tmpsvita
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martedì 30 gennaio 2018
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naturale, delicato, bellissimo amore
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Attenzione possibili spoiler!
Luca Guadagnino rende orgoglio all'Italia con un film capace di ricevere ben 4 nomination agli Oscar, tra cui quella di miglior film (l'ultima volta questo onore toccò a "La Vita è Bella" di Roberto Benigni).
Come il regista ha già affermato in varie interviste, questo non è un film su un amore omosessuale ma su un primo amore, un amore normale o meglio, come traspare dalle splendide inquadrature e da una bellissima frase che il padre di Elio pronuncia nella parte finale, un amore naturale, Guadagnino ci tiene molto a ribadire più volte nel corso del film che questo non è un amore contro natura ma che anzi è proprio la natura, presente in ogni scena, ad averlo creato; se proprio si vuole trovare qualcosa di diverso o strano allora è l'età che separa i due protagonisti, Elio e Oliver, Oliver e Elio.
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Attenzione possibili spoiler!
Luca Guadagnino rende orgoglio all'Italia con un film capace di ricevere ben 4 nomination agli Oscar, tra cui quella di miglior film (l'ultima volta questo onore toccò a "La Vita è Bella" di Roberto Benigni).
Come il regista ha già affermato in varie interviste, questo non è un film su un amore omosessuale ma su un primo amore, un amore normale o meglio, come traspare dalle splendide inquadrature e da una bellissima frase che il padre di Elio pronuncia nella parte finale, un amore naturale, Guadagnino ci tiene molto a ribadire più volte nel corso del film che questo non è un amore contro natura ma che anzi è proprio la natura, presente in ogni scena, ad averlo creato; se proprio si vuole trovare qualcosa di diverso o strano allora è l'età che separa i due protagonisti, Elio e Oliver, Oliver e Elio.
Un film fiero di essere quello che è, fiero della sua natura, un film denso nelle immagini e intenso nei sentimenti, nelle emozioni e nelle parole, ma anche negli sguardi e nei corpi.
Un film delicato ma allo stesso tempo schietto, diretto, coraggioso e sempre credibile.
Raccontato dal punto di vista di Elio il film si divide in due parti, nella prima parte si assiste al cambiamento, alla difficoltà nel comprendere se stessi e soprattutto nell'accettare se stessi mentre nella seconda il cambiamento è già avvenuto, qui Elio comincia ad accettarsi e a capire che non c'è niente di innaturale nel suo amore. Un amore bellissimo.
Un film perfetto in praticamente tutto: fotografia, regia, interpretazioni, sceneggiatura, scenografie, colonna sonora; al quale però manca un qualcosa in più per essere veramente perfetto, per rientrare nei miei film preferiti, un qualcosa che mi avrebbe fatto emozionare leggermente di più ma forse questo qualcosa lo troverò in una seconda visione. Ma ciò non mi impedisce di considerarlo un capolavoro.
Voto: 9/10
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gingiobis
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martedì 30 gennaio 2018
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la pornografia dell'ovvietà.
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Lasciate stare, ve ne prego. Piuttosto, rimanete a casa a leggere La Morte a Venezia. Che, tra l'altro, si legge in meno di 130 minuti.
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(di maxytv)
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francescofacchinetti
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lunedì 29 gennaio 2018
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ti resta dentro per giorni.
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Ridurlo a una semplice trama non renderebbe giustizia né alla sceneggiatura, né al regista e neppure agli attori che portano in scena un sottotesto di emozioni e sensazioni che fanno parte del nostro essere italiani ed esseri viventi dotati di sensibilità. È l'83 ma potrebbe essere qualsiasi anno, il tempo è classico è eterno e racconta quello che non passerà mai con gli anni... la vita e la scoperta delle emozioni.
Nel ripensare alle inquadrature, ai dialoghi, ai non dialoghi che parlano più delle parole, mi vengono i brividi, perché a volte la semplicità è la delicatezza riescono a sfidare la potenza e il rumore e, si spera, a vincere.
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(di silvanobersani)
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edmonddantes
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lunedì 29 gennaio 2018
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per freerider
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Sai, io ho pensato che il Padre li invitasse (gli studenti) per se, non per il Figlio.... e che essendosi accorto di non aver più un corpo attraente, che il figlio attirasse gli "ospiti" decidesse per l'anno seguente, somma novità, di invitare una ragazza...
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icilio
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lunedì 29 gennaio 2018
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tempo delle mele omo-jewish radical chic
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Il ritmo all'inizio è molto lento, quasi da serie televisiva. Un ambiente cosmopolita elitario. Tante lingue che si incrociano. Sfoggio di cultura.
Gli attori non sono di particolare levatura, quello che impressiona di più è Hammer, buca lo schermo.
Il corpo del film non sarebbe male, intriga la scena del "tu sai tutto" "ma non le cose che contano" intorno all'aiuola.
Da lì in poi però scade in un banalissimo tempo delle mele bisex inframezzato da qualche scena parahard giusto per fare effetto.
Con tanto di approvazione-istigazione-invidia dei genitori e della mancata fidanzata che risulta francamente stucchevole.
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Il ritmo all'inizio è molto lento, quasi da serie televisiva. Un ambiente cosmopolita elitario. Tante lingue che si incrociano. Sfoggio di cultura.
Gli attori non sono di particolare levatura, quello che impressiona di più è Hammer, buca lo schermo.
Il corpo del film non sarebbe male, intriga la scena del "tu sai tutto" "ma non le cose che contano" intorno all'aiuola.
Da lì in poi però scade in un banalissimo tempo delle mele bisex inframezzato da qualche scena parahard giusto per fare effetto.
Con tanto di approvazione-istigazione-invidia dei genitori e della mancata fidanzata che risulta francamente stucchevole.
La miscela degli ingredienti per la candidatura sarebbe quindi "omo-semita-french-american-radical chic condito da italian pittoresco" ?
Non mi è piaciuto per niente nonostante l'impegno.
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mauro
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domenica 28 gennaio 2018
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chiamami col tuo nome
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Film noioso tipo radical chic privo di spunti interessanti girato giusto per girare con personaggi assenti e poco attraenti .... Se devo andare a vedere un altro film del genere preferisco starmene a letto...
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vanessa zarastro
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sabato 27 gennaio 2018
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i turbamenti del giovane törless
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Preceduto da una critica eccessivamente entusiastica– probabilmente per il regista italiano – il film Chiamami con il tuo nome, già presentato al Festival di Berlino 2017, mi ha leggermente deluso.
Siamo nella villa di famiglia del Prof. Perlman, nella campagna di Pandino in provincia di Crema nel 1983. D’estate, moglie, marito con Elio, il figlio diciassettenne, usano ospitare un meritevole studente straniero. Quest’anno è la volta di Oliver, un aitante ventiquattrenne, studente americano del New England. L’ambiente è quello di una famiglia borghese ebraica e intellettuale, dove si parlano diverse lingue con disinvoltura, si leggono poesie e si suona Bach al pianoforte.
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Preceduto da una critica eccessivamente entusiastica– probabilmente per il regista italiano – il film Chiamami con il tuo nome, già presentato al Festival di Berlino 2017, mi ha leggermente deluso.
Siamo nella villa di famiglia del Prof. Perlman, nella campagna di Pandino in provincia di Crema nel 1983. D’estate, moglie, marito con Elio, il figlio diciassettenne, usano ospitare un meritevole studente straniero. Quest’anno è la volta di Oliver, un aitante ventiquattrenne, studente americano del New England. L’ambiente è quello di una famiglia borghese ebraica e intellettuale, dove si parlano diverse lingue con disinvoltura, si leggono poesie e si suona Bach al pianoforte.
La prima parte del film è bella, intensa e trasmette attraverso lo sguardo di Elio quei tormenti adolescenziali, problemi di crescita, che tutti abbiamo provato in forme più o meno acute: invidie, gelosie e insicurezze contrapposte ad atteggiamenti ostentatamente da adulti, come ad esempio un modo spavaldo di fumare e di tenere la sigaretta in mano. Tutte emozioni trasmesse dal bravissimo protagonista. E per due terzi del film si vede volentieri: il villone un po’ dégagé ereditato, le corse in bicicletta nella piatta piana padana estiva, le prime colazioni all’aperto e i bagni negli stagni o laghetti fanno pensare un po’ al Giardino dei Finzi Contini (De Sica 1970) e un po’ a Io ballo da sola (Bertolucci 1996).Un’amica mi ha suggerito perfinoIl tempo delle mele (Pinoteau 1980)!
Meno intensa è proprio la parte in cui il desiderio diventa realtà, la passione vissuta sembra un po’ scontata, le gite in montagna e le scene a Bergamo del tutto gratuite.
A parte il bravissimo Thimothée Chalamet, gli altri personaggi, e i rispettivi interpreti ,sono tutti un po’ fuori posto. I genitori di Elio erano assolutamente poco credibili come personaggi e poco azzeccati fisicamente, specialmente il padre. Ma perfino Oliver non era convincente, poco statuario per essere considerato una bellezza classica (uno stampellone con gambe troppo secche e Troppo lunghe) troppo poco ambiguo. Gli ospiti dei Perlman sono al limite del grottesco, la vecchia coppia gay è un po’ caricata ma anche la coppia etero di intellettuali che straparlano del pentapartito a guida socialista e della morte di Buuel. Un voluto occhiolino alla TV dove Beppe Grillo comico fa il verso a Craxi. Forzata anche la partita a carte di Oliver nel bar di provincia. Qua e là qualche piccola sbavatura del montaggio come un pezzo di musica tagliato un po’ bruscamente per un cambio scena o le curve della montagna attorno a Clusone, Bergamo, che sembrerebbe esser percorso in pullman.
Insomma Chiamami con il tuo nome è un film edonista che vorrebbe essere un tributo ai vari illustri maestri cui guarda Guadagnino: Bertolucci, Rohmer, Renoir, Visconti. La sceneggiatura è tratta dal romanzo di André Aciman, e Guadagnino l’ha scritta con James Ivory e Walter Fasano. Il film probabilmente piacerà più agli americani sempre in cerca di stereotipi italiani. Mi chiedo però se non fosse stato meglio per rappresentare l’Italia, mostrare le bellezze del territorio umbro o marchigiano (per non volere abusare della regione toscana) invece della pianura padana lombarda!
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[+] pianura padana
(di gustibus)
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(di maxytv)
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roberteroica
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sabato 27 gennaio 2018
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elio e oliver
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#CHIAMAMIcolTUOnome segna il grande ritorno della bicicletta. Inforcate da due giovanissimi nell’Italia del 1983, in una zona rurale dalle parti di Crema. Elio, figlio di un professore universitario, diciassette anni, una vita tutta da decidere; Oliver di anni ne ha ventiquattro e arriva in vacanza studio presso la famiglia altoborghese di Elio. Scopriranno di amarsi. Il regista Luca Guadagnino viene da due disastri assoluti come “Io sono l’amore” e “A bigger splash” e peggio certo non poteva fare. Qui si fa aiutare da una bella sceneggiatura di James Ivory (l’autore ormai novantenne di “Camera con vista” per intenderci) tratta da un romanzo di formazione.
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#CHIAMAMIcolTUOnome segna il grande ritorno della bicicletta. Inforcate da due giovanissimi nell’Italia del 1983, in una zona rurale dalle parti di Crema. Elio, figlio di un professore universitario, diciassette anni, una vita tutta da decidere; Oliver di anni ne ha ventiquattro e arriva in vacanza studio presso la famiglia altoborghese di Elio. Scopriranno di amarsi. Il regista Luca Guadagnino viene da due disastri assoluti come “Io sono l’amore” e “A bigger splash” e peggio certo non poteva fare. Qui si fa aiutare da una bella sceneggiatura di James Ivory (l’autore ormai novantenne di “Camera con vista” per intenderci) tratta da un romanzo di formazione. Ma non è che alla fine ci si strappi i capelli. Insomma la candidatura all’Oscar pare un tantino esagerata. Fronde che sibilano, paesaggi lacustri, le distese campestri, i boschi, la frutta da cogliere sui rami, una natura lussureggiante che accompagna il percorso di due ragazzi persi nel loro amore: l’ambizione di Guadagnino era quella di filmare la sensualità di una stagione della vita, in una sorta di panteismo totale tra umano e naturale. E a tratti ci riesce, eludendo la volgarità e girando con grande eleganza e precisione. Qualche lungaggine e il solito luogo comune di un ambiente isolato da ogni tipo di attualità, molto di comodo, ma molto meglio sfruttato su un tema simile da Bernardo Bertolucci per il suo “Io ballo da sola” (là era la campagna toscana, i colli, il vino, il solito spot, volendo). C’è aria di Bassani, di giardini dimenticati, di sere che non torneranno più, e alcuni passaggi (la gita notturna a bergamo, il discorso formidabile, nel conformismo politico sociale degli anni Ottanta) hanno davvero una forza autonoma che può stupire. E sono straordinari i due giovani protagonisti, Timothée Chamalet e soprattutto Armie Hammer nella parte di Elio. #filmdagustare
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mtf74
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sabato 27 gennaio 2018
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poteva essere un capolavoro
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Un film che per tutta la prima parte entusiasma. Ogni scena, dialogo, inquadratura gridano al capolavoro.. E poi scivola. Per ingenuità registiche, errori di montaggio e per eccessiva lunghezza e ridondanza. Il peggio si vede negli
ultimi 15 minuti scadendo nel didascalico e nel luogo comune. Peccato. Poteva essere un capolavoro
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victor
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sabato 27 gennaio 2018
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privo di tutto
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Mai recensione fu più azzeccata. Se solo l'avessi letto prima di sprecare tempo e denaro al cinema.
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