Maggiore in occasione del film proiettato. Quella che adesso ho in mano è la cartolina di Hiroshima mon amour che sul fronte riporta un frame del film con Emmanuelle Riva e Eiji Okada, lei e lui in uno splendido bianco e nero, amanti impossibili sulle cenere di Hiroshima. Nel retro della cartolina ci sono le informazioni sul film e l'estratto della scheda critica del grande Jean Douchet che termina così: "Moderno Hiroshima mon amour lo è anche per il suo soggetto. È la tragedia dell'impossibilità dell'unione della pienezza di sé. È la vittoria della segmentazione, della dissociazione, del frammentario. È impossibile essere totalmente uno perché viviamo nell'istante e ogni istante ci condanna alla nascita ma anche alla morte di una parte di noi stessi. È forse il simbolo profondo della prima immagine del film. Si vedono solo due corpi abbracciati, entrambi indistinti mentre li ricopre una pioggia di cenere. Questa cenere si può immaginare sia la stessa della bomba atomica, o quella delle vestigia della guerra che ricadono ancora sul presente e lo contaminano. Ma io preferisco vedervi il simbolo di una dialettica dell'istante: nello stesso tempo in cui questi individui "si incendiano l'uno per l'altro" (come viene detto a un certo punto nel testo) già li ricopre la cenere di questo fuoco, la cenere dell'oblio".
La cartolina ora è appesa al muro. Il resto nel cestino.

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