La caccia all'uomo ci fa scoprire una Cina mai vista
di Alessandra Levantesi La Stampa
Un bandito in fuga, braccato da gang rivali e dalla polizia, e una donna misteriosa: sono il classico tipo di personaggi che in un noir americano anni Quaranti, tipo La fuga per esempio, avremmo visti incarnati da Humphrey Bogart e Lauren Bacall. In Il lago delle oche selvatiche, in gara lo scorso maggio a Cannes, il regista Yinan Diao - con lo sguardo un po' a Hollywood, un po' al cinema del connazionale Wong Kar Wai - gioca d'atmosfera imbastendo l'azione su una raffinata paletta di sfumature di nero accese da magnetici lampi di colore; e l'avvolgente suggestione dell'immagine riesce a tratti a far dimenticare quanto sia confuso il racconto, concluso peraltro da un limpido finale. [...]
di Alessandra Levantesi, articolo completo (1239 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 13 febbraio 2020
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