marco
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martedì 6 febbraio 2018
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uno dei migliori film degli ultimi anni
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Incredibile, a mio avviso uno dei film migliori degli ultimi anni.
Sicuramente non è ( aimè ) per tutti: sottile e sofisticato, mai banale nella sua apparente semplicità, delicato e sensuale, forte e malinconico, scava nel profondo e ti resta dentro, ed è questo ciò che un film del genere dovrebbe suscitare!
Interpretazioni magistrali ( il giovane Timothée Chalamet è da oscar ) regia ineccepibile, colori, musiche, dialoghi, ogni singolo momento è di pura bellezza.
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Incredibile, a mio avviso uno dei film migliori degli ultimi anni.
Sicuramente non è ( aimè ) per tutti: sottile e sofisticato, mai banale nella sua apparente semplicità, delicato e sensuale, forte e malinconico, scava nel profondo e ti resta dentro, ed è questo ciò che un film del genere dovrebbe suscitare!
Interpretazioni magistrali ( il giovane Timothée Chalamet è da oscar ) regia ineccepibile, colori, musiche, dialoghi, ogni singolo momento è di pura bellezza. Perchè è anche di questo che si parla, di bellezza, pura, classica, la bellezza del desiderio.
Di noioso ha solo il fastidio della gente che non capendolo lo definisce tale.
Prevedo che il dialogo con il padre sarà ricordato a lungo nel cinema!
Chapeau per Guadagnino.
PS: consiglio di vederlo in lingua originale.
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danielemarsero
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lunedì 5 febbraio 2018
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un'immane delicatezza che però lascia perplessi
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Il nuovo film di Guadagnino, candidato a quattro premi Oscar e uscito finalmente anche in Italia, spalanca un dibattito cinematografico che non si ricordava dai tempi di Sorrentino e di quella Grande Bellezza vista con gli occhi degli americani.
Sì, perché ‘Chiamami col tuo nome’ è affannosamente incensato dai cineasti d’oltreoceano, innamoratissimi della dolce vita italiana. Se poi tutto è ambientato negli anni ’80 e si posa -letteralmente- sul tavolo un caffè italiano e una crema di nocciole, tra maestosi paesaggi di campagna e ville d’epoca di una famiglia italo-americana borghese, allora la confezione per gli Oscar è pronta.
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Il nuovo film di Guadagnino, candidato a quattro premi Oscar e uscito finalmente anche in Italia, spalanca un dibattito cinematografico che non si ricordava dai tempi di Sorrentino e di quella Grande Bellezza vista con gli occhi degli americani.
Sì, perché ‘Chiamami col tuo nome’ è affannosamente incensato dai cineasti d’oltreoceano, innamoratissimi della dolce vita italiana. Se poi tutto è ambientato negli anni ’80 e si posa -letteralmente- sul tavolo un caffè italiano e una crema di nocciole, tra maestosi paesaggi di campagna e ville d’epoca di una famiglia italo-americana borghese, allora la confezione per gli Oscar è pronta.
Ma la visione di Guadagnino si appresta a costruire più una pellicola di maniera, a tratti stucchevole ed eccessivamente protesa all’estetismo che non una vera e personale interpretazione delle vicende dei protagonisti del libro di André Aciman.
Il film risulta in certe scene esageratamente lento: considerati i 132 minuti a disposizione e la naturalmente gradevole sensazione di vacanza, molte riprese sanno di inutile ripetizione. Questo tempo poteva essere sfruttato per scavare meglio nei personaggi, invece di farli giocare in un’interpretazione che rimane costantemente in superficie senza saper tirare fuori la veemenza che dovrebbe contraddistinguerli. L’eccezione è fornita solo dal protagonista Timothée Chalamet, unico fra i ruoli a meritare un eventuale premio.
Questa calma, da alcuni apprezzata e comunque non rispondente ai turbamenti dell’età adolescenziale, non è bilanciata: la prevedibilità con la quale si riconoscono i film di Guadagnino lascia perplessi per una candidatura a miglior film e fa ricordare la (tecnicamente) triste scena in piscina di 'A Bigger Splash'.
Per il modo in cui la tematica viene trattata, ci si aspettava più coraggio: un coraggio che, se così deciso e tracciato dalla sceneggiatura di Ivory per gli anni ambientati, doveva andare fino in fondo per abbracciare a pieno lo spettatore e non concludersi con un ordinario e scialbo epilogo, tra l’altro troncato in quanto il libro prosegue.
Perché la pellicola è fin troppo utopistica -o almeno relegata in esigui ambienti per quegli anni- e se si vuole rimanere in tal ambito, per gridare al capolavoro avrebbe dovuto inseguire una sceneggiatura più audace, maggiormente completa, e una regia meno dogmatica e più intensa.
Un plauso forse va segnalato al discorso finale del padre di Elio.
Alcuni errori tecnici, soprattutto sulle automobili e sui treni d’epoca, sono perdonati dall’ottima fotografia: radiosa, accogliente, perfetta; Mukdeeprom ha fatto davvero un bel lavoro. Ci si chiede perché non sia arrivata una nomination per questa categoria.
La bellezza della regia di Guadagnino qui si trova nei primi piani dei volti che raggiungono lo spettatore, nelle mani dei personaggi che tengono libri al posto di cellulari, nelle scene dei vari laghi e laghetti in cui si consumano le vacanze e si sposa bene con i costumi -sempre attuali- della Piersanti, soprattutto quelli appesi in bagno.
La scenografia di Deshors è manieristica come il resto della regia, ma apprezzabile.
Gli attori, tolto Chalamet, non hanno saputo portare nulla di più profondo, come forse questo film meritava.
E’ un bel film, ma non una pellicola sincera per una corsa agli Oscar.
Eccessivamente osannato dalla stampa, soprattutto quella americana che ama l’estetica italiana, Guadagnino propone un gradevolissimo spettacolo mascherato da opera ricercata, offrendo allo spettatore un’immane delicatezza che però odora più di sogno cinematografico che di storia d’amore.
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kimkiduk
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lunedì 5 febbraio 2018
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non l'ho capito
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Quando un film è tratto da un libro è sempre difficile giudicarlo NON avendo letto il libro.
Quando un film è candidato a 4 Oscar e viene pubblicizzato ed osannato, ti aspetti molto.
Quando vai a vederlo e non ti lascia l'impressione acclamata, allora le cose sono due: o è stato sopravvalutato o sono io che lo giudico in modo diverso.
Ma il cinema è bello per questo, perchè ognuno attinge dal film quello che ne recepisce con lo sguardo, il cuore e la testa.
Nasce così la domanda perchè uno legge questo libro e ne vuole fare un film? A me sfugge perchè sinceramente l'argomento è piuttosto banalino.
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Quando un film è tratto da un libro è sempre difficile giudicarlo NON avendo letto il libro.
Quando un film è candidato a 4 Oscar e viene pubblicizzato ed osannato, ti aspetti molto.
Quando vai a vederlo e non ti lascia l'impressione acclamata, allora le cose sono due: o è stato sopravvalutato o sono io che lo giudico in modo diverso.
Ma il cinema è bello per questo, perchè ognuno attinge dal film quello che ne recepisce con lo sguardo, il cuore e la testa.
Nasce così la domanda perchè uno legge questo libro e ne vuole fare un film? A me sfugge perchè sinceramente l'argomento è piuttosto banalino. Ma per il giudizio allora devo attenermi a due considerazioni: che il film sia uguale al libro o che sia stato interpretato personalmente.
Se uguale al libro la colpa per la sceneggiatura piatta e banale è solo dello scrittore e la realizzzazione segue la traccia in modo non certo migliorativa del prodotto iniziale.
Se invece è interpretazione di Guadagnino allora è peggio, perchè oltre ad una buona fotografia (che lui ha di natura ... vedi io sono l'amore) e forse gli ultimi venti minuti migliori del resto del film, tanto più non ho trovato.
Difetto enorme la scelta del protagonista che fa effetto ... sembra il babbo con il figlio, ma anche qui dovrei conoscere il libro. Se Oliver è universitario dovrebbe avere 24/25 anni al massimo, ma sinceramente l'attore ne ha 32 adesso quindi mettiamo 30 e li dimostra tutti. Poi non ho capito da dove nasca questo amore, i dialoghi sono scarni, i rapporti freddi ... quindi può essere stato il classico colpo di fulmine e anche se poco comprensibile passiamolo; ma il resto non posso. Lo sviluppo della storia è veramente scarso e banale; la famiglia è resa fredda e asfittica e ne salvo solo il discorso finale del padre; il ritmo è sempre lento e noioso e soprattutto la recitazione fa veramente acqua ..... ma l'acqua fa parte del film ... hanno fatto il bagno in tutti gli stagni della campagna di Cremona o dove erano.
A parte la critica feroce, rispetto questo film, ma NON mi ha in nessun modo colpito e pertanto ritengo la premessa iniziale, candidato agli Oscar con poco merito.
Pensando che un film come Blad Runner 2049 non è presente tra i migliori film e c'è questo ... direi che non abbiamo gli stessi gusti.
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fiore
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lunedì 5 febbraio 2018
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l'amore
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A me è sembrato un film d'amore. Tra due uomini. Ma quello che prevale non è l omosessualità ma l'amore e l 'eros. Delicato e raffinato il film procede a passo di danza con scene crepuscolari e sfumate . Corpi che si ristorano immersi in acque sgorganti e pure . Nella scena finale, con il padre illuminato e superiore,
quasi con un rimpianto di vissuto gay, si respira una grande tolleranza per ogni tipo di amore
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dario
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lunedì 5 febbraio 2018
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prendete un caffè prima di entrare in sala!
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(Spoiler) salvo la fotografia e il fatto che stranamente non ci sono scene di sesso esplicito o almeno non molte, finalmente un film dove l'intimità resta tale, un tentativo di raffinatezza che va sicuramente apprezzato!
Per il resto una noia tremenda vi invaderà fin dalle prime scene, si capisce perfettamente come va a finire fin dall'inizio. Inquadrature terribili: la ragazza si alzadal letto e la telecamera...balla!
Film di una banalità sconfortante, ammetto di non aver letto il libro quindi non so se rispecchia fedelmente il racconto: paesino di provincia dove si muore di noia, trentenne figone ingrifato, ragazzino efebico inesperto ma sicuramente non timido.
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(Spoiler) salvo la fotografia e il fatto che stranamente non ci sono scene di sesso esplicito o almeno non molte, finalmente un film dove l'intimità resta tale, un tentativo di raffinatezza che va sicuramente apprezzato!
Per il resto una noia tremenda vi invaderà fin dalle prime scene, si capisce perfettamente come va a finire fin dall'inizio. Inquadrature terribili: la ragazza si alzadal letto e la telecamera...balla!
Film di una banalità sconfortante, ammetto di non aver letto il libro quindi non so se rispecchia fedelmente il racconto: paesino di provincia dove si muore di noia, trentenne figone ingrifato, ragazzino efebico inesperto ma sicuramente non timido. Mai una volta che un film LGBT abbia per protagonisti, molto più realisticamente, un tarchiato e grasso o un secco e gobbo! Mancavano i genitori radical chic, con servitù annessa , felici che il figlio minorenne se la faccia con un trentenne e il padre gay (anzi bisex perché se sei soltanto gay non sei nessuno) e infatti ci sono! Banale anche il finale: il regista aveva due alternative o far morire il trentenne o farlo sposare...questo lo lascio scoprire a voi, se non vi sarete addormentati prima! Quattro n omination agli Oscar totalmente ingiustificate, se non in chiave, per così dire, politica, visto il clima eterofobico che c'è in America, cosa c'è di meglio di un film dove un uomo molesta un altro uomo (guarda caso Oliver recita una battuta a riguardo). Se c'è da dare un premio per questa cosa io lo darei alla mosca, vera protagonista che esprime metaforicamente la vera materia di cui è fatto il film!
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[+] scusa se mi permetto...
(di maxytv)
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saintloup
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lunedì 5 febbraio 2018
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omaggio alla bellezza
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CHIAMAMI COL TUO NOME - Omaggio al grande cinema di Bertolucci - di cui ricorda tanto " La luna " -, Guadagnino ci regala una raffinata pellicola sull'educazione sentimentale omoerotica tra il 17 enne Elio Perlman e l'atletico 24 enne americano Oliver, piombato a casa di Elio in una calda giornata estiva del 1983 come stagista archeologo di suo padre. Paesaggi lussureggianti e assolati della bassa cremasca fanno da cornice a questo affresco sull'Amore senza limiti di genere, e sulla scoperta autentica e sofferta del proprio universo interiore. Sorretto dalla sceneggiatura solida e senza sbavature di James Ivory, il film è dominato dalla bellezza declinata in tutte le sue forme : i reperti archeologici delle statue greche ritrovati a Sirmione, i centri storici di Crema e Bergamo Alta, la campagna irrigua e bucolica dei dintorni di Crema, la villa secentesca dove vive la benestante famiglia Perlman, non sono mai oggetto di compiacimento estetizzante, ma assurgono quasi sempre a simbolo di una verità di natura che si rivela ai due protagonisti come irresistibile e fatale attrazione erotica.
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CHIAMAMI COL TUO NOME - Omaggio al grande cinema di Bertolucci - di cui ricorda tanto " La luna " -, Guadagnino ci regala una raffinata pellicola sull'educazione sentimentale omoerotica tra il 17 enne Elio Perlman e l'atletico 24 enne americano Oliver, piombato a casa di Elio in una calda giornata estiva del 1983 come stagista archeologo di suo padre. Paesaggi lussureggianti e assolati della bassa cremasca fanno da cornice a questo affresco sull'Amore senza limiti di genere, e sulla scoperta autentica e sofferta del proprio universo interiore. Sorretto dalla sceneggiatura solida e senza sbavature di James Ivory, il film è dominato dalla bellezza declinata in tutte le sue forme : i reperti archeologici delle statue greche ritrovati a Sirmione, i centri storici di Crema e Bergamo Alta, la campagna irrigua e bucolica dei dintorni di Crema, la villa secentesca dove vive la benestante famiglia Perlman, non sono mai oggetto di compiacimento estetizzante, ma assurgono quasi sempre a simbolo di una verità di natura che si rivela ai due protagonisti come irresistibile e fatale attrazione erotica. I primi, anzi primissimi piani sui corpi dei due ragazzi ne sono la cartina tornasole.
Il rischio che il regista ha sapientemente evitato è stato quello di cedere alle pericolose seduzioni del mélo sentimentale : obiettivo centrato sacrificando però a tratti il calore empatico con lo spettatore. Il film infatti risulta a volte troppo distaccato, quasi vitreo. Ma questa veniale sbavatura è ampiamente compensata dalla seconda parte del film, dove la sofferenza per il turbamento amoroso si fa dolore autentico che trasuda quasi dal corpo dell' adolescente Elio. E poi il finale inaspettato, dove il discorso paterno rivolto al figlio 17 enne dopo la partenza senza ritorno dell' americano ( una sorta di outing al rovescio ), è una lezione di puro stile, un compendio magistrale di verità sull'amore e sul dolore, la rivelazione della migliore tra tutte le utopie sentimenti possibili.
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ralphscott
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domenica 4 febbraio 2018
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una famiglia poco italiana
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Corso a comprare il romanzo,quasi introvabile sino a metà gennaio,l'ho letto con piacere in previsione di godermi il film. Se il testo eccede con le elucubrazioni di Elio,la sceneggiatura,inevitabilmente spuria dei troppi trastulli mentali del ragazzino,è forte e calibratissima;beneficia anche dell'allegerimento di una scena un po' avulsa,quella presso la libreria. La scelta di girare in ambienti lacustri aumenta la magia di certe situazioni e il risultato è una storia ancor più sensuale,di esemplare nitidezza. Mi ha sorpreso il cast e soprattutto la coppia di genitori,illuminati e partecipi come difficilmente potrebbe capitare per madre e padre italiani.
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Corso a comprare il romanzo,quasi introvabile sino a metà gennaio,l'ho letto con piacere in previsione di godermi il film. Se il testo eccede con le elucubrazioni di Elio,la sceneggiatura,inevitabilmente spuria dei troppi trastulli mentali del ragazzino,è forte e calibratissima;beneficia anche dell'allegerimento di una scena un po' avulsa,quella presso la libreria. La scelta di girare in ambienti lacustri aumenta la magia di certe situazioni e il risultato è una storia ancor più sensuale,di esemplare nitidezza. Mi ha sorpreso il cast e soprattutto la coppia di genitori,illuminati e partecipi come difficilmente potrebbe capitare per madre e padre italiani. Ottimi attori,tra l'altro. Il monologo del padre,sul divano col figliolo, è un epilogo davvero commovente. Successo meritatissimo.
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silvanobersani
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domenica 4 febbraio 2018
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lezione di cinema
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Vorrei innazitutto essere esentato dal commentare il film alla luce della cinematografia gay: non è un film di genere o almeno non è un film di questo genere. E' un film diretto e guidato con maestria ed intelligenza.
Vorrei farne cogliere le valenze non immediatamente osservabili: parte con la lentezza sorniona di un racconto incentrato sulla estate adolescenziale di tanti bildungsroman (e quanti ne abbiamo visti, nel bene e nel male?!) e lentamente veniamo trascinati nel climax di una passione travolgente e totalizzante. A Guadagnino il merito assoluto di avere intessuto un'opera elegante, raffinata, mai banale, con la corerenza stlistica che gli abbiamo riconosciuto nelle opere precedenti, priva di cortocircuiti e della minima sbavatura.
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Vorrei innazitutto essere esentato dal commentare il film alla luce della cinematografia gay: non è un film di genere o almeno non è un film di questo genere. E' un film diretto e guidato con maestria ed intelligenza.
Vorrei farne cogliere le valenze non immediatamente osservabili: parte con la lentezza sorniona di un racconto incentrato sulla estate adolescenziale di tanti bildungsroman (e quanti ne abbiamo visti, nel bene e nel male?!) e lentamente veniamo trascinati nel climax di una passione travolgente e totalizzante. A Guadagnino il merito assoluto di avere intessuto un'opera elegante, raffinata, mai banale, con la corerenza stlistica che gli abbiamo riconosciuto nelle opere precedenti, priva di cortocircuiti e della minima sbavatura.
Dirige l'occhio della macchina da presa con padronanza assoluta ma rifuggendo effetti estetizzanti se non congegnali alla narrazione: le lunghe inquadrature fisse, i lunghi primi piani sono sempre della lunghezza giusta, mai un secondo di più o di meno. I tempi sono gestiti con padronanza, il taglio dell'inquadratura è sempre significante e mai gratuito.
Ottima la fotografia che, partendo dai toni lievi delle prime scene, prende corpo via via con aderenza totale alla logica dell'opera.
Stupefacente la sceneggiatura del grandissimo James Ivory (a quando, maestro, la prossima opera?).
Bellissima la musica, che non è solo sottofondo, ma è il personaggio in più.
Ed infine, ma non ultimi, grandi interpretazioni. Vorrei citare il sorprendente Michael Stuhlbarg, nel ruolo del padre, personaggio un po' piatto ma che sul finale si riscatta con un potente lungo monologo. Da vedere.
Ma soprattutto sbalorditivo, veramente sbalorditivo il giovane protagonista. Il lungo primo piano della scena finale da solo meriterebbe un Oscar.
Veramente un grande film, un'opera bella da tutti punti di vista, un film che rimarrà negli annali. Merita le nomination e meriterebbe alcune statuette, se non altro per farci perdonare da statuette pervenute al cinema italiano (cinema?!) non per merito ma per conformismo militante.
Una sola domanda: la scena internazionale è costellata da produzioni dirette veramente alla grande da nomi italiani. Ma siamo proprio scemi a regalare queste produzioni agli stranieri?
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100spindle
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domenica 4 febbraio 2018
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ipocrisia allo stato puro.
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Pessimo soggetto, ipocrisia pura come una sorta di marchetta da pagare ala comunità omosessuale.
Sono sicuro che almondo miioni di genitori ambiscono ad avere il proprio figlio minorenne ( e sottolineo minorenne) omosessuale, ed altrettanti milioni di gentori, ma devono essere culturalmente molto evoluti e possiblmente ebrei, fano in modo di trovargli un amante maggiorenne e belloccio.
Io cewdo che in questo film ci siano tutti i peggiori luoghi comuni trasformati nella favola del mulino bianco conditi con scene di sesso omosessuale che a me personalmente hanno provocato imarazzo e in certi casi dsgusto.
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namla
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sabato 3 febbraio 2018
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non mi è piaciuto
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troppa tensione e tempi troppo diluiti... Bella la fotografia e l'idea di mescolare varie lingue insieme ai vari personaggi...
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