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DVD da ringraziare: ci soccorrono in un momento poco felice

I film di Chaplin e de Sica.
di Pino Farinotti

Omologare il piccolo al grande schermo
Lamberto Maggiorani 24 agosto 1909, Roma (Italia) - 22 Aprile 1983, Roma (Italia). Interpreta Antonio Ricci nel film di Vittorio De Sica Ladri di biciclette.

lunedì 15 marzo 2010 - Focus

Omologare il piccolo al grande schermo
In questi giorni, in edicola e nelle videoteche sono in uscita una serie di titoli, classici nella memoria di tutti, firmati da Charles Chaplin e Vittorio De Sica. C'è un primo segnale: non sono prime edizioni, ce ne sono già state molte, tuttavia continuano a reggere il mercato. Inoltre intendo omologare il piccolo al grande schermo: di fatto il Dvd è cinema ed è televisione. Un altro concetto che mi piace reiterare è quello di un certo cinema garante e deterrente per gli utenti. Chaplin e De Sica, è notorio, non solo sono maestri storici del cinema, ma sono eroi, portatori di qualità, poetica, sentimenti che vanno oltre la cosiddetta fruizione di un'opera, che si attestano nella memoria e nella coscienza. Detto in tutta semplicità, sono anche portatori di felicità. Mi piace anche rilevare un riferimento oggettivo che arriva dal 1958 quando un gruppo di esperti stilò una classifica assoluta dei film. Al primo posto l'immancabile Corazzata Potemkin che era certo una grande opera ma era anche un'ossessione collettiva degli addetti di quelle stagioni. A seguire il film di Eisenstein, a pari merito ecco La febbre dell'oro, di Chaplin e Ladri di biciclette di de Sica. Qualità riconosciuta, arte riconosciuta. Nel 1958, rispetto ad ora, il cinema era ... nel mezzo del cammino, ma le opere di Chaplin e De Sica, rimangono nel libro d'oro, accreditate non solo come film, ma come opere generali del novecento.

Grande e piccolo
La cronaca attuale del grande e del piccolo schermo ci trasmette Oscar vinti da film di qualità solo discreta ma "politici" perché è opportuno trasmettere le indicazioni del Presidente Obama; storie di terroristi e o di criminali (in produzione) secondo la strategia furbesca di Michele Placido: "mostro il male perché non lo facciate"; i soliti modelli riproposti e un po' stanchi di Muccino e Ozpetek; oppure il crollo del mito di Dumas che avrebbe avuto un suggeritore, tale Auguste Maquet. E poi il piccolo schermo, con i reality insopportabili, con le mode (trans, escort) rincorse da tutte le reti, e poi lo spettacolo della nostra politica, grottesca e maligna, fra le peggiori (tutta la politica, di tutte le parti) fra le nazioni civili.

Poeti
In mezzo a tutto questo arrivano i poeti del cinema. Coi loro argomenti sicuri, perentori ed eterni. In Umberto D c'è una manifestazione di piazza di pensionati, c'è sostanza, stile, perché si può essere chiari, decisi e solidali con sostanza e stile e non come nelle piazze di questi giorni, e ribadisco, in tutte le piazze. In Ladri di biciclette ci sono povertà e dolore, c'è un Paese com'era in un momento più difficile di questo. E c'è anche un quanto, piccolo, di violenza, subito fermata, subito rientrata. E c'è un'estetica indimenticabile che fa parte integrante del tema rappresentato. E c'è un promemoria magnifico e dolente: il richiamo di un autore che ha vinto quattro Oscar (Ladri di biciclette; Sciuscià; Ieri, oggi, domani; Il giardino dei Finzi Contini) mentre di questi tempi i grandi premi aggirano accuratamente, e a ragione, i nostri titoli.

Clown
E poi il grande clown. Ritorno sulla rappresentazione dei temi. Negli anni trenta, con Tempi moderni Chaplin raccontò come nessuno aveva fatto, e avrebbe fatto, le patologie del lavoro. Nei suoi film il debole era sempre difeso, il potere era sempre contrastato e messo in ridicolo. Nel '52, attraverso la solitudine individuale dell'attore Calvero in Luci della ribalta diede una magnifica indicazione di generosità e di eroismo solidale. Nel '40 aveva attaccato Hitler, mettendo a nudo, a suo modo, per il mondo, la personalità malata e grottesca del dittatore. Nel '56 sconfessò il maccartismo usando se stesso come modello stupidamente perseguitato. E tutto con quel sorriso trasversale che non si è sbiadito. Siamo alla quarta o quinta edizione, sono passati decenni. Ci saranno altro brutto cinema e brutta televisione, e ci saranno altre edizioni di de Sica e Chaplin, garanti e amici affidabili, adesso come allora.

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