enzo70
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domenica 8 febbraio 2015
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un film che va oltre le migliori aspettative
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Con Birdman Alejandro Gonzalez Inarritu conferma di essere uno dei registi più interessanti per il cinema del futuro. Birdman è un piccolo gioiello con due grandi protagonisti, il cast, straordinario, del film e la regina del cinema, New York. L’atmosfera della grande mela e di Broadway aiuta il regista a dettare il giusto ritmo nella narrazione in un film inusuale nelle sue diverse dimensioni narrative; la scena nel pub del duro confronto tra il protagonista del film e l’inflessibile critica teatrale del New York Times è un capolavoro per l’intensità del dialogo, per i contenuti e per il contesto. Michael Keaton e Edward Norton sono due attori di grandissimo spessore e confermano le loro qualità in questo film.
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Con Birdman Alejandro Gonzalez Inarritu conferma di essere uno dei registi più interessanti per il cinema del futuro. Birdman è un piccolo gioiello con due grandi protagonisti, il cast, straordinario, del film e la regina del cinema, New York. L’atmosfera della grande mela e di Broadway aiuta il regista a dettare il giusto ritmo nella narrazione in un film inusuale nelle sue diverse dimensioni narrative; la scena nel pub del duro confronto tra il protagonista del film e l’inflessibile critica teatrale del New York Times è un capolavoro per l’intensità del dialogo, per i contenuti e per il contesto. Michael Keaton e Edward Norton sono due attori di grandissimo spessore e confermano le loro qualità in questo film. Ma in questo caso occorre dare atto al regista messicano di aver dato l’opportunità a Keaton di interpretare una parte, anzi tante parti da grande attore. Il protagonista del film, Riggan Thompson è un attore che ha conquistato il successo con un film da super eroi, birdman. Ma la parte del belloccio da blockbuster diventa presto stretta all’attore che vuole dimostrare, a teatro, le sue qualità di artista. Ed il film si sviluppa attraverso le contraddizioni con un altro attore che pone al centro della sua vita se stesso, con la figlia tossicomane Sam, con l’ex moglie cui è ancora legato e con un intero mondo con cui non riesce ad interloquire. Ma il ritmo del film è riconducibile a quallo di una commedia, bellissima la scena dell’attore che corre per Times Square in mutande per rientrare in scena o la dimensione onirica dopo la sbronza. E gli splendidi occhi della figlia Sam che nella scena finale guardano in cielo cercando un volo di uccello rimangono impressi nella mente. Il ricorso ad una tecnica di montaggio quasi inesistente rafforza il ritmo del film che entra a pieno titolo nella storia del cinema.
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mproc
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lunedì 9 febbraio 2015
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trip da piano sequenza
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Se vi piace il piano sequenza questo è il film che fa per voi. In Birdman, una manciata di stacchi, mascherati con gli effetti speciali, tiene insieme un girato praticamente ininterrotto di quasi due ore, interamente realizzato con la steadicam. Prima ancora di essere una scelta tecnica, questa forma di racconto è, per il messicano Alejandro González Iñárritu (21 Grammi, Babel, Biutiful), una compiuta scelta espressiva. Stavolta il nostro vede un potenziale nella proiezione completamente priva di montaggio già celebrata da Wells e decide pertanto di rilanciarla alla grande. Nel film, la macchina da presa esplora in continuazione il backstage di un teatro di Broadway, seguendo a ruota i personaggi, quasi tutti attori, mentre parlano e si muovono all’interno e all’esterno del teatro stesso, raccontando il loro vissuto personale, le vicende della pièce che stanno preparando e il loro tormento interiore di celebratori dell’Arte con la a maiuscola.
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Se vi piace il piano sequenza questo è il film che fa per voi. In Birdman, una manciata di stacchi, mascherati con gli effetti speciali, tiene insieme un girato praticamente ininterrotto di quasi due ore, interamente realizzato con la steadicam. Prima ancora di essere una scelta tecnica, questa forma di racconto è, per il messicano Alejandro González Iñárritu (21 Grammi, Babel, Biutiful), una compiuta scelta espressiva. Stavolta il nostro vede un potenziale nella proiezione completamente priva di montaggio già celebrata da Wells e decide pertanto di rilanciarla alla grande. Nel film, la macchina da presa esplora in continuazione il backstage di un teatro di Broadway, seguendo a ruota i personaggi, quasi tutti attori, mentre parlano e si muovono all’interno e all’esterno del teatro stesso, raccontando il loro vissuto personale, le vicende della pièce che stanno preparando e il loro tormento interiore di celebratori dell’Arte con la a maiuscola. Il tutto si svolge nel breve volgere dei tre giorni (forse, non si capisce bene), scanditi dalla manciata di anteprime che precedono la prima vera e propria.
Ne viene fuori una serie impressionante di prove d’attore, a partire da Michael Keaton, che se possibile si supera in continuazione, fino (in ordine causale) a Naomi Watts, Edward Norton, a un inedito Zack Galifianakis, una volta tanto mai sopra le righe, Andrea Riseborough, Amy Ryan, Lindsay Duncan, Merrit Weaver e all’apparizione di Bill Camp, che lo scrivente onestamente non conosceva, ma che a quanto pare non è affatto sconosciuto a Broadway.
Il film, va detto subito, a essere ben fatto è ben fatto, ma va preso con qualche precauzione per via della storia che, forse, per il grande pubblico non risulterà poi così avvincente. Si tratta infatti, a dire pane al pane, di poco più della narrazione delle vicissitudini e delle beghe personali di una manciata di attori che allestisce una commedia. Trama e intreccio sono così sottili che la profondità è giocata quasi solo sull’interpretazione, esaltata da una specifica strategia narrativa che consiste nello stringere la vicenda in una morsa di dialoghi serrati, con azioni ridotte all’osso e un uso generoso di primi piani. Sono i dialoghi, infatti, che narrano, non la macchina da presa, che si limita a restare incollata sugli interpreti, tanto che verrebbe da dire che questo è teatro, non cinema. E infatti, giunti alla fine dobbiamo concludere che è proprio così: è teatro, del grande teatro, raccontato però dal cinema.
Il finale viene di proposito lasciato in sospeso da Iñárritu, che compie così una scelta azzeccata perché un esperimento estremo come questo non sopporterebbe un finale.
Da osservare bene i duetti tra Keaton (Thomson) e Norton (Shiner), soprattutto negli episodi minori, come quando i loro personaggi si esibiscono durante le prove della pièce. Nel film, Thomson è un attore di talento al tramonto della sua carriera; bravo, ma non quanto Shiner, che invece è una star di Hollywood all’apice del successo. Con pochi colpi d’ala, Keaton riesce a rendere in modo sublime il personaggio di un attore che, sulla scena, recitando in modo appena mediocre, per contrasto rende perfetto Norton.
Purtroppo, o per fortuna, per la fruizione di un tale impianto il doppiaggio è davvero fondamentale, perciò a causa di quella che probabilmente è una delle migliori scuole del mondo, la nostra, quest’ultimo aumenta e ci mette del suo, rendendo impossibile il giudizio definitivo.
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[+] film stupido e senza senso logico. non consigliato
(di amy88)
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maurizio meres
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lunedì 9 febbraio 2015
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grande cinema un film imperdibile
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Come un direttore d'orchestra che detta i tempi giusti Inarritu fa rivivere allo spettatore un tracciato psicologico di un attore di Broadway al suo ultimo successo attraverso anteprime da letto di psicanalista,frustrazioni,delusioni ,autodistruzione,visioni del proprio essere tra fallimenti e successi,intrecci amorosi che fanno parte di un ambiente superficiale nei sentimenti .La voglia della libertà interpretativa di un attore nel film è rimarcata attraverso l'autostima vista solo nel suo inconscio , il film diventa un bellissimo quadro surreale dove si entra e si esce dalla propria mente senza accorgersene e dove si tocca il confine dalla finzione scenica alla realtà.
Ottimo film dove tutti e dico tutti gli attori riescono ad interpretare i vari personaggi recitando come vuole il regista e rendere il massimo ,cambi scena come suo solito fantastici abbinati ad una fotografia che fa rimarcare splendidamente la scenografia ,riprese intense che seguono l'attore nei più piccoli e insignificanti gesti fino al punto da renderlo reale.
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Come un direttore d'orchestra che detta i tempi giusti Inarritu fa rivivere allo spettatore un tracciato psicologico di un attore di Broadway al suo ultimo successo attraverso anteprime da letto di psicanalista,frustrazioni,delusioni ,autodistruzione,visioni del proprio essere tra fallimenti e successi,intrecci amorosi che fanno parte di un ambiente superficiale nei sentimenti .La voglia della libertà interpretativa di un attore nel film è rimarcata attraverso l'autostima vista solo nel suo inconscio , il film diventa un bellissimo quadro surreale dove si entra e si esce dalla propria mente senza accorgersene e dove si tocca il confine dalla finzione scenica alla realtà.
Ottimo film dove tutti e dico tutti gli attori riescono ad interpretare i vari personaggi recitando come vuole il regista e rendere il massimo ,cambi scena come suo solito fantastici abbinati ad una fotografia che fa rimarcare splendidamente la scenografia ,riprese intense che seguono l'attore nei più piccoli e insignificanti gesti fino al punto da renderlo reale.
Un film sicuramente che si presta a varie interpretazioni ma che per un amante del grande cinema diventa imperdibile.
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alex2044
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martedì 10 febbraio 2015
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tu sei una celebrità non un attore
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Ci sono film che sono bellissimi anche dei capolavori ma rimangono film .Poi ci sono film che vanno oltre e diventano , seduta psicanalitica, teatro filmato ed anche fantasy . Bene , Birdman è uno di questi . Più che gli attori ,tutti bravissimi che meriterebbero un Oscar se esistesse la sezione coralità , quello che colpisce è l'idea che Inarritu ha sviluppato con fantasia ed estro ed anche le tecniche cinematografiche che ha adoperato . Tutto questo ti porta a viaggiare in un mondo surreale che è invece molto reale e quotidiano .D'altra parte la battuta più fulminante del film la pronuncia la critica teatrale che al protagonista dice :" Tu sei una celebrità non un attore ".
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Ci sono film che sono bellissimi anche dei capolavori ma rimangono film .Poi ci sono film che vanno oltre e diventano , seduta psicanalitica, teatro filmato ed anche fantasy . Bene , Birdman è uno di questi . Più che gli attori ,tutti bravissimi che meriterebbero un Oscar se esistesse la sezione coralità , quello che colpisce è l'idea che Inarritu ha sviluppato con fantasia ed estro ed anche le tecniche cinematografiche che ha adoperato . Tutto questo ti porta a viaggiare in un mondo surreale che è invece molto reale e quotidiano .D'altra parte la battuta più fulminante del film la pronuncia la critica teatrale che al protagonista dice :" Tu sei una celebrità non un attore ". Per rimarcare che il teatro sembra finzione ma è una finzione funzionale alla realtà e che lui quindi ,in quanto celebrità , è solo finzione . Insomma Inarritu ha fatto un bel film che ,sfrondato di qualche eccesso , avrebbe potuto essere un capolavoro . Ma forse è meglio così ed è forse proprio la sua forza .
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jean remi
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mercoledì 11 febbraio 2015
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quando si aggancia il teatro è un successo
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Sicuramente un buon film, interpretato da grandi attori che meritano le Nomination all'Oscar, così come per la fotografia ed il sonoro. La sceneggiatura e la regia mi lasciano invece perplesso con una storia che alla fine porta a strade diverse rispetto a quanto seminato nel percorso. Qualche effetto speciale è sconvolgente, ed il passare dalla notte al giorno, più volte ripetuta nei panorami cittadini, è di un coinvolgimento totale. Quello che più piace è sicuramente l'aggancio con il teatro dove Michael Keaton, Edward Norton danno il meglio di se stessi. Il suono della batteria che accompagna ogni fase importante della vita di Keaton-Birdman è geniale.
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Sicuramente un buon film, interpretato da grandi attori che meritano le Nomination all'Oscar, così come per la fotografia ed il sonoro. La sceneggiatura e la regia mi lasciano invece perplesso con una storia che alla fine porta a strade diverse rispetto a quanto seminato nel percorso. Qualche effetto speciale è sconvolgente, ed il passare dalla notte al giorno, più volte ripetuta nei panorami cittadini, è di un coinvolgimento totale. Quello che più piace è sicuramente l'aggancio con il teatro dove Michael Keaton, Edward Norton danno il meglio di se stessi. Il suono della batteria che accompagna ogni fase importante della vita di Keaton-Birdman è geniale. Da vedere
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[+] osservazione corretta
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i'libano
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venerdì 13 febbraio 2015
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capolavoro
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E così Alejandro González Iñárritu alla sua quinta opera firma il capolavoro.
Si,di Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) si può parlare di capolavoro.
Non è semplice parlare di Birdman,per il semplice fatto che questa volta
abbiamo a che fare con qualcosa di nuovo,di mai visto prima.
Un opera grandiosa,che trasuda di amore per il cinema,di vita,di passione e di modernità;è uno di quei rari casi in cui si esce dalla sala con il sorriso stampato sul viso,gli occhi colmi di stupore e la testa chissà dove.
Una regia da premio oscar,il film è interamente (o quasi) un unico "piano sequenza",ovvero privo di montaggio. Il risultato è stupefacente,lo spettatore viene letteralmente catapultato in un mondo magico,in un mondo di personaggi surreali,grotteschi ma che in qualche modo sentiamo familiari,umani,anche se spostano oggetti con la sola forza del pensiero o che riescono ad avere mega erezioni soltanto sul palcoscenico,perché veri sulla scena e non nella vita di tutti i giorni.
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E così Alejandro González Iñárritu alla sua quinta opera firma il capolavoro.
Si,di Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) si può parlare di capolavoro.
Non è semplice parlare di Birdman,per il semplice fatto che questa volta
abbiamo a che fare con qualcosa di nuovo,di mai visto prima.
Un opera grandiosa,che trasuda di amore per il cinema,di vita,di passione e di modernità;è uno di quei rari casi in cui si esce dalla sala con il sorriso stampato sul viso,gli occhi colmi di stupore e la testa chissà dove.
Una regia da premio oscar,il film è interamente (o quasi) un unico "piano sequenza",ovvero privo di montaggio. Il risultato è stupefacente,lo spettatore viene letteralmente catapultato in un mondo magico,in un mondo di personaggi surreali,grotteschi ma che in qualche modo sentiamo familiari,umani,anche se spostano oggetti con la sola forza del pensiero o che riescono ad avere mega erezioni soltanto sul palcoscenico,perché veri sulla scena e non nella vita di tutti i giorni.
Il caso è quello del protagonista,un immenso Michael Keaton alle prese con un grande spettacolo teatrale a Broadway,questa è la sua ultima occasione,vuole riscattarsi e si sta giocano il tutto per tutto.
Insegue il tempo,il nostro protagonista è costantemente perseguitato da una voce immaginaria,la voce di Birdman appunto,un personaggio che egli stesso interpretò 20 anni prima in un film blockbuster.
Questo ruolo gli regalò la celebrità,una celebrità scomoda,non guadagnata con il duro lavoro.
Si perché un vero attore è quello di teatro e non quello degli studios di Hollywood.
Questa ossessione lo sta logorando,non sa più chi è,vuole fare la cosa giusta e questo è il suo momento.
Un film sull'Ego,sulla fragilità umana,sulla celebrità,sulla polemica sui social network,sul nostro tempo inafferrabile e incontrollabile e su un mondo che non aspetta più e che ti lascia indietro.
Un cast straordinario con una immedesimazione totale con i personaggi,impossibile non citare Edward Norton,con una interpretazione tra le più riuscite della sua carriera.
Un film da vedere e rivedere,un opera che dà di nuovo ossigeno al cinema e che ci proietta chissà in quali innovative future esperienze cinematografiche.
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mericol
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lunedì 16 febbraio 2015
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l’uomo uccello più felice dell’uomo terreno?
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Riggan ,un passato esaltante come protagonista di film spettacolari, era Birdman ” l’uomo uccello”, è ora in declino di popolarità e di successi. Cerca nuove strade. Vuole dimostrare a se stesso,prima che agli altri, di essere un grande e vero attore . Trae spunto da un racconto di R. Carver, “ Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”, per impostare una pièce in un teatro di Broadway, di cui sarà regista e interprete.
In attesa della prima le prove sono numerose,sfibranti, nevrotizzanti. Oltre che con il testo Riggan (M.Keaton) deve confrontarsi con Mike (E. Norton) attore giovane,ambizioso e oltremodo nevrotico.
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Riggan ,un passato esaltante come protagonista di film spettacolari, era Birdman ” l’uomo uccello”, è ora in declino di popolarità e di successi. Cerca nuove strade. Vuole dimostrare a se stesso,prima che agli altri, di essere un grande e vero attore . Trae spunto da un racconto di R. Carver, “ Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”, per impostare una pièce in un teatro di Broadway, di cui sarà regista e interprete.
In attesa della prima le prove sono numerose,sfibranti, nevrotizzanti. Oltre che con il testo Riggan (M.Keaton) deve confrontarsi con Mike (E. Norton) attore giovane,ambizioso e oltremodo nevrotico. Deve confrontarsi soprattutto con la sua capacità di uomo, con il suo passato,con il suo presente La figlia ,uscita da un periodo di tossicodipendenza lo accusa di non avere svolto adeguatamente il ruolo di padre. La ex moglie, che pure è la più concreta del gruppo, da cui si è staccato per una sua improvvisa intemperanza. La nuova ambigua compagna. Il manager avvocato teso al solo conseguimento di nuove conquiste economiche. C’è poi una voce ,apparentemente amica, che lo insegue e quasi lo perseguita. E’ la voce del suo doppio, la voce del supereroe Birdman, di cui è stato interprete nel passato, che gli consiglia di lasciare le mediocrità in cui si trova intruppato e volgere lo sguardo e l’impegno verso gli antichi splendori.
Riggan quindi lotta con il testo teatrale, in particolare con Mike, ma deve soprattutto far primeggiare il suo ego.
C’è di tutto. La vita privata, i rapporti con gli altri attori, con il manager, i critici, la pubblicità, il pubblico che assiste agli spettacoli. Un andirivieni nel teatro tra il palcoscenico,gli angusti corridoi, i camerini. Un passaggio continuo tra la rappresentazione e la vita reale.
Il teatro coglie le sue ispirazioni dalla vita. Ma appunto per questo sintetizza la vita in modo mirabile e risulta alla fine vita ancora più vera. I personaggi interpretati sul palcoscenico del teatro risultano a volte più veri di quelli che agiscono sul palcoscenico della vera vita. Mike, l’interlocutore-rivale di Riggan riesce ad amare fisicamente sul palcoscenico, meno nella vita. Riggan riesce ad esprimersi sul palcoscenico più di quanto non si sia espresso nella vita. Sino alla drammatica evoluzione finale.
IL supereroe Birdman, rappresentato nelle fiction, era situato al di sopra del mondo, volava sopra il mondo, dominava il mondo degli uomini. Non ha dimostrato uguale capacità Riggan nel contatto diretto con gli uomini sulla terra.
Il racconto filmico di Inarritu si avvale di dialoghi incalzanti,senza tregua. Si avvale in particolare di un linguaggio filmico innovativo. Non è stato certo Inarritu a inventare il piano-sequenza. Ma il suo film è quasi un intero piano-sequenza . Lo spettatore si sente coinvolto nella vicenda sino a restarne affascinato, a tratti sconvolto e angosciato. Il giorno dopo la visione, vi pensi ancora intensamente. Anche per merito degli splendidi attori protagonisti. Certamente il film pecca di abbondanza. Eccede nei tanti temi, nei dialoghi esuberanti. Come un fiume in piena che esonda.
Rimane tuttavia una impressione fortemente positiva. Cosa cercava Riggan ? Cosa non ha ottenuto o non ha saputo conseguire ? Amore.
Illuminanti le frasi di R. Carver che compaiono in didascalia nei titoli di testa” E hai ottenuto quello che volevi da questa vita nonostante tutto? Si. E che cos’è che volevi ancora? Potermi dire amato, sentirmi amato sulla terra”.
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[+] dietro la macchina da ripresa con inarritu........
(di maopar)
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catcarlo
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martedì 17 febbraio 2015
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birdman
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Il piano sequenza (quasi) unico con i diversi momenti temporali che sfumano uno nell’altro, i movimenti degli attori coreografati in maniera maniacale per riprese lunghissime, il realismo magico, i versi di Shakespeare in chiaro aggiunti alle eco di Macbeth in filigrana nonché un diluvio di citazioni accompagnate da virtuosistici movimenti di macchina: decidendo di riunire tutto questo in un solo lavoro, Iñárritu si espone a un coefficiente di difficoltà altissimo che porta l’esercizio a moltiplicare i rischi di sfracellarsi al suolo. Invece, il regista di origine messicana conclude l’evoluzione in piedi, anche se l’impegno per riuscirci gli fa perdere di vista alcuni particolari, come i personaggi che di punto in bianco spariscono (anche uno importante come Mike) o un finale senza dubbio debole, ben al disotto del livello complessivo.
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Il piano sequenza (quasi) unico con i diversi momenti temporali che sfumano uno nell’altro, i movimenti degli attori coreografati in maniera maniacale per riprese lunghissime, il realismo magico, i versi di Shakespeare in chiaro aggiunti alle eco di Macbeth in filigrana nonché un diluvio di citazioni accompagnate da virtuosistici movimenti di macchina: decidendo di riunire tutto questo in un solo lavoro, Iñárritu si espone a un coefficiente di difficoltà altissimo che porta l’esercizio a moltiplicare i rischi di sfracellarsi al suolo. Invece, il regista di origine messicana conclude l’evoluzione in piedi, anche se l’impegno per riuscirci gli fa perdere di vista alcuni particolari, come i personaggi che di punto in bianco spariscono (anche uno importante come Mike) o un finale senza dubbio debole, ben al disotto del livello complessivo. Però è indubbio che si tratti di una scommessa vinta, anche se chi va al cinema solo per farsi raccontare una solida storia magari scapperà a gambe levate: il film cattura gli occhi a partire dalle perfette sequenze iniziali per poi proseguire unendo la sempre affascinante parte visiva con una maiuscola prova di attori complessiva. Inevitabile che la parte del leone la faccia Michael Keaton nei panni di Riggan, un passato da star grazie al ruolo di supereroe (di cui al titolo) ma al presente impegnato a rifarsi una dignità d’interprete con un dramma teatrale che lui stesso ha tratto da Raymond Carver. Un egocentrico che non vede a una spanna dal proprio naso con un ovvio passato di pessimo marito e padre inesistente a testimonianza di un rapporto a senso unico con il prossimo, come conferma anche la relazione, solo abbozzata e troppo presto passata solo silenzio, con Laura (Andrea Riseborough). A questo si aggiunge una personalità bipolare che lo spinge a trovare la forza (della disperazione?) per rimettersi in gioco o forse per andarsi a schiantare mentre cerca di appiccicare di nuovo i cocci della sua vita. A dir la verità, non si capisce bene perché la figlia ex tossica Sam (Emma Stone) stia con lui anziché con la madre Sylvia (Amy Ryan), ma la relazione che li lega va a rappresentare uno dei rapporti interpersonali il cui studio si evidenzia fra gli aspetti fondamentali del lavoro. Un altro è sicuramente lo scontro di personalità con Mike (Edward Norton), l’attore teatrale con cui gli capita di lavorare: un figlio di buona donna pieno di sé sul palco (dove l’interprete riversa la propria ruvidezza sul lavoro) e soprattutto fuori che però, assieme ai preconcetti della critica teatrale Tabitha (Lindsay Duncan), finirà per spronare l’orgoglio di Riggan portandolo a scrollarsi di dosso qualche fantasma. Come si vede, la narrazione – a firma del regista assieme ad altri tre sceneggiatori – è abbastanza esile e allora a essere importante è davvero il modo in cui viene messa in scena, a partire dalla totale partecipazione di Keaton al progetto: l’attore, che condivide con il suo personaggio il passato da supereroe essendo stato Batman, dà corpo a quella che è, con ogni probabilità, l’interpretazione della vita, riuscendo a rendere con profondità anche inattesa i mille tormenti che attraversano l’anima di Riggan. Gli altri componenti del cast si mantengono alla sua altezza con una recitazione che sottolinea la teatralità di tutta l’operazione: il film si svolge per gran parte all’interno del St. James Theatre di Broadway nei cui corrodoi si muove sinuosa la macchina da presa di Emmanuel Lubezki con una predominanza di sature luci notturne che nelle scene diurne (largamente minoritarie) lasciano spazio a un’illuminazione mai diretta o piena. Tutte scelte che aiutano a caratterizzare il clima surreale che avvolge l’intera narrazione, reso inequivocabile dal realismo magico di cui sopra, ma aiutato anche dalla musica originale realizzata da Antonio Sanchez per la colonna sonora con la sola batteria: un ritmo ossessivo che accresce la tensione dei momenti topici ed è alleggerito in qualche modo solo dalla comparsa (ingiustificata) di un batterista in alcune scene. Del resto, l’ironia, spesso acre, è sovente utilizzata da Iñárritu per indirizzare su binari diversi l’atmosfera, partendo dalla scena iniziale che vede Riggan meditare levitando a un metro da terra e culminando nella passeggiata dello stesso in mutande lungo una Broadway affollata dal passeggio serale.
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m.barenghi
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giovedì 19 febbraio 2015
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il parente più prossimo? hugo cabret
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Quando all'indomani del divorzio (artistico, s'intende!) di Iñárritu da Guillermo Arriaga (suo sceneggiatore per "Amores perros" "21 grammi" e "Babel") il pubblico cinematografico iniziò a chiedersi chi fosse il vero genio dei due, alcuni salutarono le loro opere successive (rispettivamente "The burning plain" e "Biutiful") come la testimonianza che il genio fosse soprattutto nella scrittura cinematografica dello "scenegiatore" Arriaga. Con "Birdman" Iñárritu conferma invece che genio lo era anche lui! Non solo per la sceneggiatura originale, candidata all'oscar insieme a tanti altri "specifici" del film (9 Nominations!): c'è molto altro, a partire dalla direzione artistica.
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Quando all'indomani del divorzio (artistico, s'intende!) di Iñárritu da Guillermo Arriaga (suo sceneggiatore per "Amores perros" "21 grammi" e "Babel") il pubblico cinematografico iniziò a chiedersi chi fosse il vero genio dei due, alcuni salutarono le loro opere successive (rispettivamente "The burning plain" e "Biutiful") come la testimonianza che il genio fosse soprattutto nella scrittura cinematografica dello "scenegiatore" Arriaga. Con "Birdman" Iñárritu conferma invece che genio lo era anche lui! Non solo per la sceneggiatura originale, candidata all'oscar insieme a tanti altri "specifici" del film (9 Nominations!): c'è molto altro, a partire dalla direzione artistica. Questo film si presenta come qualcosa di assolutamente unico. Ci vuole dare l'idea di aver imitato Hitchkock (che io sappia unico regista, finora, ad avere girato un intero film con un solo piano-sequenza): e di un unico piano-sequenza il regista ci vuole rendere l'idea. Anche se, al contrario, la stessa vicenda che si svolge nell'arco di tre giornate rende IMPOSSIBILE tale pretesa. E quindi l'apparente continuità è in realtà il frutto di una pianificazione a tavolino ossessiva e precisissima, che, nel seguire i personaggi attraverso i meandri e i dintorni del teatro ove si svolge la vicenda, ottiene il risultato di proiettare direttamente lo spettatore -un po' spaesato, per la verità- all'interno dell'ambiente in cui si dipana questa fantastica storia. Spaesamento che è anche frutto dell'ambiguità (in senso positivo, ovviamente!) con cui vengono rappresentati i "superpoteri" del protagonista (dalla telecinesi, alla levitazione, al volo stesso). Allo spettatore scegliere alla fine del film in quale misura si tratti solo di allucinazioni paranoidi: in tal caso il personaggio-chiave uscirà di scena per spiaccicarsi miseramente al suolo, in contrasto con il luminoso sorriso della figlia che lo cerca e non ce lo trova.
Ha detto il regista che gli piacerebbe che il film avesse tanti finali quanti sono gli spettaori che lo guardano. A dispetto dei numerosi richiami ai temi "di morte" (come sottolineati anche ripetutamente nella raffinatissima colonna sonora, con il ripetuto incipit della nona sinfonia di Gustav Mahler, ed il suo bellissimo Lied "Ich bin der welt abhanden gekommen") il mio finale è ottimistico: Riggan Thomson, scampato al tentato suicidio in scena, finalmente affrancatosi dal suo imbarazzante e fastidioso doppio, prenderà direttamente il volo per una nuova vita. Questo testimonia il sorriso di sua figlia, e questo suggerisce la non casuale presenza-cameo di Martin Scorsese: viva il cinema, dove tutto è possibile!
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carlonicolosi
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lunedì 23 febbraio 2015
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alejandro gonzález iñárritu, semplicemente.
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Alejandro González Iñárritu, semplicemente.
Ormai basterebbe semplicemente pronunciare il nome di questo regista messicano, per non avere dubbi sulla qualità del film che ci si presta a vedere. Basti pensare ai suoi cinque lungometraggi che hanno raccolto complessivamente ventuno nomination agli Oscar.
Ma questa pellicola non è soltanto Iñárritu.
Michael Keaton, Zach Galifianakis, Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts e tutto il resto del cast è meraviglioso, una collaborazione che è un piacere unico, per palati fini.
Il Regista mescola ironia, desiderio di riscatto, malinconia, amore familiare, e sentimento d'invidia senza mai perdere l'attenzione dello spettatore, che si ritrova coinvolto in una storia mai monotona o sottotono.
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Alejandro González Iñárritu, semplicemente.
Ormai basterebbe semplicemente pronunciare il nome di questo regista messicano, per non avere dubbi sulla qualità del film che ci si presta a vedere. Basti pensare ai suoi cinque lungometraggi che hanno raccolto complessivamente ventuno nomination agli Oscar.
Ma questa pellicola non è soltanto Iñárritu.
Michael Keaton, Zach Galifianakis, Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts e tutto il resto del cast è meraviglioso, una collaborazione che è un piacere unico, per palati fini.
Il Regista mescola ironia, desiderio di riscatto, malinconia, amore familiare, e sentimento d'invidia senza mai perdere l'attenzione dello spettatore, che si ritrova coinvolto in una storia mai monotona o sottotono.
Michael Keaton interpreta un uomo che cerca di riscattarsi innanzitutto da sé stesso, il 'se stesso di un tempo ormai passato', cercando di mettere da parte il ruolo che l'ha reso famoso, mettendo in scena una personale rappresentazione teatrale di un' opera di Raymond Carver, lontana dagli effetti speciali che un tempo facevano da sfondo per i suoi film d'azione. Le anteprime però si rivelano disastrose, e decide così di suicidarsi durante l'atto finale della 'prima', davanti a pubblico e critica.
L'intero film è girato con la tecnica del 'piano sequenza', dimostrando l'ottima capacità del regista e degli attori a girare delle scene di una durata notevole senza possibilità di interrompere le riprese.
La strada per l'Oscar è ormai in discesa per il messicano.
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