diabolik
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martedì 29 maggio 2018
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ricorda david leavitt
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troppo lungo
contorno padano non nella sua migliore forma, villone lussuoso e contesto famigliare empaticamente indifferente se non fastidioso
banalotto il tema dell'omosessualita
unica perla il dialogo padre figlio che evoca il primo david leavitt de'la lingua perduta delle gru' col padre che disvela la propria omosessualità al figlio. ahimè dopo due ore di sbadigli
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no_data
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mercoledì 16 maggio 2018
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un gioiello
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Un film lungo, delicato, pulito. La spontaneità di un amore raccontata attraverso gesti e dialoghi mai forzati.
Chi critica questo film forse è abituato ad un'altra tipologia di intrattenimento.
Il film è davvero un capolavoro, non annoia, non stanca. Ti fa innamorare della vita e dell'amore.
Consigliatissimo.
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giovedì 19 aprile 2018
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il non detto
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Non condivido che la scena che conferisce valore al film sia il discorso finale del padre, anzi credo sia l'unica nota "stonata". La solidarietà della famiglia di Elio era già palese in altri gesti e situazioni e nel non detto. Superflui anche due accenni di omaggi (prima dell'alba, fino alla fine del mondo) che mi pare di avere colto. Inevitabile ma contestualizzata l'atmosfera che evoca the dreamers.
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sia21
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martedì 3 aprile 2018
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poteva essere molto di più
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'Call me by your name' non è un brutto film, anzi, ha un'originalità ed una particolarità tutte sue e sinceramente apprezzabili, ma non è nemmeno una pellicola memorabile. Probabilmente diventerà un piccolo cult per una buona parte di adolescenti (e in questo lo aiuteranno i due attori protagonisti e le musiche di Sufjan Stevens), tuttavia questo è anche il suo limite più grande ed il principale motivo per cui viene o stroncato in toto o celebrato come un piccolo gioiello del cinema degli ultimi anni. Coloro che lo bocciano sono sicuramente più vicini al mio giudizio rispetto a quelli che lo elogiano, ma alcuni aspetti di questa pellicola sono davvero interessanti, a partire dal realismo con cui l'intera vicenda è narrata: gli incontri fra giovani, le festicciole estive, il paese deserto per il caldo; tutti elementi che rievocano sensazioni in qualche modo presenti nella mente di molti, e che trasmetteno un senso di tenerezza e calore dal sapore agrodolce difficilmente negabili.
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'Call me by your name' non è un brutto film, anzi, ha un'originalità ed una particolarità tutte sue e sinceramente apprezzabili, ma non è nemmeno una pellicola memorabile. Probabilmente diventerà un piccolo cult per una buona parte di adolescenti (e in questo lo aiuteranno i due attori protagonisti e le musiche di Sufjan Stevens), tuttavia questo è anche il suo limite più grande ed il principale motivo per cui viene o stroncato in toto o celebrato come un piccolo gioiello del cinema degli ultimi anni. Coloro che lo bocciano sono sicuramente più vicini al mio giudizio rispetto a quelli che lo elogiano, ma alcuni aspetti di questa pellicola sono davvero interessanti, a partire dal realismo con cui l'intera vicenda è narrata: gli incontri fra giovani, le festicciole estive, il paese deserto per il caldo; tutti elementi che rievocano sensazioni in qualche modo presenti nella mente di molti, e che trasmetteno un senso di tenerezza e calore dal sapore agrodolce difficilmente negabili. Detto questo, il film ha anche dei limiti evidenti. Infatti, nel suo tentativo (riuscito) di restituire un'immagine fedele del mondo adolescenziale finisce esso stesso per risultare adolescenziale (non che sia per forza un difetto, ma qui sì), giocando spesso su sentimentalismi facili e scontati; alcune scene e dialoghi, inoltre, sembrano voler dare una legittimazione 'intellettuale' al film, risultando però piuttosto superflui ed estemporanei (la discussione sull'etimologia di albicocca o, peggio ancora, gli ospiti che a tavola cominciano a parlare di Buñuel sono tutti elementi di cui faccio fatica a comprendere l'utilità nell'economia del film: se, in questo secondo caso, la volontà era quella di mostrare la sciatteria della coppia borghese, il tentativo è, secondo me, fallito). Questo lavoro non può però essere liquidato come un semplice filmetto adolescenziale, al suo interno sono presenti aspetti che fanno di 'Call me by your name' sicuramente qualcosa di più.
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stelaudi
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mercoledì 28 marzo 2018
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idillio, tra teocrito e virgilio
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Per quanto un parere possa essere soggettivo, trovare difetti in questo film è quasi impossibile: la straordinaria cura verso i dettagli e la grandezza della regia che ci regala delle riprese davvero straordinarie e uniche delle campagne cremasche negli anni ‘80, valorizzandone la natura lontana e incontaminata dall’industrializzazione, sono elementi che contribuiscono a rendere il tutto ancora più spontaneo e naturale.
Gli sfondi paesaggistici svolgono un ruolo centrale durante tutto il racconto , affrontato con estrema eleganza, dei vari passi che portano alla scoperta di se stessi e all’innamoramento .
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Per quanto un parere possa essere soggettivo, trovare difetti in questo film è quasi impossibile: la straordinaria cura verso i dettagli e la grandezza della regia che ci regala delle riprese davvero straordinarie e uniche delle campagne cremasche negli anni ‘80, valorizzandone la natura lontana e incontaminata dall’industrializzazione, sono elementi che contribuiscono a rendere il tutto ancora più spontaneo e naturale.
Gli sfondi paesaggistici svolgono un ruolo centrale durante tutto il racconto , affrontato con estrema eleganza, dei vari passi che portano alla scoperta di se stessi e all’innamoramento .
Ci tengo a sottolineare che non si tratta di un film omosessuale ma su un primo amore, un amore “normale” o meglio, come traspare durante tutto lo svolgimento ,un amore naturale.
Film unico nel suo genere, fiero della sua natura, denso nelle immagini e intenso nei sentimenti che caratterizzano i brevi monologhi che lasciano spazio a scene mute di sguardi e gesti d’affetto tra i protagonisti.
Non c’è finzione, non ci sono stereotipi, in questo consiste la grandezza del regista, il quale rompe gli schemi del genere evitando temi come l’isolamento e l’emarginazione sociale. In particolare il regista ha già compiuto il balzo che si auspica possa fare il mondo intero in un futuro prossimo in relazione alla capacità di vedere l’amore in modo universale e non più in termini riduttivi e categorici.
Se nel complesso il film inizialmente non mi ha spostato in modo particolare, è solo dopo aver ascoltato il monologo del padre di Elio a pochi minuti dalla fine, che il film mi ha toccato sul personale: si tratta di un messaggio che tutti abbiamo vissuto; si tratta di un invito in primis a Elio, che può essere ampliato a tutti gli spettatori, ovvero quello di non reprimere mai ció che sentiamo, e cercare di vivere al massimo i propri sentimenti senza soffocarli per protezione verso noi stessi; Invita a farci travolgere dai sentimenti senza alcuna riserva, e se questo dovesse comportare dolore, va bene cosi perché dall’altra parte abbiamo avuto la fortuna di vivere momenti irripetibili di felicità immensa. Bisogna farlo ogni volta che se ne ha la possibilità in quanto non farlo fa sì che col tempo ci si renda conto che quella paura di rimanere feriti ci ha impedito di vivere un’esperienza incredibile e meravigliosa.
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“Soffochiamo così tanto di noi per guarire più in fretta che a 30 anni siamo prosciugati, e ogni volta che ricominciamo con qualcuno diamo sempre meno, ma renderti insensibile così da non provare nulla è un gran peccato. I cuori che abbiamo nel corpo ci vengono dati una volta sola”
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contedibismantova
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mercoledì 28 marzo 2018
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io ero un elio diverso. nicchia e grazia, ma...
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E' sicuramente un ottimo film, se non altro per il livello di interpretazione e per la bellezza delle immagini. Eppure qualcosa non mi convince appieno, oppure nella migliore delle ipotesi diciamo che "non mi appartiene". Ebene sì: io sono stato Elio, avevo 17 anni negli anni '80 ed avevo le stesse turbe passionali, la stessa carica ormonale, la stessa sensibilità ed instabilità introspettiva. Io sono un Elio autentico, la mia testimonianza vale: ma è testimonianza diversa. Profondamente diversa. L'Elio del film è un Elio di nicchia, un Elio alto-borghese che rappresenta al massimo l'uno per mille dei suoi coetanei di allora ma anche di oggi.
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E' sicuramente un ottimo film, se non altro per il livello di interpretazione e per la bellezza delle immagini. Eppure qualcosa non mi convince appieno, oppure nella migliore delle ipotesi diciamo che "non mi appartiene". Ebene sì: io sono stato Elio, avevo 17 anni negli anni '80 ed avevo le stesse turbe passionali, la stessa carica ormonale, la stessa sensibilità ed instabilità introspettiva. Io sono un Elio autentico, la mia testimonianza vale: ma è testimonianza diversa. Profondamente diversa. L'Elio del film è un Elio di nicchia, un Elio alto-borghese che rappresenta al massimo l'uno per mille dei suoi coetanei di allora ma anche di oggi. L'enorme villa con la servitù, il gigantesco parco con gli stagni, la coppia gay di sessantenni vestiti di rosa. Si fa bene a citare Bertolucci, è la sua piazza. Ma tornando a noi... ma quando mai? Negli anni '80 per la gente comune non vi era nulla di simile a tutto questo, l'omosessualità era un dramma segreto e ben custodito, c'erano le grandi discoteche e si rientrava presto, c'era la italo-dance e nessuno ascoltava gli "Psichedelic Furs" e nemmeno il solito tormentone sorrentiniano Talkin Heads, ma fatemi il piacere. Ascoltavamo Madonna, Michael jackson e i Duran Duran, i più musicalmente impegnati gli U2 e i Police. La vita gay era un sottobosco d'avventura fra siepi dei parchi e battuages noti o improvvisati, i nostri social erano gli annunci sui muri dei cessi pubblici, dove mettevi il numero di casa poi passavi interi pomeriggi davanti alla cornetta per la paura che rispondesse tua madre!! Avevo quei mocassini colorati bianchi-rossi e blu, devo averli ancora in solaio da qualche parte, tutto qua. La conversazione davanti al monumento è un outing un po' troppo rapido per i timori di allora - e forse anche di oggi - ma la migliore propensione al confronto dialettico su lettere e cultura dei ragazzi di allora rispetto a quelli di oggi è verosimile (anzi: è verità assoluta! il colossale svuotamento di contenuti che hanno subito - caratterizza - i ragazzi di oggi è purtroppo tangibile). Un'altra considerazione purtroppo va fatta, ahimè: Guadagnino si è affrettato a dire di non aver fatto un film sull'amore gay ma sull'amore punto. Apprezzabile, ma se sostituiamo Oliver con una ospite femmina coetanea, non c'è molto di più di qualche film "di genere" già visto negli anni 70 con Alessandro Momo e la solita zia. Se sostituiamo Elio invece la storia che ne risulterebbe cadrebbe addirittura nella noia.. che possono fare un ragazzo e una ragazza in una villa? La grazia e la castità assoluta in cui il film volutamente si snoda (nessun nudo frontale, solo una toccata di pacco sui vestiti e poc'altro) lo rende digeribile in prima serata, ma poi alla fine non ti rimane granchè, soprattutto se sei stato un Elio autentico ma non ti riconosci appieno sullo schermo. Se avesse mangiato quella pesca forse si sarebbe svuotato il cinema... "lo vuoi vedere un vero malato"? due secondi di panico assoluto: ecco tutto ciò che mi ha emozionato ieri.
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faber
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martedì 20 marzo 2018
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il sentimento del film.
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Direi che solo una persona senza sentimento come Evak può dire cose del genere sul film di Guadagnino. Oppure una persona eccezionalmente distratta. Il film rappresenta l'Everest del sentimento, mostrato senza offendere alcuno con scene troppo esplicite. Giustamente il regista dice che l'opera è per tutti. Esplicitare di più avrebbe reso il film un'opera per appassionati del genere e non avrebbe riscosso l'universale e meritato consenso del pubblico sino alle porte dell'Oscar.
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thomas49
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martedì 13 marzo 2018
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se metti il sole al posto del colera...
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... ottieni Guadagnino al posto di Visconti. Tutto sembra perfetto: attori bravi, bella fotografia, un film che prende il tempo. Ma perché lascia il vuoto in bocca? Potrebbe andare avanti per ore, ma anche no. Consiglio di vederlo dopo la forma dell'acqua agli incondizionali. Sembrerà un capolavoro.
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palfi
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sabato 10 marzo 2018
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film che lascia il segno
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Film meraviglioso, uno dei più belli degli ultimi anni.
Poetico, delicato, emozionante, molto profondo ma trattato con leggerezza e grande senso estetico.
E' un film per giovani, ma soprattutto per genitori perchè pù che una storia d'amore gay (come è stato spesso etichettato), è, a mio parere, un film sul rapporto tra genitori e figli.
Ma è anche un film sull'amicizia e in generale sul rapporto tra le persone.
Il tutto raccontato con ritmi giusti, luci e atmosfere perfette, luoghi che sembrano dipinti e attori straordinari.
E' uno di quei film che lasciano il segno.
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salex72
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giovedì 8 marzo 2018
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above and beyond
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Una capolavoro. Le emozioni di Elio hanno vibrato in me. Ogni dettaglio del film contribuisce all'armonia magnifica dell'insieme. Un film che dovrebbero vedere tutti con la leggerezza d'animo di quando si ascolta una splendida canzone o si legge una sublime poesia.
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