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Battaglia a colpi di protagonismi fra attori che fanno le celebrità e celebrità che fanno gli attori, jeu de massacre fra attori che si vestono e si spogliano in continuazione dei loro stessi personaggi, continuo uscire dal palcoscenico e dal teatro per entrare nella realtà/spettacolo della strada e viceversa: questo in sintesi l'ultimo film di Gonzalez Iñarritu. Il regista messicano, con il suo stile inconfondibile (pianisequenza con steadycam a rincorrere e incrociare i personaggi e montaggio fluido), narra la vicenda di un attore diventato famoso solo per passati blockbuster dove ha vestito i panni di un supereroe dei fumetti che cerca di riscattarsi con del teatro impegnato. Ma il primo a non crederci è lui stesso.
Film tutto ritmo, con in colonna sonora una batteria che si fa personaggio a sua volta, grande prova di attori che giocano a superarsi, sia nel film girato che nella finzione filmica, e grande prova della scrittura, che scolpisce i personaggi caricandoli anche di un'autroironia distruttiva. Facendo parte di un macrogenere vecchio quanto il cinema (il cinema sugli attori e sul rapporto verità-finzione, il cinema nel cinema e il teatro nel teatro), il film dice poco di nuovo e che non si sia già visto. Ma innegabilmente lo dice bene.
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