lugyz
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lunedì 19 gennaio 2015
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semplicemente eccezionale.
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Candidato a 9 Oscar. Naturalmente. Una semplice ed imperfetta al punto giusto opera d'arte, che vuol andare controcorrente sia nel messaggio che nei modi. Un'opera intelligente, ironica, surreale in maniera adatta, e ricca di valore artistico. La fotografia è pensata e realizzata in maniera perfetta, intraprendente e coinvolgente privando lo spettatore di quella sensazione di essere l'osservatore onnisciente e catapultandolo all'interno del film, come se fosse un membro della crew, dietro le quinte, capace di vivere l'ambiente, cogliere l'atmosfera e comprendere le difficoltà della situazione. I cambi di scena sono talmente fluidi da sembrare ovvi, ma ovvi, se possibile, nel senso giusto. Michael Keaton assolutamente da Oscar, se non fosse capitato nell'anno di Eddie Redmayne e Benedict Cumberbatch, la statuetta sarebbe stata sua di diritto, senza dubbio alcuno.
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Candidato a 9 Oscar. Naturalmente. Una semplice ed imperfetta al punto giusto opera d'arte, che vuol andare controcorrente sia nel messaggio che nei modi. Un'opera intelligente, ironica, surreale in maniera adatta, e ricca di valore artistico. La fotografia è pensata e realizzata in maniera perfetta, intraprendente e coinvolgente privando lo spettatore di quella sensazione di essere l'osservatore onnisciente e catapultandolo all'interno del film, come se fosse un membro della crew, dietro le quinte, capace di vivere l'ambiente, cogliere l'atmosfera e comprendere le difficoltà della situazione. I cambi di scena sono talmente fluidi da sembrare ovvi, ma ovvi, se possibile, nel senso giusto. Michael Keaton assolutamente da Oscar, se non fosse capitato nell'anno di Eddie Redmayne e Benedict Cumberbatch, la statuetta sarebbe stata sua di diritto, senza dubbio alcuno. Zach Galifianakis dimostra di essere un attore di tutto rispetto, con un personaggio che gli si addice, e che probabilmente è fin troppo facile per lui, lo riempie però e colma il film di un certa spensieratezza e stupidità che non stona affatto. Edward Norton da standing ovation, un ruolo cucitogli addosso. La vera rivelazione però rimane Emma Stone, le viene dato poco tempo sullo schermo, ma lo utilizza in maniera straordinaria donandoci minuti intensi e un'interpretazione che obbliga l'Academy a nominarla per gli Oscar e che le da non poche possibilità di portare a casa la Statuetta Dorata. Al di fuori dell'aspetto tecnico la cosa più sensazionale del film rimane il messaggio. Un messaggio importante, un urlo di protesta, contro la strumentalizzazione del talento e dell'immagine di artisti di livello, utilizzati nei riadattamenti cinematografici di Graphic Novel, che nessuno conosceva in realtà ma delle quali tutti sono un po esperti in quella manciata di minuti prima che si spengano le luci. Privando così l'opera iniziale e gli interpreti di ogni valore artistico a discapito delle statistiche del botteghino. Una tristezza unica. L'allontanamento delle masse dall'arte, dal teatro e dalle interpretazioni emozionati per dirottarle verso effetti speciali fantastici ma privi di significato, verso pseudo-uomini da sogno ma privi di messaggio, verso insomma una globalizzazione del pensiero verso la perdita dei veri valori artistici a discapito dell'intrattenimento vuoto. Questo film denuncia tutto ciò in maniera fine ed elegante risvegliando in noi un barlume di dissenso, rinsavendoci così da poter distinguere gli sforzi dell'arte vera da un semplice prodotto del mercato.
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[+] complimenti!!! ottima recensione
(di filippotognoli)
[ - ] complimenti!!! ottima recensione
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jonny
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sabato 10 novembre 2018
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capolavoro
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Alejandro Gonzalez inarritu si dà alla commedia firmando un capolavoro Birdman.Il film racconta la storia di Riggan Thompson attore che dopo il successo avuto per l'interpretazione di Birdman(Cinefumetto)si dà al teatro creando uno spettacolo a Broadway;il suo obbiettivo è di scrollarsi di dosso l'immagine di attore scarso capace di recitare solo con una maschera addosso. Il film è un concentrato di nervosismo,originalitá,fantasia,il reale si mischia col surreale in maniera perfetta,non stona per niente. Subito veniamo capultati nel mondo di Riggan e il suo alter ego Birdman che hanno vedute diverse,Riggan vuole finalmente scegliere di fare arte cioè uno spettacolo di qualitá dove mette fatica,sudore mette in gioco sè stesso,invece Birdman rinnega la scelta di Thompson poteva scegliere di fare un reality o un altro film su birdman,scegliere la via del commerciale che non contempla l'arte ma conquista la fama e la ricchezza facendo pochissimo sforzo.
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Alejandro Gonzalez inarritu si dà alla commedia firmando un capolavoro Birdman.Il film racconta la storia di Riggan Thompson attore che dopo il successo avuto per l'interpretazione di Birdman(Cinefumetto)si dà al teatro creando uno spettacolo a Broadway;il suo obbiettivo è di scrollarsi di dosso l'immagine di attore scarso capace di recitare solo con una maschera addosso. Il film è un concentrato di nervosismo,originalitá,fantasia,il reale si mischia col surreale in maniera perfetta,non stona per niente. Subito veniamo capultati nel mondo di Riggan e il suo alter ego Birdman che hanno vedute diverse,Riggan vuole finalmente scegliere di fare arte cioè uno spettacolo di qualitá dove mette fatica,sudore mette in gioco sè stesso,invece Birdman rinnega la scelta di Thompson poteva scegliere di fare un reality o un altro film su birdman,scegliere la via del commerciale che non contempla l'arte ma conquista la fama e la ricchezza facendo pochissimo sforzo.Attraverso il personaggio di Riggan/Birdman inarritu fa una critica alla societá moderna che non apprezza più l'arte ma invece preferisce un film fatto male ma con due supereroi che si picchiano per due ore, fa un discorso su cosa alla fine vuol dire diventare famoso nel epoca dei social. È un film che inarritu fa con rabbia perché rispecchia un po il suo lavoro:dirigere un film di supereroi diventando famoso nel grande pubblico ma odiato dalla critica oppure fare un film di qualitá con un significato profondo e complicato che però incasserà poco sará apprezzato dalla critica ma snobbato dal pubblico;in questo film inarritu mischia le due creando un capolavoro. Il cast è fatto da interpretazioni formidabili e personaggi scritti molto bene. Naomi Watts come sempre è fantastica ed Edward Norton ha tra le mani un personaggio bellissimo,costantemente sopra le righe lui finge nella vita reale ma vuole essere il più vero possibile sul palcoscenico;Emma Stone è bravissima ci regala alcune scene che hanno un grandissimo impatto drammatico sul film;Michael keaton molto bravo, per me meritava l'oscar come miglior attore protagonista. A livello tecnico il film è perfetto,i piani sequenza di inarritu calzano a pennello con gli spazi ristretti del dietro le quinte,ci fanno capire come funziona uno spettacolo mostrandoci quello che di solito non vediamo e poi ci fa percepire molto bene L'emozioni dei protagonisti seguendone i movimenti,la telecamera diventa un vero e proprio personaggio. La colonna sonora è fatta con il solo suono della batteria che aumenta quando il personaggio è nervoso e diminuisce quando il personaggio è calmo. Quindi alla fine il film risulta un grandissimo capolavoro che mischia un cast eccezionale una tecnica perfetta è un messaggio morale molto vero ed attuale.
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beppe baiocchi
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domenica 22 febbraio 2015
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c-a-p-o-l-a-v-o-r-o
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Che cosa è Birdman?
Birdman ( o L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) è l'ultima fatica di Alejandro Gonzales Inarittu, regista messicano, che ha nel cassetto filmoni del calibro di Amores Perros, 21 Grammi, Babel, Biutful. Uno dei registi messicani più capaci e apprezzati da hollywood (insieme a Guillermo del Toro e al premio oscar Alfonso Cuaron). Un film metacinematografico, visionario, forte, eccezionale.
Riggan Thompson (Micheal Keaton) è un attore, famoso per aver interpretanto in passato Birdman (un supereroe) ottenendo fama e gloria. Fama e gloria, che però negli anni sono sfumate, riducendo l'attore nel dimenticatoio dello star system.
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Che cosa è Birdman?
Birdman ( o L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) è l'ultima fatica di Alejandro Gonzales Inarittu, regista messicano, che ha nel cassetto filmoni del calibro di Amores Perros, 21 Grammi, Babel, Biutful. Uno dei registi messicani più capaci e apprezzati da hollywood (insieme a Guillermo del Toro e al premio oscar Alfonso Cuaron). Un film metacinematografico, visionario, forte, eccezionale.
Riggan Thompson (Micheal Keaton) è un attore, famoso per aver interpretanto in passato Birdman (un supereroe) ottenendo fama e gloria. Fama e gloria, che però negli anni sono sfumate, riducendo l'attore nel dimenticatoio dello star system. Riggan tenterà quasi di redimersi e di dimostrare a se stesso di non essere famoso solo per essere un personaggio di un cinefumetto avanti con l'età ma di essere un grande attore. Per fare questo, porterà a Brodway uno spettacolo teatrale da lui diretto e interpretato per sfruttare la sua ultima occasione.
Una fortissima critica allo star system hollywoodiano, una critica ai cinecomics che stanno andando tanto di moda in questo momento e ai blockbuster in generale (senza però giudicarli in modo assolutamente negativo).
Ma cosa rende questo film con una sceneggiatura che tanto sa di già visto un capolavoro assoluto della cinematografia moderna?
Tutto. Davvero tutto quanto.
A partire da Inarritu stesso che alla regia risulta MOSTRUOSO, un piano sequenza dopo l'altro, una ricercatezza nei movimenti, nelle immagini, nei primi piani, nella ricerca delle espressioni. Un lavoro monumentale. Va spiegato che il film ha una regia molto particolare, infatti è girato tutto in piano sequenza, o meglio in una serie di piani sequenza sapientemente montati come se per tutto il film fosse utilizzata la stessa inquadratura ( un po' come fece Hitchcok in Nodo alla Gola).
Il cast è pazzesco, il citato Micheal Keaton nei panni del protagonista, è convincente ,perfetto,espressivo, psicotico, ben caratterizzato. Una prova non semplice anche per il peso con la realtà che Keaton ha avuto (si può fare infatti un parallelismo con la vita reale di Keaton, famoso principalmente per il Batman di Tim Burton e per davvero poco altro). Un cast di comprimari di altissimo livello, da Zach Galifianakis (l'Allan di una Notte da Leoni) alla sempre brava Emma Stone, nei panni della figlia problematica del protagonista (da citare una particolare scena dove litiga con Keaton che mette davvero i brividi per bravura e intensità) ad un DEVASTANTE Edward Norton, nei panni di un attore famoso che entra nella compagnia. Norton regala una prestazione superlativa, davvero superba (ma che Norton fosse un attore superiore lo si sapeva, basti pensare a Schegge di Paura, American History X, Fight Club, La 25a ora).
La musica, una eterna batteria jazz che accompagna per quasi tutto il film, e una fotografia tecnicamente notevole sono la ciliegina sulla torta che è questo capolavoro assoluto di cinema.
Un film che non pesa anche per i caratteri della commedia nera, grottesca, che si fondono sulla base drammatica rendendo che rendono il film sicuramente godibili e mai pesanti.
Probabilmente il miglior film dell'anno. Da non perdere per nessuna ragione al mondo.
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maopar
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domenica 8 febbraio 2015
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dalla celebrità giu' nel profondo dell'anima
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Dall’ alto della celebrità giù nel profondo dell’anima….
Una meteora solca il cielo all’inizio e alla fine del film… ,si tratta di una stella? Visto che si parlerà di Riggan Thompson un famoso personaggio del mondo dello spettacolo…ma presto si capisce che si camminerà nei lunghi e tortuosi corridoi dell’anima. In questo Film un grande attore nella continua verifica delle proprie capacità artistiche ,setaccia la propria anima interfacciandosi continuamente con uno “spirito esaltato” che non lo abbandona mai e che lo sospende in una levitazione di grandezza e superiorità .
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Dall’ alto della celebrità giù nel profondo dell’anima….
Una meteora solca il cielo all’inizio e alla fine del film… ,si tratta di una stella? Visto che si parlerà di Riggan Thompson un famoso personaggio del mondo dello spettacolo…ma presto si capisce che si camminerà nei lunghi e tortuosi corridoi dell’anima. In questo Film un grande attore nella continua verifica delle proprie capacità artistiche ,setaccia la propria anima interfacciandosi continuamente con uno “spirito esaltato” che non lo abbandona mai e che lo sospende in una levitazione di grandezza e superiorità . Incamminandosi nei tortuosi corridoi di un celebre teatro di Broadway ,se ne scopre la complessità… tecnici, cavi ,musicanti fino a giungere sul palcoscenico dove si da vita alla magia dello spettacolo. Lo spettatore percepisce il grande fascino della superba interpretazione….
ma subito incalzano gli eventi ,gli inconvenienti dell’anteprima …un incredibile susseguirsi d’intrecci che ,su e giù per i corridoi, nei camerini
danno origine a vicende reali ,contrasti sentimentali ,di generazione….
Ma il dramma portante è di Riggan , imprigionato com’è nel ruolo di Birdmann ,deve potersi liberare da questo clichè , continuare a volare da solo, dimostrando a se stesso, al pubblico , alla critica ma più di tutti alla figlia, di poter ancora sorprenderli come si legge sul volto di quest’ultima nella sconcertante sequenza finale del film
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(di mericol)
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lunedì 9 febbraio 2015
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i tormenti dell'attore
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Il film sfida il recensore :) Il protagonista, l’attore R. Thompson, odia i critici, capaci soltanto di affibbiare etichette sulla base di pregiudizi. Perché la sua ossessione è proprio questa: essere stato etichettato una volta per tutte come attore di serie B, l’interprete di Birdman, il supereroe alato con rostro d’uccello che gli ha dato la fama e quattrini, mentre lui anela a dimostrare di essere un attore di serie A. Di qui il suo progetto di portare a Brodway, come sceneggiatore, regista ed attore, un suo adattamento di un racconto d’autore. Vi investe tutte le sue risorse, non solo finanziarie, ma anche psicologiche.
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Il film sfida il recensore :) Il protagonista, l’attore R. Thompson, odia i critici, capaci soltanto di affibbiare etichette sulla base di pregiudizi. Perché la sua ossessione è proprio questa: essere stato etichettato una volta per tutte come attore di serie B, l’interprete di Birdman, il supereroe alato con rostro d’uccello che gli ha dato la fama e quattrini, mentre lui anela a dimostrare di essere un attore di serie A. Di qui il suo progetto di portare a Brodway, come sceneggiatore, regista ed attore, un suo adattamento di un racconto d’autore. Vi investe tutte le sue risorse, non solo finanziarie, ma anche psicologiche. E tuttavia il primo ad avere dubbi e paure è lui, e questo lo pone in continuo tormentoso colloquio con il suo vecchio io, diviso com’è tra desiderio di autenticità e ansia di successo. Intorno a questo rovello centrale, una serie di problemi accessori tutti ‘in scena’ anch’essi: una figlia appena disintossicata, una ex moglie critica, un’amante assillante, un manager preoccupato, problemi finanziari, un co-protagonista, Mike Shiner, attore nato, abituato però a rubare e tenere la scena in modo provocatorio ed eccessivo. Shiner non conosce straniamento o ironia: il suo recitare è delirio di onnipotenza, tensione estrema, vita sulla scena più vera di quella vera… Alla caccia di un ‘oltre’ rispetto allo stesso Shiner, e in preda a una tensione intollerabile, la sera della prima, Thompson decide impulsivamente di immolare se stesso nell’impresa, usando una pistola vera per l’ultima scena della pièce che rappresenta il suicidio del protagonista. In mancanza di buona mira, ci rimette soltanto il naso, ma il successo è totale: standing ovation, recensione entusiasta della critica teatrale del NYT precedentemente decisa a stroncarlo: “Bravissimo – scrive ora l’arcigna signora – per aver offerto in quell’attimo una grande performance “ultra-realistica”, rivelando la “virtù inaspettata dell’ignoranza”. Tradotto: da bravo Birdman, non capisce nulla, ma proprio per questo e suo malgrado ci ha dato una gran pièce de théâtre. Un successo di cui Thompson verrà informato quando si risveglierà in ospedale con un naso nuovo e una benda sulla faccia che – guarda caso - ripropone il vecchio rostro del super-eroe. Non sappiamo quanto soddisfatto del risultato, vuoi del naso, vuoi della sua scena madre, decide di scomparire oltre la finestra, di volare via: una sorta di rinato, finalmente libero Birdman? Diciamo che Iñárritu non dà il suo meglio né nella originalità del tema, già esplorato, né nell’eccesso di ambigue simbologie, tanto meno nella incerta ‘filosofia’ che sottende la sua narrazione, che ha la profondità twitter della frase: “Una cosa è una cosa, non quello che si dice della cosa”. Dove è veramente bravo è nel tradurre in puro cinema le nevrosi dell’attore; lì è rocambolesco, caleidoscopico e potente. Le aspirazioni violente e contraddittorie, la teatralità innata, ma anche la paura, il senso di vuoto e smarrimento diventano felicemente immagini che si rovesciano una sull’altra stile blockbuster, tra sogno e incubo; scene in cui è tutto teatro, e non distinguiamo più il detto dal recitato, lo stage e l’extra-stage; lunghe inquadrature fisse dei corridoi angusti e deserti del backstage; panoramiche grigie di nudi paesaggi urbani. Esuberante ed eccessivo, a tratti isterico, anche se l’insieme, per i motivi indicati sopra, non convince, qui conquista. Virtù inaspettata dell’ignoranza?
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(di abelt)
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vanessa zarastro
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giovedì 12 febbraio 2015
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narcisismo retro
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Vedendo Birdman ho avuto la sensazione di un film volutamente retro. Di ottima confezione e fattura, unico piano-sequenza con visione teatrale leggermente claustrofobica, forse anche per dare maggiore risalto alle fughe alate del protagonista. Con un manierismo ridondante e con attori strepitosi, il film narra la storia di Riggan Thompson/Birdman che ricorda proprio quella di Michael Keaton/Batman. Un attore diventato famoso per il suo ruolo cinematografico di cui si vuole liberare e che è alla ricerca disperata della sua identità recitativa. Ma mai come nel teatro gli attori maschi sono tutte prime-donne! Sia Michael Keaton che Edward Norton, suo rivale sul palcoscenico, sono sicuramente da Oscar.
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Vedendo Birdman ho avuto la sensazione di un film volutamente retro. Di ottima confezione e fattura, unico piano-sequenza con visione teatrale leggermente claustrofobica, forse anche per dare maggiore risalto alle fughe alate del protagonista. Con un manierismo ridondante e con attori strepitosi, il film narra la storia di Riggan Thompson/Birdman che ricorda proprio quella di Michael Keaton/Batman. Un attore diventato famoso per il suo ruolo cinematografico di cui si vuole liberare e che è alla ricerca disperata della sua identità recitativa. Ma mai come nel teatro gli attori maschi sono tutte prime-donne! Sia Michael Keaton che Edward Norton, suo rivale sul palcoscenico, sono sicuramente da Oscar. Meno felice è la figura della figlia di Riggan ex- tossicomane che, se da un lato rappresenta tutto ciò che c’è al di fuori del teatro e il fallimento della vita privata dell'attore, dall’altra sembra essere un po’ appiccicaticcia con i suoi legami informatici con i social networks.
Realtà e finzione, verità scenica versus verità soggettiva, fantasia e realtà sono tutte tematiche racchiuse in un mondo per l’appunto delimitato e claustrofobico che vive di narcisismi, di protagonismi e di rivalità. Ma sono ancora così interessanti queste tematiche oggi? Non a caso lo stesso Riggan in attacco di megalomania vuole mettere in scena, in un prestigioso teatro di Broadway, l'adattamento del racconto di Raymond Carver “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore” in qualità di adattatore, regista e attore, trattando consapevolmente tematiche vecchie, o anni ’60 come dice Sam sua figlia. Ma non fa la stessa cosa Iñárritu?
Il rullare della batteria segue la recitazione in ogni momento, il teatro non ha più segreti sviscerato in ogni sua piega: backstage, camerini, sartoria, corridoi in mattoni, balconi in cui scappare per fumare e così via. Alcuni critici hanno fatto un paragone con Altman, sia per il riferimento a Carver sia per la messa in ridicolo del mondo dello spettacolo. Ma Nashville era del 1975 e I protagonisti del 1992, non solo ma erano anche film corali e piuttosto divertenti.
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aristoteles
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lunedì 27 luglio 2015
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birdman o riggan ???
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Un bel film davvero ben girato e diretto ,un cast eccellente e con recitazioni convincenti.
Riggan sfida sè stesso ,perchè è celebre grazie a un blockbuster ,a un personaggio Birdman, che lo ha reso immortale in un cinema di basso livello.
Allora l'attore sceglia la strada più difficile,quella di una vecchia opera teatrale, per dimostrare che lui c'è ,esiste ed è un grande attore .
Il tutto condito da una trama mai banale,da inquadrature soddisfacenti che sono quasi "incollate" ai protagonisti e da un ritmo frenetico ma mai snervante.
L'ambientazione si limita al palco e al backstage : camerini, balconata, ingresso etc.
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Un bel film davvero ben girato e diretto ,un cast eccellente e con recitazioni convincenti.
Riggan sfida sè stesso ,perchè è celebre grazie a un blockbuster ,a un personaggio Birdman, che lo ha reso immortale in un cinema di basso livello.
Allora l'attore sceglia la strada più difficile,quella di una vecchia opera teatrale, per dimostrare che lui c'è ,esiste ed è un grande attore .
Il tutto condito da una trama mai banale,da inquadrature soddisfacenti che sono quasi "incollate" ai protagonisti e da un ritmo frenetico ma mai snervante.
L'ambientazione si limita al palco e al backstage : camerini, balconata, ingresso etc. ,ma non risulta un limite, anzi rafforza l'ossessione e la complicità di Riggan verso l'opera che egli ritiene definitiva e verso l'unico luogo in cui essa si possa svolgere ,il Teatro.
Ed anche la vita reale di tutti i protagonisti viene descritta come un'unica opera teatrale.
Il protagonista vive un duro conflitto verso sè stesso e si mette in gioco completamente rischiando tutto ,con sacrificio e immenso coraggio.
Durente lo scorrere della pellicola ,ad un certo punto , mi sono immaginato il finale ed effettivamente,purtroppo, non mi ha sorpreso.
Solo per questo motivo non lo premio con 4 stelle.
Da vedere almeno una volta.
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eugenio
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venerdì 23 gennaio 2015
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estro e fantasia al servizio del teatro della vita
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Rimanere ancorati al pericoloso ego di cui siamo assediati ogni giorno e dal quale tentiamo di proteggerci come da una fortezza inespugnabile, talune volte cedendo al vano fascino dell’illusoria celebrità che ci eleva al di sopra del bene e del male, è esperienza comune di molti attori famosi abbarbicati allo scoglio dei ruoli che li hanno segnati per tutta la vita.
In questo contesto nasce il nuovo lavoro di Alejandro González Iñárritu cineasta messicano, famoso per pellicole di grande impatto emotivo come Biutiful. Siamo fuori rotta rispetto al dramma della Barcellona degli emarginati, anche se il filone in qualche maniera gli appartiene pur contestualizzata in un’atmosfera mista di fantasia, comicità, espedienti narrativi ad incastro, reminescenze alla Fitzcarraldo.
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Rimanere ancorati al pericoloso ego di cui siamo assediati ogni giorno e dal quale tentiamo di proteggerci come da una fortezza inespugnabile, talune volte cedendo al vano fascino dell’illusoria celebrità che ci eleva al di sopra del bene e del male, è esperienza comune di molti attori famosi abbarbicati allo scoglio dei ruoli che li hanno segnati per tutta la vita.
In questo contesto nasce il nuovo lavoro di Alejandro González Iñárritu cineasta messicano, famoso per pellicole di grande impatto emotivo come Biutiful. Siamo fuori rotta rispetto al dramma della Barcellona degli emarginati, anche se il filone in qualche maniera gli appartiene pur contestualizzata in un’atmosfera mista di fantasia, comicità, espedienti narrativi ad incastro, reminescenze alla Fitzcarraldo.
Riggan Thompson (interpretato da un convincente Michael Keaton) è l’emblema dell’uomo arrivato: famosissima star del cinema per il ruolo di Birdman (una sorta di Superman dalle fattezze di uccello), idolatrato tra le folle per quella serie di grande successo, cerca di dimostrare la sua capacità di attore di teatro. Coinvolgendo una squadra scoppiata caratterizzata da una figlia anticonformista in totale cr(a)isi col mondo Sam (Emma Stone) appena uscita da un centro di disintossicazione, dall'amante ambigua Laura, dall'amico produttore e avvocato tuttofare occhialo-barbuto Jake ( Zach Galifianakis) e da un duetto mica da ridere, Edward Norton e Naomi Watts nei panni rispettivamente di due attori, uno di grande talento ma dai frequenti scatti d’ira e l’altra incerta, insicura obnubilata solo dal sogno di calcare le scene in un “mitico teatro”, Riggan ha in sè l’ambizione di tradurre in scena il racconto di Raymond Carver Di cosa parliamo quando parliamo d'amore, interpretandolo in uno storico teatro di Broadway.
Sembra I sei personaggi in cerca d’autore per il particolare intreccio che il regista messicano imbastisce con un occhio attento nei confronti dello stesso spettatore, proiettato con lunghi e frequenti piani sequenza dietro le quinte del palcoscenico osservando le prove di attori che recitano loro stessi, ascoltando le loro paranoiche convinzioni di essere al di sopra di tutti e tutto oppure constatando la loro fragilità e sottomissione emotiva a un mondo di carta cui paraddosalmente appartengono.
Riggan/Keaton ne è l’emblema esemplare: un condannato alla fama per un personaggio che lo ha reso celebre e che continua a mulinargli nella mente spingendolo ad abbandonare il dochisciottesco tentativo di emulare un mondo cui non è mai appartenuto. E’ la stessa figlia, con parole quasi più pungenti del suo ego, a ricordarglielo durante l’ennesima difficile anteprima in un monologo che dà dei brividi con delle parole duri che un genitore non vorrebbe mai sentirsi dire.
Al di là del virtuosismo,l’abilità di Iñárritu sta nel realizzare una commedia intima, un sogno privato di un uomo totalmente incapace di distinguere l'amore degli altri dalla loro approvazione. E per farlo non può che basarsi su individui altrettanto deboli lottando contro i mulini a vento delle loro incomprensioni paranoiche e dei convenzionalismi di critici strumentalizzati dal conformismo.
Altman di America Oggi nel 1993 ci aveva spiegato il suo modo di intendere la Hollywood contemporanea, Inarritù frammentando storie di vissuto segue il filone del maestro tracimandolo di infiniti riferimenti, baluardi effimeri della morte della vivacità intelletuale.
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primissimavisione
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venerdì 6 febbraio 2015
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metaspettacolo
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Sicuramente Birdman è un film che non vi lascerà indifferenti, sopratutto se siete amanti del cinema e del teatro.
Se conoscete la filmografia di Alejandro Inarritu rimarrete un po' spiazzati, in quanto non troverete il suo buon film drammatico a cui ci aveva abituato, ma una commedia.
Credo peró che etichettare questo film come commedia sia molto riduttivo, questo film lo definirei metaspettacolo cioè è una scatola cinese che racconta il cinema che si intreccia con il teatro e nuovamente il teatro che si intreccia con il cinema. Il regista messicano infatti sceglie come scelta stilistica un finto piano sequenza per essere più vicino all'opera teatrale, il quanto il teatro non ha stacchi di montaggio ma lo si vive con una unica inquadratura.
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Sicuramente Birdman è un film che non vi lascerà indifferenti, sopratutto se siete amanti del cinema e del teatro.
Se conoscete la filmografia di Alejandro Inarritu rimarrete un po' spiazzati, in quanto non troverete il suo buon film drammatico a cui ci aveva abituato, ma una commedia.
Credo peró che etichettare questo film come commedia sia molto riduttivo, questo film lo definirei metaspettacolo cioè è una scatola cinese che racconta il cinema che si intreccia con il teatro e nuovamente il teatro che si intreccia con il cinema. Il regista messicano infatti sceglie come scelta stilistica un finto piano sequenza per essere più vicino all'opera teatrale, il quanto il teatro non ha stacchi di montaggio ma lo si vive con una unica inquadratura.
Dico meta cinema perchè il protagonista nella realtà ha interpretato il film blockbuster Batman e nella pellicola di Birdman lui racconta un po' se stesso una star imprigionata nel ruolo del celebre film che lo ha reso famoso, ma che non lo ha escluso dal essere riconosciuto come un grande attore.
Indubbiamente è un film da vedere ma penso che non sia assolutamente un capolavoro ma un film che porta la firma di un regista che sino ha girato dei capolavori.
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pepito1948
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martedì 10 febbraio 2015
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i voli di riggan
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Un teatro formicolante a Broadway. Lì fervono i preparativi per l’allestimento di un lavoro di Carver intitolato “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”. Tutto gira intorno a Riggan, che, dopo una trionfale carriera come Birdman, supereroe con forma di uccello dotato di superpoteri ed adorato da un pubblico che non si fa troppe domande, intende organizzare uno spettacolo dal vivo per dimostrare al mondo di essere se stesso e non solo una maschera volante ed un prodotto digitale, di recitare esponendo le proprie rughe di sessantenne e mettendo il gioco le proprie capacità di vero attore; ma soprattutto, davanti ad un pubblico presente in sala, di essere meritevole di apprezzamento ed amore, quell’amore sulla cui essenza si sviluppano le prove della recita in fase di messa in scena.
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Un teatro formicolante a Broadway. Lì fervono i preparativi per l’allestimento di un lavoro di Carver intitolato “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”. Tutto gira intorno a Riggan, che, dopo una trionfale carriera come Birdman, supereroe con forma di uccello dotato di superpoteri ed adorato da un pubblico che non si fa troppe domande, intende organizzare uno spettacolo dal vivo per dimostrare al mondo di essere se stesso e non solo una maschera volante ed un prodotto digitale, di recitare esponendo le proprie rughe di sessantenne e mettendo il gioco le proprie capacità di vero attore; ma soprattutto, davanti ad un pubblico presente in sala, di essere meritevole di apprezzamento ed amore, quell’amore sulla cui essenza si sviluppano le prove della recita in fase di messa in scena.
Riggan è duale, ma la sua dualità è dicotomica, il prima e l’adesso sono in conflitto continuo. La voce del personaggio che fu lo tormenta, richiamandolo ai vecchi e gloriosi trionfi che gli diedero fama e che lui ha rifiutato per essere finalmente, e non più per apparire. I suoi immaginari poteri magici, residuo del suo alter ego, sono il ricordo vischioso di un passato che è duro da cancellare e che alimenta la scissione e rende turbolento il passaggio alla nuova identità.
Il teatro è il luogo in cui si incrociano vite, in un turbinio di storie, rapporti, esplosioni emotive, motivazioni, liti; attori, produttori, amanti, ex mogli, figli convivono o si intersecano negli spazi articolati, angusti, in un caotico susseguirsi di “gesta” personali o relazionali, per tutto convergere verso la rappresentazione corale sul palco in vista delle anteprime, che costituiscono il banco di prova degli umori del pubblico, e poi del grande esordio.
Ma il teatro è anche il luogo della mente: corridoi stretti, camerini arredati in modo eterogeneo come le diverse celle dell’io, luci artificiali dei riflettori ed ombre o semiombre, terrazze ariose, il tutto tra marosi e bonacce di un divenire sregolato che riflette la irrazionalità e il disordine del pensiero frastagliato in mille tonalità espressive.
Riggan si dibatte tra le sue ossessioni in una dimensione di realtà/visioni/sogno che lo spinge a navigare a vista, e le anteprime sono le tappe attraverso cui –in una sorta di identificazione tra vita e rappresentazione- cerca disperatamente di vincere la sua guerra interiore, di dare un senso alla sua pluridentità ancora sgangherata, di fluidificare i rapporti con coloro con cui, nello spazio limitato del teatro, è costretto ad interagire mettendo in gioco il proprio essere in fieri, di districare e ricomporre i fili annodati da un vissuto complicato, di trovare una soluzione, costi quel che costi, che lo orienti a diventare artefice consapevole e libero delle proprie scelte.
Durante questo percorso di purificazione da un passato opprimente, Riggan si confronta in relazioni che contano, in particolare con un attore ai suoi antipodi quanto a visione di vita ed a modo di recitare: freddo, distaccato, disincantato nella vita, sanguigno, impetuoso, incontrollato sul palco. Lezione che Riggan, nonostante il rapporto conflittuale, in qualche modo fa sua affinando e poi estremizzando il suo ruolo nella prima rappresentazione. Dopo il ritrovato successo, ed aver domato ed umiliato l’avversario piumato ormai senza reazione, si appresta a volare di nuovo, senza più remore, senza tentazioni isteriche, senza vincoli che non siano la libera volontà di risolversi. Senza più sogni.
Il messicano Inarritu, che già aveva sperimentato lo schema narrativo dell’incrocio o del parallelismo di storie diverse, lo riprende comprimendolo in uno spazio come il teatro, simbolo di fantasia, finzione, visionarietà oltre che di offerta e domanda di arte, spingendo i personaggi a interagire –a differenza che in Babel- in distanze ridotte, il che stimola prossemicamente reazioni talvolta imprevedibili e comunque estemporanee e spinge saltuariamente i personaggi ad uscire dallo spazio chiuso (in strada o in terrazza) per ritrovare l’aria ed i suoni di una normale quotidianità. Il regista riprende le vite in teatro da tutte le angolazioni, utilizzando la colonna sonora di una batteria, dove tempi e cadenze, rullanti e piatti sottolineano in perfetta alternanza umori e stati d’animo. Il tempo, scandito elasticamente tra vorticosi conflitti e lunghi fermi di azione (come il prolungato piano sequenza del corridoio, in attesa delle reazioni sonore del pubblico dopo la fine della prima), è una dimensione percettivamente variabile, ma scorre inesorabilmente (come i tic tac che talora insinuandosi nel sonoro, sembrano ricordare) spingendo verso una definizione finale dell’irrisolto.
Il film è una potente denuncia dello scontro di culture abissalmente lontane e di poteri inarrestabili: quello della produzione hollywoodiana dei film “virtuali”usa e getta che non lasciano scia, ma di cui il sistema di propaganda costruisce una sterile memoria: quello dei social network, che ti misurano in base al numero di visualizzazioni (“Che ti piaccia o no, questo è potere” dice la figlia mostrando il video della maratona di Riggan, costretto suo malgrado ad una maratona in mutande per le strade della città), il potere dei guru della critica cinematografica spocchiosi e narcisisti, capaci di stroncare un’opera senza averla prima visionata. Ma è anche la conferma del leit-motiv caro a Inarritu, cioè il senso di difficoltà della esistenza nel rapporto con se stessi e con gli altri, perennemente impegnata nella ricerca dell’essere che spesso ha a che fare con la (o il senso della) morte in un incontro-scontro senza fine.
Dopo alcuni lungometraggi, Inarritu arriva alla (quasi) perfezione, in quanto tutte le componenti del film sono al top: sceneggiatura sfavillante, dialoghi serrati quanto acuti, scenografia esemplare per fantasia, regia magistrale, cast di altissimo livello, a cominciare da un maturo M. Keaton, che per una strana coincidenza indossò nel1989 i panni visionari di Batman nell’omonimo film di Tim Burton. Imperdibile
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