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Il caso dell'infedele Klara, dramma della gelosia

Laura Chiatti e Claudio Santamaria nel ritorno sugli schermi di Roberto Faenza.
di Marianna Cappi

Vedere per credere. E se non bastasse?
Laura Chiatti (42 anni) 15 luglio 1982, Castiglion del Lago (Italia) - Cancro. Interpreta Klara nel film di Roberto Faenza Il caso dell'infedele Klara.

lunedì 23 marzo 2009 - Incontri

Vedere per credere. E se non bastasse?
Un mostro si aggira per il cinema italiano. Ha "gli occhi verdi e si prende gioco della carne di cui si nutre". È la gelosia. Al centro del mirino fotografico c'è Laura Chiatti, fresca martire di Iago, nuovamente vittima e carnefice di Claudio Santamaria, ne Il caso dell'infedele Klara, dove Roberto Faenza indaga con strumenti contemporanei un sentimento universale. Affiancano i protagonisti, Iain Glen, già cooptato dallo stesso Faenza per Prendimi l'anima, Kierston Wareing (dall'ultimo Ken Loach) e Paulina Nemcova. In movimento tra Praga, città dei misteri, e Venezia, città dei sospiri, il film sonda la più cinematografica delle malattie: quella che confonde gli sguardi.

Perché ha deciso di fare questo film?
Faenza: Da sempre alterno film politicamente impegnati, come, recentemente, Alla luce del sole e I Vicerè e film sui sentimenti, come I giorni dell'abbandono. Il tema della passione amorosa non è un tema banale, attorno all'amore ci sono tante altre cose, comprese la componente della follia – che ho trattato in Prendimi l'anima - e quella della gelosia. Avevo comprato i diritti del remake di El di Buñuel ma poi mi sono reso conto che era ridicolo rifare quel capolavoro e solo quando ho letto il romanzo di Michal Viewegh ho pensato che, trasponendolo, avrei potuto finalmente fare un film sulla gelosia sfruttando le nuove tecnologie, come i telefonini e le microcamere. Addirittura, abbiamo girato alcune scene intime lasciando con gli attori solo l'occhio della videocamera e ritirandoci in una stanza a fianco.

Quali modifiche ha apportato la sceneggiatura al romanzo di partenza?
Moltissime. Innanzitutto, rispetto al romanzo, il protagonista è un giovane e non un uomo più maturo. Poi la storia nella seconda parte prende tutt'altra direzione.

Come definirebbe il registro del film?
Un registro ibrido: un po' thriller, un po' drammatico, ma anche con qualcosa della commedia, perché credo che un tema così serio e conosciuto, se affrontato con leggerezza, può avere un nuovo e maggiore risalto.

Quali considerazioni l'hanno guidata nella scelta del cast?
Medusa mi ha dato grande libertà, questo devo dirlo. Ho voluto Claudio perché desse un aspetto di italianità alla storia, mentre Laura nel film è ceka, solo di origini italiane, perché secondo me lei non ha la fisionomia tipica dell'italiana. Iain l'ho voluto perché il suo personaggio, così paterno, mi ricordava il suo Jung di Prendimi L'anima. Laura, inoltre, ha un'istintività notevole, che è la cifra del buon attore, non a caso ha recitato perfettamente in inglese, una lingua che non conosce. Claudio, invece, è come Marcello Mastroianni: un indolente. Kierston è una forza della natura e Paulina è così sensuale che mi sembrava perfetta.

Perché ha inserito il personaggio del bambino?
Nei miei film c'è sempre un bambino. Qui il piccolo è l'unico con cui Claudio vorrebbe confrontarsi, se solo sapesse rispondergli. Nei suoi confronti Claudio ha lo stesso istinto paterno che Iain ha nei confronti di Claudio stesso. Il bambino è un motore del film.

Nella vita, "Klara" è gelosa?
Laura C.: Nella vita sono molto gelosa, quasi patologicamente. Non delle amicizie ma nel rapporto di coppia. La gelosia è tremenda, è l'unica cosa che non si può curare. Si può cercare di gestire, con la maturazione, ma quando la subisci è tosta. Un rapporto aperto come quello di Iain e Paulina nel film per me sarebbe inconcepibile. Io credo nell'unicità dell'amore.

Per questo film ha accettato di girare molte pose nuda. Cosa l'ha convinta?
Laura C.: Il nudo è elegante e fondamentale quando si vuole raccontare qualcosa che va oltre le parole. Il corpo dell'attore è uno strumento di lavoro. Io mi son sentita protetta e tutelata dal regista e dal direttore della fotografia. Normalmente ho un gran senso del pudore ma un conto sono io e un conto è il personaggio che interpreto.
Iain G.: Perché nessuno chiede a me delle scene di nudo? Sono nudo in 3 scene! Sarà la bellezza della giovinezza...

Se tu sei felice io sono felice"...dunque, non è vero?
Laura C.: La gelosia si allontana dall'amore, può dire "sono felice se sei felice" ma deve aggiungere: "e se ho il controllo completo di te".
Claudio S.: Dire così è un modo per farsi gli affari propri, per togliersi di dosso una responsabilità.
Iain G.: "Se tu sei felice, la tua felicità rende felice anche me" è un pensiero di grande altruismo, meraviglioso. Ma è un ideale: la gente non la mette mai in pratica.

Cosa avete imparato da questo film?
Laura C.: Nonostante ci siano elementi di comicità, il film resta un dramma per come finisce, con un ritorno al punto di partenza. Abbiamo imparato che affrontare la malattia della gelosia con un po' d'ironia può aiutare.
Kierston W.: Penso che troppa libertà guasti la coppia, le faccia male. Il mio personaggio e quello di Iain spingono il consorte nelle braccia di altre persone e questo non va bene.
Iain G.: Ad ogni film che fai impari qualcosa. Basta mantenere viva la curiosità. Mi piace lavorare con una troupe internazionale e con un regista italiano. Imparo sempre qualcosa da Roberto.

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