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Sharunas Bartas è regista che non piace a molti, per la lentezza dei suoi film, dai quali la parola brilla per la sua assenza, e per il tono meditativo delle sue immagini, che affondano in una natura illustrata con un affetto quasi religioso. Ma questo suo film, molto profondo e toccante, è diverso. Qui il regista lituano si presenta in prima persona e parla, molto, scosso dal dolore che la vita gli ha inflitto: una sua figlia, la 24enne attrice lituana Ina Marija Bartaité, nel 2021 è stata uccisa da un pirata della strada. E così questo padre, dal volto scavato e segnato come quello di un Cristo scolpito nel legno, in compagnia della sua figlia minore Una Marija (personaggio di una bellezza e di una malinconica sincerità che commuovono), va a vivere nel povero villaggio messicano di Ventanilla, nei luoghi dove la figlia aveva scelto di vivere, e ne cerca, lui non credente, le tracce del suo lieve passare. Lui e la figlia più piccola cercano di trovare, nelle piante osservate con cura e negli animali amati con fervore religioso, ciò che resta della figlia morta, in un percorso doloroso ma mai disperato, triste ma nutrito di un pianto lieve e sommesso. Un film toccante, di un umanesimo integrale, lontanissimo dai nostri giorni caotici e disintegrati, ma così ricco e così vero da farsi lezione magistrale per chiunque debba confrontarsi all'improvviso con il dolore di una perdita devastante.
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