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Finalmente si ritorna a fare vero cinema ! Cos'è infatti il cinema se non entra anche nel cervello, nella mente, psiche metafisica del regista e dei protagonisti ? Rimane poco più che teatro o rarrazione su celluloide (oggi digitalizzata). Non m si venga a dire che i postmoderni famigerati "effetti speciali" al computer siano di per sé metacinematografia : nossignore ! Al massimo è mero virtuosismo computerizzato, che piacerà anche ai giovani, ma che li "educa" al pessimo gusto. Inàrritu fu da sempre regista speciale, già metafisico ad iniziare dagli esordi (con "21 grammi"). A me pare che egli sia in continua ascesa qualitativa rispetto suoi film d'esordio che non mi facevano impazzire. Con questo Birdman, egli ha fatto centro due volte: sia come regista, sia come evidenziatore-critico dei fenomeni sociali postmoderni. > Vedi certa idiozia livellatrice del business televisivo-cinematografico, o gli onnipervasivi socialnetwork che altro non fanno che omolgare al livello più basso l'umanità globalizzata, sempre più nevrotica-dissociata. Non sto a rinarrare la storia del fim che è stata descritta molto bene dal critico Paolo Casella. Vale però la pena evidenziare alcune cose molto riuscite in questo quasi-capolavoro: a) lo squallore del mondo dei serials TV e cinematografici con infinite seconde, terze, quarte riedizioni tutte un pò diverse, ma sempre più scadenti del primo "successo" in giù (v. Batman al quale Inàrritu ovviamente si ispira). b) Lo squallore inumano delle metropoli, non solo made in USA, ma tutte quante identiche un pò ovunque nel mondo globalizzato, cioè, dei non-luoghi nevrotici, templi postmoderni dell'alienazione umana. c) Il cinismo e l'arrivismo ad ogni prezzo: se oggi non appari almeno sullo schermo TV, o comunque sul proscenio, non sei proprio nessuno: poco importano le tue vere qualità o qualifiche. d) I ritmi sempre più frenetici fine a sé stessi: il fare per il fare, per non pensare mai veramente. e) Infine il narcisismo sempre più dilagante, non solo nel mondo dello spettacolo, ma in ogni ambito. Civilità egotica, cinica, sempre più rampante, ma senza vero obiettivo: da cui la banalizzazione totale dei rapporti sia amorosi, sia famigliari, semmai si posa ancora parlare di vera "famiglia".
È chiaro che Inàrritu ha messo molta carne al fuoco, forse troppa. Però direi che ci è riuscito comunque proprio perché ha riacceso il meta-cinema dei grandissimi registi del passato: Eisenstein, Bunuel, Bergman, Fellini, Altman, Von Trier; ecc..
Inarritu ha l'indubbio merito di essersi riappropriato del mezzo cinematografico come gli competerebbe in sé: purtroppo oggi il cinema si è dileguato, diluito all'infinito nelle banalità dei serial ad effetti "speciali" solo autoriferiti. Sia chiaro: anche lui usa gli effetti speciali virtuali, ma se ne serve da vero artista, finalizzandoli all'esaltazione della narrazione, mai in modo autoriferito.
Se non fosse un po' ridondante gli avrei dato cinque stelle; però un bel quattro ci sta tutto !
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