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Amsterdam, lo spumeggiante e attuale film di David. O. Russel

Un processo storico e morale al primo dopoguerra, che porterà inesorabilmente all’orrore della Seconda guerra mondiale. Disponibile su CHILI. GUARDA SUBITO IL FILM »
di Archimede Favini

Margot Robbie (Margot Elise Robbie) (34 anni) 2 luglio 1990, Gold Coast (Australia) - Cancro. Interpreta Valerie Voze nel film di David O. Russell Amsterdam.
lunedì 19 dicembre 2022 - Focus

Amsterdam - ora disponibile in streaming su CHILI - è “una storia in buona parte vera” come recita il titolo di testa all’inizio del film, e oserei aggiungere ingiustamente dimenticata dalla storia. Il nuovo film dell’amatissimo David O.Russell sfugge ad ogni definizione, riesce ad essere moltissime cose allo stesso tempo e chiama in causa così tante tematiche da renderne difficile perfino l’enucleazione. Dopo i successi planetari de Il lato positivo e del camaleontico American Hustle – L'apparenza inganna, David O. Russell era in silenzio dai tempi di Joy (2015). E in effetti in Amsterdam sono senza ombra di dubbio concentrati anni e anni di riflessioni e di preparazione.

Tutto in quest’opera ha dell’incredibile, a partire dal cast che vede il trio Margot Robbie, John David Washington e Christian Bale come protagonisti assoluti, affiancati da nomi del calibro di Robert De Niro, Rami Malek, Anya Taylor-Joy, Zoe Saldana, Taylor Swift e la lista è ancora lunga. Lo stile di recitazione che David O. Russell impone agli attori, congiuntamente con l’originalità dei dialoghi, riflette tutto l’estro e la capacità di pensare fuori dagli schemi di un artista che oserei definire totale. La capacità nella messa in scena, passando per la costruzione delle ambientazioni e la maniacalità nella realizzazione di un’estetica precisa, che mantiene la sua cifra di originalità senza violare i confini di un contesto storico preciso, beh tutti questi elementi fanno di Amsterdam un vero e proprio tripudio.

Ma Amsterdam non si limita ad essere un film che fa sfoggio dei suoi elementi costitutivi più appariscenti: annodati all’interno dell’intricata, ma al tempo stesso divertente trama, ci sono riflessioni e tematiche di carattere storico-sociale che pesano come macigni. Il tema del razzismo, ad esempio, inserito nel solco di una vicenda storica realmente accaduta, è trattato in Amsterdam in modo disincantato e non ridondante, secondo il tipico pastiche russeliano in bilico tra meta storicismo e ucronia. Ed è proprio su questo nodo intellettuale che David O. Russell si gioca il tutto per tutto: al di là di tutti gli smaglianti elementi profilmici, il senso ultimo del film consiste in un complesso interrogativo, è possibile evitare che la storia si ripeta? La risposta a un interrogativo di questo tipo è di certo complessa, e anzi, forse non è possibile dare una risposta univoca. E a Russell in effetti non interessa trarre conclusioni, nel senso stretto del termine, quanto più portare avanti con atteggiamento esegetico un’analisi che si concentri più che altro sull’uomo, sulle sue tensioni, desideri reconditi e mire di potere ma che non prescinda mai dall’ironia.

E così, in accordo con la teoria dell’anaciclosi polibiania, David O. Russell mette in atto un processo storico e morale a una stagione, il primo dopoguerra, che, nonostante le premesse, porterà inesorabilmente l’umanità dritta nell’orrore della Seconda guerra mondiale. A scapito di tutte le tensioni antibelliciste e a scapito della frustrazione dei reduci, Amsterdam ci mostra come il progresso scientifico e quello morale non vadano ormai più di pari passo e che, in fin dei conti, aveva ragione il buon vecchio Karl Marx quando diceva che la storia si ripete sempre due volte, prima come farsa e poi come tragedia. Intelligente, divertente, spumeggiante, riflessivo e più attuale che mai.  


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