venerdì 29 gennaio 2016 - Celebrities
Carlo Verdone rappresenta non solo una fetta di storia del cinema italiano ma anche una parte di noi, del nostro modo di essere, del nostro passato e presente. Per chi è romano, poi, Verdone è un'istituzione, come lo è stato Alberto Sordi con cui, non a caso, il regista-attore-sceneggiatore ha lavorato ne In viaggio con papà e Troppo forte.
Nella sua carriera il regista ha vinto 9 David di Donatello, 8 Nastri d'argento e 3 Globi d'oro, non solo per la regia ma anche e soprattutto per la sceneggiatura e la recitazione.
Nato in una famiglia altoborghese, Carlo è grato tanto al padre, lo storico del cinema Mario Verdone, quanto alla madre per un'infanzia ricca di stimoli: "Ho avuto una mamma molto emotiva e intelligente che mi ha trasmesso il gusto dell'ironia e dell'osservazione. Mio padre, invece, mi ha insegnato il rigore", ha raccontato. Esempio del rigore del padre è la sonora bocciatura che il professor Verdone ha affibbiato al figlio all'esame di Storia del cinema.
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Fin da piccolo, ha ricordato Verdone, "ho dimostrato di avere una vena artistica e sono stato un malinconico. Per un lungo periodo sono andato a rifugiarmi sul terrazzo condominiale per fumare di nascosto e guardare il tramonto in silenzio". Quella malinconia avrebbe colorato tutti i suoi film, comprese le commedie apparentemente più leggere.
Dopo la maturità classica, la laurea in Lettere moderne e il diploma al Centro sperimentale di cinematografia, Carlo esordisce in televisione dove le sue caratterizzazioni fanno la storia di programmi come "Non stop". Debutta alla regia del lungometraggio con Un sacco bello proponendo una galleria di personaggi comici: il coatto Enzo, l'hippie Ruggero, il candido Mimmo, Don Alfio. I cosceneggiatori del film sono Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, il produttore nientemeno che Sergio Leone.
"Sergio era convinto che Un sacco bello fosse un piccolo capolavoro. Mi affidai al suo istinto, ed ebbe ragione. Quel film fece piazza pulita della vecchia commedia all'italiana", ha ricordato Verdone. Segue il successo di Bianco, rosso e Verdone, altra collezione di sketch basati su personaggi inventati dal regista-interprete, come Furio Zòccano, o l'emigrato italiano in Germania che torna a casa per votare.
Le sue caratterizzazioni partono sempre dalla voce, un dialetto o un'intonazione particolare, e dall'attenta osservazione dei tic e delle nevrosi piccolo borghesi degli italiani. Il suo talento per l'imitazione, coltivato già sui banchi di scuola, come l'attività svolta presso l'Opera dei Burattini di Maria Signorelli, confluiscono in quella comicità definita superficialmente "cabarettistica", in realtà radicata nella tradizione del varietà.
Il passaggio alla regia di commedie con una trama più tradizionale avviene con Borotalco, che il padre Mario considerava il film migliore del figlio. "Se non ci fosse stato il successo di Borotalco sarei rimasto 'quello che fa i personaggi'", ha detto Verdone. "Invece vinse cinque David di Donatello e una valanga di altri premi".
Borotalco è il primo esempio di centralità della figura femminile nella cinematografia di Verdone. "Con il femminismo la figura maschile viene retrocessa", ha ricordato. "Il tema della donna 'forte' e dell'uomo confuso e spesso imbranato sarà con Borotalco ed altri film a seguire un comune denominatore costante per molti anni". Grande è il suo amore per le donne, e le attrici. "Ho sempre considerato la donna un pianeta affascinante nel suo mistero. Quando una donna è forte lo è molto più dell'uomo. Quando una donna è noiosa lo è molto meno di un uomo", ha dichiarato Verdone. "Quasi tutte le mie attrici hanno ottenuto premi e riconoscimenti prestigiosi e per me questa è una gioia impagabile, perché prima della cura del mio ruolo, in ogni mio film, viene l'attenzione massima per loro".
Con Compagni di scuola arriva la svolta verso una comicità più amara. "La commedia ha saputo raccontare il Paese, la sua tragedia e i suoi drammi molto meglio del film drammatico. Mi riferisco a La grande guerra, Tutti a casa e Una vita difficile", ha detto Carlo. "La bravura degli sceneggiatori e del regista è capire fino a dove spingersi sul lato serio per poi rientrare nel tono leggero".
I film di Verdone raccontano alcuni tratti caratteristici della sua personalità, come l'ipocondria (Maledetto il giorno che t'ho incontrato) o il rapporto con la psicanalisi (Ma che colpa abbiamo noi), ma anche il lato dark del mondo dello spettacolo (Sono pazzo di Iris Blond, C'era un cinese in coma) che lui ben conosce o la crisi della famiglia (Al lupo, al lupo, L'amore è eterno finché dura, Sotto una buona stella) che fa parte della sua biografia: sposato nel 1980 con Gianna Scarpelli, madre dei suoi due figli Giulia e Paolo, è separato dal 1996. Questa gestione personalistica ricorda Nanni Moretti e Woody Allen, ma lo sguardo di Verdone è più vicino a quello dello spettatore comune che a quello dell'intellettuale impegnato, e i suoi personaggi sono spesso coatti di periferia (Troppo forte, Viaggi di nozze, Gallo cedrone) verso cui il regista-attore prova affetto e simpatia, così come le sue storie sono comuni a tutti, non limitate al ceto sociale dei privilegiati.
Nella sua carriera il regista ha vinto 9 David di Donatello, 8 Nastri d'argento e 3 Globi d'oro, non solo per la regia ma anche e soprattutto per la sceneggiatura e la recitazione (memorabile la sua interpretazione di Romano, a metà fra Ennio Flaiano e il Bagini di Io la conoscevo bene, ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino). Ha girato anche spot pubblicitari e videoclip (in omaggio al suo grande amore per la musica), ha doppiato Zorba ne La gabbianella e il gatto, è protagonista del documentario di Fabio Ferzetti Carlo!,
Con L'abbiamo fatta grossa, prodotto da Filmauro (Aurelio De Laurentiis subito mi disse: "Guarda che a me non interessa fare film che incassino meno di 15 milioni di euro!"), Verdone mette alla prova una nuova coppia comica composta, oltre che da lui, da Antonio Albanese, e crea con l'investigatore privato Arturo Merlino (come il mago) un'altra figura tenera e fallibile: l'ennesima maschera di Carlo il burattinaio.