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Tarantino a Busan

Incontro tra il regista americano e Bong Joon-ho in una conversazione pubblica.
di Paolo Bertolin

In foto Quentin Tarantino e Bong Joon-ho a Busan.
Quentin Tarantino (61 anni) 27 marzo 1963, Knoxville (Tennessee - USA) - Ariete.

domenica 13 ottobre 2013 - Incontri

Dopo essere stata colpita dal peggior tifone che abbia attraversato la penisola coreana da vent'anni a questa parte, Busan ha dovuto far fronte a un'ancor più energetica tempesta che ha elettrizzato e congestionato l'atmosfera del Busan International Film Festival, il tifone Tarantino. Il regista di culto statunitense ha deciso all'ultimo minuto di visitare il festival per accompagnare il viaggio della casting director Jenny Jue, con cui aveva lavorato su Bastardi Senza Gloria e che a Busan presenta il fantasy I'll Follow You Down di Richie Mehta, interpretato da Gillian Anderson. Ieri, l'apparizione di Tarantino alle biglietterie degli ospiti ha mandato in visibilio i festivalieri e oggi, l'organizzazione del BIFF ha organizzato all'ultimo minuto una conversazione pubblica tra il regista americano e il suo collega/amico Bong Joon-ho. Quest'ultimo si è trattenuto a Busan dopo la presentazione di Snowpiercer appositamente per passare un po' di tempo con il sodale Tarantino. La generosa chiacchierata tra i due appassionanti autori si è incentrata soprattutto su questioni relative alla cinefilia e all'amore per il cinema di genere, nonché all'importanza dell'esperienza in sala e della preservazione del formato 35mm. Tarantino ha difatti sottolineato con particolare sentimento come abbia insistito per mostrare i film di Bong negli Stati Uniti in 35mm. Poi, quando si è parlato del suo rapporto con i modelli nel cinema ha confessato, "mi considero sempre uno studente di cinema. Si tratta di un processo di apprendimento permanente, uno studio per la vita. Solo il giorno in cui morirò, sarò pienamente diplomato". Parlando di Django Unchained e del genere western, Tarantino ha parlato di "Leone, Corbucci e Tessari; tutti questi registi sono sempre nei miei pensieri, come modelli. Ma i loro film sono prodotti del loro tempo, e io ho cercato di realizzare una versione di quel cinema per il 2013, per gli spettatori che vengono al cinema oggi, una versione in cui si possano riconoscere".
Per Bong, la questione del genere è una questione di adattamento al contesto coreano. "La mia passione sono i film di genere americani degli anni Settanta", ha spiegato Bong, "il problema è trasferire le convenzioni del cinema americano nel contesto da 'vicolo di un villaggio di contadini' coreano. Quando ho voluto realizzare un film di mostri in Corea con The Host, ho riflettuto sui personaggi caratterizzanti il genere nel cinema americano, ovvero militari e scienziati e li ho trasformati nei membri di una famiglia strampalata, iniettando nella lotta contro il mostro elementi di dramma molto coreani e molto insoliti per il genere. Per Snowpiercer, però, non avendo antesignani del genere in Corea, ho preferito seguire più fedelmente le convenzioni del genere". Bong ha poi accennato al piacere connesso al cinema di genere, aggiungendo "credo che tale piacere sia più ovvio e meglio veicolato nel cinema di Tarantino".
n un reciproco scambio di complimenti, Tarantino ha sostenuto che Bong "nello scegliere come protagonista del suo film una famiglia incasinata e strampalata ha reinventato il genere in una maniera che sarebbe stata impensabile negli Stati Uniti, dandogli una volto totalmente nuovo".
Parlando poi delle ispirazioni per il classico Memories of Murder, Bong ha rivelato, "quando stavo preparando il film, mi sono documentato soprattutto sulle pratiche dei veri serial killer, anche americani. Certo, ho pensato pure a film come Manhunter di Michael Mann o Il Silenzio degli Innocenti di Jonathan Demme, ma la mia vera ispirazione cinematografica è stata La Vendetta è Mia di Imamura Shohei". Bong ha poi confidato che sia lui che Tarantino condividono una grande ammirazione per Cure di Kurosawa Kiyoshi, che hanno avuto il piacere d'incrociare al BIFF, giacché presentava il suo recente Real.
Quando a Tarantino e Bong è stato chiesto come approccerebbero i generi praticati dall'altro che loro stessi non hanno ancora affrontato, Tarantino ha esclamato, "il Pianeta Terra non potrebbe reggere il mio serial killer movie!" e ha poi chiosato "in realtà una mia sceneggiatura di serial killer movie è stata realizzata ed è Natural Born Killers. Ma se vi piacciono i miei film, non guardatelo, perché quel film fa schifo". Dal canto suo, Bong ha spiegato che "per fare il mio film ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale probabilmente racconterei una storia ambientata in un campo di prigionia dove un gruppo di prigionieri cerca di evadere come ne La Grande Fuga di John Sturges".
Rispetto all'annosa questione del rapporto tra festival cinematografici e cinema di genere, e la discriminazione di quest'ultimo in favore dei drammi o dei film d'impegno, entrambi hanno minimizzato. "Personalmente non mi posso lamentare, visto che sin qui ho vinto due Oscar e sono sempre stato invitato a Cannes", ha detto Tarantino, che ha poi argomentato rispetto alla differenza tra genere e cinema d'autore, "il cinema di genere è collegato all'eccitazione dell'esperienza di andare al cinema, un'esperienza primaria che di solito si vive nell'infanzia. Allorché di diventa adulti, si affinano e si ampliano i gusti e si iniziano ad apprezzare cose sempre più differenti". Bong ha riflettuto invece in termini di pratica del fare cinema: "Quando giro un film non penso mai se sto facendo un film di genere o un film d'autore. Penso semplicemente alla storia e alle immagini che voglia raccontare e al modo migliore per esprimerli in cinema". Tarantino ha poi sottolineato quanto sia sottile la linea che demarca la distinzione, "Prendete Jackie Brown o Mother. Sono film di genere o studi di personaggi? E' vero che in Jackie Brown si utilizzano elementi della blaxploitation e che in Mother vi è un percorso di investigazione da detective story, ma entrambi i film sono incentrati sulla costruzione e la psicologia di personaggi femminili molto complessi".
A Tarantino è stato poi chiesto di commentare il suo fondamentale ruolo di divulgatore del cinema di genere asiatico negli Stati Uniti. Il regista di Kill Bill ha quindi rammentato che "crescendo, negli anni Settanta negli Stati Uniti, la TV e i cinema proponevano dei film di mezzanotte che erano soprattutto produzioni di altri paesi: i film di arti marziali di Hong Kong e Taiwan, i film di mostri e i pinku eiga giapponesi, B movies filippini e gli spaghetti western e i poliziotteschi italiani". Tarantino ha evocato quindi i suoi miti, l'attore Jimmy Wang Yu e il regista Chang Cheh e ha ricordato con emozione che proprio al Festival di Busan ebbe finalmente l'occasione di vedere finalmente One-Armed Swordsman in un glorioso 35mm. Ha quindi continuato glorificando il giapponese Honda Ishiro "con Spielberg è per me il più grande regista di fantascienza. Film dopo film ha creato un vero e proprio mondo alternativo". Tra i coreani, Tarantino ha scelto infine un cineasta attivo a Hong Kong, Huang Feng, celebre per le sue collaborazioni con Angela Mao e i film ambientati durante l'occupazione giapponese della Corea come Lady Kung Fu o Lady Whirlwind e autore di uno dei suoi action preferiti, When Taekwondo Strikes.
Interrogato invece sul suo rapporto con il cinema coreano classico, Bong ha invece evocato Lee Man-hee per Stair of Evil e The Marines who Never Returned, ma soprattutto il suo eroe della cinematografia classica coreana, Kim Ki-young, autore dell'originale The Housemaid, restaurato in anni recenti da Martin Scorsese. Anche Bong ha ricordato come crescendo negli anni Ottanta, in tempi in cui non v'erano cineteche e DVD, questi film li ha conosciuti tramite la televisione. E anche ricordato come ogni venerdì e sabato seguisse la serie di film di mezzanotte della TV per i militari americani di stanza in Corea, "li guardavo di notte, di nascosto dalla mia famiglia e ho un ricordo forte della vivida maniera in cui dipingevano sesso e violenza. Negli anni, ho poi scoperto che questi film che erano trattati come produzioni di serie B erano opere di grandi registi come John Carpenter o Brian De Palma".
In merito al loro rapporto con gli attori e in particolare con gli attori che, come nel cinema classico, hanno stabilito con loro un sodalizio duraturo, Bong ha accennato alla relazione di lunga data con Song Kang-ho: "tra di noi le conversazioni sono sempre meno, di film in film. Si tratta di una comprensione profonda che permette di girare senza troppe spiegazioni sul come fare cosa. Ed è un bene che si debba spiegare e parlare sempre di meno". Bong ha poi rilevato un altro punto di contatto tra se stesso e Tarantino, nella passione di riportare sullo schermo attori popolari nel passato, "quel che Quentin ha fatto con John Travolta o Pam Grier, io l'ho fatto per esempio con l'attore Byeon Hie-bong, il padre di The Host, che era assai popolare al cinema, ma che poi s'è eclissato e ha continuato a recitare principalmente in televisione".
Tarantino ha preso quindi il testimone: "crescendo negli anni Settanta, ho visto moltissimi attori di grande talento che hanno praticato il cinema di genere o exploitation. Poi nel corso degli anni magari sono finiti a fare cameo in film di serie B con animali mostruosi o in slasher movie. E anche in questi filmacci facevano sempre la loro figura. Mi sono chiesto sempre cosa succederebbe se fossero dati loro un personaggio di prim'ordine e una buona sceneggiatura. Alla fine degli anni Ottanta, Francis Ford Coppola l'ha fatto con Tucker. Martin Landau era da anni confinato nelle produzioni di più bassa lega, mentre nel film di Coppola si poteva vedere una scintilla nel suo sguardo che diceva del suo desiderio e della sua capacità di grande istrionismo".
Per Tarantino la questione fondamentale è poi quella dei suoi dialoghi; gli attori devono essere in grado di recitare i suoi dialoghi, nella sua lingua. Per dare l'esempio più lampante, ha rievocato la sua 'scoperta' di Christoph Waltz: "Quanto ho scritto la sceneggiatura di Bastardi Senza Gloria, mi sono subito reso conto che il personaggio di Hans Landa era il migliore che avessi mai scritto e il migliore che mai scriverò. E una delle prerogative essenziali del personaggio era il suo genio linguistico. L'attore che doveva interpretarlo doveva poter condividere credibilmente questo genio linguistico e quindi poter recitare ugualmente bene e in totale scioltezza in inglese, tedesco e francese. Al momento del casting, mi furono presentati una serie di eccellenti attori tedeschi, i Ben Kingsley del cinema tedesco, che erano sovente eccellenti in tedesco e francese, ma che non riuscivano a darmi ciò che cercavo per i miei dialoghi in inglese. Ero estremamente protettivo rispetto a questo personaggio, che so essere il mio migliore di sempre. E proprio per l'impossibilità di trovare l'interprete adatto ero pronto ad abbandonare il progetto. Mi sono dato giusto ancora un paio di settimane prima di mettere nel cassetto Bastardi Senza Gloria. E proprio in quel momento, in cui vedevo la mia uscita dal progetto, si è presentato dal nulla Christoph Waltz che sin lì credo aveva principalmente recitato nella TV tedesca. Appena ha iniziato a recitare i dialoghi, ho capito che Hans Landa era lui. Ha dato al personaggio quel che necessitavo e mi ha al contempo restituito il film che desideravo portare a termine".
In un ultimo intervento, a Bong e Tarantino è stato chiesto come loro, che hanno cominciato entrambi come indipendenti, siano riusciti ad integrarsi progressivamente nel sistema degli studio senza perdere o compromettere la propria coerenza creativa, in particolare nel caso dei loro film più recenti, rispettivamente Snowpiercer e Django Unchained - che sono in ambo i casi i film più costosi e ambiziosi delle loro carriere. Bong ha precisato che "Snowpiercer, sebbene girato in inglese con star internazionali, non è in realtà una produzione americana, ma una coproduzione, dove il budget di 40 milioni di dollari è principalmente arrivato da investitori coreani. Quindi, al contrario di quel che succede con una produzione degli studios mi sono sentito protetto da imposizioni a livello di scrittura e di riprese. Mi sono sentito davvero privilegiato e fortunato nel poter lavorare in queste condizioni con un budget di tali dimensioni".
Tarantino ha invece tracciato un chiaro distinguo: "Io sono un regista e sceneggiatore. Se fossi un regista che accetta di girare sceneggiature altrui, sarei alla ricerca continua di sceneggiature o libri da adattare che poi sarebbero sviluppati in un sistema che prevede varie forme di revisione e controllo. Il modo più semplice per mantenere invece il controllo artistico su i film che realizzi e scriverli tu stesso. Al contrario dei registi che lavorano scegliendo ciò che è disponibile, scrivendo il tuo proprio film partendo da zero, sai sempre cosa stai facendo nel tuo film e come intendi farlo. E soprattutto sai perché vuoi fare il tuo film".

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