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Marcielle, detta Tielle, ha tredici anni e vive con la famiglia in un'isola della foresta amazzonica. Le uniche realtà che conosce sono la sua casa su palafitte dove tutti dormono nella stessa stanza, l'acqua e la foresta incontaminata dell'Amazzonia, la scuola, la chiesa e il negozio dove ci si fornisce di quello che serve. Non ci sono fughe possibili, nella sua vita, se non nelle chiatte che solcano il fiume sulle quali le ragazze giovani e belle come Tielle possono far su un pò di soldi (in quale modo è facile capirlo). A casa si dorme tutti insieme sulle amache, ma quando l'amaca di Tielle si rompe suo padre la ospita volentieri nel suo letto, e nessuno può dire niente perché non c'è niente da dire. Né si può dire qualcosa quando il padre va a caccia nel fitto della foresta amazzonica portando con sé come aiuto la sola Tielle. Il grande pregio di questa storia di abusi sui minori è che la regista parla della violenza senza mostrarla mai direttamente, ma facendone capire molto bene le caratteristiche e la sua inamovibilità. La violenza in famiglia c'è e non si discute, è vista come un fatto naturale che non si cambia. E nemmeno la polizia locale riesce a fare molto per aiutare Tielle. La ragazzina dovrà aiutarsi da sola, e lo farà con molto coraggio e molta determinazione. Tanta bellezza (la natura incontaminata dell'Amazzonia e la stessa Tielle, la bellissima giovane attrice Jamile Correa) convive con altrettanta violenza: ma il film apre alla speranza, e questo è un altro suo pregio.
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