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Paul Newman, un divo per amico

Il celebre attore è scomparso all'età di 83 anni.
di Pino Farinotti

Il nuovo eroe
Paul Newman (Paul Leonard Newman) 26 gennaio 1925, Shaker Heights (Ohio - USA) - 26 Settembre 2008, Westport (Connecticut - USA). Interpreta Luke; Nick nel film di Stuart Rosenberg Nick mano fredda.

domenica 28 settembre 2008 - Celebrities

Il nuovo eroe
Divo non basta, personaggio non basta, esempio non basta, e neppure eroe descrive compiutamente Paul Newman. Occorrono tutte quelle definizioni, insieme. Paul si rivelò verso la metà degli anni cinquanta, un momento favorevole per immettersi e dare indicazioni diverse. Aveva trent'anni, era conscio del proprio appeal sul quale lavorare, per cominciare; adesso si trattava di mettere a fuoco le ambizioni, di perfezionare la propria attitudine, di non fare errori. Una decina di anni prima era su una portaerei al largo del Giappone poco prima di Hiroshima. Insomma prese contatto con la guerra. E tornato a casa, entrando nell'Actor's Studio a New York, capì che molto era cambiato, era cambiata l'America e dunque il mondo. Soprattutto, e questo lo interessava da vicino, sarebbe cambiato il cinema. I reduci come lui erano stati testimoni, in Paesi lontani e diversi, di realtà devastanti e sconosciute, che adesso erano conosciute. I film tutti col lieto fine sarebbero stati imbarazzanti. L'eroe assoluto Gary Cooper, marito e padre perfetto, era sorpassato. Ce ne voleva uno nuovo. E il novo eroe fu Paul Newman, attento alla realtà, ai diritti e anche al dolore, al sociale e all'evoluzione generale. Evoluzione significava dunque "ribellione". I suoi compagni del gruppo fondatore dell'Actor's Studio furono tutti ribelli, bastano i nomi: Brando, Dean, Clift. Lui sarebbe stato il più longevo, forse il più intelligente. Aveva talento, ma non quello di un Brando, all'inizio esagerava con la maniera, nel tempo supplì con l'applicazione. Era bellissimo ma cercò sempre di non darlo a vedere. In Lassù qualcuno mi ama ha la faccia devastata del pugile Graziano, nello Spaccone (sono i due titoli che ne fecero un divo) lo picchiano e gli fratturano le mani. Nella Dolce ala della giovinezza gli fracassano il naso con un bastone. Era quasi sempre così. In Nick manofredda, dove fa il detenuto, George Kennedy lo massacra senza pietà, ma lui non cede, si rialza continuamente, maschera di sangue, ma non cede.

La famiglia, l'impegno
Ribelle. Contestò tutti, dai genitori al "padrone", era intollerante alle imposizioni e a tutte le autorità, anche quella trascendente. Sempre in manofredda se la prende con quello lassù: "sono qui a invocarti, ma parlo al nulla." Ma Newman poteva essere arrabbiato, ma non ateo, così, alla fine rivede il concetto: "signore, forse le carte me le hai date, ma le ho giocate male".
La famiglia. Negli anni d'oro, i Sessanta, quelli vitali, della consacrazione, non è mai stato padre, se era marito era divorziato con problemi enormi di rapporto con l'ex. In Detective's Story a latere della sua indagine, delude ancora una volta la moglie (che ha già chiesto il divorzio), sa di essersi giocato l'ultima possibilità con lei, ma va avanti "devo concludere il mio lavoro" che significa denunciare il suo migliore amico che ha commesso un delitto. "Quando ci siamo conosciuti – gli dice- eri candidato a governatore della California. È normale per un aspirante governatore assassinare la gente?" Quando l'altro gli punta la pistola per fermarlo, gli dice "puoi spararmi, per come mi sento adesso non sarebbe la cosa peggiore...".
Così alla fine del film Paul, con fatica e dolore, e con rigore, tornava l'eroe nascosto. Ritrovava una morale credibile, non sovrumana. Quasi sempre nei film aveva maltrattato tutti ma finiva per rispettare tutti. Visto che il suo privato (sempre nei film) era disastroso, tanto valeva essere utile agli altri. E dunque valeva l'attenzione ai deboli, agli indifesi e ai diversi e l'applicazione relativa. Era un liberal, nei film e nella vita. Si schierava col candidato democratico, la sua firma era sempre fra le prime nei cartelli dei diritti civili e dei diritti alla pace.

Un attore per amico
Nei decenni seppe adeguare i ruoli all'età. Minore azione, minore rabbia, ma sempre applicazione assoluta e spinta ideale, seppure nascosta. Mentre avanzavano altri personaggi. Nella generazione successiva forse prevale De Niro, talentuoso, ambiguo, febbrile, ma eroe no, e poi sta invecchiando troppo male. Il "contemporaneo" Clooney è bello e intelligente, impegnato e trasgressivo il giusto, ma anche lui senza eroismo. Oggi i giovani eleggono, quasi all'unanimità, Johnny Depp, forse più duttile di Newman, collocabile ovunque, anche in abiti femminili che Paul non sarebbe proprio riuscito a indossare.
Chi era nell'età vulnerabile, come chi scrive, quando Newman era modello ostico e difficile ma esempio irresistibile, non può non averlo amato con tutto il cuore. Assumevi la sua energia e il suo incanto, le sue azioni erano le tue. Prendevi i suoi pugni, seducevi le donne con lui, eri al suo fianco quando faceva Harper e guidava la Porsche. Impugnavi la stecca da biliardo con lui. Qualcosa di più dell'identificazione.
Con lui eri in buone mani. Le sue indicazioni erano quelle dell'eroe ma dalle misure giuste, trasgressivo senza spinelli.
Adesso che non è più qui non puoi far finta di niente. La sua presenza sullo schermo poteva diventare presenza fisica che ti stava al fianco. Come un amico.

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