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Rassegna stampa di Pamela Villoresi

Pamela Villoresi è un'attrice italiana, è nata il 1 gennaio 1957 a Prato (Italia). Pamela Villoresi ha oggi 67 anni ed è del segno zodiacale Capricorno.

FABIO SECCHI FRAU
MYmovies.it

A metà fra i classici del teatro e le commedie italiane, Pamela Villoresi ha dato vita a moltissimi personaggi. Misteriosa e segreta. Sono queste le parole che danno conto del suo lavoro a teatro, rivelando in ogni ruolo un nuovo lato e un'interpretazione particolare.

La carriera a teatro
Di padre italiano (commerciante di tessuti) e madre tedesca, Pamela Villoresi comincia a studiare ragioneria, seguendo però i corsi di recitazione al Teatro Metastasio di Prato, all'interno del quale comincia a fare le sue prime esperienze da professionista con il gruppo Teatro Insieme (1972) e Teatro Studio (1975). Dopo aver lavora con autori e attori come Missoli, Glauco Mauri ("La dodicesima notte") e Cobelli ("Prove per una messa in scena della figlia di Iorio" del 1973 e "La venexiana" del 1977). Notata da Giorgio Strehler, viene ingaggiata per "Il campiello" di Luca Goldoni al Piccolo Teatro di Milano. Sempre con Strehler, reciterà in: "Arlecchino servitore di due padroni" (1977); "Temporale" (1978); "Minna von Barnheim" (1982); "Baruffe chiozzotte" (1992); "L'isola degli schiavi" (1994) e "Le utopie di marivaux" (1994), diventando a tutti gli effetti una delle attrici più strehleriane del regista. Il teatro continuerà a riempire la sua carriera che si legherà ad altre importanti pièce teatrali e drammi: "La fiaccola sotto il moggio" (1987); "Gente di facili costumi" con Nino Manfredi e "Otello" con Vittorio Gassman, dove regala al pubblico del palcoscenico e poi del piccolo schermo il ruolo di una discussa Desdemona. Purtroppo, una crisi la porta ad abbandonare lo spettacolo "Les liason dangereous" e, successivamente, "Scialo", si rifarà con una splendida "Santa Teresa" e con una "Didone" per la regia di Cherif, in cui recita persino in arabo. Direttrice artistica del Festival delle Ville Tuscolane, dopo "Crimini del cuore" (1992), dirige "Taibele e il suo demone", ma senza lasciare un segno tangibile (almeno questo è ciò che afferma la critica teatrale italiana).

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