Attrice e cantante irlandese dalla sensibilità ardente, Jessie Buckley ha costruito una carriera che sfugge alle etichette, attraversando con naturalezza il teatro, il cinema e la televisione.
Originaria del Kerry, ha lasciato l'Irlanda a diciassette anni per inseguire il sogno della recitazione a Londra, dove ha affinato il suo talento alla Royal Academy of Dramatic Arts.
La sua formazione musicale, unita a una profonda capacità interpretativa, le ha permesso di imporsi sul grande e sul piccolo schermo con donne in lotta con il proprio passato, con il mondo e con se stesse, senza accontentarsi di ruoli convenzionali.
Scegliendo storie che scavano nell'animo umano, che esplorano la vulnerabilità, la rabbia, la gioia e il desiderio con una sincerità disarmante, ha prestato la sua voce, potente e ruvida, a un approccio visceralmente legato al suono della battuta. Un metodo che segue con dedizione e che l'ha portata a un'ascesa lenta ma costante, segnata da decisioni di carriera coraggiose e da una visione artistica molto personale.
Studi
Nata nel 1989 a Killarney, nella contea di Kerry, Jessie Buckley cresce assieme ai fratelli minori nella sua città natale, frequentando poi la Ursuline Secondary School, una scuola del convento per sole ragazze a Thurles, nella contea di Tipperary, dove sua madre lavorava come vocal coach e dove aveva cominciato a esibirsi nelle produzioni scolastiche.
Dopo aver studiato pianoforte, clarinetto e arpa alla Royal Irish Academy of Music, frequenta workshop estivi legati al mondo della musica, salvo poi candidarsi per entrare in alcune scuole di recitazione a Londra, ma viene puntualmente rifiutata. Sarà però accettata alla Royal Academy of Dramatic Art, dalla quale ne uscirà laureata nel gennaio 2013.
La carriera televisiva
Nel 2014, appare per la prima volta in televisione con un episodio della serie Il giovane ispettore Morse, cui seguirà due anni dopo una piccola parte nella miniserie Guerra e pace, ma è con il cupo e gotico Taboo (2017) della BBC, che comincia a farsi conoscere. Nel dramma avventuroso, ambientato in epoca georgiana, con Tom Hardy e Oona Chaplin, la Buckley veste i panni di Lorna, una vedova irlandese dal passato misterioso e dal carattere indomito, che è la matrigna del protagonista, nonché la rivendicatrice di un'eredità che la metterà in rotta di collisione con le forze oscure che dominano la Londra ottocentesca.
Buckley dà vita alla donna con una miscela di vulnerabilità e determinazione, rendendola una figura femminile forte in un mondo dominato da uomini corrotti e violenti. La sua interpretazione è stata ampiamente apprezzata per la dignità, la passione e l'intelligenza che ha saputo incarnare, anche quando il suo personaggio viene messo alla prova da minacce, umiliazioni e pericoli.
Nel 2017, ha partecipato alla pellicola bellica The Last Post, diventando poi una delle celebri protagoniste del romanzo gotico di Wilkie Collins nella miniserie The Woman in White (2018). Sarà infatti l'anticonformista Marian Halcombe, colei che proteggerà la sorella Laura da un intrigo pericoloso. Anche in questo caso, viene lodata per la modernità con la quale ha presentato il ruolo al pubblico, pur restando fedelissima all'ambientazione vittoriana. Parallelamente, lavora a Chernobyl (2019), miniserie di grande successo all'interno della quale veste i panni di Lyudmilla Ignatenko, moglie di Vasily Ignatenko, uno dei primi pompieri accorsi sul luogo dell'esplosione del reattore nucleare.
Il suo personaggio, ispirato a una persona reale, rappresenta una delle storie più toccanti e tragiche della miniserie, incarnando il lato umano del disastro. La Buckley offre una performance profondamente empatica, trasmettendo con straordinaria sensibilità il dolore, la confusione e la determinazione di una donna che si rifiuta di abbandonare il marito morente, nonostante i rischi per la propria salute. Ne è un esempio la scena in cui la donna sceglie di stare accanto al marito nonostante questo sia ricoverato in condizioni gravissime.
Elogiata dalla critica, conferma la sua capacità di dare corpo a figure femminili complesse, come l'inquietante e proprio per questo affascinante Oraetta Mayflower, disturbante e ambigua infermiera della serie tv Fargo (2020), nella stagione antologica creata da Noah Hawley e ambientata nella Kansas City degli Anni Cinquanta. Nonostante Oraetta non sia un personaggio protagonista, l'interpretazione della Buckley è così perfetta da renderla potentemente destabilizzante per lo spettatore che, dietro quel sorriso dolce e le maniere educate, intravede tutta la letalità del Male. Sadica e comica, senza mai scivolare nella caricatura, ruba caoticamente lo spazio scenico ai suoi comprimari (Chris Rock, Jason Schwartzman, Salvatore Esposito, Ben Whishaw, Jack Huston, Francesco Acquaroli), grazie a una minuziosa gestualità fisica, una mimica facciale mai lasciata al caso e un accento cantilenante, che hanno contribuito a creare un'atmosfera di costante tensione in ogni scena nella quale appariva.
Il debutto al cinema
Il debutto cinematografico avviene invece nel 2017 con il film di Michael Pearce Beast, dove la Buckley interpreta una donna inquieta e isolata, che vive in una comunità costiera dominata dalla madre autoritaria e da un passato traumatico. Grazie a questo thriller psicologico, che mescola tensione romantica e ambiguità morale, comincia a vincere i primi premi, rivelandosi come straordinaria protagonista, pienamente in grado di sostenere la tensione creata e di dare corpo a un personaggio fuori dagli schemi.
Il titolo segna una svolta nella sua carriera, dimostrando quanto possa esser predisposta a ruoli che sfidano le convenzioni narrative, spesso in netto contrasto con il genere maschile. Non per niente, nel 2018, recita in A proposito di Rose, dove è una giovane madre di Glasgow con il sogno ardente di diventare una star della musica country. Fondendo recitazione e canto in modo organico, dà vita a un personaggio energico e imperfetto e, quindi, molto umano, diviso tra il desiderio di libertà artistica e le responsabilità familiari. La critica apprezza come sia riuscita ad alternare momenti di esplosione vitale a scene di struggente introspezione e il fatto che abbia cantato tutte le canzoni del film, con la sua voce ruvida e potente, aggiungendo ulteriore autenticità alla sua interpretazione.
Nel 2019, passa in secondo piano nel ruolo di Rosalyn Wilder, l'assistente di produzione incaricata di "gestire" Judy Garland nel suo soggiorno a Londra per una serie di concerti negli ultimi mesi della sua vita. In Judy, seppur facendo un passo indietro rispetto alla protagonista (Renée Zellweger), mostra delicatezza, empatia e fermezza, trasformando Rosalyn in una figura di supporto pragmatica, che impara a proteggere la Garland dalle fragilità e dalle pressioni esterne, pur sapendo di non poterla salvare del tutto. Con una performance equilibrata e discreta, offre un contrappunto silenzioso ma fondamentale alla spirale autodistruttiva della diva.
L'anno successivo, dopo Dolittle (2020) e L'ombra delle spie (2020), partecipa a Il concorso, nei panni di Jo, un'attivista femminista coinvolta nella protesta contro il concorso di Miss Mondo del 1970. Militante diretta, impulsiva e idealista, che insieme ad altre donne del Women's Liberation Movement organizza un'azione dimostrativa contro quello che considera un evento sessista e retrogrado, la Buckley lavora con una verve contagiosa, anche grazie alla chimica con Keira Knightley, che interpreta un'attivista più riflessiva e borghese. Poi è nel film di Charlie Kaufman in Sto pensando di finirla qui (2020), dove è una donna che accompagna il suo fidanzato in visita ai genitori, dando inizio a un viaggio surreale che sfida la logica narrativa e la percezione del tempo. La Buckley la porta davanti alla cinepresa con una grazia inquieta che ha confermato la sua statura attoriale.
La candidatura all'Oscar come miglior attrice non protagonista
Nel 2021, arriva la sua prima candidatura con il film di Maggie Gyllenhaal La figlia oscura. Sarà uno dei suoi più grandi successi. Jessie Buckley mostra sulla scena una performance cruda, colpendo critica e pubblico, nei panni della versione giovane di Leda, una donna colta ma tormentata, alle prese con il peso della maternità e il proprio desiderio di libertà. Una madre imperfetta ma una donna perfetta, sostenuta da frustrazioni, sensi di colpa e scelte ribelli. Un personaggio insolito e coraggioso che le ha fatto avere la nomination nella categoria delle migliori attrici non protagoniste, confermando il valore della sua prova in una storia sul non detto, sul disagio e sulla memoria.
Da una Garland a un Garland, sarà diretta da Alex Garland nell'horror psicologico Men (2022) come Harper, una donna che si ritira in campagna dopo una tragedia personale, cercando di elaborare il lutto e ritrovare se stessa, ma che si deve confrontare con una serie di uomini inquietanti (tutti interpretati da Rory Kinnear) che incarnano le diverse forme di minaccia, giudizio e manipolazione.
Sarà un'altra ottima prova d'attrice che si sposerà con quella fatta nel film di Sarah Polley Women Talking - Il diritto di scegliere (2022). A lei, spetta il ruolo di Mariche, una delle donne di una comunità religiosa isolata che, dopo aver subito abusi sistematici, si riunisce con altre per decidere se fuggire, restare o combattere. Ferita, arrabbiata, spesso cinica, ma anche profondamente legata alla sua fede e alla sua famiglia, anche qui la Buckley riesce a dare corpo a questa tensione interna attraverso sguardi tagliente e una voce che vibra di dolore all'interno di una fisicità trattenuta.
Passa poi al distopico Fingernails - Una diagnosi d'amore (2023), dove è Anna, una donna che mette in discussione la verità del proprio sentimento in un mondo dove l'amore è certificato da un test biologico. Lodata per il suo lavoro, definito "intimo e poetico", si riunirà a Olivia Colman, con la quale aveva già lavorato in La figlia oscura, grazie a Cattiverie a domicilio (2023), interpretando Rose, una donna irlandese accusata di inviare lettere anonime oscene in una cittadina inglese degli Anni Venti. Assolutamente in linea con questa commedia nera in costume, che mescola satira sociale contro il perbenismo della comunità locale e giallo farsesco brillante e pungente, tornerà a toni più drammatici con il film di Chloé Zhao Hamnet (2025), dove sarà Agnes, l'enigmatica moglie di William Shakespeare, profondamente legata alla natura, la cui storia d'amore e lutto diventa il cuore pulsante di una più tragedia intima, segnando un'altra performance straordinaria.
Vita privata
Jessie Buckley ha sposato a metà del 2023 un operatore di salute mentale.