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Stanlio e Ollio: quei due sono 'il Cinema', più di tutti gli altri

Dopo aver visto il film di Baird hai conosciuto il privato dei due ma hai anche ripassato la loro arte, perché di arte trattasi.
di Pino Farinotti

Stanlio e Ollio

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Steve Coogan (Stephen John Coogan) (58 anni) 14 ottobre 1965, Manchester (Gran Bretagna) - Bilancia. Interpreta Stan Laurel nel film di Jon S. Baird Stanlio e Ollio.
lunedì 13 maggio 2019 - Focus

John C. Reilly e Steve Coogan non fanno parte della memoria popolare del cinema -certo i cinefili li conoscono - ma sono due ottimi attori, due "caratteri" che nei film hanno lasciato segni visibili. Reilly (Chicago 1965) seppure da non protagonista, è nel cast di titoli importanti come La sottile linea rossa, Magnolia, La tempesta perfetta, The Aviator, Il racconto dei racconti del nostro Garrone, e di molti altri. Lo stesso vale per Coogan (1965, Middleton, Inghilterra): Il giro del mondo in 80 giorni - dove fa il co-protagonista Phileas Fogg - Marie Antoniette, Una notte al museo 2, A Modern Family. Ma non c'è dubbio che dopo Stanlio e Ollio (guarda la video recensione), dove sono Laurel (inglese come Coogan) e Hardy (Reilly), i due attori hanno fatto un lungo salto di popolarità. Il pericolo è che per il resto della loro carriera vengano identificati con quei due personaggi, pesanti. Quando al festival di Roma dello scorso anno venne presentato Stanlio e Ollio, diretto da Jon S. Baird, scrissi il pezzo raccontando i due artisti in chiave generale. Adesso ho visto il film e il lavoro del regista è certo benemerito, completo e intelligente. "Completo" significa la formula messa a punto capace di raccontare la realtà, soprattutto, e parte della fiction. Perché Stanlio e Ollio, nella vita erano Laurel e Hardy, personaggi non sempre sereni, certo professionalmente maltrattati, se è vero che Hal Roach, il produttore delle loro migliori stagioni, incassava milioni di dollari lasciando loro le briciole.

Il regista Baird riesce dunque a comporre il transfert coi giusti pesi e quando esci dalla sala hai conosciuto il privato dei due ma hai anche ripassato la loro arte, perché di arte trattasi.
Pino Farinotti

Il film di Baird racconta di quando Stan e Oliver andarono in Inghilterra, era il 1953, la loro età dell'oro era passata da tempo. Ma l'accoglienza che ebbero fu... d'oro. Erano, dal vivo, gli eroi che erano sempre stati. Nel nuovo scenario londinese i due scovano qualcosa che Hollywood aveva occultato, l'amicizia. Durante la permanenza inglese Stan, il cervello, continua a lavorare su progetti che difficilmente avranno un destino. I due si scontrano sulle idee ma Oliver deve desistere, si ammala. Ed è a quel punto che Stan comprende che la loro non era solo collaborazione, ma amicizia vera. Nel frattempo dovunque, a Londra come a Dublino, la gente impazzisce per loro.

Gli autori ripropongono alcune delle gag storiche, con quel perenne sguardo di Oliver che non capisce mai il suo amico e guarda l'obiettivo, cioè lo spettatore, come a dire "vedete un po' con che idiota ho a che fare". E poi lo stesso Oliver così corpulento, ma che balla con una leggerezza impossibile. Riemerge quella loro chimica perfetta, com'è quella dell'idrogeno e dell'ossigeno. Il passaggio, nei primi anni trenta dal muto al parlato, che pure aveva traumatizzato uno come Chaplin, per i due non significò nulla. È questo il loro sortilegio. Senza parole comunicavano tutto in ugual misura. L'episodio inglese reinventò e consolidò il loro nuovo rapporto umano. Quando Oliver morì Stan... non volle. Continuò a scrivere copioni di film che non avrebbero fatto.


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