Il Padrino, riletto e interpretato nella versione dei registi Ciprì e Maresco. Espandi ▽
Due nani mafiosi obbligano un quartetto di fratelli a dare ospitalità a un anziano padrino italoamericano in contrapposizione alla banda di don Masino, capofamiglia della zona. Una vicenda quasi ridotta a zero sostiene una catena di quadri, scenette, siparietti in un universo da incubo, situato in una Palermo periferica e desertificata, dove "sembra sia avvenuta la fine del mondo". Il 1° lungometraggio dei siciliani Ciprì e Maresco, reduci dalla provocatoria esperienza di Cinico TV su RAI3, è un film estremo e radicale, dove l'umanità è colta in condizioni di degrado marginale e regressione animalesca. Un universo di poverismo trasgressivo, impregnato di umori, succhi, secrezioni, escrementi in dialetto palermitano stretto, qua e là con sottotitoli italiani. Monocromo, monocorde, monotono, più estetizzante di quel che i suoi due autori sospettino nella loro volontà di distinguersi dalla carineria politicamente corretta del cinema italiano. Bianconero allucinato di Luca Bigazzi.