Cronache di vampiri buoni che hanno "attraversato gli oceani del tempo" e dell'amore.
di Marzia Gandolfi
I Fiori (buoni) del Male
Nel 1992 Francis Ford Coppola affrontò il mito centrale e storico dell'horror: Dracula, introducendo nuove possibilità per il vampiro cinematografico. Prima di allora il cinema aveva prodotto i Dracula di Cristopher Lee e Bela Lugosi e i Nosferatu di Murnau ed Herzog, archetipi di enorme fascino, esseri metafisici o maschere ipnotiche fissate nella loro arcana capacità di seduzione. Coppola fu il primo a donare al personaggio letterario di Bram Stoker una complessità interiore, costruendogli un passato ed esibendo la sua anima mostruosa e (finalmente) umana. Il Dracula di Gary Oldman mostrava un corpo sofferente, tormentato e desiderante. Partendo dalle pagine del celebre romanzo di Stoker, Coppola finiva per usarle in funzione della sua idea di cinema totale: il suo Dracula ripercorreva e vampirizzava le più celebri versioni cinematografiche, rifiutando l'impiego di effetti speciali per reinventare i trucchi ottici tradizionali, lavorare sulle trasparenze, le sovrimpressioni, i montaggi paralleli. Il cinema è vampiresco ma Dracula non è il cinema. Il Dracula di Oldman è soprattutto un corpo dolorante per desiderio d'amore. Dracula ama. Dracula ama Mina, sposa fedifraga di Jonathan Harker, nell'unica scena dichiaratamente erotica del cinema di Coppola. Nel talamo il sangue è il surrogato del sesso.
La "bella" teenager innamorata di Twilight non è la prima a entrare nel Regno dei Morti, accettando che lì è la vera vita, che lì sta l'abisso di emozioni e desideri, che di lì bisogna passare. È l'amore, struggente e profondo, a muovere il Conte di Oldman e l'eterno diciassettenne Edward Cullen, è l'amore ancora a fondare e a rivelare la loro umanità che nasce e si definisce a partire dall'istante in cui hanno percepito la necessità, l'unicità e l'irripetibilità di un sentimento. Sono vampiri che non ci vogliono spaventare. Sono vampiri che ci vogliono sedurre attraversando gli oceani (del tempo) o volando oltre le nuvole.
Sete d'amore
Mostro umano è pure il Louis di Anna Rice interpretato da Brad Pitt, che comunica con la sensibilità di Claudia, nascostamente febbrile. L'emozione di questi non morti è plateale: piangono d'amore nei secoli, mutano aspetto e scatenano tempeste. Sono sovreccitati e spasimano di lei, della fanciulla a cui mostrano i segni della loro secolare sofferenza nell'attesa della consegna consapevole della sua anima, del suo cuore. La dialettica (cristallina) tra bene e male, conforme e difforme, si dissolve nell'eterna tensione tra luce e ombra, senso del peccato e amoralità, potere della ragione e suggestione dell'irrazionale amore, che vuole spezzare l'interdetto triste per cui i vampiri "non devono" poter vivere alla luce del sole ma devono continuare ad appartenere alle tenebre. Nella luce lunare di notti che non sono notti e giorni resi incerti dalla luce, in quel risvegliarsi di vampiri al tramonto o in quel mai dormire di vampiri al "crepuscolo", il mito è saturo di eccitazione sessuale ma non c'è rappresentazione di sessualità. L'interesse erotico dei vampiri in amore è ossessivamente orale. Il bacio subentra al morso e lascia intravedere la completa intimità di un desiderio che non può morire. È la sindrome dei "fiori (buoni) del male". Dal peccato nasce l'emozione di un cuore che batte, un corpo dalle infinite forme, giovane, vecchio, seducente e ripugnante, vita e non vita. Il mondo sconvolto si dibatte, ormai mutante dopo l'amore con Dracula, Edward, Louis.