Titolo internazionale | Perfect Strangers |
Anno | 2016 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Paolo Genovese |
Attori | Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea Alba Rohrwacher, Kasia Smutniak, Benedetta Porcaroli, Elisabetta De Palo, Tommaso Tatafiore, Noemi Pagotto. |
Uscita | giovedì 11 febbraio 2016 |
Tag | Da vedere 2016 |
Distribuzione | Medusa |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,48 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 16 gennaio 2018
Il film è stato scritto dallo stesso regista insieme a Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini e Rolando Ravello. Il film ha ottenuto 5 candidature e vinto 3 Nastri d'Argento, 8 candidature e vinto 2 David di Donatello, In Italia al Box Office Perfetti sconosciuti ha incassato 17,4 milioni di euro .
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Quante coppie si sfascerebbero se uno dei due guardasse nel cellulare dell'altro? È questa la premessa narrativa dietro la storia di un gruppo di amici di lunga data che si incontrano per una cena destinata a trasformarsi in un gioco al massacro. E la parola gioco è forse la più importante di tutte, perché è proprio l'utilizzo "ludico" dei nuovi "facilitatori di comunicazione" - chat, whatsapp, mail, sms, selfie, app, t9, skype, social - a svelarne la natura più pericolosa: la superficialità con cui (quasi) tutti affidano i propri segreti a quella scatola nera che è il proprio smartphone (o tablet, o pc) credendosi moderni e pensando di non andare incontro a conseguenze, o peggio ancora, flirtando con quelle conseguenze per rendere tutto più eccitante. I "perfetti sconosciuti" di Genovese in realtà si conoscono da una vita, si reggono il gioco a vicenda e fanno fin da piccoli il gioco della verità, ben sapendo che di divertente in certi esperimenti c'è ben poco. E si ostinano a non capire che è la protezione dell'altro, anche da tutto questo, a riempire la vita di senso.
Paolo Genovese affronta di petto il modo in cui l'allargarsi dei cerchi nell'acqua di questi "giochi" finisca per rivelare la "frangibilità" di tutti: e la scelta stessa di questo vocabolo al limite del neologismo, assai legato alla delicatezza strutturale di strumenti così poco affidabili e per loro stessa natura caduchi come i nuovi media, indica la serietà con cui il team degli sceneggiatori ha lavorato su un argomento che definire spinoso è poco, visto che oggi riguarda (quasi) tutti. Per una volta il numero degli sceneggiatori (cinque in questo caso, fra cui lo stesso Genovese, senza contare l'intervento importante degli attori che si sono cuciti addosso i rispettivi dialoghi) non denota caos e debolezza strutturale, ma sforzo corale per raccontare una storia che è intrinsecamente fatta di frammenti (verrebbe da dire di bit, byte e pixel), corsa ad aggiungere esempi sempre più calzanti tratti dal reale.
Il copione lavora bene sugli incastri e sugli snodi narrativi che rimangono fondamentalmente credibili, instilla verità nei dialoghi (che certamente verranno riecheggiati sui social e nelle conversazioni da salotto, perché questo fanno certe "conversazioni": l'eco), descrive tipi umani riconoscibili. Il cast, anch'esso corale, fa onore al testo, e ognuno aggiunge al proprio ruolo una parte di sé, un proprio timore reale. Perché questa società così liquida da tracimare di continuo, sommergendo ogni nostra certezza, fa paura a tutti, e tutti ne portiamo già le cicatrici, abbiamo già assunto la posizione del pugile che incassa e cerca di restare in piedi (o sopravvivere, come canta il motivo di apertura sopra i titoli di testa).
Il tono è adeguato alla narrazione: non melodrammatico (alla L'ultimo bacio), non romanticamente nostalgico (alla Il nome del figlio), non farsesco, non cinico, ma comico al punto giusto, con sfumature sarcastiche e iniezioni di dolore. Questa "cena delle beffe" attinge a molto cinema francese e americano, ma la declinazione dei rapporti fra i commensali è italiana, con continui riferimenti a un presente in cui il lavoro è precario, i legami fragili e i sogni impossibili. La scrittura è crudele, precisa, disincantata, e ha il coraggio di lasciare appese alcune linee narrative, senza la compulsione televisiva a chiudere ogni scena. C'è anche una coda alla Sliding Doors che mostra come il "gioco" (prima che diventi al massacro) sia gestibile solo con l'ipocrisia e l'accettazione di certe regole non scritte: ed è questa la strada che più spesso scelgono gli esseri "frangibili".
Quello che ancora manca, a ben guardare, è quella profondità abissale, quella vertigine di consapevolezza regalata agli spettatori senza preavviso dal miglior cinema italiano, su tutti quello di Ettore Scola (non a caso anche qui c'è una terrazza). Ma questa non è colpa degli sceneggiatori o del regista, è segno dei tempi, giacchè la "frangibilità" delle identità e dei rapporti consente al massimo la rivelazione di qualche doppiofondo, non quella sospensione sull'orlo dell'abisso che, come canta il bardo della nostra epoca inconsistente, "non è paura di cadere ma voglia di volare".
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Come diceva Marquez, ognuno ha tre vite: una privata, una pubblica e una segreta. Immaginate: una sera a cena a casa di amici si decide, per gioco, di condividere con tutti i presenti i contenuti del proprio cellulare. L'effetto per i sette amici di lunga data -protagonisti del film- è dirompente, scompagina le loro vite, rimescola le carte.
Veramente bello. Erano anni che non vedevo un film così, tutto azzeccato, idea, sceneggiatura, interpretazione. L'idea è buona pur non essendo originalissima ma poi tutto si svolge in maniera brillante ed azzeccata. Alcune coppie si ritrovano per una cena a casa di una di loro, l'arrivo di qualche sms su di un cellulare ed ecco che il film si accende ruotando attorno ai loro smatphones o meglio attorno [...] Vai alla recensione »
Come cinefilo sono un tipo più da buona forchetta che buongustaio, perciò quando guardo un film non mi pongo molti interrogativi, non faccio molto caso ai dettagli tecnici, né ad aspetti quali i custumi o il trucco. Mi lascio trasportare e prendere dalla storia e me la godo, per rimandare le considerazioni più specifiche in un secondo momento; sovente, in particolar modo quando il film è complicato [...] Vai alla recensione »
Erano anni (a parte il Premio Oscar La grande bellezza di Paolo Sorrentino) che nelle sale italiane non approdava un film di autentico valore artistico e contenutistico. “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese avrebbe bisogno di un saggio o, magari, di un piccolo trattato, per poter essere approfondito sino ai minimi dettagli . Credo sia elevata la possibilità che vinca il [...] Vai alla recensione »
Il film è gradevole , simpatico , praticamente senza pause ,come idea non proprio originale , forse un po' generazionale quindi non per tutti ma sostanzialmente riuscito . Gli attori sono tutti bravi . Con una citazione per Battiston e Giallini , i più in palla anche perchè i loro personaggi sono i più positivi . Il primo è protagonista del momento drammaturgicament [...] Vai alla recensione »
Diretto e sceneggiato da P.Genovese, regista italiano tra i migliori dell'ultima generazione, con l'aiuto alla scrittura di una valida squadra costituita da Bologna,Costello, Mammini e Ravello, il suddetto film fa parte del filone che nel mondo anglo sassone viene classificato come " Kitchen- Comedy" , ovvero la trama si svolge interamente in cucina e sala da pranzo dove si avvicendano [...] Vai alla recensione »
Il crudo perbenismo, spogliato di ogni architettura e di ogni maschera. L'occasione è sempre l'incontro domestico per eccellenza: la cena tra amici. Ricordate: - il film del 2012 "CENA TRA AMICI" di Alexandre de La Patelliere, con Patrick Bruel e Valerie Bruel? - e ancora, avete mai visto il film italiano "IL NOME DEL FIGLIO" del 2014 di Francesca Archibugi [...] Vai alla recensione »
Tranquilli non farò spoiler. Ma Perfetti sconosciuti si può tranquillamente definire il film Italiano più bello del 2016. Un cast fantastico, anche se il sottoscritto personalmente non ama ne la Smutniak ne Valerio Mastrandrea, ma in questo film reggono bene, anzi Mastrandrea riesce anche a far ridere con delle battute (incredibile ma sorride anche).
"Perfetti sconosciut"i. Ancora italiano. Ma sembra francese. Il protagonista lo smartphone o se preferite il cellulare. Ma forse è riduttivo. Forse superficiale. Protagonista sei tu. Tu che stai seduto lì nella poltrona e pensi se capitasse a te. Cosa? Partecipare al gioco al massacro. In una cena con i migliori amici lasciare ciascuno sulla tavola imbandita il proprio [...] Vai alla recensione »
Dal regista di "Immaturi" e "Tutta colpa di Freud" Paolo Genovese ecco una commedia drammatica più che mai attuale, capace di trattare i più discussi cliché dell'odierna società (i matrimoni di comodo, l'asservimento ai telefoni cellulari, i comuni e torbidi tradimenti tra marito e moglie, l'intolleranza, ecc.
I panni sporchi si lavano in famiglia,si sa. Ma anche in quel surrogato di famiglia che è costituito da un gruppo di amici storici, che decidono non di lavare i panni sporchi ma di correre il rischio di farlo, il che è ancora peggio, perche davvero non si sa cosa quale tipo di sporco potrebbe apparire nell acqua . Una roulette russa: Quei telefoni poggiati sul tavolo somigliano vagamente a pistole [...] Vai alla recensione »
Questa commedia che potrebbe essere benissimo teatrale, si sviluppa con un andamento crescente di emozioni passando dalla comicità iniziale a momenti di curiosita' e tensione fino esplodere in una tragedia emotiva dove vengono messi in luce argomenti profondi della nostra contemporneita'.L'eclissi di luna accompagna metaforicamente il tutto.
Perfetti Sconosciuti è un bellissimo film corale interpretato da un cast di attori italiani in ottima forma. Il film riprende il filone già visto di recente ed in particolare nel fortunato Il nome del figlio in cui un gruppo di amici si ritrovano a cena e in una sera esplodono conflitti, rancori, ipocrisie, contrasti sino a quel momento solamente repressi e nascosti.
Sempre approfittando della rassegna estiva sono andato a vedere "Perfetti sconosciuti" di Paolo Genovese, opera, nata sulla scia del meritatissimo successo de "Le Prénom", più che discreta, a differenza dell'insulso remake di Francesca Archibugi. Merito degli interpreti. Merito soprattutto degli sceneggiatori, caso rarissimo nella cinematografia italiana [...] Vai alla recensione »
Pensavo di annoiarmi, ed invece no. Certo la vicenda fa cadere le braccia, ebbasta con queste cene fra amici dove succede di tutto! Per fortuna qui ci sono signore piacenti, bravi attori ed una idea non male che viene ai protagonisti: rendere pubblici i messaggi e le conversazioni che arrivano ad ogni smartphone (nessuno ha più l'onesto cellulare, sono rimasto l'unico al mondo?).
Ci sono film che fanno bene al cinema. Perfetti sconosciuti è uno di questi. La storia semplice, ma attuale. Un gioco della verità dagli esiti imprevedibili. Una banale cena tra amici che diventa un gioco al massacro. Quello che è assolutamente coinvolgente è il tempo coi quali gli attori interagiscono. Perfetti da sembrare l'interazione di elementi di un orologio che [...] Vai alla recensione »
Può una spensierata cena tra amici diventare il preludio di una catastrofe sentimentale? Ebbene questo è ciò che accade quando Eva propone ai commensali un giochetto potenzialmente intrigante: per tutta la durata della cena, i cellulari devono essere posti sul tavolo e ogni loro squillo (che sia chiamata o messaggio) deve essere condiviso con il resto del gruppo.
Niente di nuovo. Il messaggio è trito e ritrito: vizi privati e pubbliche virtù. L'accelaratore di emozioni (cellulare, ipad, etc.) deve per forza entrare in gioco prepotentemente per far effetto sullo spettatore (soprattutto sul suo lato consciamente inconfessabile che lo porta per forza ad identificarsi nella vicenda per qualche aspetto).
E' un film agghiacciante perchè scava in una realtà moderna fatta di disumanità, di egoismo, di disperato bisogno di qualcosa che non si riesce a volte nemmeno a definire e per il quale si rovinano rapporti, si mettono in discussione affetti molto veri, importanti. Questo è un film sulla gente che tutti i giorni si aspetta la botta dalla vita che non riesce ad accettare [...] Vai alla recensione »
è il film più realistico e drammatico che abbia mai visto: realistico perché è tutto vero, drammatico perché pesa come la pietra dura d’un significato spietato: la lealtà fra le persone è una finzione quotidiana, e questa finzione non necessita di circostanze supreme che ci mettano a dura prova: si nutre delle tentazioni leggere di tutti i giorni per l’appunto.
Ritmi piuttosto lenti, soprattutto in avvio, che fanno presagire ad un film che potrebbero risultare noioso e banale. Col passare del tempo però è facilissimo ricredersi. Il film assume un dinamismo concettuale notevole, non mancano le risate ma al tempo stesso è ben improntato a trasmettere una lezione sui pregiudizi, sulla fiducia e sui rapporti sia in ambito di amicizia, d'amore [...] Vai alla recensione »
Una storia semplice, quotidiana, quasi ordinaria. Un gruppo di amici di vecchia data si ritrova per una cena di gruppo. Ormai oltre la trentina sono quasi tutti sposati, fidanzati o con figli. Si percepisce sin dall'inizio che dietro ai sorrisi tirati, ogni famiglia nasconde i suoi problemi, tuttavia nessuno ne parla. Ogni cosa resterebbe così immutata, in bilico su [...] Vai alla recensione »
Quello che potrebbe accadere o forse già accade senza saperlo, la manìa del cellulare come scatola nera di noi stessi non è male usata come metafora, il film di Paolo Genovese è un esempio raro di riuscita corale di un racconto surreale che scorre a ritmi incalzanti, lo svolgimento iniziale e il caldo ritrovo tutti insieme mi ha ricordato molto "Regalo Di Natale" [...] Vai alla recensione »
Le differenze tra il vero e la finzione. Intendiamoci, Pirandello ha parlato di maschere molti anni fa anche Freud ha toccato, per così dire , il tema. Insomma non è nuovo l’argomento. Oggi la tecnologia, gli smartphone i cosiddetti social (social ?) amplificano e rendono più mostruose non tanto le maschere che continuiamo ad indossare, mostruosi sono le possibilità [...] Vai alla recensione »
Leggere critiche a questo film è paradossale. I dialoghi sono eccellenti e l'attenzione alla sceneggiatura (finalmente!) lo eleva nettamente al di sopra di molti altri film italiani che restano sempre un po' incompiuti. La storia parte da un assunto già visto, la cena fra amici, ma si dipana in qualcosa di diverso e a tratti molto profondo.
Bisogna riconoscere a Paolo Genovese una buona capacità d'osservazione dei costumi sociali e qualcosa degli animi delle persone, o dei suoi protagonisti. Principalmente mi riferisco a The Place e a Perfetti sconosciuti, non avendo visto diversi altri suoi film. Con la sua cultura classica riesce a “sfruculiare” - termine volgare ma simpatico che può usarsi per stuzzicare, [...] Vai alla recensione »
Internet e i cellulari ci hanno cambiato la vita.Profondamente,radicalmente.Quando ero ragazzo e volevo sapere un'informazione, dovevo raggiungere casa,consultare l'enciclopedia TRECCANI, quella cartacea, la digitale ovviamente non esisteva ancora e forse avrei trovavo la risposta.Quando uscivo di casa,i miei mi chiedevano di fare perlomeno una telefonata, nell'arco della serata,per sapere [...] Vai alla recensione »
Non è proprio originalissimo diciamo la verità,queste cene tra amici o parenti che poi prendono una brutta piega sono televisivamente all'ordine del giorno. Di contro fa un certo piacere vedere pellicole concentrarsi quasi essenzialmente sui dialoghi e sulla bravura degli attori senza effetti speciali o ambientazioni da budget illimitato che spesso catturano l'attenzione [...] Vai alla recensione »
Film molto buono,non abbastanza cattivo per essere ottimo. Insomma,c'è comunque sempre un po' di indulgenza come nella miglior tradizione della commedia di casa nostra. La sceneggiatura è il pregio più evidente: l'idea di rappresentare cosa succederebbe se...è una bella ed originale trovata. I tempi sono quelli giusti e gli attori rendono come collettivo. [...] Vai alla recensione »
nulla di nuovo nella struttura della storia, che è teatrale da atto unico. alle solite, un gruppo di persone (parenti o amici) che pensano di conoscersi da anni si ritrovano in un posto per una ricorrenza; immancabilmente, un fatto scatenante (uno qualsiasi, in questo caso un gioco idiota) fa venir fuori rancori, tradimenti, incomprensioni, segreti, ecc.
Non andro' mai e poi mai a vedere sto horror -ho gusti delicati e non all'ingrosso, e non gradisco troppo e troppo da vicino l'orrore............... Ma lo segnalo attraverso questa bella recensione/presentazione di LETTERA 43, colta e per nulla banale, oltre che molto, molto letteraria. Volgere Altrove Le corna di Perfetti sconosciuti? Sono un film horror Su Whatsapp seppelliamo [...] Vai alla recensione »
Durante una semplice cena tra amici , i personaggi che appaiono differenti tra di loro prendono ( l' insana ) decisione di condividere i messaggi e le telefonate dei loro cellulari e durante il gioco , dei segreti anche perversi , vengono svelati , e questi segreti rendono la cena tra amici un disastro epocale , i rapporti vengono contaminati ( forse ) permanentemente , ed è [...] Vai alla recensione »
Tre coppie e un single si incontrano a cena per il consueto ritrovo tra amici. E’ prevista l’eclissi di luna per quella sera e c’è attesa per l’evento. Quando il discorso cade sulle identità che ognuno può nascondere viene proposto di fare un gioco; condividere con tutti ogni messaggio, notizia e notifica che arriva sul proprio telefono.
Trovo che il film sia molto ben recitato, ben diretto, sono state create delle situazioni che trasformano il sorriso in amarezza. L'argomento che da il "la" al film, il gioco di telefonini è scontato, non avebbe potuto portare ad altro che ad una situazione tale, tra l'altro, paradossalmente, l'unico che, alla fine, risolve il film è proprio colui che non ha nulla da nascondere, che, anzi, dimostra [...] Vai alla recensione »
Ognuno di noi vive tre vite contemporaneamente: una pubblica, una privita ed… una segreta ma e’ proprio quando quest’ultima diventa di pubblico dominio che si scopre la nostra reale personalita’ La commedia italiana torna finalmente alla ribalta, lontano dai grassi saturi dei cinepanettoni o delle sguaiate e scurrili-produzioni fagioli-basate, con la regia di Paolo Genovese ed un cast convincente [...] Vai alla recensione »
Campione d’incassi dopo Checco Zalone. Eccoci qua. “Perfetti Italiani direi”. Commediola brillante, simpatica, qualche buona battuta, risate (molto) amare. Un cast di tutto rispetto che tiene alta l’attenzione. Ah c’è anche lo sliding doors. Probabilmente il segreto di tanto successo è che si sono tutti immedesimati e l’effetto catartico ha fatto una [...] Vai alla recensione »
Il regista Paolo Genovese con gli altri sceneggiatori \ Filippo Bologna, Paola Mammini, Paolo Costella e Rolando Ravello / hanno dato vita ad una scrittura intrigante ed avvincente oltre che appassionante; per i contenuti proposti ed il modo. Un lavoro del genere, come tanti altri, non nasce all’improvviso. Ma, è frutto di una ricerca più o meno lunga, associata all’azione. [...] Vai alla recensione »
Il film per i primi 3/4 é scontato, poi ottimo. Tutti bravissimi, Giallini su tutti ermejo.. Una precisazione: gli analisti che fanno analisi sono i freudiani, le cui terapie durano anni e l'esito non é certo. Ad oggi esistono moooolte altre "terapie", di tipo cognitivo e/o comportamentale che sono brevi ed efficaci. Chi la pratica si chiama psicologo o psicoterapeuta e il percorso si chiama terapia. [...] Vai alla recensione »
Un film davvero di ottimo livello, da ogni punto di vista. Eccellente interpretazione da parte del cast, che contribuisce a coinvolgere il pubblico per tutta la durata del film, nonostante sia praticamente basato su un lungo dialogo tra amici seduti attorno ad un tavolo. Leggero e impegnato al tempo stesso, riesce a soddisfare le esigenze di tutte le categorie di spettatore.
Il modello "Le prenom" cioè amici chiusi in una stanza che si scannano è sempre una difficile sfida. difficile perchè servono una grande sceneggiatura e bravissimi attori, poichè il dialogo e le sfumature dei toni sono essenziali. un paluso anche al regista poichè nel mix riesce a mantenere il ritmo dal primo all'ultimo minuto.
Era da tempo che volevo vedere questo film e non posso che essere felice di esserci finalmente riuscito. Una commedia basata su di una valida e solida sceneggiatura... cosa rara di questi tempi sopratutto perché Italiana. Complimenti quindi agli autori che sono riusciti a creare, riuscendo nella difficle impresa di far ridere il pubblico in molte occasioni, a darci un profondo spaccato dei protagonis [...] Vai alla recensione »
Ci sono parecchi motivi per cui varrebbe la pena vedere questo film. In primis, è un valido film italiano, e lo è qualitativamente e oggettivamente, ben diretto, con attori capaci e, nella sua semplicità, non presenta lacune. In secondo luogo è un film meravigliosamente (e pericolosamente) attuale e reale. Dopo averlo visto, migliaia di coppie si guarderanno per un momento negli occhi e balzerà a [...] Vai alla recensione »
Genovese firma un'altra pellicola tratta dal sociale... un film fatto di macchiette all'Italiana che vorrebbe farci capire l'Italica società ormai persa nell'inutile. Un film sociale che per certi versi ricorda Polansky ma all'Italiana.... una pellicola che si avvale di ottimi attori tra cui i sempre-positivi Giallini Mastandrea,tuttavia il film non convince.
Genovese è in questo film più che mai in passato un assemblatore di pezzi di cinema di altri e di gag del repertorio degli attori del cast, senza alcuna originalità. Cinema brutto e senz'anima con un soggetto e una sceneggiatura imbastiti sui luoghi comuni più banali della nostra epoca. a titolo di esempio: 1 - è meglio scoprire un comune tradimento eterosessuale [...] Vai alla recensione »
Un gruppo di amici si ritrova per una cena in compagnia. Si decide di fare un gioco: si mettono tutti i telefonini sul tavolo e si risponde in vivavoce alle chiamate e si leggono ad alta voce i messaggi su whatsup. Il gioco non produrrà niente di buono. Dopo l'americano Carnage e il francese Cena tra amici e il successo del remake italiano Il nome del figlio, ecco un'altra pellicola [...] Vai alla recensione »
Me lo ero perso al cinema, ed allora ho deciso di comprarlo in dvd. Che dire, un film bellissimo, modernissimo, che riflette i tempi che viviamo e che mi ha lasciato decisamente soddisfatta. Cosa succederebbe se potessimo leggere i segreti che stanno sul cellulare altrui? E quali segreti nascondiamo noi stessi? La sceneggiatura (ma tutto funziona: regia, attori, montaggio.
Lo spunto è buono e anche il ritmo, l'idea moderna attualissima di mostrare la vita parallela che si svolge tra le persone e che coinvolge altri dentro un cellulare non può non tenere inchiodati gli spettatori. Il cast è ben diretto, tuttavia lo spessore nella sceneggiatura è fragile, i casi che si aprono non hanno una profondità dovuta, non c'è legame profondo tra le situazioni psicosociali dei protagonist [...] Vai alla recensione »
Il film nella prima parte sembra essere un'apologia dell'ipocrisia, nel senso che senza è impossibile vivere. . Nella seconda, toccato un fondo dal quale sembra impossibile risalire, la magia della parola fa affiorare verità e opera il miracolo. Eva (psicologa) che finalmente scopre di avere un marito come si deve.
Premetto che non apprezzo molto spesso i film italiani, ma per questa pellicola mi sono proprio dovuta ricredere! Credo che sia stata sviluppata davvero molto bene.. i dialoghi sono continui, non lasciano spazio a tempi morti o a banalità! Tra un discorso e l'altro (si parla di moltissimi argomenti: lavoro, figli, matrimonio, omosessualità, analisi.
Un cast d’eccezione per questo film di Genovese: Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Sonia Smutniak e Valerio Mastandrea. Particolarmente brillanti gli attori, più appannate le interpreti. Quattro coppie si riuniscono per la cena e qualcuno propone di mettere sul tavolo i rispettivi cellulari; così tutti possono vedere i messaggi che arrivano o rispondere [...] Vai alla recensione »
Fanno quasi tenerezza, i protagonisti di Perfetti sconosciuti, quando accusano gli oggetti tecnologici di aver modificato in peggio la loro vita. A volte sembra anche la tesi del regista, Paolo Genovese, ma non possiamo saperlo, visto che le frasi in questione sono messe in bocca a personaggi che sortiscono una magra figura. Fanno tenerezza perché si tratta della classica giustificazione demagogica per giustificare i propri limiti: tutti i segreti che via via vengono a galla a causa di messaggini e chiamate sarebbero comunque emersi nel giro di poco tempo grazie a indiscrezioni, chiacchiere, pettegolezzi e passi falsi (non si parlava infatti di villaggio globale, all'inizio dell'era tecnologica?).
Il telefono cellulare, nel cinema italiano, ha fatto la sua comparsa a cavallo tra anni Ottanta e Novanta, oggetto di paradossali risate per la sua ingombrante grandezza e bersaglio di sarcasmo in quanto status symbol. Verdone, da sempre osservatore di mode e comportamenti umani, lo faceva squillare persino al matrimonio di uno dei suoi "alias" in Viaggi di nozze, ma già qualche anno dopo - con i film di Gabriele Muccino - diventava un vero e proprio fattore ansiogeno (e dunque ritmico) del racconto.
A modo suo, Perfetti sconosciuti diventerà epocale, perché rappresenterà una tappa, non tanto della tecnologia mobile al cinema, quanto del nostro rapporto simbolico con i device elettronici (proprio quest'anno Tornatore ha cercato di produrre una riflessione filosofica sull'argomento in La corrispondenza, senza grandi risultati). Siamo pronti a scommettere che ci saranno remake all'estero, tanto ghiotta è l'idea di partenza.
Perché così tante pellicole italiane recenti sono ossessionate dall'incontro claustrofobico tra amici come momento di svelamento impudico, come eiezione dei rimossi ed esplosione virulenta delle frustrazioni?
La commedia italiana contemporanea, quando si vena di cattiveria e malinconia, rimanda all'epoca d'oro del filone. Lo fa anche Genovese, pur non avendo nulla a che spartire con i maestri per messa in scena e figure attoriali. Il suo merito, anzi, è di aver chiuso nella stessa stanza volti del cinema comico e facce da cinema d'autore, un mix simboleggiato da Edoardo Leo e Alba Rohrwacher, coppia improbabilissima ma proprio per questo riuscita.
Si tratta, con tutta evidenza, di un progetto che contiene il suo potenziale commerciale in questa stessa fusione. Se i recenti film di Rubini (Dobbiamo parlare) e Archibugi (Il nome del figlio) erano infatti segnati troppo chiaramente dall'appartenenza al milieu del cinema d'autore borghese, e - per quanto volontariamente pessimisti - finivano col parlare a un pubblico troppo predeterminato, la scommessa di Genovese è allargarlo a un rispecchiamento sociale ben più ampio.
Perfetti sconosciuti conta quindi sulla facilità di immedesimazione del pubblico, e sarebbe curioso poi monitorare eventuali emulazioni da parte di cene tra spettatori successive alla visione del film. Un meccanismo di suspense, insomma, in cui all'apparente spontaneità del dialogo si affianca un fuoco di fila di rivelazioni sempre più imbarazzanti.
Ognuno di noi ha una vita pubblica, una privata e una segreta» affermava, a ragione, Gabriel Garcia Marquez e ragionando su questa sacrosanta constatazione Paolo Genovese ha cotruito una delle commedie italiane più divertenti, ben recitate e ricche di trovate degli ultimi anni. Una sorpresa inaspettata perché raramente, anche dalle parti di Hollywood, si era vista una sceneggiatura così brillante (scritta [...] Vai alla recensione »
Metti, una sera a cena. Sette amici. Tre coppie e un single. E un «gioco» che irrompe inaspettato, rovinando l'incantesimo di una notte fatta per vedere un'eclisse lunare. Ciascuno mette in tavola il proprio cellulare giocando a carte scoperte, messaggi e telefonate senza segreti. L'idillio conviviale si spezza. Frantumando matrimoni, fertilizzando sospetti, rivelando tradimenti e armadi debordanti [...] Vai alla recensione »
Nell'arco di un anno o poco più ne abbiamo visti almeno tre di film italiani fondati sul medesimo stereotipo. Dobbiamo parlare di Sergio Rubini, I nostri ragazzi di Ivano De Matteo e Il nome del figlio di Francesca Archibugi. Stessa convenzione della cena come detonatore e rivelatore, stessa opposizione tra tipologie di personaggi, negli ultimi due casi persino gli stessi attori, Alessandro Gassmann [...] Vai alla recensione »
Cena con delitto. Il morto? La privacy. Arma del delitto, il telefonino. Fa piacere incontrare una volta ogni tanto una commedia italiana dotata di equilibrio tra satira sociale, struttura di scena, coralità. Superato l'improbabile accordo per un gioco al massacro (chi ci starebbe, veramente, a mettere per due ore il suo telefono alla mercé di moglie e amici intimi?), tre coppie ricevono sui cellulari [...] Vai alla recensione »
Pasto della sera; le vivande che lo costituiscono". Ovvero, "pasto della sera, e l'insieme delle vivande che lo formano". il dizionario non rende giustizia. Per trovare la dimensione conviviale, amicale, dunque sociale che altribuiamo comunemente alla cena, dobbiamo scendere (Treccani) al diminutivo cenetta o cenettina: "S'intende per lo più una cena allegra in compagnia di amici, e può essere anche [...] Vai alla recensione »