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di questo film mi piace: l'atmosfera contemplativa, l'uomo puntino nello spazio muto, le scelte estetiche essenziali e armoniche, la sintesi creativa e intellettuale del regista per cui l'approccio con l'alieno diventa qualcosa di incomprensibile per la mente umana. L'alieno è l'impensabile, è completamente fuori dalla conoscenza umana e probabilmente dalla possibilità di quest'ultima di poterlo comprendere nel suo senso. Questa volta l'atto di scoperta per cui l'uomo conosce - come accade per la scimmia antropomorfa che inventa l'uso dell'arma fino alla massima scienza che arriva a creare dei robot umanizzati - è per l'uomo che è l'animale più "potente", un esperienza che appartiene ad un Altro senso, non razionalizzabile: che ha una altra fisica, un'altra biologia, un altro cosmo etc...Questo mette in discussione il nostro senso di esistenza e ogni possibile antropocentrismo. In questo film ho visto concretizzarsi il tentativo di far uscire l'uomo dall'esser-uomo per divenire un qualcosa di altro e superarsi, ma questa volta ciò sembra impossibile almeno per lo spettatore, e questo ci rende per un attimo consapevoli della nostra finitezza e ci fa dolcemente accettare la nostra strana condizione nell'universo come una delle infinite parti e infiniti sensi, che non è detto non possano ampliarsi ed aprire nuovi orizzonti.
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