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J.C. Chandor, il regista che viene dal passato

Anacronista ma prezioso. Vecchio stile ma estremamente coinvolgente. Chi è l'autore di 1981: Indagine a New York? Dal 4 febbraio al cinema.
di Mauro Gervasini

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mercoledì 3 febbraio 2016 - Celebrities

Un regista francamente sconosciuto firma un bel film e fa drizzare qualche antenna allo spettatore smaliziato. Sua anche la sceneggiatura, scatta il retropensiero: «questo è uno da tenere d'occhio». Il tutto accade nel 2011, quando alla chetichella esce Margin Call. Unità di luogo (una banca) e di azione: storia difficile da raccontare a chi non l'ha visto, ma incentrata su un gruppo di broker in ambiente dilaniato dalla recessione esplosa nel 2008. Temi che rimandano (anzi, anticipano) il più recente La grande scommessa, ma impianto drammaturgico più classico, alla Americani scritto da David Mamet (autore del testo teatrale, "Glengarry Glen Ross", poi portato su grande schermo da James Foley nel 1992).

Chandor si ricollega ad una tipologia di cinema anni 70, ancora umanista, con i personaggi al centro della costruzione drammatica, e in questo suo sottile anacronismo costruisce un film oggi ancora più prezioso.
Mauro Gervasini

Segreti delle pratiche di investimento "gonfiate" appresi dalle memorie del padre, broker che lavorò anche a Wall Street. Not bad at all, ma quante volte un bell'esordio non ha fatto primavera, nonostante lo sbracciarsi di un festival europeo (nella fattispecie Berlino, 61esima edizione) che lo ha piazzato in concorso?
E invece no, sorpresa, J. C. Chandor conferma di essere bravo alla distanza. Classe 1973, originario di Morristown, cittadina del New Jersey da dove viene anche Joe Dante, il cineasta dirige e scrive All Is Lost - Tutto è perduto (2013) un survival movie molto particolare, con un solo personaggio interpretato da Robert Redford. Naufrago in pieno oceano, cerca di resistere contrapponendo una strenua resistenza razionale alla furia degli elementi. L'uomo e il mare: dialogo solo interiore che assume valenze filosofiche, esistenziali, riscrivendo un filone che ha in Moby Dick (Melville e John Huston al cinema) il capostipite. Chandor ribalta ad ogni sequenza l'impressione che la "fine sia nota", ricollocando ogni volta il personaggio al centro di un habitat non suo, nella perenne ricerca di una via d'uscita o anche solo di un modo per sopravvivere.


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