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elabib
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venerdì 4 gennaio 2019
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bel film, peccato per il finale
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Piove su Roma e la pioggia bagna tutti: Vaticano, politica e piccoli malviventi... Tutti uniti nella città eterna e tutti coinvolti nel disfacimento morale della città.
Alla fine la pioggia sarà talmente tanta da non poter essere più contenuta e allagherà tutto...
Bel film per temi, ritmo, capacità degli sceneggiatori, del regista e degli attori (Favino su tutti).
Però è un film "nero" e il finale "buonista" l'avrei volentieri evitato (come qualche semplificazione di troppo), ma non si può avere tutto.
In ogni caso resta un bel modo per passare una buona serata e vedere un'ottimo prodotto italiano.
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Piove su Roma e la pioggia bagna tutti: Vaticano, politica e piccoli malviventi... Tutti uniti nella città eterna e tutti coinvolti nel disfacimento morale della città.
Alla fine la pioggia sarà talmente tanta da non poter essere più contenuta e allagherà tutto...
Bel film per temi, ritmo, capacità degli sceneggiatori, del regista e degli attori (Favino su tutti).
Però è un film "nero" e il finale "buonista" l'avrei volentieri evitato (come qualche semplificazione di troppo), ma non si può avere tutto.
In ogni caso resta un bel modo per passare una buona serata e vedere un'ottimo prodotto italiano.
Consigliato
ciao
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renatoc.
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sabato 7 luglio 2018
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e questa sarebbe l'italia?
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Veramente roba da piangere! Se l'Italia è quella descritta nel film, che da date storiche di fatti realmente accaduti tipo le le dimissioni di Silvio Berlusconi ed il subentro di Mario Monti a metà Novembre del 2011, c'è proprio da mettersi le mani nei capelli! Le collusioni tra politici e criminalità organizzata vengono descritte al massimo!
Ciò che è poco chiaro è cosa c'entrino in questo film le dimissioni di Benedetto XVI°, tra l'altro ambientate nel Novembre 2011 anzichè nel Febbraio del 2013!
Un particolare: Trovo veramente ottima l'interpretazione di Claudio Amendola nella parte di Samurai, apparentemente nessuna faccia da cattivo, non tradisce mai emozioni e come figura, anche se non
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Veramente roba da piangere! Se l'Italia è quella descritta nel film, che da date storiche di fatti realmente accaduti tipo le le dimissioni di Silvio Berlusconi ed il subentro di Mario Monti a metà Novembre del 2011, c'è proprio da mettersi le mani nei capelli! Le collusioni tra politici e criminalità organizzata vengono descritte al massimo!
Ciò che è poco chiaro è cosa c'entrino in questo film le dimissioni di Benedetto XVI°, tra l'altro ambientate nel Novembre 2011 anzichè nel Febbraio del 2013!
Un particolare: Trovo veramente ottima l'interpretazione di Claudio Amendola nella parte di Samurai, apparentemente nessuna faccia da cattivo, non tradisce mai emozioni e come figura, anche se non c'entra niente, mi ricordava molto Palmiro Togliatti! A parte una certa somiglianza fisica, anche Togliatti era una persona con i nervi molto saldi, che rispondeva sempre cortesemente a pacatamente agli attacchi dei giornalisti! Una qualità di cui gli do merito anche se non ero politicamente dalla sua parte!
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raysugark
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martedì 1 maggio 2018
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suburra
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Dopo il grande successo delle serie televisive, Romanzo Criminale e Gomorra infine il film ACAB: All Cops Are Bastards, Stefano Sollima va avanti alla ricerca dei nuovi progetti che possano stupire sempre di più il pubblico. Infatti è riuscito a realizzare un film incentrato sulla criminalità a Roma, dove diverse storie si intrecciano durante i 7 giorni, dal 5 Novembre al 12 Novembre, fino ad arrivare il giorno dell’apocalisse. Il titolo di questo progetto intrigante e soprattutto complesso è Suburra, tratto dal libro di Carlo Bonini (autore di ACAB: All Cops Are Bastards) e Giancarlo de Cataldo (autore di Romanzo Criminale). Stefano Sollima con il cast e il crew hanno lavorato così tanto, da aver compiuto un film con una qualità elevata da sorprendere immediatamente il pubblico e la critica.
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Dopo il grande successo delle serie televisive, Romanzo Criminale e Gomorra infine il film ACAB: All Cops Are Bastards, Stefano Sollima va avanti alla ricerca dei nuovi progetti che possano stupire sempre di più il pubblico. Infatti è riuscito a realizzare un film incentrato sulla criminalità a Roma, dove diverse storie si intrecciano durante i 7 giorni, dal 5 Novembre al 12 Novembre, fino ad arrivare il giorno dell’apocalisse. Il titolo di questo progetto intrigante e soprattutto complesso è Suburra, tratto dal libro di Carlo Bonini (autore di ACAB: All Cops Are Bastards) e Giancarlo de Cataldo (autore di Romanzo Criminale). Stefano Sollima con il cast e il crew hanno lavorato così tanto, da aver compiuto un film con una qualità elevata da sorprendere immediatamente il pubblico e la critica. Suburra ha catturato subito l’attenzione del pubblico e della critica, riuscendo a incassare più di 4 milioni di euro. La narrazione del film scorre in modo fluido, anche se bisognerebbe seguirlo senza interruzione dall’inizio alla fine per la complessità della storia. Il cast tra cui da Pierfrancesco Favino, Alessandro Borghi e Greta Scarano, sono riusciti a compiere delle performance magistrali. Infatti i protagonisti sono indimenticabili attraverso le loro espressioni, anche come interagiscono tra di loro senza avere alcuna pietà. Suburra riesce a mantenere la tensione così elevata, da sorprendere nei momenti più inaspettati. L’atmosfera di Suburra riesce a caratterizzare ancora meglio l’andamento della storia, dall’inizio alla fine senza distorcere la narrazione del film. Le musiche della band M83 riescono a legarsi, con le scene più fondamentali del film in modo uniforme.
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parsifal
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giovedì 15 febbraio 2018
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pioggia, sangue e denaro
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Nato dalla penna delll'esimio De Cataldo ( in tandem con Bonini), scrittore contemporaneo autore di Romanzo Criminale , magistrato e narratore del degrado urbano , diretto dall'ottimo Stefano Sollima, regista della serie Romanzo Criminale e di Gomorra, il suddetto film è un crudo e , a tratti lancinante, spaccato ( ovviamente in chiave romanzesca) della realtà attuale nella Città Eterna. Vicende del sottobosco urbano si incrociano, magicamente e narrate con evidente maestria, portando a galla particolari e dettagli che fanno luce sul degrado attuale. L'impianto narrativo può indubbiamente ricordare alla lontana le narrazioni visive di Kurosawa( IL richiamo all'arrivo imminente dell'Apocalisse e la pioggia incessante che fa da collante narrativo sono indiscutibilmente due elementi che richiamano il modus agendi del Maestro giapponese).
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Nato dalla penna delll'esimio De Cataldo ( in tandem con Bonini), scrittore contemporaneo autore di Romanzo Criminale , magistrato e narratore del degrado urbano , diretto dall'ottimo Stefano Sollima, regista della serie Romanzo Criminale e di Gomorra, il suddetto film è un crudo e , a tratti lancinante, spaccato ( ovviamente in chiave romanzesca) della realtà attuale nella Città Eterna. Vicende del sottobosco urbano si incrociano, magicamente e narrate con evidente maestria, portando a galla particolari e dettagli che fanno luce sul degrado attuale. L'impianto narrativo può indubbiamente ricordare alla lontana le narrazioni visive di Kurosawa( IL richiamo all'arrivo imminente dell'Apocalisse e la pioggia incessante che fa da collante narrativo sono indiscutibilmente due elementi che richiamano il modus agendi del Maestro giapponese). Incontriamo personaggio come Sebastiano ( fulgido Elio Germano) , organizzatore di feste in ambito altolocato, pavido e opportunista, sempre pronto a cogliere l'occasione per aumentare le proprie entrate che, suo malgrado, assisterà al suicidio del padre. Di conseguenza, inaspettatamente, verrà contattato da un clan di zingari usurai con i quali l'anziano genitore era indebitato e sarà costretto dal capoclan Manfredi ( Adamo Dionisi) a fare ciò che gli verrà ordinato,,Verrà usato come una pedina per arrivare all'onorevole Malgradi( inappuntabile Favino) , apparentemente senza macchia, ma con una grave colpa sulla coscienza e un gran brutto vizio, del tutto inadatto ad un personaggio come lui. Lo scopo è quello di arricchirsi grazie ad un ambizioso progetto di riqualificazione del territorio di Ostia; alberghi di lusso, ristoranti stellati, case da giochi , beauty farm. La cosa , ovviamente , fa gola a molti e nessuno vuole farsi da parte; non Numero Otto, boss locale giovane e spietato ( talentutoso A.Borghi) tantomeno il Samurai (C.Amendola)i, il re di Roma per eccellenza e men che meno altri comprimari che affollano la narrazione. Una guerra senza quartiere, con protagonisti e comparse, all' insegna dell'avidità e della crudeltà più efferata, usata per arrivare fino in fondo , senza scrupoli di sorta. Non ci saranno nè vincitori nè vinti, ma solo un immenso , sconfinato degrado senza fine. Narrazione fluida ed avvincente, ottimi interpreti, all'altezza del ruolo, forse qualche pecca di credibilità nel finale. Ma resta comunque il fatto che il suddetto film è uno dei più rappresentativi degli ultimi anni, anche se strizza l'occhio alle grandi platee.
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supersantos
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lunedì 13 novembre 2017
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gli intrallazzi di roma capitale
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IL finale non è particolarmente convicente,alla ricerca del colpo di scena e di sparizioni "punitive" ma narrativamente poco studiate nei dettagli,fin troppo facili se mi è concesso il termine.
La corruzione politica ha sempre il suo "appeal" c'è poco da fare ,a parte questo Solima utilizza la fotografia come meglio non si potrebbe per aggiungere quell'indispensabile tocco "Noir".
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IL finale non è particolarmente convicente,alla ricerca del colpo di scena e di sparizioni "punitive" ma narrativamente poco studiate nei dettagli,fin troppo facili se mi è concesso il termine.
La corruzione politica ha sempre il suo "appeal" c'è poco da fare ,a parte questo Solima utilizza la fotografia come meglio non si potrebbe per aggiungere quell'indispensabile tocco "Noir".
Sotto questo aspetto il lavoro svolto è impeccabile.
Tuttavia mi è sembrato che L'azione (intesa come proprio come scontri fisici) abbia preso spesso il sopravvento sulla parte politica del sistema che avrei voluto fosse snocciolata in maniera più esaustiva.
Insomma per usare termini spiccioli c'è molto fumo e poco arrosto e quei dettagli alla "Gomorra" (il film non la serie) per capire come funzionano certi sistemi, mancano e non poco.
Un prodotto interessante,con una confezione versione deluxe ma privo di quell'anima profonda che prodotti del genere dovrebbero avere.
Bravi gli attori.
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valterchiappa
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martedì 24 ottobre 2017
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il malaffare diventa prodotto di serie
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C’è un genere in cinematografia che a ragione può definirsi tipicamente italiano, perché dalla storia o dalla cronaca del nostro paese attinge materia inesauribile: è quello che si incentra su tutte le declinazioni dell’italico malaffare.
Quando eravamo un popolo di persone semplici, erano solo racconti di guardie e ladri: un commissario fascinoso e malinconico, bande organizzate alla bell’e meglio, rapine, spaccio, violenza da guappi, criminalità spiccia. Erano i “poliziotteschi” degli anni ’70, B-movies realizzati con pochi metri di pellicola e tanto talento: arditi movimenti di macchina, il montaggio serrato, le colonne sonore di Franco Micalizzi, perle che un cinefilo d’oltreoceano, Quentin Tarantino, ha saputo riportare alla luce.
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C’è un genere in cinematografia che a ragione può definirsi tipicamente italiano, perché dalla storia o dalla cronaca del nostro paese attinge materia inesauribile: è quello che si incentra su tutte le declinazioni dell’italico malaffare.
Quando eravamo un popolo di persone semplici, erano solo racconti di guardie e ladri: un commissario fascinoso e malinconico, bande organizzate alla bell’e meglio, rapine, spaccio, violenza da guappi, criminalità spiccia. Erano i “poliziotteschi” degli anni ’70, B-movies realizzati con pochi metri di pellicola e tanto talento: arditi movimenti di macchina, il montaggio serrato, le colonne sonore di Franco Micalizzi, perle che un cinefilo d’oltreoceano, Quentin Tarantino, ha saputo riportare alla luce.
Oggi il racconto del malaffare è diventato un business. La diffusione di quella fiction che è l’informazione da web ha illuso l’utente di accedere alle stanze dei bottoni, di gettare luce sulle trame oscure che tessono i destini dei popoli, creando interesse morboso per le perverse quanto ipotetiche connessioni fra i poteri di ogni tipo. Nelle nuove trame i delinquenti da strada sono diventati così gli infimi pedoni in una scacchiera immensa, terminali di una rete dalla maglia intricatissima, che allo spettatore, con accorto sensazionalismo, si fa credere che venga svelata. I suoi profondissimi quanto ipotetici gangli, Mafia, Massoneria, Stato, Chiesa, i poteri forti dell’economia diventano prodotti di un processo di deificazione negativa, in cui riporre le cause di ogni male della società. Non da escludere inoltre, fra i motivi di tanto successo, il fascino inconfessabile che questo tipi di criminali esercitano. Non più bulli di borgata, non più padrini con la coppola, ma uomini gaudenti, immersi nella bella società ed in ogni tipo di tentazione mondana: soldi, droga, donne bellissime. A questo ci hanno insegnato a mirare la cultura imperante e gli ultimi decenni della vita politica.
Film come “Gomorra” e “Romanzo criminale” hanno aperto nuovi scenari, anche per le intrinseche qualità artistiche. Ma non è ai capistipite che dobbiamo riferirci, per valutare un film come “Suburra”, ma piuttosto alle serie televisive che hanno seguito, come romanzi di appendice, sia il film di Matteo Garrone che quello di Michele Placido. Perché “Suburra”, prima che un’opera artistica, come le serie Tv, è un prodotto di largo consumo. E non è un caso che, come le serie Tv, sia diretto dallo stesso regista, Stefano Sollima.
Già nel titolo assonante, “Suburra” si inserisce nella traccia di “Gomorra” (il prossimo, magari un film sulle tangenti, potrebbe lecitamente chiamarsi “Caparra”). Rispetto ai film degli anni ’70 rimane un elemento comune, funzionale da sempre all’efficacia della narrazione: la precisa contestualizzazione geografica. Non più “Napoli a mano armata”, ma nemmeno le vele di Scampia e le case “sgarrupate” dell’hinterland napoletano; messa a fuoco è l’opulenza della Capitale, la città che, come scrisse De Gregori, “è una cagna in mezzo ai maiali”, Roma con i suoi multiformi scenari, dagli aulici resti della Grande Bellezza al degrado delle periferie, dove troneggia volgare la ricchezza degli zingari o dei boss del litorale.
Un titolo – etichetta, un soggetto di largo gradimento, uno sfondo in cui identificarsi, tutti elementi di un marketing accuratissimo. “Suburra”, sia bene inteso, è ottimamente confezionato. La regia è sapiente, il ritmo incalzante; in evidenza soprattutto la fotografia, in un film che sceglie il nero come colore dominante. Ma è la ragione più che l’estro a pesare gli ingredienti. Tutto sa di mestiere, più che di talento. Ciò appare evidente nella scrittura: personaggi (triste dirlo) ormai stereotipati come il politico corrotto, o dal taglio fumettistico anche nel nome, come l’improbabile boss chiamato “Numero 8”; situazioni già viste, enfasi impropria, finale poco fantasioso. Per contro aggiornatissimo è l’intreccio delle connessioni, che unisce le dimissioni di Berlusconi a quelle di Ratzinger (addirittura), i clan dei rom e la malavita di Ostia, escort e PR. Tutto quasi da prima pagina.
In tanta dovizia di mezzi, anche il cast è di livello. Ma si sa, il prodotto di massa può essere di ottima qualità, ma non ammette eccellenze, appiattisce tutto.
E così Elio Germano, nella parte di un uomo viscido e vile, non brilla come al solito. Alessandro Borghi, pur confermandosi superlativo nei ruoli estremi, viene racchiuso in un personaggio angusto come “Numero 8”; eppure in “Non essere cattivo”, avevamo visto quanto possa essere stratificata la sua recitazione. Pierfrancesco Favino mette a frutto il suo mestiere con un accurato lavoro sullo sguardo e la postura, tratteggiando efficacemente i tratti, tutti negativi, del politico protagonista della storia. Adamo Dionisi, nel ruolo del boss di etnia rom, è perfettamente nella parte. Però è Greta Scarano la più brava, cogliendo a pieno l’occasione datagli dal personaggio meglio disegnato dagli autori. Imbarazzante per contro Claudio Amendola: l’espressione che ostenta in tutto il film, l’unica, dovrebbe rappresentare il gelido distacco di un uomo incallito nel male, ma ricorda più il torpore seguente a una abbondante amatriciana. Da ultima citiamo la stellina della fiction Giulia Elettra Gorietti che fa il suo: dispensa bellezza e nudità. Ma sappiamo come anche questi siano ingredienti fondamentali di un certo tipo di merce.
“Suburra” avrà successo, è fatto per piacere, e sarà un successo meritato, perché in ogni caso fa trascorrere 2 ore piacevoli. Porterà denaro nella asfittiche casse del nostro cinema. Venderà all’estero. Aprirà le porte ad una serie TV e Stefano Sollima sarà lì pronto, dietro la macchina da presa. Ma proprio per questo, perché avrà davanti a sé anni di TV, questa volta poteva provare a girare un film.
Voto: 6+
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dandy
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domenica 8 ottobre 2017
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roma capoccia sempre più storta....
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10 anni dopo "Romanzo ciminale",un'altra epopea di criminali alti e bassi nella capitale,sempre tratta da un libro di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini.Solo che stavolta le vicende sono ambientate nel 2011.Sollima sfronda abbondantemente il romanzo(in vista della futura serie tv),e cerca una via di mezzo tra esigenze spettacolari e denuncia civile.Riuscendo egregiamente nella prima.I molti personaggi non appesantiscono la storia,la confezione è magistrale(con fotografia di Paolo Carnera) e le sequenze d'azione non hanno nulla da invidiare ai polizieschi d'oltreoceano(magistrale la sparatoria al supermercato,che ricorda "Carlito's way" e "The mission").
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10 anni dopo "Romanzo ciminale",un'altra epopea di criminali alti e bassi nella capitale,sempre tratta da un libro di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini.Solo che stavolta le vicende sono ambientate nel 2011.Sollima sfronda abbondantemente il romanzo(in vista della futura serie tv),e cerca una via di mezzo tra esigenze spettacolari e denuncia civile.Riuscendo egregiamente nella prima.I molti personaggi non appesantiscono la storia,la confezione è magistrale(con fotografia di Paolo Carnera) e le sequenze d'azione non hanno nulla da invidiare ai polizieschi d'oltreoceano(magistrale la sparatoria al supermercato,che ricorda "Carlito's way" e "The mission").Ma di coraggio vero non ce n'è:le allusioni alle dimissioni di Papa Benedetto,al clan Casamonica,e alla caduta di Berlusconi restano tali.Non si fanno nomi e le scene più "scorrette"(il politico "minore" che fa festini con droga e minorenni;la protesta finale davanti a Montecitorio,con tanto di Presidente[che non si vede]in fuga sul macchinone)sono facili e scontate.Come la pioggia metaforica che incombe per quasi tutto il film e alla fine fa straripare le fogne.Invadenti le musiche degli M83.Ottimi gli attori.Favino è magistrale;Amendola,in sordina,dimostra di saper ancora recitare anche dopo anni di "Cesaroni" ed altra spazzatura simile;Germano è perfetto nel ruolo di un vigliacco sempre più esasperato e destinato ad esplodere;Dionisi è un cattivo che resta impresso,già solo per la faccia.Più stereotipati i personaggi di Numero 8 e della fidanzata Viola,anche se sempre ben interpretati.Jean Hugues Anglade è il cardinale Berchet.Come il film di Placido del 2005,un discreto prodotto d'intrattenimento.
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filippo catani
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giovedì 29 settembre 2016
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perversione capitale
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Nella settimana che porterà alle dimissioni di Benedetto XVI si intrecciano a Roma le storie e gli affari di personaggi che hanno a che fare con la politica, le feste e il malaffare.
Sollima non delude le attese e dopo la serie cult Gomorra ci regala un ottimo film che "sguazza" nel marcio e nel putrido che si annida nella capitale e all'ombra dei palazzi del potere. Attraverso il suo stile asciutto incentrato soprattutto sulla caratterizzazione dei personaggi, il regista ci restituisce una realtà decadente fatta di festini, droghe, appalti, scambi di favori, criminalità dal più basso al più alto livello e il tutto nel disinteresse generale e nella consapevolezza di coloro che entrano nella ristretta cerchia del potere.
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Nella settimana che porterà alle dimissioni di Benedetto XVI si intrecciano a Roma le storie e gli affari di personaggi che hanno a che fare con la politica, le feste e il malaffare.
Sollima non delude le attese e dopo la serie cult Gomorra ci regala un ottimo film che "sguazza" nel marcio e nel putrido che si annida nella capitale e all'ombra dei palazzi del potere. Attraverso il suo stile asciutto incentrato soprattutto sulla caratterizzazione dei personaggi, il regista ci restituisce una realtà decadente fatta di festini, droghe, appalti, scambi di favori, criminalità dal più basso al più alto livello e il tutto nel disinteresse generale e nella consapevolezza di coloro che entrano nella ristretta cerchia del potere. Il film si impernia su un cast tostissimo che ha la sua punta di diamante in Pierfrancesco Favino che regala una parte da brividi insieme ad Amendola. Forse l'unico appunto potrebbe essere fatto per il finale ma forse quì si paga l'impossibilità di dilungarsi troppo nel racconto come sarebbe stato per una serie tv e quindi bisognava chiudere. Un film nero, scuro ma che fa riflettere sulle tante e troppe trame celate dietro e dentro agli ingranaggi del potere.
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iuriv
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giovedì 22 settembre 2016
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l'inquietante roma.
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Sollima descrive la zona grigia del potere romano cercando di racchiudere in un unico racconto tutte le gerarchie che lo compongono: dall'influente parlamentare fino all'ultimo dei teppisti.
Ne viene fuori un racconto frammentato, inizialmente simile a un intreccio di episodi indipendenti e che solo nella seconda parte trova il suo centro gravitazionale, capace di aggregare una materia peraltro piuttosto fluida.
Questo approccio concede al regista (molto competente nel genere) l'indubbio vantaggio di gestire a piacimento i ritmi narrativi. Il rovescio della medaglia, però, sta negli stereotipi nei quali sono costretti i personaggi.
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Sollima descrive la zona grigia del potere romano cercando di racchiudere in un unico racconto tutte le gerarchie che lo compongono: dall'influente parlamentare fino all'ultimo dei teppisti.
Ne viene fuori un racconto frammentato, inizialmente simile a un intreccio di episodi indipendenti e che solo nella seconda parte trova il suo centro gravitazionale, capace di aggregare una materia peraltro piuttosto fluida.
Questo approccio concede al regista (molto competente nel genere) l'indubbio vantaggio di gestire a piacimento i ritmi narrativi. Il rovescio della medaglia, però, sta negli stereotipi nei quali sono costretti i personaggi.
Tutti negativi (e senza nessuna compensazione) i protagonisti compiono le azioni perché imposte loro dal ruolo: manca una motivazione derivante da una ricerca profonda nei loro caratteri.
Il risultato di tutto ciò è un film godibilissimo, che occupa bene il tempo e lascia discretamente soddisfatti, anche grazie alla colonna sonora degli M83.
Però, se l'obbiettivo era quello di costruire un'opera che restasse, forse è stato mancato. Suburra evapora subito dopo la visione, incapace di rimanere ancorato al cuore a causa dell'assenza di qualche personaggio impattante.
Tuttavia, se si vuol passare un paio d'ore in compagnia di un buon film, una occasione se la merita.
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cavedano
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martedì 7 giugno 2016
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sollima mi piace
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Reduce da Romanzo Criminale e da Acab il regista si conferma un vero talento con questo film. Eccellente l,interpretazione di Adamo Dionisi nel personaggio di Manfredi
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