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Grandi icone, grandi pretesti

Debutto newyorkese di un musical che fa discutere.
di Pino Farinotti

Come Fly Away
Frank Sinatra (Francis Albert Sinatra) 12 dicembre 1915, Hoboken (New Jersey - USA) - 14 Maggio 1998, Los Angeles (California - USA).

lunedì 29 marzo 2010 - Focus

Come Fly Away
Il 25 marzo, al Marquis Theatre di New York ha debuttato Come Fly Away, il musical che si ispira alla vicenda di Frank Sinatra. Leader dello spettacolo è Twyla Tharp, la grande coreografa, che si vale di ballerini superaccreditati come John Selya e Holley Farmer. Il musical ha suscitato polemiche, legittime, scontate, volute. La critica si è divisa. E anche in quella contrapposizione c'è stata violenza. La polemica, lo scontro di opinioni, l'amore e l'odio, non possono che essere scontate quando vai a "rifare" un personaggio così importante, così acquisito dalla memoria dello spettacolo e di chi lo spettacolo lo va a vedere.

Mito
Riproposta, rivisitazione, rilettura. Nell'era recente dello spettacolo si ricorre costantemente a questa pratica: rifare un classico, evocare un mito, un eroe, per attribuirgli significati magari lontani dagli originali. La ragione sta nella mancanza di opere e di eroi all'altezza di quelli evocati. Molto semplice. Reinserire nel tempo attuale caratteri e vicende quasi sempre si è rivelato un esercizio sfortunato o arbitrario. "Sfortunato" quando si è ricorsi al rifacimento naturale, al remake rigoroso. Perché allora una Julia Ormond che fa Sabrina nel rifacimento di Pollack, è costretta a sembrare la cameriera dell'originale Audrey Hepburn, e Vince Vaughn non scalfisce neppure Tony Perkins nei panni dello psicopatico Norman Bates, di Psyco.
Giusto due esempi.

Incentivo
Omologare il passato col presente, cercando anche di trovare un incentivo di spettacolo, magari diverso, magari opposto, è una scelta molto faticosa, piena di trappole. La cultura contemporanea vuole la trasgressione, la provocazione, l'arbitrio, la violenza. E naturalmente l'adesione a certi codici che, nell'era recente, si sono andati creando e affermando. Ricordo un Don Giovanni gay (!), drogato, che va in giro in motorino; e una madama Butterfly che opera in un bordello. Giusto altri due esempi. Gli eroi sono stati spesso usati. Era facile, rendeva. Erano richiami o inserti che all'istante soccorrevano il contesto nel quale erano collocati. Una bella franchigia, un trucco facile. In Provaci ancora Sam, Woody Allen è in crisi di tutto, sentimentale, professionale, di identità, e allora lo soccorre il fantasma di Bogart, nei panni del Rick di Casablanca, con impermeabile, movenze sicure e voce profonda. Rick è l'uomo per eccellenza e suggerisce a Woody i giusti comportamenti. Marlon Brando irruppe nel cinema scardinando tutte le regole. A metà degli anni Cinquanta tutti erano sedotti da lui. Lo era il pubblico, lo era la gente del cinema. Fred Astaire, che non era uno sprovveduto, in Spettacolo di varietà, rimproverato di essere sempre lo stesso con cilindro e cappello, insomma di non essersi evoluto, esclama "Io non sono Marlon Brando". In Les Girls, Gene Kelly, un altro che sapeva il fatto suo, nel contesto dei numeri di musical tradizionali, siamo nel 1956, deve inserire un ballo rock guidando la moto e indossando il "chiodo" di Brando del Selvaggio. In Quo vadis baby? ecco l'inserto più triste e strumentale. Nel film di Salvatores, con facce depresse e normali, ecco che viene evocato Marlon Brando decadente e strepitoso quando si rivolge a Maria Schneider in Ultimo Tango a Parigi, e le domanda appunto "Quo vadis baby?". Naturalmente in quel momento il film si risolleva. In Io e Marilyn, Pieraccioni invoca la Monroe, ci guadagnano tutti, personaggi e film, invasi dalla gioia di vivere grazie alla più bella immagine del cinema di sempre. Sono altri gli eroi evocati dal cinema per soccorrere se stesso, e anche dal teatro. A definire alla perfezione il concetto ricordo uno spot di grande impatto della Tim, "Ti piace vincere facile?".

Efficace
L'operazione Sinatra è efficace e furba, naturalmente. Il materiale su cui lavorare è immenso. Le canzoni, i film, la mitologia generale. Come Fly Away è uno spettacolo gigantesco. Nella parte vicina al pubblico del palcoscenico comandano canzoni balletto. E il gioco non è difficile, trattasi di un trentina delle canzoni di Sinatra ... dicevo mitologia. Sullo sfondo campeggia un'immensa immagine dell'eroe, esplosiva di luci. Poi c'è il ballo. E lì si sono divisi i critici. Qualcuno ha persino scritto "pornografia". La cifra sessuale dei numeri è molto alta. Ed è promiscua, diciamo così. Si alternano scene sesso collettivo e omosessuale, con tutte le fantasie possibili applicate. Sono i codici attuali di cui parlavo sopra. Negli anni settanta Bob Fosse aveva già tracciato quel sentiero, col suo Al That Jazz, con figure di nudo certo estreme per allora. Ma a New York, qualche giorno fa, era tutto diverso, teatralmente più estremo dell'estremo. I "sinatrologi" tradizionali, quelli legati alla sua parte romantica sono usciti dallo spettacolo sconvolti. Sinatra è stato un artista duttile e dai molti talenti, ha anche vinto un Oscar in un ruolo drammatico, ha ballato con Gene Kelly sfigurando il giusto. Ma soprattutto il suo tema era l'amore, e anche il suo destino.
Diciamo che una parte dell'ispirazione dello spettacolo è impropria: Sinatra ha sedotto quasi duemila donne. Tutte donne…

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