Una nave carica di sogni

Foresta amazzonica, 1979: sul set di Fitzcarraldo (Klaus Kinski, l'avventuriero bianco che vuole costruire un teatro d'opera in mezzo alla foresta per portarvi i Pagliacci di Leoncavallo) la troupe affronta una serie infinita di insormontabili difficoltà, in una produzione che dura circa quattro anni. Traversie tecniche e burocratiche, colpi di sfortuna clamorosi, come gli abbandoni dei primi due protagonisti, Jason Robards e Mick Jagger (due le scene superstiti di una prima versione del film arrivata fino a quasi metà produzione). Ma anche problemi dovuti al clima politico del tempo e allo scontro di culture e di percezioni lontanissime tra loro di tempo e esistenza: indios locali e bianchi europei, pelli nude e tinte, frecce colte a mano per gioco, bevanda alcolica rimasticata da una parte e abbigliamento griffato, cibo in scatola e motori a benzina dall'altra.

Non a caso due mondi tenuti lontani, per quanto possibile, in due set diversi, in uno sforzo ulteriore di non contaminazione, di preservazione dello spirito primigenio che è l'essenza del film e insieme in un esercizio di prevaricazione, exploitation. Per quanto affascinanti, come sempre sono la voce e il metodo del regista di Monaco.

Sono fatti raccontati in parte Herzog in "La conquista dell'inutile" (Mondadori, 2007), diario estetico di quelle riprese in aperta, temeraria sfida a una natura soverchiante, indomabile. Appunti di lavorazione che diventano immagini in Burden of Dreams, girato nel 1982 (e di recente restaurato in edizione dvd Criterion, soprattutto nel suono). Infatti in anni in cui la pratica di documentare le riprese non era ancora così affermata, a testimoniare l'impresa Herzog chiamò Les Blank (1935-2013), documentarista specializzato in opere di area etnografica e musicale, che già aveva girato Werner Herzog Eats His Shoe (sulla scommessa del tedesco: avrebbe mangiato una scarpa se Errol Morris avesse terminato Gates of Heaven, 1978, doc sulla traslazione degli animali deceduti da un cimitero californiano a un altro: un incontro di eccentricità oggi impensabili).

Una voce femminile fuori campo (Candace Laughlin) conferisce una linearità logica e cronologica alle immagini degli esterni naturali e alle frequenti incursioni/confessioni del regista, che sguardo in macchina, dettaglia in inglese ostacoli quotidiani e principi artistici. Blank registra il suo tono tra il funereo e il megalomane, l'istinto di sopravvivenza e le istanze naturaliste e anticapitaliste, il terrore dissimulato di una sfida complicata anche dalle proprie tetragone pretese e l'orgoglio di essere l'ultimo a riprendere quel contesto. Precursore di quell'opera a cavallo tra storia del cinema e follia creativa che è Heart of Darkness (backstage della lavorazione di Apocalypse Now), Burden of Dreams (il "fardello dei sogni") è grandiosa, problematica cronistoria di una produzione e specchio del peso che l'immaginazione può avere sulla vita del demiurgo e dei suoi collaboratori. Una rarità nel genere dei making of, sezione TFF DOC al Torino Film Festival 2017. 