Verso la fine degli anni ’80 Jordan Belfort, giovane di grandi speranze, approda a Wall Street per diventare un professionista in Borsa. Cominciando sotto l’ala del broker Mark Hanna, Jordan entra in contatto con diavoli senza pietà, fino a quando un giorno si verifica il crollo. Disposto a tutto, pur di guadagnare, Jordan fonda, con l’aiuto del socio Donnie Azoff, una società di broker sempre più famelica.
Martin Scorsese ci regala, grazie all’aiuto di Leonardo Di Caprio, un film dal forte impianto emotivo; lo spettatore rimane spiazzato di fronte alla rappresentazione dell’avidità e di dove questa possa condurre gli umani. Il regista dipinge un quadro apparentemente divertente e grottesco ma che, in realtà, cela una profonda tristezza avvolgente ogni personaggio. Anche coloro che dovrebbero essere “i buoni”, finiscono per diventare peggiori, come i genitori di Jordan, i quali entrano a far parte di questo inferno. Altri addirittura scompaiono dalla vicenda, come ad esempio la prima moglie di Belfort o il ragazzo col pesciolino rosso; ciò come a significare la loro estraneità a quel mondo.
Come nel Pain e Gain di Michael Bay, dove i protagonisti cercano di raggiungere il sogno americano rapendo un ricco imprenditore e rubandogli tutti i soldi, in The Wolf of Wall Street il protagonista inganna la gente per guadagnare. In tutte e due le pellicole ci sono parassiti che anelano al successo, ma infine “ogni nodo arriva al pettine” e tutto quello che si era costruito, con grande fatica, finisce per frantumarsi in una miriade di pezzi irrecuperabili. Sono, queste, due parabole a circuito chiuso nelle quali i personaggi iniziano da zero e tornano nello stesso punto. Nonostante i soggetti tristi e privi di umanità, i due registi mettono sullo schermo due affascinanti commedie nere che scavano nella mente e nel cuore di tutti noi, rivelandoci che chiunque, anche il più innocuo, può diventare un mostro che divora tutto.
Quando si sceglie la via del successo, quasi mai “i cattivi” restano al loro posto bensì diventano punti di riferimento e ci si dimentica delle loro malefatte. Scorsese ci dà prova di questo con un’unica scena: il broker chiede alla sua platea di “vendergli questa penna”; nessuno ci riesce; il tutto si conclude con uno sguardo sul pubblico, affascinato dal Maestro. Il mostro nasce, cresce, muore e risorge: forse per diventare qualcun altro?
[+] lascia un commento a eugenio98 »
[ - ] lascia un commento a eugenio98 »
|