| Titolo originale | Hamnet |
| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico, |
| Produzione | USA |
| Durata | 125 minuti |
| Regia di | Chloé Zhao |
| Attori | Paul Mescal, Jessie Buckley, Emily Watson, Joe Alwyn, David Wilmot Freya Hannan-Mills, Jacobi Jupe, Sam Woolf, Justine Mitchell, Jack Shalloo, Elliot Baxter. |
| Uscita | giovedì 5 febbraio 2026 |
| Tag | Da vedere 2025 |
| Distribuzione | Universal Pictures |
| MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 22 ottobre 2025
Chloé Zhao racconta la morte del figlio di Shakespeare dal punto di vista della moglie Anne, fonte di dolore e ispirazione per la nascita di "Amleto".
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ASSOLUTAMENTE SÌ
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Come si fa a dire qualcosa di nuovo, cinematograficamente parlando, su William Shakespeare e il suo Amleto? Chloé Zhao parte da un best seller dell'autrice irlandese Maggie O'Farrell che assume il punto di vista della moglie del Bardo, Anne Hathaway, per raccontare uno degli episodi più tragici della loro vita, ovvero la morte del figlio Hamnet, a soli 11 anni. Quell'episodio da un lato è stato un trauma profondissimo per la coppia, ma è stato anche la fonte di ispirazione del capolavoro di Shakespeare, in inglese Hamlet, che porta quasi il nome del suo bambino perduto (anzi, proprio lo stesso nome, come avvisa una citazione nel film diretto da Zhao e sceneggiato insieme alla O'Farrell), e che è imperniato sul tema del lutto e della perdita di identità che ne può derivare. "Hamlet" è stato scritto infatti proprio nel periodo seguito alla morte del bambino, ed è stato portato in scena al Globe Theatre di Londra quattro anni dopo, cementando la reputazione di Shakespeare come drammaturgo.
Ambientato nella seconda metà del '500, il film di Chloé Zhao segue al suo Oscar per Nomadland e al suo salto triplo nel mondo Marvel con Eternals.
Hamnet dà ampio spazio alla figura della moglie di Shakespeare, ribattezzata Agnes, quasi primordiale nella sua capacità di provare ogni emozione fino in fondo e quasi sciamanica in quella di prevedere il futuro, "figlia di una strega del bosco". Agnes vive la maternità in maniera assoluta e viscerale, mentre William è una figura poetica e gentile, un uomo timido ma appassionato figlio di un padre violento che lo umilia definendo inutile il suo talento, più giovane della moglie e meno in sintonia con tutto ciò che di naturale lo circonda. Agnes invece è una creatura boschiva, nel senso che è assai presente e potente il suo legame con la natura, che del resto all'epoca entrava prepotentemente nella vita di tutti, con i suoi doni come con i suoi eccessi. Intorno a loro si aggira il pericolo della peste, malanno perpetuato dall'uomo, e ogni pianta è una possibile medicina: ma non abbastanza potente da fronteggiare il male oscuro, in senso reale e metaforico. Jessie Buckley si getta a capofitto nell'interpretazione impavida di questa donna selvatica e fieramente determinata, il cui "animale da compagnia" è un falco. La sua caratterizzazione è violenta e ancestrale, cruda e straziante, alternativamente sanguigna ed eterea.
Il volto di Buckley riesce a passare dalla tenerezza al tormento, e c'è qualcosa di profondamente radicale e pericoloso nella sua interpretazione, così come c'è una tenerezza quasi infantile, ma anche una collera repressa e una vocazione artistica insopprimibile, in quello di Paul Mescal nel ruolo di Shakespeare. Zhao, come sempre, indugia (con l'aiuto fondamentale del direttore della fotografia polacco Lukasz Zal) sui loro primi piani, e anche il piccolo Jacobi Jupe è efficace nei panni di Hamnet. Zhao scava a fondo nelle loro emozioni senza mai tirarsi indietro davanti alla passione che ha unito William e Anne/Agnes e che ha rischiato di dividerli davanti all'immensità del dolore per la morte del figlio: una tragedia che tuttavia ha gettato i semi per un'opera eccezionale come "Amleto", pregna di quel rimpianto. Il momento di Hamnet in cui William si confronta con il dubbio fra "essere o non essere" è la perfetta cerniera fra vita e arte, come lo è l'unione delle mani fra Agnes e l'attore che interpreterà Amleto al Globe Theatre (e che nella vita è Noah Jupe, il fratello maggiore di Jacobi). Hamnet è un film di gemellaggi reali e creativi, di fantasmi e (pre)visioni, di buchi neri pronti ad inghiottire, di morti e rinascite, di vasi comunicanti che trasferiscono energia (vitale o letale) l'uno all'altro. Zhao dirige facendo leva sulla sua stessa doppia identità culturale: anglosassone e asiatica, contemplativa e nitida, materica e spirituale. La sua energia è potentemente femminile, e spazza via ogni preconcetto secondo cui una regista sia "geneticamente predisposta" a realizzare solo film educati e "carini". Con coraggio ed empatia affronta un dolore lancinante e mostra un autore in grado di sublimarlo in arte (come Eric Clapton nella sua "Tears In Heaven") e "sfida l'orrore che infesta la terra", come la cantilena che Agnes recita ai figli e al fratello. L'arte trascende persino la morte, consentendo quella trasfigurazione che è un dono di eternità: Hamnet muore, ma Hamlet vivrà per sempre. E le sontuose composizioni musicali di Max Richter offrono al pubblico quella catarsi emotiva che per molti si scioglierà in pianto.
Wilderness, lutto e teatralità. Questi i tre elementi alla base di Hamnet, il quinto lungometraggio da regista di Chloé Zhao, dopo il successo globale di Nomadland e l'incursione fugace - e più che divisiva - nell'universo MCU con The Eternals. Assai distante dai linguaggi del primo e del secondo titolo, Hamnet, fedele adattamento per il grande schermo del romanzo omonimo di Maggie O'Farrell, conferma [...] Vai alla recensione »
C'è un momento rivelatore e sconvolgente in Hamnet, che sembra intrappolare per un istante non solo il trapasso del bimbetto eponimo, ma anche il senso più profondo di un'opera costantemente in bilico tra la magia della vita e l'immanenza della morte: nel chiaroscuro di una foresta dipinta sullo sfondo si muove quest'anima innocente, confusa, in bilico appunto tra il restare e l'andare via per sempre. Dopo [...] Vai alla recensione »