di Lorenza Negri
I giovani protagonisti di Stranger Things (Guardalo subito ) che percorrono a piedi le rotaie (Stand by Me) lungo un tratto isolato; gli adulti che si avventurano nel Sottosopra colonizzato dal mostruoso Demogorgon mentre le sue vittime giacciono comatose in bozzoli (Aliens); l'inquietante Undici che si immerge nella camera di deprivazione sensoriale (Stati di allucinazione), sfoga i suoi letali poteri di Esper durante un esperimento (Fenomeni paranormali incontrollabili) e si agghinda da signorina per sfuggire a chi le dà la caccia (ET - L'extraterrestre): sono innumerevoli i momenti dello show di Netflix che si rifanno all'immaginario cinematografico degli Anni Ottanta, ogni volta strappando un sussulto nostalgico e appagante alla generazione cresciuta in quel decennio o investita dalla passione per quell'epoca.
Attraverso la ricreazione di atmosfere e situazioni iconiche del decennio di Stranger Things e tramite il biopic del narcotrafficante Pablo Escobar di Narcos (Guardalo subito ), gli Anni Ottanta spopolano, epoca bizzarra e patinata eletta da efferati criminali dalle chiome improbabili e da loro contemporanei persuasi che imbottirsi di cocaina non facesse poi tanto male.
L'inebriante senso di libertà trasmesso da una serie (anche questa di Netflix) che ci riporta a un trascorso recente nel quale i folli, i poveri e gli spietati realizzavano i propri sogni a dispetto delle regole - e lo facevano ballando su note di hit intramontabili - è l'altra voce di un decennio che ci risucchia nel passato.
Capita sempre più spesso di ascoltare in tv o al cinema una battuta e ripeterla cantandola nella propria mente: è il verso di una canzone, diventata la frase di un film; altre volte, il personaggio di una serie declama un "Vieni con me se vuoi vivere", oppure solleva un enorme stereo oltre la testa per dedicare una canzone a una ragazza: sono citazioni di pellicole di trent'anni orsono, e i motivi per cui quel decennio è il più saccheggiato sono diversi: gli autori contemporanei sono per lo più quarantenni cresciuti a pane e Anni Ottanta, quello in oggetto è un periodo incredibilmente ricco di prodotti della popculture cult, e l'epoca in cui viviamo è la più incerta e in crisi identitaria a memoria d'uomo.
Un prodotto di per sè attraente e ben confezionato come i citati Stranger Things e Narcos offre un livello di interesse extra per chi gli Anni Ottanta li ha vissuti o apprezzati, riflesso nella soddisfazione implicita nel cogliere qualcosa di familiare e al contempo non accessibile a tutti.
La nostalgia è un'arma potente in mano a chi produce film e serie, e il citazionismo una pratica inalienabile dell'ultimo decennio. Non sono solo gli autori che hanno vissuto la propria adolescenza in quegli anni a essere condizionati e formati intellettualmente dal cinema, dalla tv e dalla musica contingenti, lo è anche un'ampia fetta di pubblico, per inciso quella che alletta di più i produttori, assieme ai propri figli, cresciuta con I Goonies, ET, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Shining, Terminator, Alien, Indiana Jones, pochi nomi in confronto all'enormità di pellicole iconiche sfornate dal decennio che, sebbene più vanesie e superficiali dei capolavori Made in New Hollywood, hanno influenzato enormemente la cultura dei decenni successivi.
Mentre da una parte i fratelli Duffer, creatori di Stranger Things, realizzano un prodotto originale scaturito dal passato e Narcos fa lo stesso partendo da una storia vera, dagli Anni Ottanta la nuova stagione televisiva (e cinematografica) non cita, rifà: risorgono McGyver e Arma letale, seguiti da altri remake/reboot.
Più che le idee a essere finite, sembra sia esaurita la voglia di esistere nel presente, un presente che non piace, che fa paura ed è informe: abbiamo sempre più bisogno di rifugiarci nel passato, preferibilmente uno, non importa se vissuto in prima persona o di riflesso.
Ci si vorrebbe rifugiare in un passato dove si passa il pomeriggio a scuola con i liceali di Breakfast Club, si viaggia con Marty McFly di Ritorno al futuro, ci si lascia sedurre da Mickey Rourke e Kim Basinger di 9 settimane e ½ (al posto dei mesti Jamie Dornan e Dakota Johnson di 50 sfumature di grigio), i vampiri sono sporchi e cattivi come quelli di Il buio s'avvicina (e non brillano al sole) e i lupi mannari subiscono trasformazioni dilanianti (altro che Twilight). La nostalgia per un passato entusiasmante è più resiliente di un presente che non lo è affatto.