Non è solo uno dei più grandi documentaristi metacinematografici della storia della settima arte. Kevin Brownlow è anche una delle più grandi autorità americane del cinema muto, il primo a essere riuscito a entrare nei circuiti "normali", cambiando il modo di raccontare quel cinema che non c'è più e con esso quel modo di vedere il cinematografo come strumento di intrattenimento, non solo negli Usa. Passando da Buster Keaton a Greta Garbo, racconta le loro surreali vite, esplicitamente votate all'arte allora nascente del grande schermo e che, come conseguenza, ebbe quella di farli diventare dei miti. Senza censure, senza pudori, descrive le ombre e le luci degli uomini e delle donne più sognati di quel mondo silenzioso. Restauratore di film, è anche il più grande collezionista di film muti della storia, una raccolta che contiene anche scene tagliate, mai circolate fra i comuni mortali.
Collezionista di film muti dall'età di 11 anni
Kevin Bronwlow nasce il 2 giugno 1938 a Crowborough, nel Sussex. Già a 11 anni comincia a collezionare pellicole mute, una passione che lo accompagnerà per il resto della vita tanto da spingerlo, intorno agli Anni Sessanta e Settanta, a intervistare i primi pionieri del cinema.
Il primo film: It Happened Here
Molto interessato anche alla Seconda Guerra Mondiale, che vive sulla propria pelle, dopo aver diretto il documentario breve Nine, Dalmuir West (1962), a soli 18 anni, realizza con il suo amico sedicenne Andrew Mollo un film fantastorico dal titolo It Happened Here (1965), che racconta una visione alternativa della Storia e in particolare cosa sarebbe accaduto se i nazisti avessero invaso l'Inghilterra. Il film verrà completato in 8 anni con l'aiuto di Tony Richardson. L'esperienza è raccontata nel libro "How It Happenned Here", che descrive la lavorazione del film e spiega come due teenagers riuscirono a fare una pellicola provocatoria che suscitò le ire dei fascisti e anche quelle delle organizzazioni ebraiche. Il libro contiene 100 fotografie e ha l'introduzione del critico cinematografico David Robinson.
Il secondo film: Winstanley
A seguire, arriverà Winstanley (1976), tratto dal romanzo "Comrade Jacob" di Caute, che narra della prima guerra civile inglese. Anche in questo caso, la pellicola fu seguita dalla pubblicazione del libro "Winstanley - Warts and All" che racconta il dietro le quinte della lavorazione.
Il restauro dei film muti
A questo punto, Bronwlow si butta nella storia del cinema, andando alla ricerca delle pellicole e dei personaggi che avevano cambiato e segnato la storia dell'"era muta del cinematografo". Il suo interesse cresce quando si rende conto di avere così tanto materiale nelle sue mani da poter firmare alcuni documentari. Di sua iniziativa, riprende a intervistare personaggi ormai dimenticati dal grande pubblico. Il risultato inizialmente è cartaceo. Si tratta del libro "The Parade's Gone By..." (1968) che raccoglie interviste ad attori e registi del cinema muto e che lo faranno diventare uno storico cinematografico. Successivamente, si azzardarsi a poter perfino restaurare alcune pellicole. Parte con il classico francese Napoleone (1927) di Abel Gance, un film epico perduto che presenterà a Londra e a New York fra il 1980 e il 1981, sostenuto da musiche scritte appositamente per il film da Carl Davis. Poi arriveranno: I quattro cavalieri dell'Apocalisse (1921) con Rodolfo Valentino; Il principe suadente (1927) di Ernst Lubitsch; Ben-Hur - A Tale of the Christ (1925) con dei giovanissimi Gary Cooper, Joan Crawford, Clark Gable e Lillian Gish; La carne e il diavolo (1926) con Greta Garbo; e le comiche Preferisco l'ascensore (1923), Il fratello minore (1927), A rotta di collo (1928) e Il re degli scapoli (1924), che avevano protagonista Harold Lloyd.
I documentari sul muto
David Gill, diventato suo collaboratore, gli propone di cominciare a lavorare ad alcuni documentari sull'era del muto. Il primo è Hollywood che, in ben 13 parti, racconta la storia del cinema muto in America. Il film è prodotto dalla Thames Television e arriva in Gran Bretagna nel 1980. Seguiranno: Chaplin sconosciuto (1983) all'interno del quale svela i segreti del più grande cineasta della storia mondiale con materiali ritrovati, film di famiglia, interviste a persone che lo hanno conosciuto, sequenze tagliate e copie lavoro; Buster Keaton - A Hard Act to Follow (1987) che ripercorre la parabola umana e artistica del celebre comico Buster Keaton attraverso le sue gags più riuscite, ma anche immagini mai viste; Harold Lloyd - The Third Genius (1989) sul già citato Lloyd; David W. Griffith - Father of Film (1993), il documentario diviso in tre episodi e che omaggia uno dei padri della grammatica cinematografica; Cinema Europe - The Other Hollywood (1995) e molti altri, arrivando a vincere numerosi Emmy Award. Dopo la morte di David Gill, nel 1997, Brownlow continua a produrre e firmare documentari e a restaurare pellicole, lavorando a stretto contatto con Patrick Stanbury. Arrivano: Universal Horror (1998) su Boris Karloff e Bela Lugosi; Lon Chaney - A Thousand Faces (2000); Garbo prodotto dalla Turner Classic Movies per il centenario della nascita della grande attrice Greta Garbo; e I Am King Kong (2005) sul regista Merian C. Cooper. Per questo motivo, nel 2010, Brownlow è insignito dell'Oscar alla carriera.
Il lavoro di montatore
Come montatore, lavorerà al cortometraggio di John Krish I Think They Call Him John (1964), ma anche ai film Il bus bianco (1967) di Lindsay Anderson con Anthony Hopkins e I seicento di Balaklava (1968) di Tony Richardson con Vanessa Redgrave.
L'apparizione come attore
Nel 2009, è stato attore nel corto di Andrew Legge The Chronoscope.
