fabiofeli
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sabato 22 febbraio 2020
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senza tregua, fino all'ultimo respiro
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Zenong Zhou (Hugh Hu), un giovane cinese, si appoggia ad un pilone di cemento vicino a una stazione ferroviaria: è notte e piove a dirotto come nei film di Andreij Tarkoskij; appare una giovane donna, Liu (Lun-Mei Kwei ), di costituzione fragile e delicata: il suo squillante vestito rosso appare scolorito sotto l’ ombrello bianco quasi trasparente. Le parole che si scambiano i due sono coperte dal fischio e dallo sferragliare di un treno. Questa scena è seguita da quello che è già accaduto: una organizzazione mafiosa di Wuhan (la città in prima pagina attualmente in tutto il mondo) sta procedendo alla spartizione del territorio urbano per lo sfruttamento del malaffare; Zenong si scontra con i capi di una banda rivale e nasce un cruento conflitto a fuoco che lo costringe a fuggire precipitosamente.
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Zenong Zhou (Hugh Hu), un giovane cinese, si appoggia ad un pilone di cemento vicino a una stazione ferroviaria: è notte e piove a dirotto come nei film di Andreij Tarkoskij; appare una giovane donna, Liu (Lun-Mei Kwei ), di costituzione fragile e delicata: il suo squillante vestito rosso appare scolorito sotto l’ ombrello bianco quasi trasparente. Le parole che si scambiano i due sono coperte dal fischio e dallo sferragliare di un treno. Questa scena è seguita da quello che è già accaduto: una organizzazione mafiosa di Wuhan (la città in prima pagina attualmente in tutto il mondo) sta procedendo alla spartizione del territorio urbano per lo sfruttamento del malaffare; Zenong si scontra con i capi di una banda rivale e nasce un cruento conflitto a fuoco che lo costringe a fuggire precipitosamente. La vertiginosa fuga è solo una delle tante che si susseguono nel film, alternate a scene di respiro più ampio, perché con perfetta simmetria – oltre alle bande rivali – scendono in campo drappelli di poliziotti assegnati alle varie zone cittadine per rintracciare il fuggiasco. A est della città c’è il lago del titolo del film: un luogo idilliaco, adatto alle gite in barca, in compagnia della persona amata oppure di eleganti prostitute con larghi cappelli di paglia e vestaglie di seta multicolori. Zenong gira anche lì, divorando affamato diverse tazze di zuppa con i tradizionali spaghetti, sfuggendo di poco alle pallottole e trovandosi sempre al centro dell’inquadratura nell’intera fuga. Vivrà fino a quando sua moglie, Hua Hua, lo potrà denunciare alla polizia per riscuotere la taglia su di lui? …
Il film di Yi’lan Diao ritrae gli effetti di un mondo deviante, purtroppo per nulla a noi estraneo: quello delle organizzazioni mafiose che ormai nei territori urbani hanno invaso il campo dell’economia e della politica, grazie al denaro che proviene da attività illegali, anche se esse vengono combattute dai cittadini e dalle forze dell’ordine che resistono alla crescita di questi tumori. Già nel 2014 Yi’lan aveva girato il film Fuochi di artificio in pieno giorno , premiato a Berlino, con un tema altrettanto inquietante (ed orripilante) di indagini su brandelli di corpi umani nelle discariche di miniere di carbone, con una sceneggiatura ed un montaggio serrato che seguivano la parabola discendente del protagonista, un poliziotto che lasciava il suo lavoro e poi tornava ad indagare su quei casi irrisolti. Anche qui la fervida immaginazione del regista e sceneggiatore costruisce una realtà soffocante, con sviluppi difficili da ritardare e da eludere. Il film, che probabilmente ha la sua fonte di ispirazione in un classico “senza tregua”, Fino all’ultimo respiro di Truffaut, grazie alla ottima fotografia rimane stampato nella memoria al di là della trama piuttosto scarna, che può essere anche gradita a chi ama i film d’azione. Un buon film da vedere.
Valutazione *** e ½
FabioFeli
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carloalberto
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lunedì 1 marzo 2021
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stilisticamente interessante
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Diao Yinan con questo film dimostra innanzitutto due cose. La prima è che in Cina si studia cinematografia seriamente e non ci si improvvisa registi come nel belpaese. La seconda è che le arti, o almeno il cinema, in Cina, non sono controllate dall’occhiuta censura in modo così severo, dal momento che il regista è lasciato libero di mettere in scena una storia di bande criminali che imperversano in città, mentre sullo sfondo sono ripresi squarci di desolazione urbana e di miseria simili a quelli che siamo abituati a vedere nei film che provengono dalla parte opposta del globo. La pellicola è ben fatta e stilisticamente interessante e questo può bastare, considerato che la storia in sé non ha nulla di nuovo da proporre rispetto a uno dei topoi classici del genere gangster movie, essendo una delle tante variazioni sul tema del bandito che cerca di fuggire al proprio destino, in questo caso, braccato senza tregua dopo aver ucciso per errore un poliziotto credendolo un esponente della gang rivale.
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Diao Yinan con questo film dimostra innanzitutto due cose. La prima è che in Cina si studia cinematografia seriamente e non ci si improvvisa registi come nel belpaese. La seconda è che le arti, o almeno il cinema, in Cina, non sono controllate dall’occhiuta censura in modo così severo, dal momento che il regista è lasciato libero di mettere in scena una storia di bande criminali che imperversano in città, mentre sullo sfondo sono ripresi squarci di desolazione urbana e di miseria simili a quelli che siamo abituati a vedere nei film che provengono dalla parte opposta del globo. La pellicola è ben fatta e stilisticamente interessante e questo può bastare, considerato che la storia in sé non ha nulla di nuovo da proporre rispetto a uno dei topoi classici del genere gangster movie, essendo una delle tante variazioni sul tema del bandito che cerca di fuggire al proprio destino, in questo caso, braccato senza tregua dopo aver ucciso per errore un poliziotto credendolo un esponente della gang rivale.
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