Un racconto di formazione che mette a fuoco la possibilità di esprimere i propri sentimenti e di elaborarli prima che sia troppo tardi. Espandi ▽
"Valbruma", fine anni '80. Tommaso Berger arriva dai nonni in corriera, lasciandosi alle spalle Milano dove sua madre è stata ricoverata in una clinica per malattie mentali. Nella nuova scuola si imbatte in Elise Moser, una ragazza volitiva che gli intima di lasciare libero il suo banco. Elise è la figlia di un avvocato che lavora a Milano e non si accorge nemmeno della sua esistenza. Tommy invece vede bene quella ragazza inquieta e polemica, e comincia a trascorrere del tempo con lei.
La regista e sceneggiatrice Ambra Principato prosegue sulla strada che aveva già intrapreso in maniera convincente con il suo film d'esordio. E fa bene, perché è fra i pochi (e in assoluto l'unica donna) in Italia ad occuparsi di un genere gotico fra l'horror, il thriller e il romance, attingendo a piene mani dalla cinematografia mondiale (soprattutto anglosassone) del genere, e aggiungendo una sua cifra "local" interessante.
Il film parla di tutti coloro che si sentono non visti dagli altri, e allo stesso tempo delle sensibilità che riescono a vedere oltre il reale e a percepire delle presenze, che per questo vengono messe sottochiave, discriminate e bullizzate. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Una storia vera di resilienza e trasformazione, di cui Salles offre una declinazione trattenuta e personale. Drammatico, Storico - Brasile, Francia2024. Durata 135 Minuti.
Ambientato nel 1971 in Brasile, un paese stretto nella morsa della dittatura militare, il film racconta la storia di una madre costretta a reinventarsi quando la vita della sua famiglia viene sconvolta da un atto di violenza arbitraria. Espandi ▽
Brasile, 1971. Rubens Paiva, ex deputato laburista, vive con la moglie Eunice e i cinque figli a Rio de Janeiro. Il colpo di stato del 1964 lo ha espulso dalla scena politica e ha instaurato una dittatura militare che spaventa Eunice e le fa temere per l’incolumità della figlia maggiore Veronica, simpatizzante dei movimenti studenteschi antigovernativi. Ad essere portato via da casa, un giorno in fretta e furia, da un manipolo di sconosciuti armati, è invece Rubens. Non farà mai più ritorno. Il film è la storia della donna, Eunice, raccontata nel mémoire dell’unico figlio maschio, Marcelo Rubens Pavia, oggi giornalista e scrittore. La porta sulle spalle e sul volto l’attrice Fernanda Torres, che si fa contenitore in carne e ossa della dignità della persona reale che rappresenta. Ricordare questa vicenda e mettere pubblicamente al bando certe pratiche è necessario perché non continuinino a esistere. Ma Ainda estou aqui non è solo una storia di denuncia o di memoria: è anche un racconto di trasformazione. La tragedia che colpisce Eunice ribalta ogni cosa e la costringe a reinventarsi, con una nuova consapevolezza. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Il prequel basato sul celebre romanzo horror di Stephen King, dal quale sono stati tratti un adattamento cinematografico in due parti e, negli anni '90, una miniserie. Espandi ▽
Derry, inverno 1962: un dodicenne prova a scappare da una città che sembra respingerlo e, lungo la strada, una famiglia fin troppo gentile gli offre un passaggio. È l’innesco di una catena di sparizioni e visioni che travolge due fronti narrativi: da un lato un gruppo di ragazzini outsider decisi a capire perché i coetanei scompaiono; dall’altro l’arrivo in città di Leroy Hanlon (Jovan Adepo), maggiore dell’aeronautica trasferito alla base locale per un progetto segreto che lambisce un male più antico di qualunque protocollo. Il clown col palloncino rosso è lì, ma come un’ombra: la creatura preferisce manifestarsi in forme cangianti, insinuarsi nei dettagli – un sorriso, un riflesso, un oggetto fuori posto – e lasciare che sia la città a fare il resto del lavoro.
Dopo aver riportato It nell’immaginario collettivo con due capitoli (It e It - Capitolo due) capaci di dominare il box office globale e di fissare un’estetica dell’orrore pop con palloncini rossi, fogne e amicizie spezzate, Andy Muschietti ha trasformato un classico di King in una saga intergenerazionale. Il successo del dittico 2017/2019, con un Pennywise già iconico grazie al formidabile Bill Skarsgård (che riprende anche qui i panni del clown) e un mix calibrato di nostalgia e brividi, ha aperto la strada naturale a un’espansione seriale: lo spazio ideale per esplorare ciò che le cinque ore di cinema non potevano contenere. Ne esce un prequel che non vive di riverenza né di iconoclastia gratuita, ma che sfrutta il formato seriale per fare ciò che il cinema non poteva: allargare la mappa, seguire i ritorni e dare tempo ai luoghi di respirare. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Una commedia sognante su una donna in cerca di un nuovo amore. Espandi ▽
Agathe Robinson lavora nella storica libreria Shakespeare & Co a Parigi, è una grande fan di Jane Austen, sogna l'amore ideale e il Mr. Darcy di "Orgoglio e pregiudizio". Sente di non appartenere a questo secolo, ha una collezione di romanzi e scritti mai finiti. Decide di accettare l'invito della prestigiosa Jane Austen Residency nel Regno Unito per chiudersi in un'esperienza di scrittura che si rivelerà anche umana, esistenziale e sentimentale.
È una commedia buffa e deliziosa, Jane Austen ha stravolto la mia vita. Per il suo debutto ha scelto l'attrice francese Camille Rutherford come protagonista, una decisione appropriata, di pari passo con una direzione misurata. È chiamata a interpretare un'appassionata di letteratura di fatto poco in grado di vivere nel presente, di prendere decisioni sulla sua vita privata e professionale.
La commedia sentimentale, diventata già un caso negli Stati Uniti, si alterna con scene molto buffe, una slapstick comedy che avrà divertito senz'altro il pubblico americano, mentre quello europeo non faticherà a trovare più convincente e interessante la parte più esistenziale. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
La vita del famoso Jay Kelly, un personaggio pubblico che vive una crisi d'identità, mentre tutti sembrano conoscerlo meglio di quanto lui conosca se stesso. Espandi ▽
Il film segue le vicende della celebre star del cinema Jay Kelly (interpretato da George Clooney) e del suo devoto manager Ron (interpretato da Adam Sandler) durante un viaggio lampo e sorprendentemente profondo attraverso l'Europa. Lungo il percorso, i due uomini si trovano costretti ad affrontare le proprie scelte e a riflettere sui legami con le persone a loro più care e sull'eredità che stanno per lasciare. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
La storia del gruppo rap nord-irlandese Kneecap, raccontata in chiave comedy action dai suoi stessi protagonisti. Espandi ▽
Liam e Naoise sono due amici ventenni di Belfast, nullafacenti e piccoli spacciatori. Legatissimi alle loro origini, hanno imparato l’irlandese grazie ad Arlo, il padre di Naoise, un ex membro dell’Ira creduto morto ma in realtà in clandestinità. Quando Liam viene arrestato a un rave party, rifiutandosi di parlare in inglese conosce JJ Ó Dochartaigh, un professore di musica chiamato a fare da interprete dall’irlandese. L’incontro farà nascere una strana amicizia tra i due ragazzi e l’adulto, da cui prenderà vita il gruppo rap Kneecap. Uno dei casi cinematografici dell’anno scorso arriva finalmente in Italia. Un generale clima di rabbia, insoddisfazione, frustrazione aleggia nell’Irlanda del Nord raccontata dal film: una nazione che ha interrotto una striscia di sangue lunga secoli, ma non ancora pacificata. Al film non bisogna certo chiedere rigore, o giustezza di toni, perché è urlato, eccitato, scombussolato, carico di rabbia esibita, tra voci narranti, sequenze d’azione, commenti ironici, inserti animati, esagerazioni, sesso, squarci lirici e un finale che ricompone in qualche modo le fratture da cui tutto nasce. E questa, ovviamente, è la ragione del suo successo. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Il film, girato tra Palermo e altri luoghi siciliani, è ambientato nel 1860 e si svolge durante l'epopea dei Mille in Sicilia. Espandi ▽
5 maggio 1860. Giuseppe Garibaldi si prepara a compiere l'impresa dei Mille e affida al colonnello Vincenzo Giordano Orsini l'incarico di reclutare i volontari. Vanno bene un po' tutti, anche i giovanissimi e gli sprovveduti. Fra questi ultimi ci sono Domenico, un siciliano claudicante specializzato in fuochi d'artificio, e Rosario, un palermitano emigrato al Nord che millanta un titolo nobiliare e un passato all'accademia militare: poco importa che sia un imbroglione e un giocatore d'azzardo con la tendenza a barare perché, data la pericolosità dell'impresa, "anche gli impostori possono esserci utili".
Il manipolo di uomini provenienti da tutta Italia vuole liberare la Sicilia dai Borbone e unire il Paese, ma alla prima battaglia a Marsala Domenico e Rosario disertano e si imbarcano in un viaggio attraverso la Sicilia, il primo per ritrovare la donna che ha promesso di sposare, il secondo cercando riparo da chi al Nord ha scoperto i suoi trucchi.
Nel film di Roberto Andò c'è un gusto sincero di raccontare una pagina fondamentale del passato italiano, distinguendo fra chi si è messo dalla parte giusta della Storia, pagandone tutte le conseguenze, e chi invece ha preferito mantenersi in campana. Al centro della storia (e della Storia) è anche il popolo siciliano "che si rivela nei silenzi e nelle parole che non dice", come ricorda Orsini. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un'opera che risponde alla necessità di non seppellire nell'oblio quanto accaduto in Brasile negli anni della dittatura. Thriller, Brasile, Francia, Paesi Bassi, Germania2025. Durata 158 Minuti.
Negli anni '70 in Brasile un uomo torna nella propria città di origine essendo ricercato da chi lo vuole morto. Espandi ▽
1977. Il Brasile vive sotto un regime militare dittatoriale. Con il falso nome di Marcello un professore universitario torna con il figlio nel nordest del Paese per cercare notizie sulla madre in attesa di espatriare. Nel passato si è messo di traverso rispetto all’attività di un corrotto imprenditore di origini italiane ed ora due killer sono sulle sue tracce per eliminarlo. Kleber Mendonça Filho torna a Recife, sua città di nascita, per raccontare il clima di violenza che dominava nel Brasile degli anni della dittatura. Il film viene strutturato in capitoli come fosse un romanzo e inserito, da un certo punto in poi, nella ricerca che due giovani studentesse stanno svolgendo nel presente in un archivio al fine di far emergere storie del periodo della dittatura. Questa modalità di narrazione ci rimanda alle origini giornalistiche del regista offrendo anche occasione per un riferimento alla necessità di non seppellire nell’oblio quanto accaduto in quegli anni. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un viaggio nel tempo nella ville lumière in cui Monet, Renoir, Degas, Morisot,
Pissarro, Sisley, Cézanne inventarono la pittura impressionista Espandi ▽
Quando, verso la fine del XIX secolo, un gruppo di pittori inizia a creare paesaggi, ritratti e narrazioni con uno stile nuovo e dei colori non aderenti alla realtà, il pubblico e la critica sono spiazzati. Hanno davanti ai loro occhi qualcosa che non conoscono, e dunque, all'inizio, non lo accettano. Questo gruppo di artisti, che viveva e lavorava a Parigi, si riuniva negli atelier e frequentava il caffè La Nouvelle Athène, dopo qualche anno dalle prime coraggiose e indipendenti esposizioni, iniziò a farsi chiamare "impressionista".
La preziosità di questo documentario sta proprio in questa relazione tra le immagini lente, dense e descrittive dei dipinti e dei loro soggetti, e le parole che accompagnano i vari momenti. È grazie a questo bilanciato e raffinato racconto che scopriamo come si può essere rivoluzionari facendo pittura.
Dal leggendario Salon des Refusés, voluto da Napoleone III fino alla prima mostra in studio di Eduard Manet nel 1967 (che non ebbe alcun successo), passo per passo si riscoprono le tappe e i pensieri che hanno portato gli impressionisti ad essere, ancora oggi, gli artisti che appartengono alla corrente più nota e di successo (anche di mercato) al mondo. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un ritratto dei ventenni di oggi, alla ricerca di utopie e speranze che non gli sono state concesse, della loro voglia di vivere e amare e della loro grande infelicità. Espandi ▽
Bianca ha 23 anni, dovrebbe frequentare l’università, ma non ci va mai. Ha poche ossessioni: il tempo che passa, la droga e Angelica. Da quando vivono insieme, tutto corre più veloce. Anche la loro amicizia, tra amore e dipendenza. Bianca ha un quaderno su cui scrive appunti per i suoi libri, ma vorrebbe annotarci altro: che perdiamo tutto continuamente e che alla fine, forse – tra le strade notturne di Roma e l’albero che si intravede, muto, dalla finestra di casa – niente andrà perduto. L’opera prima di Sara Petraglia convince per la sua naturalezza nel raccontare due ragazze poco più che ventenni in cerca di se stesse. Uno dei pregi maggiori dell’opera prima di Sara Petraglia – sì la figlia dello sceneggiatore Sandro e non se ne parli più – è la schiettezza, sic et simpliciter. Perché è un pregio? Perché raccontare con semplice naturalezza, senza approcci moralistici, senza giudicare, due donne di vent’anni o poco più, Bianca e Angelica, è qualcosa di inedito e, in certa misura, di scandaloso. Certo la riuscita del film, che si muove su corde che è un attimo pizzicare male, è dovuta alla naturalezza della sceneggiatura ma, soprattutto, all'adesione totale ai personaggi delle due interpreti, Tecla Insolia, sempre più sorprendente e Carlotta Gamba in un ruolo fantasmatico. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Tratto dal romanzo vincitore del National Book Award di Sigrid Nunez. Espandi ▽
La romanziera e docente di scrittura di New York Iris vive da tempo un blocco creativo, aggravato dal dolore per la morte del suo amico e mentore Walter. Iris viene a sapere dalla vedova di Walter una delle ultime volontà dell'amico: affidare a lei il suo adorato alano Apollo, altrimenti destinato a un canile. Il grosso animale è anche lui in lutto, apatico e malinconico; nell'edificio è vietato tenere animali domestici e la sua presenza rinverdisce in Iris i ricordi di Walter. La difficile convivenza, però, anche attraverso la scrittura, insegnerà a entrambi, alla donna e all'alano, a capirsi a vicenda.
Il film è la trasposizione di un romanzo, "L'amico fedele" di Sigrid Nunez, che nel 2018 vinse il National Book Award: l'elaborazione del lutto di una scrittrice, l'attraversamento di una crisi creativa senza sbocchi e la fuoriuscita attraverso il confronto con una presenza inattesa.
Tra la donna e il cane si innesca un transfert che riporta idealmente in vita Walter: un amico per lei, un padrone per lui, e per entrambi qualcuno la cui assenza ricorderà per sempre la sua vicinanza. Dal vuoto a volte può nascere la vita. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
La storia della leggenda della canzone popolare Rosa Balistreri. Espandi ▽
Rosa trova alloggio in casa della figlia Angela, che però non la vuole lì. Alla sera Rosa si addormenta guardando vecchie foto di una famiglia che non c'è più. Ma suo nipote Luca la spinge a fare ciò che sa fare meglio, ovvero cantare. Nel suo passato ci sono violenze, abbandoni e amori impossibili, e soprattutto c'è una maternità difficile che l'ha tenuta lontana da Angela. Del resto anche Angela non è riuscita a crescere Luca, come è successo anche a Maria, la sorella di Rosa.
Una durata leggermente inferiore e qualche momento di respiro in più (che forse la vera Rosa non ha mai avuto) avrebbero reso la visione meno grave per lo spettatore, così come la frammentazione della storia non sempre risulta facile da riassemblare.
Ma L'amore che ho resta un sincero omaggio ad un'artista con un talento eccezionale e un'esistenza tragica, specchio di una cultura patriarcale e retrograda che vorremmo appartenesse soltanto al passato. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un dramedy musicale che racconta l'amore di una coppia che si spegne e lui si dà al crimine. Espandi ▽
Al tempo della memoria magnetica e del Vogue Peugeot, dei Cure e di Prince, Jacqueline e Clotaire si incontrano davanti alla scuola ed è subito amore, amour ouf. Non hanno niente in comune ma sono fatti l’uno per l’altra. A cavallo di un motorino avanzano a tutta velocità verso il tramonto, l’eclissi e l’ellissi carceraria, perché Clotaire si unisce a una rapina orchestrata dal boss locale, che ammira più del padre, e finisce in prigione per un omicidio che non ha mai commesso. Ne uscirà dieci anni dopo spezzato e con un chiodo fisso in testa: ritrovare Jackie, che ha scelto per sé un marito conformista e una vita nei ranghi. Sei anni dopo 7 uomini a mollo, commedia sincronizzata che metteva ‘in costume’ un team di uomini depressi, Gilles Lellouche ritorna con un grande ‘romanzo criminale’, forse troppo grande per lui. Un oggetto curioso e non identificato, un film sbagliato e chiassoso che ne contiene uno riuscito, immaginifico e audace. A immagine dei suoi amanti adolescenti, L’amour ouf si abbandona completamente all’amore e alla sua disfatta che lo rende improvvisamente commovente. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un'opera che sembra aver trovato la soluzione perfetta per equilibrare la commedia con un tocco di surreale e il dramma famigliare. Drammatico, Islanda, Danimarca, Svezia, Francia2025. Durata 109 Minuti.
Anna e Maggi si separano lentamente, tra lavoro, figli e momenti condivisi. I gemelli, lasciati spesso soli, inventano giochi strani e rischiosi. Espandi ▽
Anna e Magnus, detto Maggi, si stanno separando: è un processo graduale, che la coppia porta avanti trascorrendo ancora del tempo insieme ai tre figli, in escursioni o in cene a casa. Quando i genitori non ci sono, i figli si dedicano a passatempi curiosi: in particolare i due gemelli, che tendono a creare giochi bizzarri e talora pericolosi per la loro incolumità. Il tipico gusto nordico per uno humour trattenuto, ma non per questo meno crudele, trova in Hylnur Pálmason un interprete di eccezione. The Love That Remains appare come la sua opera più compiuta sin qui, particolarmente sentita perché attinente all’esperienza di vita del regista e perché la giusta misura per mantenere un equilibrio di umori contrastanti – la commedia con un tocco di surreale e il dramma famigliare (mitigato dalla prima) – sembra aver trovato la soluzione perfetta.
Permane un senso di inafferrabilità nel film, la sensazione che la vita e le sue assurdità non si possano prevedere né comprendere e che, forse, un nucleo familiare possa meglio funzionare se disunito. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Il film è del 1930. È il grande momento della Germania, della Repubblica di Weimar che rappresenta la più alta manifestazione culturale del nostro secolo. Espandi ▽
Il professor Immanuel Rath è estremamente esigente con i suoi studenti che lo dileggiano in sua assenza. Quando scopre che sono degli ammiratori della bella Lola Lola, che si esibisce nel cabaret "L'angelo azzurro", decide di andare a verificare sul posto come sia questo elemento di distrazione. Ne verrà attratto al punto di sposarla e lasciare per lei l'insegnamento. La decisione non sarà senza conseguenze.
Il capolavoro di von Sternberg costituisce l'esempio classico di un duraturo connubio a prima vista tra regista e attrice.
Era difficile rendere sullo schermo un personaggio simile e la Dietrich ci è riuscita in una fusione di sensualità, slanci di tenerezza e determinazione. Con von Sternberg avrebbe girato altri sei film ma L'angelo azzurro resta al vertice della loro collaborazione. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.