maumauroma
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sabato 3 febbraio 2018
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chiamami col tuo nome
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Tormentata storia di iniziazione sessuale di un diciassettenne durante l' estate del 1983 nella bassa bergamasca. Il bel lungagnone americano Oliver, con i suoi eleganti, inappuntabili, e perennemente inamidati pantaloncini sempre indosso, viene ospitato per sei mesi per motivi di studio nella bella e antica dimora dei coniugi Perlman, e la sua presenza in quella elegante magione immersa nel verde della campagna, tra boschi e ruscelli, finira' per turbare i sentimenti, l' anima e il corpo del loro rampollo Elio, giovane promettente pianista, in piena crisi adolescenziale e alla ricerca di una problematica identita' sessuale. Ma la loro storia d' amore e di amicizia non durera' che il tempo di due stagioni.
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Tormentata storia di iniziazione sessuale di un diciassettenne durante l' estate del 1983 nella bassa bergamasca. Il bel lungagnone americano Oliver, con i suoi eleganti, inappuntabili, e perennemente inamidati pantaloncini sempre indosso, viene ospitato per sei mesi per motivi di studio nella bella e antica dimora dei coniugi Perlman, e la sua presenza in quella elegante magione immersa nel verde della campagna, tra boschi e ruscelli, finira' per turbare i sentimenti, l' anima e il corpo del loro rampollo Elio, giovane promettente pianista, in piena crisi adolescenziale e alla ricerca di una problematica identita' sessuale. Ma la loro storia d' amore e di amicizia non durera' che il tempo di due stagioni. Tutto ha una fine. L'affascinante Oliver se ne tornera' in America, e il freddo e il gelo dell' inverno finira' per scendere sui luoghi e nell' animo di Elio, che si ritrovera' da solo davanti a un camino acceso a versare calde lacrime di nostalgia e di rimpianto per l'amore ormai perduto. Non e' facile dare un giudizio obiettivo su quest' ultima opera di Luca Guadagnino. Sicuramente bella e efficace la rappresentazione dei luoghi nei quali si svolge la vicenda, con una fotografia che riesce a riprodurre benissimo la luce chiara e abbagliante, tipica dell' estate lombarda, con quel cielo azzurro e brillante cosi' bello quando e' bello,con quella luminosita' fulgida che scivola silenziosa posandosi sui luoghi e sulla pelle dei protagonisti. Purtroppo pero' la sceneggiatura non riesce a scandagliare a fondo nel carattere dei personaggi, restando solo alla superficie delle loro problematiche esistenziali e i dialoghi risultano di una elegantemente sontuosa banalita' e qualche citazione colta sparsa qua' e la' non riesce mai a dare loro spessore. La ricostruzione degli ambienti poi, relativa all' anno 1983,appare imprecisa e superficiale, soprattutto per quanto concerne la scelta'dei mezzi di trasporto. Quasi tutti i modelli di auto, di pulmann, di treni,utilizzati nel film risalgono infatti agli anni a cavallo del decennio 1960 /1970, per cui risulta piuttosto improbabile che ne circolassero cosi' numerosi nel periodo in cui si svolgono i fatti raccontati nella pellicola. Per quanto riguarda la prova degli attori solo quella di Thimotee Chalamet e' degna di menzione
Dopo aver visto Chiamami col tuo nome, la sensazione che si prova e' simile a quella di chi,dopo aver acquistato un gioiello presso una oreficeria referenziata,si accorge in seguito di aver comprato una misera patacca, magari ben fatta e pure luccicante come oro zecchino, ma pur sempre una patacca. Una sensazione mista di rabbia per l' imbroglio subito e di ammirazione per l' abilita' del falsario.
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(di silvanobersani)
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ciro
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sabato 3 febbraio 2018
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film bello a metà
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Ho apprezzato molto la tua recensione che trovo puntuale e ben argomementata. Anch'io ho lasciato ilcimema con i tuoi stessi dubbi rappresentati dalla figura fisica di Oliver fiuori luogo e fuori tempo al'atteggiamento equivoco dei genitori di Elio.
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loland10
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sabato 3 febbraio 2018
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olieli allo specchio
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“Chiamami con il tuo nome” (2017) è il quinto lungometraggio del regista palermitano Luca Guadagnino.
Ecco che una produzione variopinta e internazionale con un cast di molte lingue tra attori, musica, montaggio e sceneggiatura da il segno che un film ‘italiano’ può ambire a essere visto in ogni posto e essere riconosciuto per quello che ‘esprime’. Luca Guadagnino riesce a essere riconosciuto e a ‘farsi largo’ in un cinema nostrano poco avvezzo a film di largo respiro.
Film di impianto narrativo d'appendice come un romanzo da menzionare in ogni postilla e capitolo di vita. Una vita di ambienti, pagine scritte, voci, sguardi e fruscii di verde tra rami e foglie con l'acqua che percorre quasi ogni inquadratura.
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“Chiamami con il tuo nome” (2017) è il quinto lungometraggio del regista palermitano Luca Guadagnino.
Ecco che una produzione variopinta e internazionale con un cast di molte lingue tra attori, musica, montaggio e sceneggiatura da il segno che un film ‘italiano’ può ambire a essere visto in ogni posto e essere riconosciuto per quello che ‘esprime’. Luca Guadagnino riesce a essere riconosciuto e a ‘farsi largo’ in un cinema nostrano poco avvezzo a film di largo respiro.
Film di impianto narrativo d'appendice come un romanzo da menzionare in ogni postilla e capitolo di vita. Una vita di ambienti, pagine scritte, voci, sguardi e fruscii di verde tra rami e foglie con l'acqua che percorre quasi ogni inquadratura. Fonti e rubinetti, vasche e canali, laghetti e lago di Garda. Tutto in un silenzio soffuso, tra posti e sentieri verso piazze antiche e bar che nascondono anni e verità con gesti e gioco a carte.
Ci troviamo di fronte ad una tenerezza e una sensualità che va oltre a quello che si ossa e si tocca. Una amicizia è una storia d'amore che si scambiano, si scontrano, si intersecano e si lasciano. Lacrime di fortuna estiva per un diciassettenne che incontra un allievo di suo padre per un dottorato. Ospite a casa in una villa tra natura bucolica, silenzi culturali, libri da leggere e voci provinciali. La camera di Elio viene offerta al nuovo ospite. Siamo nel 1983 tra Crema e i suoi dintorni, Bergamo e il lago Di Garda: un'ambientazione di grande fascino dove le biciclette e una 128 fanno da spartiacque tra i ritrovi davanti a casa e fughe verso l'interno. E le nuotate, i tuffi, i balli con i corpi sinuosamente addolcito riescono a riempire lo schermo e il suo alternarsi con volti e miserie ammalianti.
Il film di Guadagnino conosciuto dappertutto, con anteprime varie, dopo un anno dal ‘Sundance Film Festival’, arriva nel nostro Paese per ultimo dopo candidature ai Golden Globe e ai quattro premi Oscar. Nessuno crede nel cinema nostrano, fuori da schemi e storie, se non qualche buon cinefilo straniero. Negli Usa la pellicola non viene disprezzata, tutt'altro: infatti il nostro racimola dappertutto per una produzione oltre confine con una quindicina di nomi tra produttori e produttori esecutivi. La Warner Bros distribuisce.
E poi il regista palermitano si permette di disturbare il novantenne James Ivory (regista con una serie di film imperdibili) per la sceneggiatura tratta dall'omonimo romanzo di André Aciman: si va alla fonte di set naturali per luoghi italiani, in modo british, scritto da un californiano per un libro rigato da un..
Tutti sono in parte e ognuno si fa voce per l'altro personaggio, ma il volto e la recitazione più spontanea e vera che rimane è quella di Timothée Chalamet che nei modi di Elio si trova a proprio agio senza scomporsi o trattenersi, senza titubanze e con una partecipazione lineare e maestra. Un adolescente in crescita che rimarrà nel film e che può dare il la all’attore per il proseguo della carriera. Ruba la scena a tutti senza pensarci e con una postura mai irriverente anche quando sembra compiaceesi di scene non facili: abbracci, baci, lingue, tocchi, movimenti, masturbazioni e sguardi di ogni tipo.
Armie Hammer(Oliver) ha dalla sua una certa professionalità che no guasta e un linguaggio corporeo non eccessivo: riesce a completarsi con Elio in modo corretto e senza strafare. La scena del gioco e quella del ballo sono emblematiche per il racconto stesso: l’entrata in scena di Elio nel ballo (e la relativa inquadratura che non segue) appare una ‘sorpresa’ da dietro lo schermo. Un guizzo e un modo di conoscere i personaggi e di parlarsi senza dire una parola. Il confine degli affetti va oltre la musica e il ballo.
In alcuni frangenti si ha il sentore dell’assuefazione e di quel perfezionismo ‘calligrafico’ che porta la pellicola a ripetizioni e una parte finale troppo allungata e, forse, inutile per quello che vuole dire. Dopo l’estate, la partenza, il bianco della neve, il discorso di un padre, la telefonata e…: tutto bello ma sembra un sovrappiù ad ogni scena.
Suggestione, sonorità, musica e fotografia avvolgono il film in un ‘sogno’ di sincerità.
Regia consona e appropriata, di misura e accattivante.
Voto: 8-/10. (***½).
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flyanto
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venerdì 2 febbraio 2018
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la crescita di un ragazzo
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Ritorna alla grande nelle sale cinematografiche il regista Luca Guadagnino con l'ultimo suo film intitolato "Chiamami col Tuo Nome".
La storia ruota intorno ad un ragazzo italoamericano di diciassette che trascorre insieme ai propri genitori ed a avariati amici le vacanze estive nella residenza di famiglia situata in un paese della provincia lombarda.
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Ritorna alla grande nelle sale cinematografiche il regista Luca Guadagnino con l'ultimo suo film intitolato "Chiamami col Tuo Nome".
La storia ruota intorno ad un ragazzo italoamericano di diciassette che trascorre insieme ai propri genitori ed a avariati amici le vacanze estive nella residenza di famiglia situata in un paese della provincia lombarda. Colti e fervidi nell'intelletto, i genitori (il padre è uno stimato professore universitario per ciò che concerne l'archeologia) ogni estate accolgono nella suddetta dimora estiva qualche brillante studente straniero che deve approfondire la propria materia di studio relativo alle Belle Arti. Quando pertanto giunge un giovane americano di circa 24 anni, bello esteticamente, di buone maniere, intelligente e soprattutto dotato di una spiccata personalità, tutti ne rimangono profondamente attratti, in particolare il giovane adolescente protagonista. Nel corso delle 6 settimane di permanenza dello studente ed a contatto con lui, il ragazzino maturerà arrivando a scoprire molto su di sè e sulla sua ancora incerta natura e da questa esperienza di vita, per lui nuova e quanto mai sconvolgente, d'ora in poi cambierà per sempre la sua esistenza, sia pure non senza un pò di dolore.
Dopo il non tanto riuscito remake de "La Piscina", il regista Luca Guadagnino appare finalmente in gran forma con questa sua ultima opera cinematografica che tante candidature, compresa la prossima per gli Oscar, gli sono valse. Ed a ragione, si può dire, perchè, come anche nel suo precedente film "Io Sono l'Amore" la stessa tematica era stata già affrontata, in "Chiamami col tuo Nome" vi è un vero e proprio inno del sentimento dell'amore, oltre che alla bellezza come intesa dai classici, che per il regista siciliano va vissuto appieno e secondo la propria spontanea natura, approfittando di tutte le occasioni in cui esso si presenta, perchè, sebbene possa comportare anche una certa sofferenza, però è sempre meglio sperimentarlo ed osare in quanto costituisce il motore dell'esistenza umana. L'educazione sentimentale e la consapevolezza piano piano di sè del giovane protagonista viene rappresentata da Guadagnino in maniera altamente delicata, profonda e quanto mai vera tale da innalzare notevolmente il valore della pellicola, rendendola unica e toccante.
A tutto ciò contribuisce anche la presenza dei due giovani protagonisti principali (Armie Hammer e Timothée Chalamet), ottimamente scelti dal regista, che ben impersonano i loro personaggi.
Insomma, un piccolo gioiello del tutto consigliabile.
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faber
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venerdì 2 febbraio 2018
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l'uomo e il ragazzo.
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Gli antichi greci lo ritenevano il massimo. Anch'io.
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giovedì 1 febbraio 2018
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un pezzo di cuore
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Ho lasciato un pezzo di cuore nella sala. Mi è successo con pochissimi film, ed è l’unico metro con cui so misurare la bellezza di un’opera, perché di trame, sceneggiature, costumi e recitazioni non capisco niente. Che poi, a cosa servono criteri oggettivi se una pellicola riesce a riportarti all’estate adolescenziale, al primo amore, allo sbattere la testa contro cose, al fissare punti indistinti per ore, al nascondere il viso tra le mani quando si è troppo imbarazzati?
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sammi78
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giovedì 1 febbraio 2018
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inadeguato
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Poco interessante e poco coinvolente. Un film per la televisione non per il cinema. La sceneggiatura molto scarna, la regia appena sufficiente. La storia molto banale.
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udiego
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giovedì 1 febbraio 2018
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poesia
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Siamo nelle campagne cremasche durante l’estate del 1983. La famiglia Perlman, composta dai genitori e dal figlio Elio, si appresta ad ospitare per circa un paio di mesi il giovane Oliver, studente americano che sta lavorando al dottorato insieme al Sig. Perlman, docente universitario. La presenza di quest’ospite provoca grande interesse in Elio. Interesse che si trasformerà ben presto in un sentimento travolgente per entrambi.
Luca Gudagnino, già regista di opere come “Io sono l’amore”, “A Bigger Splash” e “Melissa P.”, porta sul grande schermo il riadattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Andrè Aciman pubblicato nel 2007.
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Siamo nelle campagne cremasche durante l’estate del 1983. La famiglia Perlman, composta dai genitori e dal figlio Elio, si appresta ad ospitare per circa un paio di mesi il giovane Oliver, studente americano che sta lavorando al dottorato insieme al Sig. Perlman, docente universitario. La presenza di quest’ospite provoca grande interesse in Elio. Interesse che si trasformerà ben presto in un sentimento travolgente per entrambi.
Luca Gudagnino, già regista di opere come “Io sono l’amore”, “A Bigger Splash” e “Melissa P.”, porta sul grande schermo il riadattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Andrè Aciman pubblicato nel 2007. “Chiamami col tuo nome” ci racconta lo spaccato di vita di due uomini così diversi, che non possono che attrarsi. Da una parte il piccolo Elio, non ancora maggiorenne, ammaliato e confuso dalla nascita di questo inaspettato sentimento nei confronti del ragazzo appena conosciuto. Dall’altra Oliver, bello ed affascinante studente americano, che sa ciò che prova, ma cerca di tenerlo nascosto per salvare le apparenze. Il regista palermitano riesce nel non facile compito di regalare eleganza ed equilibro alla storia. Guadagnino utilizza i luoghi e gli spazi come parte integrante della vicenda, come elementi che si amalgamano alla sceneggiatura nel raccontare i fatti. Il regista lavora in modo maniacale sui dettagli, ogni inquadratura ed ogni immagine del film non sono mai fini a se stesse, ma fanno parte di un lavoro corale che funziona bene. Ottime le performance del cast, con un Armie Hammer perfettamente a suo agio nel suo ruolo ed un Timothèe Chalamet fantastico nel regalare al suo personaggio una sensibilità ed una dolcezza quasi commoventi. Il film scorre nelle sue più di due ore di visione in modo graduale, permettendo allo spettatore di entrare nell’atmosfera, di famigliarizzare con i personaggi e di sentire propri i sentimenti che provano. Per concludere non possiamo che apprezzare con orgoglio quest’opera capace di fare emozionare il pubblico e che porterà un pezzo d’Italia in giro per il mondo.
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faber
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giovedì 1 febbraio 2018
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l'everest del sentimento.
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Facchinetti e Branca hanno commentato ottimamente. Non aggiungo altro.
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faber
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giovedì 1 febbraio 2018
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film sentimentale.
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Non lo definirei film omosessuale ma sentimentale perchè esistono solo la sessualità ed il sentimento di cui questo film è l'Everest.
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