Titolo originale | Nan Fang Che Zhan De Ju Hui |
Titolo internazionale | The Wild Goose Lake |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Cina |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Yi'nan Diao |
Attori | Ge Hu, Lun-Mei Gwei, Liao Fan, Regina Wan, Liang Qi Jue Huang, Chloe Maayan, Yicong Zhang, Yongzhong Chen, Zhipeng Li, Chang-Liu, Jiahao Chang, Jiazhuang Chang, Zijie Chen, Qingsong Tang, Xiaoxian Fu, Wenyang Qiu, Yiming Zhang, Xianglai Jin. |
Uscita | giovedì 13 febbraio 2020 |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | Movies Inspired, Ai Entertainment |
MYmonetro | 3,43 su 33 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 13 febbraio 2020
Un gangster scappa per salvare la sua vita e quella della sua famiglia. In Italia al Box Office Il lago delle oche selvatiche ha incassato 50,1 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
|
Zhou esce dal carcere e finisce immediatamente in una violenta contesa tra gang, che si conclude con l'uccisione di un poliziotto. Braccato dalla legge e dai rivali, è costretto a fidarsi di una prostituta, Liu, forse innamorata di lui. Opera seconda di un regista già vincitore di un Orso d'oro a Berlino e accreditato dai più come l'autore cinese su cui puntare per il futuro, Il lago delle oche selvatiche - titolo internazionale di un film che in originale è più o meno traducibile come "Appuntamento in una stazione del Sud" - conferma a più riprese come le speranze su Diao Yinan siano state ben riposte e come il suo stile sia già definito e maturo.
Il genere d'elezione è nuovamente il noir, anche se l'approccio differisce dal fortunato predecessore, Fuochi d'artificio in pieno giorno. Quella che là era suggestione investigativa, incentrata su una femme fatale enigmatica, qui diviene immersione in un sottobosco criminale crudele, regolato da leggi antiche.
Le improvvise esplosioni di rabbia e di violenza che sopraggiungono a interrompere momenti quasi contemplativi sono spesso quadri corali, in cui la regia ha sempre il controllo della più caotica delle situazioni. La presenza vistosa della macchina da presa è alla base delle scene più memorabili di Il lago delle oche selvatiche: la rissa iniziale, che darà vita a un'inesorabile reazione a catena, così come la sparatoria durante il ballo di gruppo sulle note di Rasputin di Boney M, in cui le suole luminose degli apprendisti ballerini catturano l'attenzione dello spettatore e lo guidano attraverso i campi lunghi di Diao, ad abbracciare le molteplici realtà della Cina odierna.
La miseria, l'avidità, l'occidentalizzazione che si insinua e l'ancestrale legge del jiang hu (il senso dell'onore cavalleresco che caratterizza le contese mafiose) che regna sopra ogni cosa scorrono in un'ideale carrellata orizzontale. Ed è ancora più forte l'impronta stilistica in un montaggio frenetico di animali selvaggi, talmente criptico da non permettere di capire con certezza su che piano di realtà ci si stia muovendo, se in uno zoo, teatro di una sparatoria, o in una fantasia di guardie e ladri, predatori e prede.
Al centro c'è nuovamente una figura femminile, Liu, come in Fuochi d'artificio in pieno giorno interpretata da Gwei Lun. Liu ha molti padroni e in fondo non ne ha alcuno, la sua posizione costantemente precaria le permette di dimostrarsi più forte di tutti i peggiori prevaricatori. La sua identità, stratificata e ambigua, si contrappone alla semplicità del suo ipotetico oggetto d'amore: Zhou, il fuggiasco, a cui dà vita la star televisiva Hu Ge. Un archetipo vivente, così vicino al canone classico dell'antieroe noir da divenire lo strumento con cui il cinefilo Diao rivisita il cinema in bianco e nero.
Non è un caso, quindi, se le ombre proiettate sulle pareti assumono un ruolo centrale nel film, tanto che le sagome dei personaggi sembrano quasi vivere una vita distinta rispetto alle figure in primo piano. Forse le prime rappresentano la proiezione di quel che Zhou e Liu vorrebbero essere, forse sono ciò che ancora i due amanti alla realtà e che rimuove alla radice ogni sogno di romantica fuga. D'altronde il primo luogo in cui conosciamo Zhou è una stazione ferroviaria, con i treni che rendono inintelligibili parti di dialogo. L'ambiente ideale per un protagonista che ricorda Robert Mitchum ma ancor più il Jean-Paul Belmondo di Fino all'ultimo respiro, con l'aggiunta di una dose di violenza efferata che è, al contrario, figlia della modernità e delle estremizzazioni di Nicholas Winding Refn o Kim Jee-woon. Ma anche lo spargimento di sangue in stile manga entra a far parte del mosaico orchestrato da Diao Yinan, talmente composito che spesso i singoli, geniali, frammenti di cinema finiscono per superare, per perizia e inventiva, la visione complessiva. Un contrasto o un limite presente più in Il lago delle oche selvatiche che in Fuochi d'artificio in pieno giorno e che, forse, resta l'ultimo ostacolo da superare per accogliere definitivamente Diao Yinan nel pantheon dei più grandi.
IL LAGO DELLE OCHE SELVATICHE disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
BLU-RAY |
||
€9,99 | – | |||
€9,99 | – |
Diao Yinan con questo film dimostra innanzitutto due cose. La prima è che in Cina si studia cinematografia seriamente e non ci si improvvisa registi come nel belpaese. La seconda è che le arti, o almeno il cinema, in Cina, non sono controllate dall’occhiuta censura in modo così severo, dal momento che il regista è lasciato libero di mettere in scena una [...] Vai alla recensione »
Zenong Zhou (Hugh Hu), un giovane cinese, si appoggia ad un pilone di cemento vicino a una stazione ferroviaria: è notte e piove a dirotto come nei film di Andreij Tarkoskij; appare una giovane donna, Liu (Lun-Mei Kwei ), di costituzione fragile e delicata: il suo squillante vestito rosso appare scolorito sotto l’ ombrello bianco quasi trasparente.
In questo suo secondo film il regista Yi’nan Diao mostra l’altra Cina: quella delle fabbriche, quella della prostituzione e delle bande criminali, piccoli o grandi che siano in una zona urbana periferica. Vige la legge del jiang hu (il senso dell'onore cavalleresco che caratterizza le contese mafiose). Come in “Fuochi d’artificio in peno giorno” (che è [...] Vai alla recensione »
L'opera seconda di questo regista cinese della sesta generazione è uno dei film migliori usciti negli ultimi 5 anni. Grande regia, grande messa in scena e capacità narrativa del nostro, grande recitazione da parte degli attori e buona sceneggiatura. Un film a cui non manca nulla, nemmeno la capacità di intrattenere e che straconsiglio vivamente per una visione.
Esce dal carcere per entrare in un violento scontro fra bande. Zhou commette l'errore di uccidere senza volere un poliziotto: da quel momento inizia una fuga disperata, inseguito dalle forze dell'ordine e da altri malviventi ingolositi dalla taglia che pende su di lui. Ad aiutarlo, solo una prostituta di poche parole e dallo sguardo dolente. Al quarto film, ma rivelatosi alla platea internazionale [...] Vai alla recensione »
A dispetto del titolo romantico, sia nella versione italiana che in quella originale (Appuntamento in una stazione del sud) si tratta di un efferato gangster film che potrebbe avere un ulteriore titolo alternativo come «ladri di motociclette», titolo neanche troppo lontano dalle intenzioni del regista che ha il neorealismo tra i suoi punti di riferimento.
La prima grande epifania in Il lago delle oche selvatiche è una cicatrice: un uomo si trova da solo di notte durante un temporale appoggiato a un massiccio pilastro di cemento, improvvisamente una donna cammina verso di lui, ma l'incontro di queste due figure è solo una questione minore perché il grande crescendo della scena arriva al momento in cui l'uomo si rivolge alla telecamera per la prima volta [...] Vai alla recensione »
Scappa, gangster, scappa. Il giovane protagonista è appena uscito di prigione, e si è già messo in un mare di guai. In una Cina notturna letteralmente da brividi, tra vicoli lerci di quartieri malfamati, si aggirano solo banditi, prostitute, poveracci che sgobbano senza la benché minima prospettiva di un futuro migliore. Insomma, l'altra faccia della medaglia del Paese magnificato dalla propaganda [...] Vai alla recensione »
Zhao è un gangster ferito e in fuga, Liu è una femme fatale mandata dal clan. In una notte di pioggia, i flashback raccontano uno scontro tra famiglie rivali e una sfida. Zhao, braccato, uccide per errore un poliziotto. Si ritrova solo contro tutti, e con una taglia sulla testa. Noir fascinoso, ipnotico. Giungla d'asfalto in salsa cinese. Da Tu Style, 18 febbraio 2020
Un intrigo alla Dashiell Hammett complicato da un gioco di flashback e punti di vista che lo rende ancora più barocco. Uno stile fiammeggiante che incrocia i virtuosismi di Wong Kar-wai ("In the mood for love") con le efferatezze di Tarantino ma seduce e emoziona dalla prima all' ultima scena. Un thriller spedito in concorso a Cannes e poi uscito in Cina in 16 mila copie con i visti del governo in [...] Vai alla recensione »
Wuhan com' era, prima del coronavirus: questo bel noir Made in China è girato alla periferia della città. Unico squarcio leggiadro, il Lago delle oche selvatiche, dove le prostitute vanno in barchetta, riparate dall'ombrellino (si fanno chiamare "bellezze al bagno"). Se lo avesse girato un regista americano, sarebbe un catalogo delle tappe obbligate in materia di noir.
Noir socio-gangster di quartiere (cinese), notturno, acido, acqueo, anche per il lago del titolo, a intrigo esemplare, ma di notevole personalità, racconta un mondo di falansteri, marmaglia delinquente, delatori, tagliato e ricucito in forme di sopravvivenza. Braccato dalla polizia per omicidio, tradito dalla sua banda, un ladro di scooter si vende per lasciare la taglia alla moglie.
"Il lago delle oche selvatiche", diretto da Yi'nan Diao, è la storia di un gangster in fuga verso un'improbabile redenzione, che sacrifica tutto per la sua famiglia, e di una prostituta desiderosa, e a sua volta impaziente, di riconquistare la libertà. Entrambi vittime di una caccia all'uomo sulle rive del lago del titolo, i due decidono di giocare per un'ultima e decisiva volta con il loro destino. [...] Vai alla recensione »
Dopo l'Orso d'Oro alla Berlinale 2014 per Fuochi d'artificio in pieno giorno, il cinese Diao Yinan ritorna sul luogo del delitto con Il lago delle oche selvatiche, presentato in Concorso all' ultimo festival di Cannes. Stavolta l'analisi critica della Cina contemporanea è più laterale e meno programmatica, eppure il realismo sociale non abbandona questo mesmerizzante noir, che tracima stile, financo [...] Vai alla recensione »
Nei giorni in cui trionfa il cinema orientale, arriva sui nostri schermi un film cinese da non perdere. È «Il lago delle oche selvatiche» del cinese Diao Yinan, in concorso allo scorso Festival di Cannes dove rimase senza premi in una competizione di alto livello. Dopo «Fuochi d'artificio in pieno giorno», Orso d'oro a Berlino nel 2014, il regista asiatico si conferma ad alti livelli con un poliziesco [...] Vai alla recensione »
Il film precedente di Yi'nan Diao, Fuochi d'artificio in pieno giorno, raccontava un'indagine in modo cupo e languido. Una persistente oscurità s'impone anche nel Lago delle oche selvatiche, per tre quarti immerso in un mondo notturno, piovoso e viscoso. Ma come poliziesco è più teso e in pochi minuti si capisce che è anche il film più ambizioso di Yi'nan Diao.
Sei anni fa, al Festival di Berlino, aveva ben meritato l'Orso d'oro il terzo lungo fiction del cinese Diao Yinan «Fuochi d'artificio in pieno giorno». Ora non è meno stregante di Diao «Il lago delle oche selvatiche», in concorso a Cannes 2019. È ancora un noir di genere, ancora in primo piano un duo di spiazzati loro malgrado, lui omicida in fuga e lei prostituta in suo complice aiuto.
Arriva in Italia, dopo essere approdato tra i finalisti a Cannes 2019, Il lago delle oche selvatiche, film di Yinan Diao, regista di Fuochi d'artificio in pieno giorno (2014). Il titolo può sembrare strano per rappresentare un film noir, ma ha certamente più senso, almeno in italiano, dell'originale () che tradotto letteralmente è Appuntamento in una stazione del Sud.
Zhou è un gangster cinese in fuga, che sembra il Belmondo di Fino all'ultimo respiro. Ha ucciso, per sbaglio, un poliziotto e ha sulla testa una grossa taglia. Lo braccano tutti: malavita e forze dell'ordine. Di chi fidarsi? Della prostituta misteriosa Liu che lo aiuta? Della moglie che non vede da tempo? Dei presunti amici? Un film cinese che pesca dai polar francesi, dai manga, ma anche da Tarantino, [...] Vai alla recensione »
Pochi avevano sentito parlare di Wuhan prima che il coronavirus le desse una non invidiabile notorietà. Diao Yinan, esponente della sesta generazione del cinema cinese, vi ha girato questo struggente e iper-romantico poliziesco, cinque anni dopo Fuochi d'artificio in pieno giorno. Nella regione, dal fitto intrico di laghi, un malvivente tenta di far perdere le proprie tracce dopo aver ucciso per sbaglio [...] Vai alla recensione »
Un bandito in fuga, braccato da gang rivali e dalla polizia, e una donna misteriosa: sono il classico tipo di personaggi che in un noir americano anni Quaranti, tipo La fuga per esempio, avremmo visti incarnati da Humphrey Bogart e Lauren Bacall. In Il lago delle oche selvatiche, in gara lo scorso maggio a Cannes, il regista Yinan Diao - con lo sguardo un po' a Hollywood, un po' al cinema del connazionale [...] Vai alla recensione »
Cinema cinese. Arriva dall'ultimo Festival di Cannes e si fa largo su una strada lastricata di cadaveri, un po' romantico, un po' scellerato nella sua veste dark d'opera notturna, piovosa e rugginosa. Direttore d'orchestra Yinan Diao, cineasta cinquantenne di Xi'an che con Il lago delle oche selvatiche (in sala dal 13 febbraio) arriva al suo quarto film, sei anni dopo aver acciuffato l'Orso d'Oro a [...] Vai alla recensione »
La fredda inquadratura della notte nell'immenso sobborgo cinese. Macerie, detriti, mura scorticate dal tempo, trattorie polverose, pavimenti lividi, zoom nella scodella di spaghetti dove galleggia qualcosa... Diao Yinan arriva in soccorso del paesaggio ripugnante e lo incornicia di luci fosforescenti, disegna con precisione ogni angolo dell'inquadratura che si apre a spazi sorprendenti, ogni frammento [...] Vai alla recensione »
Noir psichedelico estetizzante, illuminato dai riflessi delle luci al neon sull'acqua, Il lago delle oche selvatiche è un'opera venata di malinconia crepuscolare, nella perfezione geometrica e cromatica di ogni inquadratura. Se in Fuochi d'artificio in pieno giorno, Orso d'Oro e Premio al miglior attore alla Berlinale 2014, l'autore partiva dal meccanismo narrativo del genere sviluppando azioni e dialoghi [...] Vai alla recensione »
Presentato a Cannes, il film di Diao Yinan è stato il titolo che maggiormente ha preso alla sprovvista gli habitué del festival. Complice anche un'apparizione di Tarantino alla proiezione ufficiale. Noir ultrastilizzato in ambiente proletario - nulla a che vedere con i corrispettivi di Hong Kong degli anni 80 e 90 - il film si presenta come un periplo notturno nel quale un gangster di piccola taglia [...] Vai alla recensione »
Notevolissime anche le atmosfere del noir cinese The wild goose lake di Diao Ynan, strumento di un'altrettanto implacabile denuncia sociale. Regista di splendidi film, tra cui Black coal, vincitore dell'Orso d'oro a Berlino nel 2014, racconta un mondo che scompare - quello di una malavita frutto di un disagio sociale e di un malessere esistenziale - ambientandolo in un'enclave-dedalo di viuzze e vicoli [...] Vai alla recensione »
Linee di fuga lungo traiettorie che si avvitano sul destino: è la trama cui sono condannati i protagonisti dei film di Diao Yinan, cinese a tinte noir che, dopo Night Train (al Certain Regard 2007) e Fuochi d'artificio in pieno giorno (Black Coal, Orso d'Oro a Berlino 2014), arriva al Concorso di Cannes 72 con The Wild Goose Lake (Nan fang che zhan de ju hui).
Un uomo in fuga. Braccato. Dalle forze dell'ordine e da una banda di criminali. Ma anche dai suoi stessi amici. Una donna fantasma (la moglie) e una donna che la sostituisce all'inizio del film. In due ore di sangue e pioggia, il regista cinese conferma la sua straordinaria creatività: la messa in scena è stupefacente, il ritmo è forsennato, la trama puntualmente caotica e a tratti inafferrabile.
Per la prima volta in concorso a Cannes, con il suo quarto film, il regista cinese Diao Yinan (vincitore a Berlino nel 2014, con Black Coal, Thin Ice - che ha riscosso un notevole successo di botteghino in patria) continua a scavare nella vena del thriller. Ambientato in una remota, e non ben definita, provincia della Cina, The Wild Goose Lake (il titolo originale è ancora più enigmaticamente generico: [...] Vai alla recensione »
Il film di Diao, in linea coi suoi lavori precedenti (Fuochi d' artificio in pieno giorno, Orso d'oro a Berlino) è finora la sorpresa del concorso. Un noir ambientato tra le gang di ladri di moto: un uomo in fuga dopo aver ucciso un poliziotto, e una prostituta per la quale l'uomo è l'ultima occasione. Idee di regia una dietro l'altra, rispetto delle regole del genere senza troppi manierismi, un uso [...] Vai alla recensione »
Quentin Tarantino, dopo domani in Concorso, è in sala con noi per sbirciare un pericoloso concorrente: Diao Yinan. Il vincitore dell'Orso d'Oro a Berlino 2014 porta a Cannes un'avvincente caccia all'uomo con gangster in fuga aiutato da prostituta doppiogiochista in una Cina del Nord dove i balordi vengono infilzati da ombrelli, i poliziotti sembrano tutti idioti (vestono Versace per passare inosservati) [...] Vai alla recensione »
Johnnie To meets Jia Zhangke. Base noir: un criminale in fuga cerca di incontrare la moglie (abbandonata) per farsi denunciare e lasciarle la taglia sulla sua testa. Come contatto viene mandata una prostituta lacustre, una "bagnante". C'è la coreografia delle risse e degli inseguimenti, un improbabile omicidio con ombrello, moto ovunque (rubate, usate per fuggire e cacciare).
La pioggia, la periferia, le luci al neon di un albergo, poi un uomo e una donna. Bastano poche inquadrature e pochi "ingredienti" a Diao Yinan per immergerci subito nel tono noir di una nuova e impenetrabile giungla d'asfalto cinese. Zhao incontra Liu: lui è un gangster ferito e in fuga, lei è una prostituta/femme fatale mandata dal clan "in sostituzione della moglie".
Come in un musical, il regista cinese Diao Yinan allestisce le scene del suo nuovo noir metropolitano giocando con gli elementi espressivi del cinema: gli spazi, le luci, le forme, il movimento. Le scene d'azione e di violenza di The Wild Goose Lake sono numeri coreografati e spesso esaltanti, idee che si susseguono in maniera inarrestabile e quasi pedante: numeri con la pioggia, con le ombre, con [...] Vai alla recensione »
Il leader in fuga di una gang è in cerca di redenzione. Una ragazza in difficoltà rischia il tutto per tutto per guadagnarsi la libertà. Entrambi sono sotto assedio nelle nascoste rive del Wild Goose Lake. Inutile girarci intorno. Di fronte a un film come Fuochi d'artificio in pieno giorno, che vinse l'Orso d'Oro alla Berlinale 2014, ci aspettavamo decisamente di più dal nuovo film di Diao Yinan, [...] Vai alla recensione »
Un uomo, una donna. La pioggia, incessante. Si incontrano sotto i piloni di una stazione, il rumore dei treni è frastuono. Lui è Zhou Zenong (Hu Ge), pezzo grosso di una banda di rapinatori ora in fuga perché ricercato dopo aver sparato a un poliziotto. Lei, Liu Aiai (Gwei Lun-mei), una giovane prostituta mandata lì dai compari di lui per fargli compagnia e aiutarlo a non dare troppo nell'occhio. Vai alla recensione »