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La politica degli autori: Guillaume Canet

Un regista dal futuro promettente e dal talento 'multitasking'.
di Mauro Gervasini

In foto l'attore, regista e sceneggiatore francese Guillaume Canet.
Guillaume Canet (51 anni) 10 aprile 1973, Boulogne-Billancourt (Francia) - Ariete. Regista del film Piccole bugie tra amici.

mercoledì 4 aprile 2012 - Approfondimenti

Politica di scoperta degli autori. Non è la prima volta che ci proviamo. Abbiamo per esempio dedicato questa rubrica a Stefano Sollima, che con ACAB – All Cops Are Bastards addirittura esordiva sul grande schermo. Chiamiamoli investimenti sul futuro. A questo giro tocca a Guillaume Canet, del quale potrete vedere in sala, da venerdì 6 aprile, Piccole bugie tra amici. Commedia generazionale, tipo Il grande freddo, ma qualche decennio dopo. Non il suicidio di un amico a fare da scintilla della vicenda ma un grave incidente. I complici e gli amici del malcapitato, ridotto in fin di vita, si ritrovano a Cap Ferrat, nella casa del più ricco tra loro, a fare i conti con un legame che va avanti da sempre anche a costo di tensioni sepolte, rimorsi, frustrazioni, ripicche, egocentrismi. Eccolo, il senso dell'operazione: l'ego. Senza più la spinta ideologica e politica di Lawrence Kasdan, e quella esistenziale di Claude Sautet, ai cui film È simpatico ma gli romperei il muso (1971) e Tre amici, le mogli e (affettuosamente) le altre (1974) Canet esplicitamente guarda (più che altro per lo stile), restano la fiera delle vanità e l'individualismo diffuso. Messinscena fluida e cast delle grandi occasioni (François Cluzet, Marion Cotillard, l'ottimo Benoît Magimel...) per un film un po' ruffiano. Non l'ideale per cominciare ad apprezzare le doti dell'autore. Che è anche, se non soprattutto, attore. Classe 1973, fisico prestante, un passato da cavallerizzo di professione, un'ottima propensione per i ruoli drammatici, ha all'attivo tre regie. Oltre a Piccole bugie tra amici, l'esordio Mon idole (2002) e il polar Non dirlo a nessuno (2006). Ma l'avvenire è hollywoodiano, dietro la macchina da presa di Blood Ties, sul quale conviene spendere due parole. Il film, sceneggiato da James Gray (I padroni della notte, Two Lovers), è il remake di un discreto polar di Jacques Maillot, Les liens du sang (2008), inedito in Italia, che Canet aveva solo interpretato al fianco di Cluzet. La storia di due fratelli, uno sbirro e un bandito, uniti da un affetto e da una complicità assoluti ma divisi dalla "strada". Tema caro a James Gray, e dalla collaborazione tra il cineasta americano e il francese (che ha scelto nel ruolo che fu suo, il fratello "buono", Clive Owen, e in quello del "cattivo" Billy Crudup, mentre il padre è James Caan) ci aspettiamo parecchio.

Canet ha un talento "multitasking". Bravo attore (tra gli inediti in Italia va senz'altro recuperato il noir La clef, di Guillaume Nicloux, 2007) sceneggiatore (ha scritto Jappeloup, prossimo film di Christian Duguay) e appunto regista. Mon idole racconta di un giovane autore televisivo invitato ad un weekend in campagna dal suo idolo, un presentatore Tv, per discutere di una nuova trasmissione. Ma qui, complice la moglie conturbante dell'ospite (Diane Kruger in tutto il suo splendore) le cose prendono una piega diversa. Atmosfere psicodrammatiche tipo La piscina di Jacques Deray (1968), con la musica di Bob Sinclair a fare da contrappunto ossessivo. Poi Canet "spacca" con il secondo film, Non dirlo a nessuno, storia di un uomo (Cluzet) che otto anni dopo la morte violenta della moglie riceve una mail con linkata una webcam che la riprende ora e non allora. Mistero travolgente tratto da un romanzo di Harlan Coben dove si corre a perdifiato e si finisce per fregarsene della logica, di fronte al grugno impagabile di protagonisti e comprimari, titani del nero di Francia. A partire da Olivier Marchal che fa il trucido killer picchiatore.

Altro motivo di interesse, il team. Con Guillaume Canet, davanti e dietro la macchina da presa, lavorano un po' sempre gli stessi. Come il produttore Alain Attal, assurto agli onori della cronaca per Il concerto di Mihaileanu (2009) e Polisse di Maïwenn (2011) ma soprattutto king maker del regista e del suo entourage. A partire da un altro attore, Philippe Lefebvre, coautore degli script di Canet e regista in proprio (Le siffleur, 2010) sempre sotto l'egida di Attal. E gli altri interpreti, dal "quasi amico" Cluzet a Gilles Lellouche, da Nathalie Baye al grande François Berléand... Alcuni di loro, compreso Cluzet, sono anche in Les infidèles, attesa commedia a episodi con il premio Oscar Jean Dujardin. L'irrequieta "meglio gioventù" del cinema francese che scrive, dirige, recita e scalpita.

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