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Ki-young Kim

Ki-young Kim. Data di nascita 10 ottobre 1919 a Seul (Corea del sud) ed è morto il 5 febbraio 1998 all'età di 78 anni a Seul (Corea del sud).

Uno dei padri del cinema sudcoreano

A cura di Fabio Secchi Frau

Ratti, gatti, scoiattoli, maiali, insetti e, soprattutto, immagini di donne.
Kim Ki-young fu uno dei registi più eccentrici della cinematografia sudcoreana. Uno di quelli che seppe unire importanti temi sociali e sessuali in prodotti unici nel loro genere, all'interno dei quali indagò gli aspetti più primitivi degli esseri umani.
Riscoperto a metà degli Anni Novanta, sebbene fosse un regista molto popolare dalla fine degli Anni Cinquanta agli Anni Settanta in Corea del Sud, non è molto conosciuto in Occidente, a causa della marginalità che lo Stato ebbe nella storia del cinema mondiale durante gli Anni Sessanta e Settanta.
Oggi, i suoi lavori sono paragonati, principalmente per l'attenzione che ha messo sulle donne, ai film di Douglas Sirk o a quelli di Rainer Werner Fassbinder, facendogli acquisire un interessante status di regista di culto, guarda caso conferitogli nello stesso momento in cui la Corea usciva dai trent'anni di dittatura militare e andava a creare quello che è tutt'oggi uno spazio di democrazia sociale, all'interno del quale cultura popolare e movimento femminista potevano combaciare.
In questo contesto, è stato evidenziato come i suoi film siano riusciti a trattare con sensibilità quella che era la complessità della donna, scostandosi dai film coreani erotici, nei quali queste erano un mero strumento di sfruttamento sessuale (approccio che è poi stato riacquisito nelle produzioni cinematografiche degli Anni Ottanta) e abbracciando, a diversi e significativi livelli, temi che si sono dimostrati essere transnazionali, di impegno interculturale e indubbiamente iconici.
Una riconfigurazione continua e attuale del suo cinema che, nonostante sia generazionalmente marcato, riesce a comunque ad accomunare esperienze del quotidiano, del sociale, del lavoro, dell'economia e della politica con quelle dello spettatore del presente. Non più semplici pellicole di intrattenimento, quindi, ma atti di espressione e di coinvolgimento del proprio tempo e di tutti i tempi, che partono da quando il popolo sudcoreano era precipitato nei torrenti impetuosi della modernità universale per le asimmetriche interferenze giapponesi.
Così Kim Ki-young illuminò l'esperienza cinematografica moderna, con traiettorie ora convergenti e ora divergenti al cinema giapponese che, inconfutabilmente, non mancò di avere un grande impatto sulla sua formazione (soprattutto nell'era coloniale tra il 1910 e il 1945). Ne fu un esempio The Sea Knows (1961), che evocò proprio la differenza tra questi due popoli, attraverso una feroce critica alla memoria dell'Impero Giapponese nel periodo post-coloniale e post-bellico.
Secondo il popolo sudcoreano, non si può provare nostalgia per la visione del mondo che fu a loro offerta da Kim Ki-young. E loro hanno ricambiato infondendo elementi di leggenda a questo regista che, dopo la liberazione, ancora cercò di conoscere e di assimilare il più possibile dal cinema nipponico, anche solo attraverso il contrabbando di riviste cinematografiche.

Studi
Nato e cresciuto a Seul nel 1919 (anche se affermò più volte di essere nato invece nel 1922), in una famiglia della classe medio-alta (suo padre fu un maestro di scuola elementare), e trasferitosi a Pyongyang a causa del lavoro paterno, dopo il diploma Kim Ki-young cercò di entrare nella Facoltà di Medicina della Yonsei University College of Medicine, ma fallì miseramente all'esame di ammissione. Decise allora di andare a vivere da solo a Kyoto, dove si mantenne come cuoco e trascorse tre anni frequentando una scuola preparatoria per superare l'ostico esame, e fu proprio durante questo periodo che si appassionò al cinema, suo unico intrattenimento tra una lezione e il lavoro. Tornato in Corea dopo la liberazione dal Giappone, nel 1945, venne ammesso alla Seoul National University School of Dentistry, ma non abbandonò la sua passione per le arti drammatiche, che lo spinse a fondare un gruppo teatrale: i Piccoli Orfani.

L'USIS
Purtroppo, con lo scoppio della Guerra di Corea, tra il 1950 e il 1953, fu costretto a fuggire verso Pusan, dove iniziò una nuova carriera come regista di documentari per l'USIS (United States Information Service), acquistendo conoscenze e tecniche necessarie per superare quelli che erano i limiti di risorse imposte dallo stato bellico.
Regista, tecnico delle luci e montatore, Kim Ki-young sentì che l'USIS era la sua vera scuola di cinema, malgrado fosse ben conscio che il suo stile estetico derivasse dal teatro (soprattutto quello di Kaoru Osanai, dei classici greci, di Ibsen e Eugene O'Neill) e dal cinema giapponese e occidentale. Del primo, apprezzò i film d'avanguardia degli Anni Quaranta e del secondo, l'espressionismo, essendo quest'ultimo l'unico movimento straniero disponibile durante la guerra, dal momento che il Giappone aveva proibito la proiezione di film hollywoodiani dopo l'attacco a Pearl Harbor. Più in là, a pace arrivata, studiò i film di Nagisa shima, di K Nakahira e altri registi minori della new wave del dopoguerra.

I primi film
Pur mantenendosi come dentista assieme alla moglie, decise di tentare la strada cinematografica e cominciò a lavorare ai suoi primi lungometraggi a soggetto con una produzione del tutto indipendente. Furono gli anni dell'anticomunista Box of Death (1955) e di La provincia di Yangsan (1955), veri e propri classici del cinema sudcoreano. In brevissimo tempo, diventò un maestro del genere melodrammatico grazie a titoli come A Woman's War, Twilight Train e Defiance of a Teenager.

Il successo di La domestica e la Trilogia delle Cameriere
Film come La domestica (1960), Woman (1968) e l'horror Lady Hong (1969), fornirono esempi di uomini e donne che impiegavano le loro intelligenze per sopravvivere a una lotta tra i sessi e mostravano come le demarcazioni di genere, nella società tradizionale così come in quella moderna dell'Asia orientale, non potevano rimanere fisse, perché se lo avessero fatto, avrebbero provocato solo disagio, dolore e frustrazione. Soprattutto La domestica riuscirà lì dove nessun altro suo film riuscì fino a quel momento. La storia di un insegnante di pianoforte sposato e con due figli, che intreccia una passionale relazione con la sua cameriera, rappresentò uno dei capolavori del cinema sudcoreano e scrisse la Storia in lettere di sangue, tormenti, gelosie e potenza femminile contro lo sfruttamento dell'uomo. Come conseguenza, imbastì una trilogia definita Trilogia delle Cameriere, composta da Woman of Fire (1971) e Woman of Fire '82 (1982).
In Giappone, dirigerà The Sea Knows, che lo imporrà definitivamente nell'esplorazione cinematografica dell'universo femminile, declinandone le questioni sessuali in forme persistenti, dietro le quali si nascondevano arguti discorsi sulla mobilità sociale. Non seguendo gli stereotipi di mascolinità e femminilità, appresi e fortificati da un certo cinema, Kim Ki-young costruì un gruppo di pellicole che delineò l'imponente patriarcato come potere oppressivo dalle manifeste azioni contro il genere femminile, il quale, invece di essere relegato a un piano inferiore della narrazione e di solito usato come sfondo, reagì con un desiderio di autodeterminazione. Le sue donne non si adattarono quindi all'immaginario che le voleva "vittime" o "cattive", bensì furono il solo sguardo attraverso cui il melodramma si resse e, attraverso questo sguardo, uscirono dall'oggettivazione maschile.

Altri generi

Dopo questa esperienza, il regista tentò anche nuovi generi: il drammatico più vicino al neorealismo (Il funerale a Koryo, 1963); il crime (Asphalt, 1964); il bellico (A Soldier Speaks after Death, 1966); il romantico (Elegy of Ren, 1969); il religioso (Transgression, 1974); e il fantascientifico (Killer Butterfly, 1978).
Non si può non menzionare l'ingegnoso e inquietante Insect Woman (1972), su una donna disposta a tutto pur di emergere dal suo stato sociale più basso, cui fecero buona compagnia Promise of the Flesh (1975), Love of Blood Relations (1976) e il soprannaturale L'isola di I-EO Santo (1977).
Come già menzionato, la sua filmografia proseguì per tutti gli Anni Ottanta e si fermò solo agli inizi degli Anni Novanta con Be a Wicked Woman (1990), sua ultima fatica dopo una pausa quinquennale che partì dopo la realizzazione di Beasts of Prey (1985).

Vita privata
Sposato con l'attrice Kim Yoo-bong, Kim Ki-young è in sua compagnia quando i due morirono per un incendio scoppiato nella loro casa il 5 febbario del 1998.

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